Premio Racconti nella Rete 2017 “Equin-ozio di Primavera” di Elisa De Leonardis
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017Percorro a piedi il porticato, si susseguono l’uno dietro l’altro i portoni e le finestre basse dei piani rialzati.
Il giallo ocra dei muri delle case colora l’ambiente, le pareti sono un po’ scrostate e in più punti l’intonaco a mo’ di bandierina penzola verso il basso.
Leggo pedissequamente i nomi delle vie che man mano incrociano il porticato, come quando in chiesa leggi il Credo pur conoscendolo a memoria, sennò sembra che ti manchi l’incipit giusto. Sarà via To-ledo o via To-rino?
Sbuco in uno slargo, con del verde attorno, sullo sfondo alberi alti, rigogliosi e lussureggianti di fronde.
Al centro una rotondina per agevolare la viabilità delle macchine.
Un cavallo pezzato marrone e un cane tutto marrone vi si aggirano intorno.
Il cavallo è un puledro giovane, va al passo, la criniera eretta che di tanto in tanto ondeggia ai movimenti della testa.
Il cane è di media taglia, con il pelo lungo e spesso, sembra quasi una pecora irlandese colorata, o un fumetto, o quei giochi di carta dei bimbi ove puoi abbigliare una sagoma con gli accessori che vuoi, piegando le quattro alette ai bordi.
Quest’incontro mi stupisce, ma sono fiduciosa, attraverso la rotondina.
Il cane mi si avvicina, mi annusa, resta intorno, ma non mi molesta.
Il cavallo mi osserva ma prosegue il suo giro.
Anch’io prendo la mia strada, dall’altra parte dell’incrocio, ma mentre cammino sento toccarmi sulla schiena all’altezza delle scapole.
È il muso del cavallo, che inizia a sollevarmi prima di pochi centimetri poi sempre di più sempre più in alto.
Rimango con il fiato sospeso, la situazione è pericolosa – forse – ma ormai sono troppo in alto per poter scendere.
Mi fido del cavallo, mi rilasso, mi volto leggermente sulla sinistra e mi accorgo che il cavallo è bianco, e ha due colli e due teste: mi accomodo nell’incavo tra i due colli e allargo le braccia ad avvolgerle.
I colli hanno il vigore e la potenza di due braccia di michelangiolesca fattura, ove bicipiti e tricipiti trionfano e soverchiano la materia pur essendo la quintessenza della stessa.
Voliamo sempre più in alto, accarezzo timidamente sotto il mento l’una testa e poi l’altra del cavallo, il pelo è un po’ ruvido, il cavallo bianco, compiaciuto, reclina leggermente le teste. Sembra quasi sorrida.
Ppprrrrr….Pprrrrrrrr…..Pprrrr….Pprrrrrr
Cerco a tentoni la cornetta del telefono sul comodino, una voce stentorea femminile mi annuncia che sono le 7. Ringrazio comunque, non riesco mai a distinguere se sia un messaggio preregistrato o un operatore dalla reception, per cui nel dubbio preferisco non essere scortese.
Dopo mezz’ora sono già in portineria, il maître mi chiede che se ho riposato bene. Resto un attimo in silenzio e mi riaffiora il sogno.
– Non immagina cosa ho sognato – gli dico – un cavallo bianco con due colli e due teste che mi sollevava dalle spalle e mi portava in volo!
– Ah sì certo! E poi? – la risposta incredula di lui.
– Un sogno stranissimo, davvero! Non ho tempo per raccontarle tutto, ora che ci penso lo scrivo, ne faccio una storia e poi la mando al premio letterario Racconti nella Rete!
– Ah bene.
Ah bene. Punto. È la risposta laconica di lui.
D’accordo che non pretendo l’empatia taumaturgica di un direttore d’albergo tipo Hector Elidonzo, mentre Richard Gere – alias Edward Lewis – gli consegna la parure di gioielli indossata da Julia Roberts – alias Vivian Ward, ma anche io gli sto affidando qualcosa di prezioso!
Non per giustificarmi, ma io di solito guardo film kazachi sottotitolati in armeno, però Pretty Woman mi è rimasto nel cuore, lo considero una debolezza, e come tale irrinunciabile; come mangiare un gelato con cioccolato e con panna e non riuscire a dire di no pure se ti chiedono se sopra ci vuoi anche una spolverata di cannella o di cacao.
Oddio!!!! Le quattro frecce del taxi mi occhieggiano ansiose dalla strada, non c’è tempo per recriminare.
Uffici, incontri, volti, strette di mano.
– Prendiamo un caffè insieme? – Certo.
– Si pranza dal solito indiano? – Con piacere.
Bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla
Bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla
Voci sempre più ovattate, immagini in dissolvenza, le luci e i suoni delle città sono sempre più fiochi, come le ninfee degli ultimi anni di Monet.
Silenzio.
Indugio a lungo tra le lenzuola, nell’ozio del risveglio.
Apro gli occhi, un po’ spossata, un sogno dentro un altro sogno, una matrioska onirica che mi lascia un effetto jet lag.
Alzo le serrande, e già al primo arrotolarsi delle doghe filtrano caldi raggi di luce.
È una mattinata tersa di inizio primavera, gli alberi ancora spogli ma carichi di promesse.
Il nudo sentore di fresco sale su dal prato, dopo la rugiada del mattino.
Affondo le dita nel crespo dei capelli e sorrido all’azzurro del cielo.
Elisa,
ben congegnata e studiata con astuzia questa “matrioska onirica” che rimbalza tra film kazaki sottotitolati in armeno (richiamo spettacolare :-)) e cavalli dalle doppie teste.
La frenesia di questi tempi funambolici, talvolta, imporrebbe un pit-stop, un lungo respiro per lasciarsi abbandonare nel senso più profondo delle cose: un messaggio che spicca cristallino dalla tua scrittura, così conivolgente e sciolta.
Molto brava.
Lorenzo, quante belle parole! grazie dell’attenzione e dell’incoraggiamento
Elisa questo tuo racconto fa venire in mente le domande di Marzullo: la vita é un sogno o i sogni aiutano a vivere? Anch’io sogno molto e sicuramente dai sogni si potrebbero ricavare dei racconti belli come quello tuo. Si legge con piacere anche per l’allusione alla primavera della natura e … della vita.
Lucia, grazie per aver condiviso i tuoi pensieri ed i tuoi sogni
Lorenzo, quante belle parole! grazie dell’attenzione e dell’incoraggiamento!
Lucia, grazie per aver condiviso i tuoi pensieri ed i tuoi sogni
Ciao Elisa, sono convinta che i sogni aiutino a vivere. Ad occhi chiusi o aperti l’importante è conservare la capacità di sognare e qualcghe volta provare a volare seduti tra le teste di un cavallo bianco! Bellissima l’immagine finale. (PS: credo che Pretty woman sia una debolezza di molte!)
Ciao Ester sono d’accordo con te, non conta essere ad occhi chiusi o aperti,per fare grandi sogni basta rimanere piccoli
Mi e’ piaciuto! Scrivi ancora Elisa 😉
Grazie Marina!Continuerò!!!
Elisa, molto piacevole questa tua esercitazione letteraria che si sprigiona dalla coloratissima ‘matrioska onirica’!
La matrioska onirca potrebbe avere un po’ del candore maldestro della giostra del paese dei balocchi e magari ammiccare all’ambiguità raffinata delle atmosfere alla Eyes Wide Shut.
Mi appassiona molto Paola che tu la conmenti “coloratissima”, grazie
Bel racconto! Non l’avevo ancora letto… onirico e ardito ma semplice al contempo. Bello il riferimento metaletterario ai Racconti nella rete che fa capolino a metà narrazione.
Grazie Ivana per aver letto e apprezzato il mio racconto.Il riferimento metaletterario mi era parso un po’ ardito, poi mi sono detta: dai Elisa! giochiamo!!!
“Apro gli occhi, un po’ spossata, un sogno dentro un altro sogno, una matrioska onirica che mi lascia un effetto jet lag.È una mattinata tersa di inizio primavera, gli alberi ancora spogli ma carichi di promesse.” Fa davvero piacere leggere il tuo racconto, una bella ventata di positività e di speranza !
Grazie Anna Rosa, credo che la primavera rimandi al “sabato del villaggio” del cuore, ove la trepida attesa della bellezza è gia bellezza, parafrasando la celebre citazione di Gotthold Ephraim Lessing a proposito del piacere
Elisa, magnifico questo racconto, permettimi un accostamento pittorico, la tua storia sembra un quadro a “cavallo” tra la metafisica di de Chirico e il surrealismo di Dalì.
la tua capacità di creare immagini è straordinaria .
Tanti tanti complimenti!
Grazie Gianluca, sono lusingata dalle tue parole!E visto che mi fai “volare” nel mondo della pittura, senza freni mi azzardo a lievitare anche nell’aere sovrannaturale ed onirico di Chagall!
Elisa , mi è piaciuto molto questo volo dei sogni e della fantasia. Un “divertissement” di altissimo livello. Brava
Giada sono contenta che questo
” divertissement” ti sia piaciuto! Grazie per la tua definizione, la trovo piacevole e interessante.
Molto bello. A volte capita anche a me: un finto risveglio che altro non è che un sogno dentro un altro sogno. Complimenti davvero.
Daniele grazie per aver letto il racconto ed avermi partecipato i tuoi pensieri.E’ vero, il finto risveglio è una esperienza comune, talvolta sarebbe bello continuare all’infinito un sogno dentro un altro sogno, in altre circostanze si è sollevati dal risveglio…l’augurio è di trovare sempre ad aspettarci …una mattinata tersa di iinizio primavera!!
Elisa, non saprei cosa aggiungere ai commenti degli altri lettori. Sei stata bravissima. Mi è piaciuta molto la frase conclusiva “affondo le dita nel crespo dei capelli”: non potevi trovare parole migliori per descrivere quest’immagine banale. Hai reso perfettamente l’idea. Tutto il racconto è stato un flusso di immagini nella mente. Complimenti. In bocca al lupo!
Grazie Aurora del tuo apprezzamento, mi emoziona molto leggere i commenti dei miei “lettori”, della risonanza o assonanza e mille altre sfumature che percepisco in chi mi legge.
Un bellissimo regale,grazie ancora!
Elisa hai ragione :Chagall, Chagall !!!
????????
Per Gianlunca: vada per Chagall allora!!!
Interessante e originale. A me più che a una matrioska il racconto fa pensare a un gustoso pasticcino con inatteso doppio ripieno onirico!
Divertente il titolo e splendida la frase finale. Complimenti Elisa!
Grazie Marco per aver condiviso le tue “golose”riflessioni!
Ho giocato con l’etimologia nella scelta del titolo e mi fa molto piacere che tu l’abbia apprezzato.
È una grande emozione e dono trovare sponde ai propri pensieri
Potrebbe essere la registrazione di un sogno o l’invenzione di un sogno, certo è che tutto fila a meraviglia e che anche risvegliarsi non è male. Come tutte le narrazioni a forte matrice onirica c’è una simbologia misteriosa che sarebbe interessante capire… ma anche no 🙂 Se una cosa è bella e funziona godiamocela senza troppe domande. Grazie Elisa di aver condiviso i tuoi sogni!
Ahi Ahi Ahi il simbolismo onirico…forse meglio non indagare!!!Se come dici tu una cosa funziona, magari possiamo fare a meno di leggere il libretto delle istruzioni!
Grazie Ugo!!
Non c’è niente di più costruttivo dell’ozio, padre dei sogni, che son forieri di intuizioni, che portano alle invenzioni…viva l’ozio!
Certamente,Laura!Concordo con te, l’ozio non è tempo perso,ma un vuoto necessario perché il resto prenda forma.
Grazie per aver dedicato un po’del tuo ozio alla lettura del mio racconto!