Premio Racconti nella Rete 2010 “Un astuccio in velluto blu” di Roberta Selan
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010Sandra, arrivata alla fine del piccolo sentiero fra i pini, si fermò. Il sole di quel caldo mezzogiorno picchiava forte, cercò di riparare gli occhi con la mano destra aperta sulla fronte, ma i raggi erano talmente diretti e penetranti da non ottenerne alcun beneficio. Non si vedeva ancora niente all’orizzonte, doveva incamminarsi sulla sabbia fino ad aggirare completamente gli ultimi alberi altissimi che si ergevano, maestosamente protettivi,sulla sua estrema sinistra, e poi, se non ricordava male, avrebbe finalmente scorto la casetta sul mare. Si tolse i sandali e cominciò, passo dopo passo, ad affondare i piedi nella sabbia; era da tanto che non andava più lì, dai tempi della sua adolescenza, quando tutta la famiglia nei weekend vi si rifugiava per sfuggire al caos e alla frenesia della città, così lei e suo fratello Enrico potevano divertirsi a giocare sulla spiaggia, mamma poteva rilassarsi e prendere il sole e papà poteva dipingere i suoi paesaggi. Quanto tempo era passato! Ad un certo punto poi la famiglia aveva smesso di andarci: papà aveva acquistato un confortevole appartamento nel pieno centro turistico del paese ed era chiaro che tutti preferivano le comodità del “nuovo”, rispetto all’isolamento e alla primitiva semplicità di un rustico dislocato ai margini di una spiaggia libera fuori dal mondo…Enzo era l’unico che aveva continuato a frequentare quel posto, di tanto in tanto, quando il lavoro gli consentiva di ritagliare un po’ di tempo per se stesso e poteva fuggire là da solo, lontano da tutto e da tutti, con le sue tele bianche da riempire e i suoi colori…Eccola là la casetta in riva al mare, sembrava ancora più piccola di come se la ricordava, o forse semplicemente era lei ad essere cresciuta e a vedere le cose con occhi più adulti…I muri non erano più candidi come un tempo, ovunque si notavano segni di umidità e di usura, tutto si era ingrigito notevolmente e soprattutto quelle sottili crepe che la ricamavano d’antico tutt’intorno non lasciavano presagire nulla di buono, nemmeno per ciò che, una volta entrata, avrebbe trovato all’interno. Era da tanto che nessuno ci metteva più piede, almeno da quando papà Enzo era morto improvvisamente in seguito ad un attacco cardiaco, ed erano già passati un paio d’anni; ora qualcuno aveva proposto di vendere quella proprietà, visto il suo totale inutilizzo, così Sandra aveva deciso di andare a dare un’occhiata, sia per verificarne le condizioni effettive, sia per controllare che non vi fosse qualcosa “di famiglia” che valesse la pena di recuperare e portare in salvo.
Aprì la porta a fatica, forse l’aria carica di sabbia aveva usurato l’ingranaggio e la chiave faceva fatica a girare…La vecchia porta di legno massiccio, piangendo e cigolando su quei cardini arrugginiti, si spalancò e davanti ai suoi occhi carichi di ricordi e d’incanto si riaprì tutto un mondo non ancora del tutto dimenticato: fra nuvole di polvere e ragnatele penzolanti dal soffitto in legno a cassettoni, Sandra ritrovò molte immagini familiari, dalla sedia a dondolo in vimini della mamma al cavalletto per i dipinti di papà, dal vecchio tavolo da ping pong di Enrico al pesante paiolo per la polenta…Le sembrava ancora di sentirne il profumo, gialla, abbrustolita poi sul caminetto esterno, magari abbinata ad un buon pesce appena pescato…Al piano di sopra ritrovò il letto dalle molle cigolanti dove amava stendersi in silenzio e riempire pagine e pagine di diario…Erano stati bei tempi quelli, pieni di tormento adolescenziale e di piccole pene d’amore, ma anche densi di momenti belli trascorsi insieme alla famiglia ed agli amici, da ricordare con nostalgia ed affetto…In un angolo, in parte al vecchio divano rosso, scorse una tela appena abbozzata e decise di portarsela via: suo papà dipingeva per hobby, per puro diletto, ma era piuttosto bravo nel raffigurare paesaggi, era un’attività che lo rilassava molto e lo faceva sentire bene, sarebbe stato un peccato lasciare lì un ricordo così prezioso ed importante…Per il resto sembrava tutto a posto, non c’era davvero più nulla che valesse la pena di salvare. Sandra stava per dare un’ultima occhiata generale prima di richiudere la porta a chiave ed andarsene, quando si accorse che sopra al mobiletto d’ingresso, fra il vaso da fiori in vetro di Murano e il portacenere in ceramica di Bassano, c’era incastrato un piccolo astuccio in velluto blu, o almeno così le sembrava di intuire, sotto quel grigio mantello di polvere.
Lo aprì con circospezione e con un po’ di batticuore, dopo averne soffiato la superficie: sembrava la scatoletta di un gioiello, chissà cos’era e a chi apparteneva…Vide con sorpresa che si trattava di un bellissimo anello in oro bianco con brillante, e sembrava tutto fuorchè un falso! Cosa ci faceva lì, abbandonato, un gioiello così bello e prezioso? Di chi era, o a chi era destinato? Le venne la tentazione di indossarlo: era un po’ largo per il suo anulare, ma avrebbe fatto fare un figurone a qualunque donna l’avesse messo al dito. Se lo sfilò, prima di perderlo, e nel riporlo dentro l’astuccio, vide che al suo interno vi era un’incisione: ” A Vremi con immenso amore”. Chi era Vremi? E che cosa aveva a che fare con quel posto, con lei o con la sua famiglia?
Da quel momento la mente di Sandra cominciò a vagare fra mille e più ipotesi diverse, non avendo più pace:doveva assolutamente venire a capo di quel mistero. L’ultimo a frequentare quella casa, durante i suoi weekend dedicati al relax ed alla pittura, era stato papà Enzo, ma lui ora non c’era più e quindi non poteva chiedergli più nulla…Possibile che quell’anello, che ora lei custodiva gelosamente nella tasca più interna e nascosta della sua borsetta, fosse stato acquistato proprio da suo papà e fosse destinato ad un’eventuale amante? Dopotutto nell’incisione c’era scritto “A Vremi”, non ” A Laura”…No, non poteva essere, suo padre non poteva avere una relazione, lui non andava alla casetta sul mare per incontrare un’altra donna, lui ci andava per stare tranquillo e dipingere le sue tele…Le pareva che i suoi fossero sempre andati d’accordo, che non avessero mai dovuto attraversare o superare momenti particolari di crisi, o almeno lei non se n’era mai accorta nei suoi vent’anni accanto a loro. Avrebbe potuto chiedere lumi a sua mamma, farle vedere quell’anello, ma se poi veramente fosse venuto fuori che suo padre era legato ad un’altra donna all’insaputa di sua madre, cosa sarebbe successo? Avrebbe rovinato per sempre il ricordo di Enzo agli occhi di Laura, l’avrebbe fatta star male da morire e adesso che lui se n’era andato per sempre, non sarebbe servito a nessuno, anzi, avrebbe provocato solo tanta sofferenza. Sandra però sentiva dentro di sè che doveva assolutamente risolvere quell’enigma, o non sarebbe più riuscita a dormire tranquilla: voleva la verità e non si sarebbe fermata finchè in qualche modo non fosse venuta fuori…
Decise di andare a trovare Carlo al suo locale: era il bar più vicino alla casetta sul mare e, anche se ci voleva una bella e lunga passeggiata lungo la riva per raggiungerlo, papà Enzo lo frequentava spesso, se non altro per procurarsi accendini e sigarette, unico vizio che l’aveva sempre accompagnato fin dalla giovinezza. I due col tempo erano diventati molto amici, aveva voluto essere presente anche il giorno del suo funerale, magari sapeva qualcosa in merito ad una eventuale “amicizia” di suo padre, e comunque valeva la pena di indagare…Carlo dapprima non riconobbe in lei la ragazzina che da piccola andava lì spesso con suo fratello a mangiare il gelato, poi l’accolse con calore ed entusiasmo, offrendole una bella bibita ghiacciata. Parlando con lui, scoprì che suo padre non era l’unico frequentatore più o meno assiduo della casa; spesso Enzo lasciava lì al bar una copia delle chiavi e un suo caro amico, Claudio, passava a prenderle. La cosa strana era che di solito le riportava appena dopo qualche ora, il che voleva dire che, con chiunque ci andasse, non poteva fermarsi più di tanto, e comunque mai un’intera notte. Dunque era molto più probabile che l’anello appartenesse a questo tale Claudio a cui suo papà prestava la casetta per i suoi incontri romantici e che magari fosse destinato proprio alla donna con cui aveva una relazione…Doveva andare fino in fondo alla cosa, l’anello era troppo bello e prezioso per non tornare fra le mani del legittimo proprietario o, meglio ancora, per non finire al dito della persona a cui era destinato. A questo punto sorgeva però legittimo un dubbio: perchè Claudio non aveva più consegnato il gioiello? Perchè sembrava essere stato abbandonato lì da anni? Doveva forse incontrare la sua amata nella casa sul mare, ma poi qualcosa era andato storto? E l’inconveniente era in qualche modo legato alla morte prematura e improvvisa di suo padre?
Sulla via di casa, immersa nei suoi mille e più pensieri, Sandra decise di fermarsi a salutare i nonni materni. Vivevano da sempre in una vecchia fattoria ristrutturata, in compagnia di animali di tutti i generi, dalle galline ai conigli, dalle oche ai maiali, per non parlare di cani e gatti vari che giravano ovunque, e tutto il lavoro che davano loro da fare, indubbiamente contribuiva a mantenerli sempre freschi e in piena forma, nonostante l’età avanzata. Furono molto felici di vedere la nipote, non accadeva molto spesso; nonna Rechele volle a tutti i costi farle assaggiare una fetta della sua mitica torta alle mele, mentre nonno Augusto cominciò a tirar fuori gli album delle foto di famiglia, per ricordare insieme “i bei tempi andati”…Mentre sfogliava le pagine ingiallite, fra vecchie foto in bianco e nero, Sandra si soffermò su quelle di un nonno molto atletico e giovane, vestito da sciatore, in mezzo alla neve. “Nonno, non sapevo che fossi un campione di sci…!”. “Oh sì, quando avevo gambe buone, secoli fa, ho fatto pure parecchie gare, di slalom soprattutto…Anche la tua mamma da ragazzina andava forte sugli sci…Ti ho mai fatto vedere la foto scattata a Cortina?…”. Sfogliò rapidamente l’album fino a fermarsi su una fotografia grande come l’intera pagina: c’era raffigurata una ragazzina in tenuta da gara, con tanto di numero puntato sul petto e una coppa fra le mani. Sotto, scitta a pennarello, una dedica: ” A Vremi, perchè questa sia solo la prima di tante vittorie in pista…Papà”.
“Vremi”…? Ferma tutto…
“Nonno, chi era questa Vremi?”. “Io avevo cominciato a chiamare così tua madre quando mi ero accorto che stava diventando una piccola campionessa sugli sci…Vremi Schneider era una campionessa a livello mondiale di quegli anni, vinceva praticamente tutto, e mi sembrava bello e di buon auspicio chiamare tua madre “la mia piccola Vremi”, anche a lei piaceva molto…”.
Dunque la Vremi dell’anello non era una donna qualsiasi che si vedeva di tanto in tanto con l’amico di papà nella casetta sul mare…Era sua madre! Sandra si sentiva confusa, smarrita, persa dentro…Chi voleva donare quel gioiello a sua madre? Suo papà non era mai stato particolarmente generoso con lei quanto a regali, andavano d’accordo ma non le aveva mai dato nulla del genere prima, e non c’era neanche un anniversario o un’occasione particolare che ne potesse giustificare il gesto…E se sua madre, all’insaputa di tutti, avesse avuto una relazione clandestina con quel Claudio? Se quei lunghi pomeriggi che passava lontano da casa per andare in giro per negozi con le sue amiche, in realtà venissero spesi per romantici incontri col nuovo uomo della sua vita? No, non le sembrava possibile, sua madre non era così, non lo era mai stata…Decise che era arrivato il momento di fare chiarezza, una volta per tutte.
Quando Laura rientrò col cesto della verdura appena raccolta nell’orto fra le mani, Sandra le si fece incontro, le tolse l’ingombro dalle braccia appoggiandolo sul tavolo della cucina e l’invitò a sedersi. “Mamma, alla casa sulla spiaggia, in mezzo a tante altre cose piene di polvere, ho trovato questo…”. Aprì subito l’astuccio di velluto blu davanti a suoi occhi sorpresi e smarriti, lasciando che la luce sprigionata da quel raffinato ed elegante brillante l’abbagliasse senza preavviso. “E’ per te, c’è pure una dedica all’interno…Se è tuo, ho pensato che dovessi tenerlo tu, visto che adesso la casa andrà venduta…”. Si aspettava che la madre lo prendesse in mano, lo esaminasse, leggesse la dedica da vicino piena di curiosità; invece prese l’astuccio fra le mani, lo richiuse in gran fretta e abbassò lo sguardo di colpo, come se in realtà lei quel gioiello l’avesse già visto prima… Si piegò in due, come presa da un dolore improvviso alla bocca dello stomaco, e gli occhi cominciarono a velarsi di lacrime vere.Non appena riuscì a ritrovare un minimo di lucidità, prese un respiro profondo, come per trovare in sè il coraggio che le mancava, e iniziò a parlare, senza mai rialzare lo sguardo, con voce insicura e interrotta. “…Ero stanca della mia vita di tutti i giorni, non cambiava mai niente, tuo padre aveva il suo lavoro, i suoi quadri, i suoi amici, io invece non avevo nulla al di fuori della casa e di voi…Insomma, per farla breve, un giorno Enzo mi ha presentato alcuni colleghi di lavoro e io…ho perso la testa per uno di loro…Era gentile, pieno di premure nei miei confronti, mi telefonava, mi mandava messaggi, mi faceva regali a sorpresa, mi dava tutte quelle emozioni che ormai da tanto tempo non provavo più…All’inizio credevo che fosse solo una sbandata di poco conto, mi faceva sentire bene, come una ragazzina…Poi però le cose si sono fatte più serie e più importanti, sia per lui che per me, io praticamente pensavo a lui in ogni istante di ogni mio giorno, fisicamente ero a casa con voi, ma la mia mente e il mio cuore erano con lui, a tempo pieno…Per Claudio era lo stesso e insisteva perchè io lasciassi la famiglia e andassi a vivere con lui. Non aveva legami, io invece sì, e alla fine non me la sono sentita di seguirlo…”.Sandra cercò di mantenere la calma e la lucidità interiore, anche se dentro le si era capovolto tutto un mondo: mai e poi mai avrebbe immaginato che sua madre potesse aver vissuto una relazione del genere, senza che ne nessuno di loro se ne fosse minimamente accorto…”..Tu amavi quell’uomo?”. “Sì Sandra, io lo amavo…”.”…Ma avevi smesso di amare papà, oppure volevi bene a tutti e due?”. “Erano due cose diverse…Dopo tanti anni insieme, con tuo papà il legame era diventato stabile, sicuro, protettivo, era più come stare con un buon amico con cui condividere ogni cosa, ma tanti gesti d’affetto, tanti segni d’amore ormai non c’erano più…Con Claudio era passione vera, totale e completa, era una scarica di adrenalina continua, era l’emozione, l’imprevisto, il poter essere me stessa in ogni istante, anima e corpo…”. “Hai rinunciato a lui per colpa nostra? Perchè l’hai fatto? Ormai io ed Enrico eravamo grandi, potevamo tranquillamente pensare a noi stessi…Avresti potuto cogliere al volo l’occasione e vivere la tua grande storia d’amore…Non mi piace pensare che ti sei sacrificata per noi…”.”..Non volevo fare del male a tuo padre, non se lo meritava, e non volevo neanche distruggere la mia famiglia, e io so che se me ne fossi andata, si sarebbe disfata, liquefatta, sciolta come neve al sole…”. “…E papà non ha mai saputo niente di questo? Non ha mai sospettato nulla? In fondo lasciava al bar le chiavi per il suo amico che doveva poi incontrarsi di nascosto con te nella sua casa…E’ pazzesco, non posso crederci…”.”Non credo che sapesse qualcosa, siamo stati molto attenti, io non gliene ho mai parlato e Claudio è sempre stato molto vago riguardo alla donna che portava nella casetta…”. Sandra restò qualche istante in silenzio, quasi a voler riordinare i suoi pensieri, poi si alzò di scatto e, visibilmente turbata, aggiunse : “…Non lo so , a me sembra tutto così squallido e incredibile…Pensavo di far parte di una famiglia felice e solida, e adesso scopro che invece era tutto così precario e falso…! Mi concedi di essere almeno un po’ disorientata…?”. Laura si asciugò gli occhi col palmo della mano e finalmente alzò lo sguardo verso di lei. “…Ti prego, non volermene per quello che è successo, è stato amore, non un capriccio della mezza età, almeno per me…”.”…E come mai quando papà è morto non vi siete messi insieme, se fra di voi c’era tutto questo “amore vero”? In fondo non avevate più ostacoli…”. “Claudio aveva avuto un’ottima offerta di lavoro lontano da qui che era intenzionato ad accettare. Un giorno, sulla spiaggia, mi mise di fronte ad una scelta precisa: tirò fuori dalla tasca un anello e mi invitò a partire con lui, dicendo che se me lo fossi messo al dito, sarebbe stato per sempre. Ci frequentavamo già da quasi tre anni, aveva ragione, era arrivato il momento di fare una scelta definitiva e io, anche se con la morte nel cuore, decisi di rimanere con la mia famiglia. Da quel mio rifiuto non ci siamo più visti, so che lui è partito, che si è trasferito, ma non ne ho più saputo niente e non mi ha più cercata. Sa che Enzo è morto, tuo fratello mi ha detto che l’ha avvisato esattamente come ha fatto con tutti gli altri amici e conoscenti, eppure non si è fatto vedere al funerale, non mi ha nemmeno fatto una telefonata…Per questo adesso non siamo insieme, io ne ho sofferto, immensamente…”. “Ma se Claudio si fosse fatto vivo, tu saresti tornata con lui?”.”…Non lo so, può darsi, io lo amavo davvero…”. Sandra stava per uscire, aveva il cuore in subbuglio, sentiva il bisogno di cambiare aria e di ritrovare in qualche modo se stessa dopo tante sconvolgenti rivelazioni. Ad un tratto però si fermò e tornò indietro. “Mamma, ma se tu avevi rifiutato quell’anello, cosa ci faceva nella casa sulla spiaggia?”. Laura la guardò perplessa, puntando gli occhi sulla scatoletta di velluto blu che sua figlia aveva lasciato sopra il tavolino. “Non lo so, io non l’ho mai voluto, mi pareva che se lo fosse rimesso in tasca prima di andarsene…Non ha senso…”.La donna fu presa da un dubbio improvviso: lei non aveva guardato bene il contenuto di quell’astuccino, l’aveva subito richiuso colta dall’immenso dolore del momento, ne ricordava solo il lampo di luce sprigionato dal brillante…Lo prese in mano e lo riaprì, poi estrasse il gioiello dal velluto che lo custodiva e lo rigirò fra le dita, nel tentativo di riconoscerlo, di capirci qualcosa di più…” Sandra, io non credo che questo sia l’anello di Claudio…E poi…adesso ne sono sicura: vedi la dedica? Io non l’avevo ancora letta…Qui c’è scritto “A Vremi”, Claudio non ha mai saputo che quello era il mio soprannome da ragazzina…!”.
Sandra tirò un sospiro, a metà fra il rassegnato e il sopraffatto: credeva di aver capito tutto, e invece il mistero sussisteva… Allora, chi aveva acquistato quell’anello per sua madre?
“Mamma, chi sapeva del tuo soprannome?”. “Solo noi di famiglia, il nonno, la nonna, i miei fratelli, e anche tuo padre naturalmente, tu lo sai che ci frequentavamo già da ragazzini…”. Sandra uscì di casa in gran fretta, come se avesse addosso il fuoco dell’inferno a rincorrerla. Suo padre aveva comprato un anello a sua madre, facendovi incidere addirittura una dedica speciale, cosa che mai aveva fatto prima: perchè? Decise di andare a trovare suo fratello Enrico e di parlarne con lui: forse sarebbe venuta a conoscenza di qualche particolare utile in più… Enrico era cinque anni più vecchio di lei e, sposato da qualche mese, viveva ad un paio di chilometri da casa sua. Con sua grande sorpresa, preso così, alla sprovvista, crollò quasi immediatamente sotto il peso delle pressanti domande della sorella.
” L’anello che hai trovato alla casa sulla spiaggia l’aveva preso papà, me ne aveva parlato qualche giorno prima di morire…Voleva darlo alla mamma ,per dirle che sapeva tutto della sua relazione, che non le serbava rancore e che voleva vivere con lei per il resto dei suoi giorni, nonostante tutto, perchè l’amava ancora tanto, anche se magari un po’ troppo spesso si dimenticava di dimostrarglielo, e in questo si rendeva benissimo conto di essere in errore…”. ” Papà era a conoscenza della storia parallela della mamma? E chi gliel’aveva detto?…”. Enrico restò per un attimo in silenzio, poi, dopo un respiro profondo, guardò dritto negli occhi sorpresi della sorella e rispose con voce sicura : “…Io! Un giorno ero andato alla casetta sulla spiaggia con una mia amica, sai com’è, mi si era presentata l’occasione buona e credevo di ricavarci qualcosa…Una volta arrivato là, vidi sbirciando dalla finestra due che si baciavano appassionatamente…Solo dopo un po’ mi accorsi che una era la mamma, e riconobbi anche nell’uomo che era con lei un collega di papà, li avevo visti parlare insieme qualche volta, fuori dall’ufficio… Decisi di andare a “socializzare” con la mia amica altrove, ma dopo averci pensato e ripensato un bel po’, pensai che fosse corretto parlarne col papà: aveva tutto il diritto di sapere, era la cosa giusta da fare…Lui mi ringraziò tanto per averlo fatto, anche se ne uscì distrutto: mi disse che amava sinceramente sua moglie, che se lei si era rifugiata fra le braccia di un altro, sicuramente doveva essere anche un po’ colpa sua, forse l’aveva trascurata, non le aveva detto quanto era importante per lui tutte le volte in cui invece avrebbe dovuto farlo…Tante volte si danno alcune cose per scontate, e quando ti accorgi che invece non è così, la terra finisce col franarti sotto i piedi…Papà aveva intenzione di portare la mamma alla casetta, cosa che non faceva più da una vita, e di darle quell’anello per riconquistarla, per farle capire quanto l’amava…Poi sai anche tu com’è andata a finire, l’infarto, la morte…Credo che da allora nessuno sia più entrato là, è per quello che hai trovato l’anello…”. “Tu allora non sai che la mamma, quando papà è morto, aveva già lasciato il suo amante? Aveva già fatto la sua scelta, anello o non anello, aveva già deciso di stare con la sua famiglia…Dì la verità, tu credevi che fossero ancora insieme, hai attribuito a nostra madre la colpa dell’infarto che ha avuto papà e, per vendicarti, non hai avvisato Claudio della sua morte, nè tantomeno del funerale, vero? In questo modo lui non si è presentato, non si è più fatto vivo con mamma, lei ne ha sofferto come un cane, convinta di non essere mai stata importante più di tanto per lui, e la loro storia è finita così, sepolta nel dolore a causa della tua cattiveria e della tua sete di vendetta…Questo non è giusto Enrico, è crudele…”.
Sandra si alzò dalla sedia scuotendo la testa di fronte al silenzio colpevole del fratello: d’accordo, sua madre non si era comportata da “santa”, ma non era certo attribuibile a lei l’infarto che aveva stroncato la vita di suo padre: evidentemente nel loro destino stava scritto che dopo vent’anni di vita insieme si sarebbero dovuti per forza di cose separare, e magari quella relazione con Claudio, così forte, passionale e coinvolgente, era iniziata proprio per preparare la vita futura di Laura, perchè non dovesse rimanere da sola, perchè avesse comunque al suo fianco un uomo capace di amarla e di proteggerla con tutto se stesso… “Hai intenzione di raccontare tutto a nostra madre?…”, chiese preoccupato Enrico. Sandra gli rispose con un sorriso benevolo, a metà strada fra il rimprovero e la comprensione per ciò che il fratello aveva combinato due anni prima, senza pensare alle conseguenze del proprio comportamento. “Puoi giurarci che glielo dirò! Spero solo che la sua grande occasione non sia sfumata per sempre…Tutti hanno il diritto di amare, come tutti hanno il diritto di essere amati, fratellino…”.
Sandra salì in auto per tornare a casa. Ora si sentiva meglio dentro, più tranquilla, come sollevata…Aprì il finestrino, si lasciò sferzare il viso da una folata d’aria fresca, si sguardò nello specchietto retrovisore e sorrise: il destino non ha bisogno dell’intervento di nessuno per decidere della nostra vita, bisogna solo lasciarlo fare e guardare avanti.