Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “Seconda generazione” di Marisa Piccioli

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

Fu l’estate che cambiò la mia vita, quella del 1999. Avevo dodici anni, quando feci un lungo viaggio da Sidney, dove vivevo, a Ferrara, dove era nato mio padre.

Il nonno Luigi abitava in un appartamento, vicino a Corso della Giovecca.

I primi giorni della nostra vacanza furono dedicati alla visita dei monumenti storici della città.

Il castello fu la nostra meta preferita. Con le sue torri imponenti, ci fece fantasticare su un passato di principi e principesse. Nelle stanze nobili, immaginavo di essere una dama in attesa del proprio innamorato, mentre i miei fratelli improvvisavano duelli, fingendosi cavalieri a combattere in guerra con le loro pesanti spade.

Ci portarono poi a vedere le sale del Palazzo Schifanoia. Entrammo in silenzio nel salone dei mesi con le sue raffigurazioni dai colori brillanti. Osservai l’affresco del mese di Aprile, in cui Venere avanza su di un carro trainato da cigni sulle acque del fiume; immagini che mi fecero pensare a un mondo lontano di fantasia e divertimenti.

“Questa era una residenza dei duchi destinata al riposo e allo svago” mi fecero notare.

Nei caldi pomeriggi estivi, i miei cugini andavano spesso in piscina. A volte mi univo a loro per avere un po’ di sollievo dall’afa. Con nostro padre, invece, andavamo ai lidi per fare qualche bagno e prendere il sole.

Un giorno i miei fratelli decisero di andare a vedere una partita di calcio.

Il nonno fece un altro programma. “Andiamo a vedere i luoghi della mia infanzia.”

Mio padre si unì a noi. In auto, prendemmo la strada statale per Argenta diretti al Delta del Po.

Noleggiammo le biciclette per inoltrarci lungo il sentiero che costeggia il fiume Reno.

“Spesso lascio la città e vengo nelle valli. Le conosco bene, da piccolo prendevo questo stradello per andare a scuola.”

“Non ti portavano in auto?”

“Non c’erano molte macchine in giro. La gente si muoveva a piedi o in bicicletta. Mi alzavo presto, il buio lasciava a poco a poco spazio alla nebbia che avvolgeva ogni cosa. Quando c’è la nebbia, il paesaggio è magico, ma non si vede nulla. L‘unica certezza era la strada che dovevo seguire per arrivare in paese.”

“Attraversavi da solo questi posti, non ti accompagnava tuo padre?”

“I bambini andavano a scuola da soli. Più avanti incontravo i miei amici, Pietro e Mario, e insieme raggiungevamo il paese. Avevamo un maestro severo, Adelmo. A volte usava la bacchetta con chi era più vivace.”

“Da noi, i genitori vanno subito a protestare, se bacchettano un bambino”.

“Lo so, ma una volta usava così! Quando insegnavo, non ho mai usato punizioni con i bambini.”

“La nostra era una classe unica dove i più piccoli di sei anni erano a lezione con quelli più grandi… così i miei amici di sempre, Pietro e Mario avevano tre anni più di me.”

Intanto, procedevamo lungo la strada che si spinge dall’argine del Reno all’interno delle valli di Comacchio.

“Questo è un piccolo paradiso con canneti, dossi di sabbia, canali. Qui vivono diverse specie di uccelli che nidificano durante la loro migrazione.”

“Non ho mai visto un posto così in Australia!”

“Questo è un luogo unico, è il fiume Po che ha fatto la storia e ha cambiato il territorio nel corso del tempo.”

Salimmo su un traghetto per arrivare sulla sponda opposta del Reno. Pietro, un vecchio amico del nonno, guidava la barca. Notai che tra loro parlavano fitto.

“Qui non ci sono ponti, non c’è cemento, ma solo questa imbarcazione, che trasporta da un luogo all’altro” mi disse Pietro. “E’ un ambiente protetto per alcune specie di animali che fanno il nido in queste zone umide”.

Prima di scendere, mi disse: “Più avanti il nonno ti farà vedere i casoni; sono stati importanti in queste zone!”

Poi mi salutò. “Adele, buona visita. Hai fatto bene a venire con Luigi.”

Capivo bene quello che dicevano, perché mio padre mi parlava sempre in italiano, aveva conservato la stessa cadenza anche dopo molti anni che si era trasferito.

Mentre proseguivamo, notammo che alcuni fenicotteri col loro collo lungo avevano preso il volo, eleganti nell’aria.

“Guarda, hanno un bellissimo colore” osservò mio padre.

Ero entusiasta della vacanza. Sentivo bene la differenza tra Sidney, grande metropoli moderna, e questo posto tranquillo, dove tutto si svolgeva lentamente.

Mi piaceva il nonno che con la sua calma e serenità, spiegava bene ogni cosa. Lo ascoltavo con interesse, curiosa di sentire e di capire.

L’avevo solo visto in foto, quelle che all’epoca, la nonna ci mandava per posta.

“Perché non vieni a trovarci, ti farò da guida … ” gli avevo chiesto qualche giorno prima.

“Non mi sposto. Sto bene a Ferrara; posso venire qui a trovare i miei amici, a camminare e rilassarmi! Qualche volta devo aiutare Pietro, quando ne ha bisogno.”

Arrivammo davanti a una casa di pietra.

“Quello è un casone! Lo usavano i pescatori delle valli; aveva un impianto per la pesca costruito con le canne della palude. Vicino aveva un magazzino, dove preparavano gli attrezzi per pescare e una cavanna per il ricovero delle barche.“

“Oggi, ne sono rimasti una decina, distrutti dalla salsedine e lasciati andare. Sono stati importanti durante la guerra. In questo ambiente così particolare si sono svolte le storie degli uomini della valle. I partigiani avevano occupato i casoni e partivano da qui, esperti nella conduzione delle barche, conoscevano la rete di canali, di acque e chiuse. Un ambiente sicuro per loro, ma pieno di pericoli per gli avversari che non lo conoscevano.”

“Sai che durante la Seconda guerra mondiale proprio in queste zone si è combattuta una guerra ‘anfibia’ che vide impegnati contro i nazisti, gli alleati che salirono dal sud e la resistenza costituita dai partigiani….” disse mio padre.

“Non so cosa successe in Italia, a scuola abbiamo studiato le battaglie del Pacifico….” Ricordavo Pearl Harbour, l’entrata in guerra degli Stati Uniti, l’Australia quale parte del Commonwealth, la distruzione delle città giapponesi con le bombe atomiche.

Il nonno interruppe il flusso dei miei pensieri. “Le forze britanniche una volta presa Ravenna il 4 dicembre fermarono la loro avanzata sui canali poco sopra la città, lasciando soli i partigiani a combattere il nemico in campo aperto per quattro giorni con armi leggere e in un vasto territorio,” poi continuò “Sant’Alberto fu occupata dai partigiani, ma dopo poco prevalsero i nazisti che ripresero il villaggio, feroci nella repressione contro i suoi abitanti. Solo il 5 gennaio 1945, i soldati canadesi dopo lunghi scontri liberarono definitivamente il piccolo paese.”

“Gli alleati che parteciparono alla guerra in Italia non erano solo americani, o inglesi, erano in forza, indiani, australiani, neozelandesi, sudafricani, canadesi. C’era il mondo in Italia, uomini di diverse lingue e culture impegnati nella lotta contro i nazisti.”

“In queste zone, le biciclette consentivano di muoversi agilmente lungo gli argini, vicino ai fossi, nella nebbia. Le donne hanno avuto un ruolo importante come staffette, si spostavano in bicicletta, per consegnare messaggi, viveri o armi ai partigiani.”

“Anche tu hai partecipato alla guerra?”

“Ero piccolo, avevo la tua età. Alcuni miei amici più grandi furono coinvolti direttamente. Molta gente morì a causa dei bombardamenti. Gli alleati bombardarono i piccoli paesi e le città; tante famiglie rimaste senza casa, furono sfollate, costrette a spostarsi in altri luoghi.”

Luigi fermò il suo racconto, preso dai ricordi.

Arrivati vicino a un capanno ci fermammo in silenzio.

Una colonia di spatole si muoveva col lungo becco nell’acqua alla ricerca di cibo; gli uccelli setacciavano con rapidità il fondo melmoso del fiume.

“Guarda come sono veloci, si spostano all’unisono”.

Verso sera rientrammo in città. Il nonno guidava con calma, mentre parlava della migrazione degli uccelli che si fermano nelle zone umide del Po per fare i loro nidi.

In seguito tornai molte volte a Ferrara. Insegnavo storia all’Università di Sidney, e l’elegante città estense era diventata per me un punto di riferimento.

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28 commenti »

  1. Marisa,

    Ferrara è un posto magico, denso di fascino e traboccante di storia.

    Il tuo racconto le offre un grande omaggio, non solo attraverso la descrizione certosina dei luoghi, ma anche trattando con rispetto e grazia gli eventi di guerra che la hanno segnata e resa tanto speciale; il tutto tramite la viva voce di Nonno Luigi, che “con la sua calma e serenità spiega bene ogni cosa” e riesce a far rivivere al lettore gli avvenimenti della sua infanzia.

    Molto brava.

  2. Grazie Lorenzo per le belle parole! Sono contenta che ti sia piaciuto. Ho voluto scrivere un racconto per quelli che sono andati all’estero a lavorare e dedicato alle seconde generazioni a cui mancherà una parte della nostra storia. La conclusione è una speranza data da chi può tornare e capire il passato, soprattutto se qualcuno lo accompagna.

  3. Complimenti per questo fluido racconto ricco di richiami storici che attraverso la saggezza del nonno acquistano quell’originalità tale da suscitare interesse senza annoiare. In verità tutti i nonni dovrebbero condividere con figli e nipoti i propri ricordi di guerra e non… Brava!

  4. Grazie Lucia,
    leggendo i racconti nella rete sto scoprendo quanto spazio venga dato agli anziani che spesso sono i protagonisti delle storie; sono descritti nella loro solitudine, nei loro ricordi, nella loro vicinanza ai figli, ai nipoti. A volte parlano poco per paura di disturbare… Sono tutti ritratti con discrezione e rispetto e con senso della realtà, forse perchè abbiamo tutti un anziano vicino.
    Grazie di nuovo.

  5. Hai ragione Marisa,
    gli anziani sono l’ultima speranza per i nipoti di raccogliere esperienze dirette, con tutte le emozioni che quelle persone riescono a trasmettere, raccontando gli episodi salienti della loro lunga vita. Ai nipoti l’arduo compito di ricavarne una guida per percorrere gli impervi sentieri di questa nostra realtà, tanto diversa da quella passata.
    Grazie.

  6. Fernando,
    il rapporto tra generazioni è importante sia per i nonni sia per i nipoti. Le nuove tecnologie a volte impediscono di capirsi perchè i più giovani sono spesso concentrati e centrati sul proprio cellulare che diventa un prolungamento di sè, sempre connessi nei propri mondi. Ai nonni il compito/dovere di insegnare le regole della comunicazione, di parlare loro del passato, “guardandoli negli occhi, con un bel sorriso stampato in viso”; come hai scritto nel tuo racconto che ho letto poco fa e ho apprezzato molto rispetto a WhatsApp.
    Grazie.

  7. Marisa, ciao,sono Salvatore Vitale.
    Ho appena letto il tuo racconto e ti esprimo le mie riflessioni.
    E’ veramente sorprendente la diversità delle zone regionali dell’Italia della guerra 40-45. La Sicilia del mio racconto, “A’ Buàtta”, che rielabora un evento
    famigliare è molto differente dall’Emilia Romagna. La vostra è stata terra di Partigiani, la nostra no.
    Nel tuo racconto, usi un linguaggio “pulito”, asciutto ed essenziale, il che mi è piaciuto. Complimenti e ciao.

  8. Grazie mille, Salvatore, per il tuo commento.

  9. Suggestivo il racconto: tra la quiete dei canneti e dei casoni inserisci con bravura la testimonianza di eventi drammatici, testimonianza ancor più preziosa
    perché è quella del racconto del nonno che si apre alla propria nipote. Un atto di grande amore

  10. Piera,
    ti ringrazio moltissimo per il commento.

  11. Non so se questo racconto sia frutto di fantasia o se sia realtà. Poco importa. Ma certo non è un caso che la voce narrante si professi, o realmente sia divenuta, professore di Storia. Perché sono i nonni, spesso, a stimolare la fantasia nei bambini e a trasmettere la passione per qualcosa. Sei stata brava perché sei riuscita, in poche righe e con un linguaggio semplice ma non scontato a ” condensare ” una vita intera. Complimenti

  12. Gloria,
    ti ringrazio moltissimo per le osservazioni e il commento!
    Nel mio racconto ci sono entrambe, fantasia e realtà; descrizioni di fatti, ma anche rielaborazioni.
    Grazie mille.

  13. Leggo e vedo tutto , la nebbia , il nonno Luigi , i dossi di sabbia , i fenicotteri , il traghetto …e sento tutto , il silenzio , lo scorrere del fiume , la lentezza , con le orecchie e con il cuore.
    Una bellissima storia d’amore , dolcissima , struggente .
    Conosco Ferrara , conosco il Po , i suoi argini , la sua nebbia , la sua magia , e nel tuo racconto , Marisa , ho rivissuto i racconti delle mie nonne , e i giri sul Po insieme a mio papà , ” a vedere i luoghi della ” sua ” infanzia “, per fissare i ricordi , il passato , una vita .
    Mi sono commossa .
    Grazie !

  14. Ciao Claudia
    grazie per il tuo commento evocativo di luoghi, il Po e il suo delta, la bellissima città di Ferrara, che suscita il ricordo di quanto ci raccontavano i nonni/le nonne, i nostri genitori.
    Mentre scrivevo il racconto, ho riletto “L’Agnese va a morire” di Renata Viganò, romanzo ambientato proprio nelle valli di Comacchio. Ho trovato spunti e suggerimenti; molte conferme rispetto ad altre letture storiche.
    Alle medie dovevamo leggerlo per la scuola.
    A distanza di tempo ho trovato questo romanzo bellissimo, poetico nella descrizione di ambienti e persone. Era una guerra di popolo, una guerra non di soldati, ma di uomini, che combattono per se stessi, per gli ideali in cui credono.
    Mi ha ispirato veramente!

  15. Marisa, io sono innamorata di Ferrara e già solo questo sarebbe bastato ad apprezzare il tuo racconto. Ma sono soprattutto i filtri con cui la osservi – quello di un punto di vista esterno ma profondamente implicato, e quello del nonno, che vi sedimenta la propria esperienza – che lo rendono evocativo. L’urto con un luogo nuovo, che contemporaneamente è anche un ritorno alle origini, è un tema estremamente affascinante, e l’hai saputo trattare dosando sapientemente nostalgia e curiosità. Bravissima, complimenti!

  16. Marisa, con estrema semplicità, parlando d’altro, il tuo racconto tocca un tema molto d’attualità: quello dell’emigrazione. Ci ho voluto trarre una piccola morale, a partire da quel passaggio in cui scrivi che “c’era il mondo in Italia, uomini di diverse lingue e culture” impegnati nella lotta per un mondo più umano, ed in cui riconosci l’importanza, per la Resistenza, delle donne e delle biciclette. Anche oggi è necessario “resistere”; e lo possiamo fare unendo le forze tra uomini e donne di diverse lingue e culture, e scegliendo stili di vita più “lenti” e rispettosi di noi stessi.

  17. Il racconto scorre in modo piacevole e coinvolgente , tra luoghi e sensazioni a portata di mano, ma che spesso tendiamo a trascurare per un desiderio di “lontano ed esotico “. Quanta storia e quanta bellezza invece ci sono qui vicino a noi! Ed è bellissimo che con un racconto si possa iniziare a scoprirlo, per poi avere voglia di ripercorrere noi stessi i passi del racconto, con la voce narrante del nonno nelle orecchie, che ci accompagna e ci sprona a non dimenticare il nostro passato e ad apprezzare il bello intorno a noi.

  18. Ciao Cecilia
    è vero intorno a noi abbiamo luoghi ricchi di bellezza e di storia.
    Semplicemente, con la nostra curiosità possiamo scoprire posti affascinanti, di interesse, come le nostre città.
    E il rapporto con le generazioni passate si perde; anche noi non facciamo più domande, semplici, dirette a chi è rimasto vicino a noi.
    La storia si dimentica, molti fatti tendono a ripetersi, come quello delle migrazioni.
    Grazie mille per il tuo commento.

  19. Ciao Riccardo
    hai toccato un tema che mi sta a cuore, quello della presenza di diverse lingue e culture oggi nel nostro paese.
    Allora i soldati erano impegnati nella lotta contro il nazismo.
    Oggi bambini di diverse culture sono presenti nelle scuole, ed è nella scuola che, con la partecipazione di tutti, può nascere una nuova cultura. E’ bello come concludi “con stili di vita più lenti e rispettosi di noi stessi”.
    Grazie per il tuo commento.

  20. Ciao Giada
    conoscere il proprio paese di origine penso che sia importante per le seconde generazioni.
    Conoscere, parlare con nonni, zii, cugini è vitale, significa arricchire la propria identità personale e culturale, completarla.
    Tanti bambini di diversa cultura nati in italia non conoscono la propria famiglia d’origine, il paese di provenienza dei propri genitori.
    Mi auguro che riescano a fare come Adele la protagonista del mio racconto, tornare diverse volte… per costruire ponti culturali.
    Grazie per il commento.

  21. Molto affascinante la descrizione di questi luoghi, quasi esotici per chi vive in altre regioni e molto interessante lo sguardo della nipote di seconda generazione che, in qualche modo rovescia la prospettiva. In un racconto dalla struttura apparentemente semplice hai creato un bellissimo gioco di specchi tra luoghi lontani, passato e futuro, punti di vista. L’immagine finale di spatole e uccelli che si muovono nelle acque del fiume mi piace molto, perché come ricorda il nonno della protagonista, anche gli animali emigrano oltre agli uomini.

  22. Ciao Ivana
    il parco del delta del Po è suggestivo e interessante. Ho scoperto mentre scrivevo che è Patrimonio dell’Unesco, è oggetto di attenzione di cura particolare. Hai colto l’immagine di spatole e fenicotteri, uccelli migratori che si spostano in altri luoghi, ma poi tornano per nidificare se trovano un ambiente in grado di accoglierli, cibo, acqua, protezione per deporre le uova e nutrire i piccoli. Grazie per aver osservato questi aspetti e per il commento.

  23. Cara Marisa,

    grazie mille per il bellissimo racconto! Insieme all’io narrante, noi lettori scopriamo luoghi, paesaggi e storie del delta del Po e dei suoi abitanti, muovendoci e spostandoci lentamente con i personaggi da un posto all’altro. Con il linguaggio asciutto, chiaro e allo stesso tempo elegante, il tuo racconto veicola un’atmosfera serena e tranquilla, evocando immagini nitide dei luoghi descritti. In più, il racconto dimostra quanto siano importanti sia i luoghi di memoria concreti – come i “casoni” – sia i racconti orali, che trasmettono non soltanto sapere, ma anche emozioni da una generazione all’altra. Ancora complimenti, non vedo l’ora di leggere il tuo prossimo racconto!

  24. Sono sempre utili racconti così, che parlano in modo diretto del rapporto con il passato, della nostra appartenenza ai luoghi, dell’osservare il mondo in modo consapevole. Complimenti!

  25. Ciao Stefi,
    hai scritto bene sono importanti i luoghi di memoria concreti, i racconti orali per la trasmissione di sapere e di emozioni da una generazione all’altra, un passaggio importante e vitale per le seconde generazioni.
    Il delta del Po è un luogo affascinante, in senso ambientale e per la storia che ha accompagnato il fiume; così la bellissima città di Ferrara.
    Grazie per il tuo commento.

  26. Ciao Alberto,
    grazie per il tuo commento.

  27. Ciao Marisa,
    meraviglioso il modo in cui fai calare la protagonista – e il lettore assieme a lei – nelle immagini e nella storia di Ferrara. Tutto scorre davanti agli occhi in maniera fluida e il racconto del nonno entra nelle orecchie con dolcezza. Mi ha affascinata particolarmente il fatto che la bambina si faccia “prendere per mano” dal nonno, lo ascolti con interesse, ne accolga i ricordi. E’ qualcosa a cui oggi, forse, non siamo più abituati.

    Grazie per questo racconto, veramente bello!

  28. Ciao Eleonora
    È vero non siamo più abituati a rapporti tra i nonni e nipoti così stretti, dove il nonno accompagna la propria nipote e questa ascolta il suo racconto di fatti storici.
    Questo succede perché chi ha vissuto durante la guerra oggi non c’è più, se non in alcuni casi perché la vita si è allungata.
    Per questo motivo ho messo l’estate1999, come periodo del viaggio e dell’incontro, per renderlo credibile.
    Come hai notato stiamo perdendo una bellissima possibilità di relazione tra generazioni anche quelle molto distanti tra loro, come i racconti orali.
    Grazie per il commento.
    Complimenti per il tuo racconto.

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