Premio Racconti nella Rete 2017 “Storia d’amore tra la stella ribelle e il bambino” di Mariangela Massetti (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017C’era una volta una stella ribelle gialla, ma molto più gialla delle altre, che vagava nel cielo da sola in esplorazione. Non aveva paura del buio e correva fino all’alba. ?Si era messa in testa di scendere sulla Terra, di conoscere un bambino e diventare sua amica. L’idea era nata così: dall’alto guardava affascinata le luci che brillavano in quelle che sembravano tante scatole e nelle sue veloci incursioni verso il basso vi aveva sbirciato dentro ed era stata attratta dai piccoli esseri che le abitavano.
C’era una volta un bambino che viveva sulla Terra in un paese senza nome e aveva tanta paura della notte perché gli apparivano mostri orrendi che lo volevano divorare. Per consolarsi immaginava che una di quelle piccole lampade che facevano luce nel cielo l’avrebbe raggiunto per tenergli compagnia.
La stella ribelle era piccola e spesso perdeva l’orientamento nella galassia buia ma non si arrendeva mai. Aveva un nome che si imparava in fretta. Il governatore dell’universo l’aveva chiamata Buffi perché il suo più grande divertimento era emettere dispettosi sbuffi d’aria per giocare con le nuvole.
Una notte le era sembrato di vedere un punto lontano, molto lontano dove nero e blu si sfioravano. «Là in fondo in fondo vedo la linea che tutto unisce, voglio raggiungerla e scendere a toccarla». Le altre stelle l’avevano presa in giro: «Non troverai mai la strada giusta e ti smarrirai prima ancora di avere compiuto un quarto di giro».
Buffi era testarda e quando un’idea le ballava in testa doveva assecondarla a tutti i costi.
In una notte illuminata si era preparata per il viaggio. La meta le sembrava chiara e raggiungibile. Al momento della partenza le sorelle avevano cominciato una danza armonica di saluto che le aveva fatto scendere una lacrima. Il vento complice l’aveva spazzata via e lanciata lontano.
«Seguimi», disse la Lacrima, «io vado verso la Terra e se riuscirai a correre veloce ti ci condurrò senza perdere tempo». La Lacrima era scappata via come un razzo e Buffi era rimasta attonita a guardarne la scia. Poi senza indugi si era lanciata nella notte.
Il bambino sulla Terra aspettava, aspettava e aspettava. I cattivi che venivano a invadere la sua notte non si erano ancora presentati e lui non staccava gli occhi dalla finestra perché era da lì che sarebbe comparsa la sua nuova amica.
Quanta strada povera Buffi aveva dovuto fare e quante meteore e pianeti aveva dovuto combattere perché non volevano lasciarle proseguire il cammino. Non doveva toccare la Terra perché si sarebbe spenta per sempre e nessuno avrebbe potuto più salvarla.
Il piccolo guardava il buio, lo fissava così tanto che finalmente riuscì a vedere in lontananza quella che sembrava una lotta di luci. Poi erano spuntate le punte luccicanti e dispettose. Si avvicinava, eccola, correva, arrivava, eccola eccola. «Non aver paura piccola stella ci sono io che ti aspetto, vieni mi salverai dai mostri». Poi di nuovo il buio, poi la luce, poi ancora tutto che spariva. L’uno tendeva verso l’altra in un gioco inarrestabile. Un boato e lei era vicinissima, lo poteva vedere, quasi sfiorare, ma lui aveva capito che non si sarebbero mai potuti incontrare e l’aveva lasciata tornare lontano nella galassia eterna. Il cuore di Buffi però ormai era stato toccato dall’amore. Lo avrebbe portato con sé e sparso nell’universo. Sarebbe stata la sua parte di vita sulla Terra insieme al bambino.
Parlare di “stelle” è difficile, perché è un tema topico nella favola: la vera sfida cade nel lirismo.