Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “La cosa viva” di Mirta Vignatti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

Venerdì 8 aprile. Colazione con tè verde nella mia piccola tazza di porcellana preferita. Parto come una studentessa verso Firenze in bus alle 7:55 e attraverso Ponte Santa Trinità verso le 9:45. Il workshop inizia alle 10 e sono in perfetto orario.

La Galleria è nuova, arredata con design minimal e contemporaneo. La proposta è fare disegni e schizzi in esterna da soli, contatto diretto con la cosa per noi “più viva”, che sia animale, pianta o persona. Prima di partire, un breve incipit e una curiosità raccontata lì per lì di cui non ho colto bene il significato. Il coordinatore del corso raccontava la storia di un biologo che si dedicò a studiare per tutta la vita le fasi vitali di una zecca, insetto che è sordo, cieco e muto, e sa riconoscere il momento giusto per lasciarsi cadere nel preciso istante in cui passa un animale a sangue caldo. Il biologo prende questa zecca per studiarla da vicino e la tiene in condizione di controllo. Passano 18 anni e lo studioso muore… Il finale e il risultato dello studio scientifico non ci giungeranno mai. Il segreto del momento opportuno del salto lo saprà solo la zecca. La sua pazienza e il suo senso del tempo sfuggono ad ogni logica strettamente umana…

Con questa storiella ancora nella testa, usciamo dalla Galleria e percorriamo liberamente alcune strade nei pressi di via Maggio. Sono con lo zaino in spalla, il blocco per gli schizzi sotto il braccio e l’ombrello nella mano sinistra. Mi sento come la zecca prima dell’incontro con il biologo. Entro in un portone antico e vedo un vivaio con tutta una zona in abbandono e con vegetazione spontanea, e un’altra molto fredda e ordinata, con vasi allineati, sistema di irrigazione e serre trasparenti in lontananza. Mi fermo nella zona non curata, attratta da quel suo aspetto spontaneo e naturale. Comincio a osservare in silenzio; un cane dietro una siepe abbaia con insistenza e mi allontano. Un sentiero mi conduce davanti a una fontana e riesco a intravedere dei pesciolini rossi nell’acqua. Sono pesci che sembrano sfidare lo spazio e il tempo con la loro presenza immobile, incuranti di una remota possibilità di essere presi all’amo o squamati, o forse non hanno memoria che sia già successo. Ora la fontana è come uno specchio di luce verdastra dove queste vite traslucide partecipano inconsapevoli a un laboratorio dell’anima che provoca un fermo immagine nella mia mente. In questo piccolo spazio rilucente c’è tutta l’intensità di un significato sfuggente. Decido di fotografarli, visto che con l’ombrello mi risulta difficile disegnare. Mi piace quello che osservo, il filtro della lente registra dei particolari e dei riflessi che a occhio nudo non avevo percepito. Un groviglio di linee nere e ombre riflesse di rami e piante che si spezzavano in cerchi concentrici di pioggia e niente pesci rossi.

Quella visione sintetica era migliore, un vero quadro astratto. La cosa viva si muoveva, l’avevo trovata. Non erano né le piante né le presenze acquatiche colorate. Proprio quello che non mi consentiva di disegnare, la pioggia, era la cosa più viva.

Tornando in Galleria era difficile plasmare quella sensazione in disegno, l’impossibilità di tradurre l’acqua con un tratto deciso di acrilico bianco e nero. La mia visione dell’acqua, con i riflessi di piante come un giardino sospeso, era troppo pittorica e ho deciso di cambiare per un disegno più preciso: un grappolo di frutti secchi di una pianta sconosciuta. Ecco, in pochi minuti il mio pennello riusciva a delineare questo frammento di natura, ma senza il suo ambiente naturale certamente non si trattava più di una cosa viva. Avevo tagliato, reciso il suo legame vitale. Per un momento, più che disegnare, volevo essere la vivaista che, distratta, si prendeva cura di quell’angolo di natura in pieno centro urbano. Lei respirava la vita, assecondava i suoi ritmi mentre io, ospite indesiderato, ritagliavo angoli “disegnabili” di cose vive per mortificarle su un foglio bianco. Compito inutile e insensato. Da zecca, ora mi sentivo un apprendista corvo che con occhio rapace doveva fermare la vita.

Ho deciso di abbandonare la Galleria, era troppo fastidioso questo ruolo. La vita passa da un’altra parte, mi sono detta.

Lucca, aprile 2017                                                                                                                                                                                            Mirta Vignatti

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6 commenti »

  1. Mi è piaciuto il tuo racconto! Descrivi bene l’irrequietezza di chi cerca la propria strada e in cui ti ritrovi quando devi fare delle scelte, una sensazione che ho provato anch’io diverse volte. Alla fine hai scelto di non fermare la vita e di cambiare strada, perché la vita passa da un’altra parte.

  2. Mirta,

    secondo me siamo un po’ tutti delle zecche in attesa di saltare addosso ad una “cosa viva”: tutto sta ad imparare a prendere bene il tempo.

    Racconto scritto egregiamente: il passaggio sull’incapacità del protagonista di disegnare la pioggia è meraviglioso.

    Complimenti.

  3. Mirta, il tuo racconto si compone di immagini impeccabili, riesci a descrivere quello che vede la tua protagonista con precisione, trasmettendo una sensazione magica al lettore. Durante la lettura ci si vede davvero fermi davanti alla fontana, si prova uno straordinario fascino nel fermarsi ad osservarne la vita che hai saputo catturare. Splendido anche il tema da te scelto, quella frustrante incapacità di descrivere gli attimi più vivi e inaspettati dell’esistenza ma che, pur ammutolendoti, ti fa capire che mai come in quell’istante sei stato invaso dalla vita. Bravissima!

  4. Un racconto molto particolare, che offre molti spunti di riflessione. Mi è piaciuto molto quando descrivi il tentativo di fermare sulla carta la vita. Forse la protagonista non riesce a farlo attraverso le arti figurative ma la tua prosa sì, riesce a trasmettere una sensazione molto “vitale”.

  5. Ciao Mirta, il tuo racconto mi è piaciuto perché pieno di immagini e colori. Soprattutto credo di averne colto il senso e concordo con te: la vita non va rappresentata, ma vissuta. Brava!

  6. Complimenti per questo racconto rapido ed efficace in cui ogni lettore può scorgere la bellezza della vita che inevitabilmente passa attraverso frustrazioni e delusioni ma avendo sempre presente la meta ovvero la ricerca della verità. Brava!

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