Premio Racconti nella Rete 2017 “Solo una sciarpa grigia” di Claudia Dalmastri
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017Hai chiuso piano il portone dietro di te, attenta a non fare rumore, non sia mai qualcuno se ne dovesse accorgere. Dormivano tutti, al calduccio, ma tu no, eri sveglia da un pezzo, però se chiami troppo presto si arrabbiano, e se ti alzi e vai di là per conto tuo è peggio, e allora ti sei alzata dal letto e ti sei vestita da sola senza fare rumore, con le scarpe in mano sei arrivata piano piano alla porta, sei riuscita a girare la chiave in alto e ad aprirla, e in silenzio, sei uscita. Mica ti hanno sentito. E’ ancora buio, più presto della solita ora per andare a scuola, ma laggiù il chiarore dell’alba inizia ad aprirsi.
Per strada non passa nessuno e allora bisogna stare più attenti che le poche macchine in giro corrono di più. I tuoi te lo ripetono sempre. Ma mica sei più una bambina piccola! Proprio non lo vogliono capire che ormai sei cresciuta. L’aria fredda ti pizzica il viso, e ti risveglia dal torpore delle stanze chiuse al piano di sopra che ancora ti avvolgeva come una coperta pesante.
Ti stringi meglio la sciarpa intorno al collo. E’ morbida e calda, però quella rosa era più bella, chissà che fine ha fatto, non c’era tempo per cercarla e nel cassetto hai trovato solo questa grigia. Sembra un po’ da vecchia ma pazienza, ti protegge come quella rosa dalle goccioline fredde che riempiono l’aria. Che bello infilarsi così dentro questa nebbiolina sottile che avvolge tutto intorno e nasconde ogni cosa, lanci un’occhiata alle finestre in alto, solo un attimo di timore, ma la nebbia sale fino a su e copre le imposte chiuse e allora anche te non ti vede nessuno, ti fai coraggio e vai, vai avanti. Guardi per bene a destra e sinistra, attenta e giudiziosa, come ti hanno insegnato, laggiù due grandi luci che puntano dritto, è il tram che sta arrivando, silenzioso più del solito, ma è ancora lontano e rapidamente attraversi la strada.
Eccoti arrivata dall’altra parte. E’ bello qui, proprio davanti all’entrata del giardino in mezzo alla piazza. Il cancello è già aperto, puoi entrare, non sei mai andata ai giardini da sola, e finalmente ora nessuno starà lì a ripeterti vai piano e guarda dove metti i piedi se no cadi. Sempre questa paura che tu possa farti male, mica sei spericolata come i tuoi fratelli. Cammini sulla ghiaia ingrigita e umida e poi ti fai coraggio, l’hai sempre desiderato, e ora sì, ecco, scavalchi la ringhiera bassa dell’aiuola e sei dentro, l’erba è morbida, c’è scritto di non calpestarla ma tu ti muovi lenta per non sciuparla, vai avanti fino ai platani alti lungo il vialetto, sono loro i veri custodi del giardino, stanno lì da prima che i tuoi venissero ad abitare in quella bella casa. Papà l’ha sempre detto che lui e la mamma erano stati i primi ad aver scelto questo posto magico, allora nel palazzo grande al centro non c’era nessuno, poi si era riempito di nuove famiglie, e anche nei palazzi intorno era arrivata altra gente, ma dalle finestre di casa vostra ci si affacciava proprio sul giardino e non si sentiva il traffico, avevano ragione che quello era sempre rimasto un angolo di paradiso al centro della città. Ora ti sembrano più alti i platani, sono cresciuti anche loro.
Hai sete, ti avvicini alla fontanella, proprio quella dove la mamma non vuole, dice che ti bagni tutte le scarpe, e poi non sta bene attaccarsi così e non è neanche igienico, ma l’acqua scorre e porta via tutto, e ora lei non c’è e puoi farlo e sì, ti attacchi alla cannella, l’acqua scende limpida e gelata, un brivido lungo la gola fin giù allo stomaco, farà male, ma no, è solo un po’ d’acqua fresca, ti avvolgi la sciarpa più stretta intorno al collo, si è un po’ bagnata e qualche goccia fredda ti arriva sulle guance e scivola via.
Il chiosco ha aperto da poco, ti avvicini, vorresti comprare qualcosa da mangiare, cerchi in tasca ma non c’è niente neanche una monetina, mannaggia che non ti lasciano mai niente, dicono che di soldi non ne hai bisogno che a quello che serve ci pensano loro, ma vuoi mettere il piacere di comprarsi una cosa da sola, uffa nemmeno questo lo capiscono. Eppure non sei una spendacciona, non lo sei mai stata, nemmeno quando ti davano un po’ di soldini tutti per te, e ora nemmeno più quelli… forse anche loro ne hanno pochi. Ora ci vorrebbe proprio qualcosa di caldo, non hai fatto colazione che mica potevi andare in cucina e svegliare tutti, e poi la tata se trova in disordine lo dice a mamma e finisce che ti rimproverano in due, solo che adesso hai proprio fame e una di quelle ciambelle ricoperte di zucchero sarebbe perfetta, lo sai che mamma non vuole che mangi quella roba che chissà con che olio le hanno fritte e poi con tutto quello zucchero ti fa male, tu sei ubbidiente e le guardi e basta tanto non hai una lira però non puoi fare a meno di fissarle così belle rotonde e gonfie, il tipo del chiosco è nuovo e ti osserva con l’aria perplessa, forse pensa che sei affamata, ecco non sta bene guardare fisso qualcosa, ma non riesci a staccare lo sguardo da lì, e pure lui continua a guardarti, sembra incerto, forse perché sei da sola, e ti sorride, lo sai che non bisogna dare retta agli sconosciuti, ma lui sembra così gentile, ti fa cenno di avvicinarti e tu gli mostri le tue tasche vuote, fa niente ti dice, è Natale, e ti ricordi che soprattutto non si deve accettare niente dagli sconosciuti, ma lui prende una ciambella, la poggia su un tovagliolino di carta e te la porge, è un regalo dice, ti sorride coi suoi denti un po’ sgangherati, tu ti avvicini e la prendi, ringrazi educata, e subito ti allontani felice, incredula che sia stato così facile, ti giri a lanciargli un’ultima occhiata riconoscente e lo vedi che sorride e scuote la testa, dai un morso alla ciambella e lo zucchero ti si appiccica intorno alle labbra, mentre qualche briciola ti scivola sulla sciarpa e la lana grigia inizia a brillare qua e là.
E’ vero, è Natale, non ci avevi pensato, certe volte hai un po’ la testa per aria e ti scordi le cose più importanti, ma ora che hai mangiato ti senti meglio, più forte, ti incammini lungo il Corso, tra poco apriranno i negozi, e potrai pure cercare un regalo per i tuoi, una bella sorpresa da mettere sotto l’albero. Gli farà piacere, sicuro. E pensare che non vogliono mai farti uscire da sola. Ma come fai a fargli una sorpresa se non ti lasciano nemmeno andare un po’ in giro per conto tuo. Si arrabbieranno. Uffa. Ma torni presto, e poi devi comprare il regalo per loro. Mica sei scappata. Vai avanti, le serrande dei negozi si alzano, le vetrine scintillano piene di cose colorate, tante, ti fermi a guardare, vestiti eleganti, gioielli scintillanti, bottiglie di vino per papà, giocattoli che non ti interessano più, e che belle sciarpe, ma troppo colorate, la tua rosa era più bella ma non si trova più, ti fermi e riprendi a camminare, ti fermi di nuovo e non sai che scegliere, troppe cose tutte insieme, sei stanca di girare, entri nel negozio con le luci più forti e con un grande albero illuminato all’ingresso, ti guardi intorno e però non c’è niente di adatto per loro, solo tanti schermi che ti circondano, grandi, piccoli, uno enorme in fondo alla parete, lancia fasci di luce che attraversano la sala, rimani lì in mezzo a guardarli uno a uno senza capire, ti gira un po’ la testa, una ragazza carina ti si avvicina e ti porta con sé, ti accompagna dietro, in una stanza più piccola e silenziosa, forse lì puoi trovare qualcosa di meglio. Ti danno anche da bere un po’ d’acqua, ci voleva proprio. Ringrazi, è ora di andare. La ragazza scuote la testa, ora sembra un po’ preoccupata, dice qualcosa a un signore lì vicino ma lui fa una faccia seccata, si gira e se ne va. Lei invece dice che non vuole lasciarti andare via. Ma tu non puoi rimanere ancora lì, ti dispiace farle perdere altro tempo. E poi è tardi, devi tornare a casa.
Continui a camminare, ormai è buio, si accendono le luci dei lampioni e quelle dei negozi iniziano a spegnersi. La gente cammina veloce, hanno tutti una gran fretta di andare a casa loro, ti sfiorano senza accorgersene e vanno avanti, solo tu rimani indietro. Non sai se devi andare dritta o girare all’angolo. Ti fermi davanti a un bar, il proprietario sta abbassando la saracinesca e si gira a guardarti, tu ti volti che non devi dare retta gli sconosciuti, lui scuote la testa e finisce di chiudere. Tutti scuotono la testa. Ti vedi riflessa in una vetrina ancora illuminata e scuoti la testa pure tu, la sciarpa si è aperta e ciondola di qua e di là. Non ricordi da che parte è casa. Non ricordi la strada per tornare indietro. Ti sei persa. Sei da sola e non sai dove devi andare per tornare a casa. Ma non hai paura. Quando giocavate in giardino al mare i tuoi fratelli ti ritrovavano sempre. Anche ora sicuramente ti staranno cercando e ti ritroveranno, basta solo che ci riescano prima che se ne accorga la mamma. Intanto ti puoi riposare un po’, sei stanca che hai camminato tanto e le gambe cominciano a farti male, è inutile continuare a camminare così, ti fermi e li aspetti, arriveranno. E’ tardi, sembra tutto più tranquillo, tutta quella gente che andava di corsa non c’è più, sono andati via tutti, ormai saranno arrivati a casa loro, solo tu ti sei dimenticata la strada di casa. Intorno è buio, le saracinesche abbassate e non sembra nemmeno più Natale, ecco perché poi uno se lo dimentica. Non c’è più nessuno in giro, lì vicino a quel portone sembra un posticino adatto per fermarsi un momento, c’è anche uno scalino per sedersi, è un po’ duro ma il tuo cappotto è bello pesante e fa quasi da cuscino.
Riapri gli occhi. Fa freddo. La sciarpa stretta al collo non basta. Il marciapiedi è duro. La pozzanghera è proprio vicino alla tua testa, non ti ricordi se prima era lì, non hai sentito la pioggia, forse c’era anche prima, ma prima di cosa non sai. Hai sete, la signorina con l’acqua non c’è più e non c’è nessuna fontanella lì vicino.
Da lontano il rumore di una sirena. Una macchina blu con la luce lampeggiante si ferma proprio davanti a te. La sirena smette di suonare.
Scende un uomo alto in divisa, ecco, lo sapevi che i tuoi fratelli sarebbero arrivati, l’altro è rimasto in macchina, alzi lo sguardo verso di lui che ti si è avvicinato, gli sorridi, e il tuo sorriso rimane sospeso che no, lui non è tuo fratello. E’ uno sconosciuto, si avvicina e sta parlando al telefono: “L’abbiamo trovata, chiama subito la figlia, e avverti i nipoti, che smettano di cercarla”.
Ciao Claudia, questo racconto mi è piaciuto tantissimo. Sembra che si parli di una ragazzina e invece si tratta di una vecchia signora, probabilmente malata di Alzheimer. La punteggiatura, fatta di pochi punti fermi,consente di leggere il racconto senza interruzioni, proprio come la mente non più “connessa” della protagonista. Complimenti!
La storia è bella, lo stile e il ritmo funzionano benissimo, i volti delle persone che entrano ed escono dall’avventura della bambina e il flusso dei suoi pensieri sono assolutamente credibili ma la cosa migliore è il lieto fine, una rarità.Grazie!
Sono uno stupido! L’ho riletta con meno emozione e più attenzione… non è una bambina… e allora la storia è ancora più bella !
Ciao Claudia, bello, delicato e commovente il tuo racconto. Mi hai tirato dentro la tua storia, che è lo spaccato di una realtà difficile. Anziani che tornano, loro malgrado, a essere pericolosamente bambini. Si meravigliano del mondo, delle cose semplici, dimentichi di aver già vissuto. Intorno a loro, solidarietà e indifferenza nella frenesia del quotidiano. Ho sentito e visto tutto, col rammarico di poter fare nulla.
Bellissimo, delicatissimo. C’è il passaggio in cui il mondo descritto attraverso gli occhi della bambina si trasforma nella confusione in cui si ritrova l’anziana. E per un attimo sei confuso anche tu che leggi e non ti ritrovi più. E poi capisci tutta la profondità e la tristezza. Sublime.
Che bel racconto, Claudia, e come sei stata brava a mantenere la suspense fino all’ultimo! C’è stato addirittura un momento nel quale ho pensato che le potessero usare violenza!
Aldilà della tua abilità nello svelare solo nelle battute finali la realtà, resta la grande e commovente delicatezza, il senso di straniamento che attanaglia la proaganista e che finisce coll’avvolgere il lettore.
L’ho appena letto: è molto bello!
Mi è piaciuto l’aspetto spoglio, lineare; il racconto appena accennato ( non succede niente di particolare, una giornata che scorre e basta … in apparenza): pochi indizi abilmente seminati e ai quali non si fa quasi caso in prima lettura – come mai la commessa la lascia ripartire, la sciarpa rosa persa che ritorna come una ossessione, l’intenzione di fare regali che sembrano non addatti alla mentalità di una bambina.
Rassicurante e crudele la conclusione che dice compassione e tenerezza. noelle
Anche a me ha molto colpito la delicatezza con cui si seguono i pensieri della protagonista. Mi piace molto lo stile con cui è scritto e la scelta della seconda persona. Un racconto molto bello.
Mi struggono le storie dell’anzianità.Bello!
Bello questo racconto! Delicato. Nella parte iniziale sembra una bambina, che lentamente si svela una signora anziana, affetta da demenza senile. Lentamente arrivi in fondo al racconto e hai la conferma che hanno trovato la mamma che si era persa e non riusciva a tornare!
Complimenti!
Veramente commovente questo tuo racconto e purtroppo così realistico! Complimenti!
Per commentare questo bellissimo racconto cito Gardner: sono scivolata nel “sogno vivido ed ininterrotto” dello scrittore, che in questo caso è una scrittrice, una scrittrice bravissima. Mi è piaciuto tutto, dall’inizio alla fine. Complimenti sinceri.
I vostri commenti sono un sogno! Suscitare un’emozione, questo credo sia in fondo quello che un racconto dovrebbe fare, ho seguito con trepidazione la mia “bambina” nella sua lunga passeggiata e alla fine, sì, mi sono commossa anche io. Grazie per aver letto il mio racconto e per i vostri commenti.
Claudia
Claudia,
evocativo, delicato, tragico e sereno nel contempo. Molto bello, complimenti.
Claudia sei stata molto brava a farmela immaginare come una bambina. Ci ho creduto per buona parte del racconto provando svariati sentimenti. Questa “piccola” all’inizio mi ha fatto provare tenerezza per questa fanciulla alle prese con la sua prima uscita (poi ho capito fuga) ma poi quando l’ho vista al parco e al bar i miei sentimenti sono virati in tristezza per questa bimba senza soldi. Il sentimento pure di questi “fantomatici genitori” è cambiato nel corso della tua narrazione. Infatti da genitori “aperti” (lasciano uscire la bambina senza neppure voler essere svegliati) si trasformano in genitori “cattivi (non danno neppure un euro a questa ragazzina). Grande è stata la sorpresa per me scoprire alla fine che in realtà si trattava di una nonnina.
La cosa che più ho apprezzato sono state le descrizioni poetiche (“il chiarore dell’alba inizia ad aprirsi” oppure “qualche briciola ti scivola sulla sciarpa e la lana grigia inizia a brillare qua e là” o ancora “quella rosa dalle goccioline fredde che riempiono l’aria”)
Qualcuno prima di me vorrebbe una morale per questa “favola” e non sarò vigliacca, non mi tirò indietro. Questa storia conferma che è proprio vero che invecchiando, spesso, si ridiventa bambini…
Bellissimo racconto Claudia, finale a sorpresa meraviglioso.
Grazie Claudia! Mi son ritrovata a essere la bambina del tuo racconto, ho visto il mondo con i suoi occhi, mi sono persa come lei e mi sono ritrovata, prima che gli altri lo facessero…
Brava!
Anna
Anch’io ci ho creduto alla bambina per poi svegliarmi alla fine, non mi aspettavo questo colpo di scena. Il tuo racconto è poetico e mi è piaciuto molto.
Hai saputo rendere la devastazione di un Alzheimer in modo magistrale. Delicata e intensa, una narrazione che trasmette emozioni potenti. Bello, molto.
Un bel racconto con finale a sorpresa.
Si ritorna bambini… Questo racconta la tua storia; non è facile immedesimarsi nella mente di queste persone che vivono in un mondo fatto di ricordi distaccato anche da chi vuole loro bene. Veramente delicato…
Sei riuscita a sorprendere tutti i lettori, brava, e poi costringi a rileggere, con la nuova ottica, per cogliere tutta la sensibilità con la quale hai descritto la nonna-bambina
Forte e delicata questa storia. Ti piglia, ti lascia sospesa e ti porta delicatamente in una tragedia da cui esci solo con le ultime parole: “… che smettano di cercarla”.
Poi un attimo di silenzio, tutti in piedi, standing ovation e fuori la regista.
Brava, Claudia, complimenti per la sapiente conduzione del racconto e l’abilissimo depistaggio di tutti noi lettori. Trovo che i pensieri della donna malata di Alzheimer siano “studiati” ed espressi con grande realismo. In bocca al lupo!
Grazie e crepi il lupo! GRAZIE a tutti voi per i vostri commenti,
Claudia
Claudia,
mi maledico per aver goduto solo adesso di questa tua meraviglia di scrittura ed emozioni.
Ho le lacrime agli occhi, giuro.
Mai vittoria fu più meritata.
Ci vediamo a Lucca.
Claudia è bellissima la tua storia! una tenerezza infinita entra lentamente nell’anima e non ti molla più e poi che finale strepitoso!!
il tuo stile narrativo è ipnotico ti trascina lentamente nella storia e ti avvolge proprio come la sciarpa grigia della protagonista.
Mi sono commosso! questo racconto ha meritato di essere scelto senza nessuna ombra di dubbio!
Brava, brava, brava
Sono contentissima per la tua vittoria. Era uno dei miei 10 racconti preferiti, leggo per provare emozioni e il tuo aveva raggiunto questo scopo. .
Ciao Claudia, complinenti! L’ avevo già letto il tuo racconto, si. Commentato, no.E non perché non mi sia piaciuto, anzi
E non perché non sia scritto bene, anzi..anzi..
ma perché mi ha fatto un po’ male al cuore e, li per li non ce l’ ho fatta. Struggente e delicato. Sarà un onore conoscerti!
Claudia…farò anch’io questa fine..quando arriverà la fine? Nel caso, la sciarpa la voglio di un altro colore , bianco direi. Ci metto dell’humouur per non piangere.
Bianca mi piace! Leggo ora i vostri commenti, e sono io che mi commuovo… e non vedo l’ora di vederci a Lucca!
Claudia, uno dei miei preferiti. Complimenti!
Che incanto questo racconto… ero pronta a godermi un simbolico passaggio da bambina a ragazza, e invece verso metà del racconto comincio a capire…. assolutamente stupendo! Ottimo ritmo narrativo, delicatezza dei toni, tutto ben congegnato. Brava e congratulazioni!
Cara Claudia,
quando un testo mette insieme dolcezza, emozione, struttura e ritmo non può che essere apprezzato. I pensieri della donna sono tanto realistici che il lettore non fa fatica a guardare il mondo attraverso i suoi occhi; d’altro canto, hai lasciato dei sapienti “indizi” durante il racconto, dando quindi l’idea che la sorpresa finale non sia semplicemente un classico “Ribaltone”, ma qualcosa di coerente con quanto raccontato in precedenza.
Ti faccio i miei più sentiti complimenti!! 🙂
Bellissimo il racconto, ricco di dettagli esplicativi di una personalità non da ragazzina, come sembrerebbe dalla lettura iniziale.
In realtà, il racconto per come si dipana fa credere, almeno a me, a un finale a sorpresa. L’assenza di virgole lo rende fluido, come può essere il cervello senza freni inibitori…
Questo dà un tocco di originalità per il Natale, cui si ispirano molti racconti, ma anche per l’età anziana, la demenza,,,