Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “Solo per metà” di Francesca Fabrizi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

– Dimmi di cosa hai bisogno -, aveva detto Andrea a Dresda. Faceva dondolare la testa avanti e indietro mentre fumava la sua sigaretta.

– Di sentirmi incompleta -, lei gli aveva risposto, – di sentire che va bene mancare di.

– Sì ma chi non lo è? -, e aveva preso a guardarla.

– Non lo so. Però io parlo di resa.

– Non combattere più.

– Non dover combattere più.

– E non pensi che questo coincida con la fine?

– Penso che questo coincida con la fede.

Davanti si incominciavano a vedere i profili dei grattacieli, l’aria era d’un blu che schiarisce. Stavano seduti sul balconcino mentre aspettavano che venisse l’alba. Dresda non aveva più parlato. Andrea le aveva preso la mano come faceva sempre, l’aveva messa sulle sue labbra e ci aveva respirato sopra, poi l’aveva baciata come dicesse: puoi essere chi vuoi. Dresda aveva iniziato ad accarezzargli i capelli lentamente, mentre il giorno iniziava alla velocità di un time-lapse. Andrea era stato a guardarla per un po’, indugiando ora sugli occhi ora sulle labbra, attento a controllare che niente gli sfuggisse, niente che non sapesse già. Poi erano rientrati e si erano addormentati con la luce che filtrava dai vetri della finestra.

Ora Dresda è sdraiata nella vasca da bagno. Si vede appena il profilo del suo naso affiorare sulla superficie dell’acqua. Il suo corpo nudo traccia un riflesso irregolare: le braccia e le gambe sono staccate dal corpo, il tronco non sostiene che il collo. I capelli neri galleggiano sulle sue spalle come delle alghe. Tiene gli occhi chiusi. Si sente solo il ticchettio delle gocce che cadono dal rubinetto nella pozza, una ogni cinque secondi, più o meno. Dopo un po’ la porta d’ingresso si chiude dietro i passi di Andrea. Le chiavi sbattono sul tavolo, la giacca sibila mentre se la sfila e poi l’appende. Vede la luce del bagno accesa in fondo al corridoio, dice: – Dresda sono io -, mentre raggiunge la porta e entra.

Allora lascia che il suo corpo scivoli lento sul pavimento, le spalle che strusciano sul bordo della vasca. Andrea si prende la testa fra le mani, poi inizia a piangere.

 

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3 commenti »

  1. Francesca,

    straziante, elegante ed imperfettibile nella complessità della sua sintesi.

    Né una parola di troppo, né un’emozione di meno per addentrarsi nei meandri della disperazione del sentirsi incompleti.

    Bravissima.

  2. Terribile asetticità. Ma questa capacità radiografica credo che sia la forza e la chiave del racconto. Per come amo io le parole, mi colpisce molto l’assonanza fine-fede anche se mi sfugge il nesso fra il suicidio di Dresda e la fede. Questo nulla toglie al bisturi che è questo testo.

  3. Grazie a Lorenzo e Ugo per i commenti,
    ho scelto di affidarmi al potere delle parole di creare risonanze, volevo che quel botta e risposta iniziale desse vita e morte alla storia, sancisse da un canto la differenza fra i due personaggi e dall’altro anche lo stesso motivo di congiunzione. Forse per Dresda la fede è l’unica cosa che le permette di accettarsi incompleta, l’unica che non serve spiegare ma sentire quando arriva…

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