Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “Un re al sud” di Tommaso Maria Gliozzi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

C’era una volta un Re giovanissimo che regnava in un Paese  antichissimo.

Era salito al trono da poco, succedendo all’anziano Re costretto ad abdicare per gravi motivi.

Il periodo non era favorevole al nuovo monarca, essendo l’economia mondiale in crisi e quella del suo Paese braccata da un PIL negativo, dalla corruzione e da certi fenomeni sociali peculiari.

Lo amareggiava soprattutto l’elevatissima disoccupazione giovanile, al sud peggiore che al nord.

Dopo il periodo di istruzione ricevuta a casa da docenti privati, i genitori lo avevano mandato al liceo e quindi all’università della città. Tra gli studenti era diventato popolare per le idee sociali e per la simpatia che emanava. E accanto a quei giovani di ogni ceto, aveva vissuto la scuola come normale preparazione alla vita lavorativa, che ora la società produttiva loro negava. Aveva conosciuto i sacrifici delle famiglie per consentire ai figli un futuro professionale. Ricordava la gioia della migliore amica il giorno della laurea, rimasta poi un semplice pezzo di carta. E il migliore amico, genitori disoccupati, mantenuto all’università dal nonno pensionato, aveva tentato il suicidio essendo stato licenziato dopo diversi periodi di lavoro part time presso la stessa azienda.

E di fronte a gravi problemi aziendali, al suicidio ricorreva anche qualche imprenditore.

Sui possibili rimedi per stimolare l’economia, il Re ascoltava tutti: economisti, esperti di finanza, professori, grandi nomi dell’industria, gruppi politici, oppositori.

Ascoltava malvolentieri i sindacati che, insieme ai precedenti governi, considerava responsabili della crisi.

Ognuno aveva una ricetta. Alcuni proponevano la detassazione del lavoro, per incoraggiare le aziende ad assumere; altri suggerivano forme di incoraggiamento per gli imprenditori ad investire in nuove attività; altri ancora sottolineavano l’opportunità di ridurre le tasse per stimolare i consumi; e c’erano i sostenitori di un massiccio intervento dello Stato in opere pubbliche. I movimenti estremisti chiedevano addirittura di uscire dalla Lega delle nazioni, considerata, per i vincoli che imponeva, la madre di tutti i mali.

Il Re ascoltava, rifletteva, riuniva i ministri e si concordavano i provvedimenti che venivano quindi sottoposti all’approvazione del parlamento.

Alcuni di essi si rivelarono efficaci, consentendo una graduale, anche se marginale, crescita della produzione.

Alle opposizioni, che fuori e dentro il parlamento gridavano la scarsa incisività di quelle leggi, il Re faceva presente che anche lui non era pienamente soddisfatto, ma che un segno positivo nella crescita del Paese, anche se ancora basso, era comunque da apprezzare.

Un giorno partecipò ad una importante riunione a Strasburgo con altri Paesi europei: le grandi potenze, in acque meno cattive, gli rimproverarono di non fare abbastanza per il superamento della congiuntura del suo Paese, ricordandogli che ciò era contrario agli accordi intergovernativi e, data l’interdipendenza dei mercati, avrebbe avuto effetti negativi anche sulla loro economia.

Durante il rientro non volle nessuno nella sua auto: né consiglieri, né segretari. Era molto delicato il momento per condividerlo con chi certamente sarebbe stato solo ripetitivo.

E lì, seduto sul sedile posteriore dal lato opposto a quello dell’autista, affranto ma non scoraggiato, rifletteva sui prossimi passi, sempre più deciso a riportare la sua gente ai livelli di benessere economico e di accreditamento internazionale di una volta. Tra tante ipotesi di lavoro, una idea incominciò ad accavallarsi con insistenza sulle altre. Una idea che lo portava a ipotizzare provvedimenti mirati a singoli settori e a specifiche aree geografiche. Ciò avrebbe comportato la mappatura delle produzioni del paese per individuare dove si produceva cosa e quanto…il nord e il sud…la domanda internazionale…

Si concentrò su quell’idea, mentre l’auto correva ormai da qualche ora sul territorio nazionale, incalzata da quelle del seguito. Poi arrivò il tramonto e tra poco avrebbero raggiunto la reggia. Si sarebbe potuto riposare dopo tre giorni di insolito stress. Ma lui non ci pensava, la mente impegnata a valutare quel progetto che si presentava…poi sfuggiva…e quindi ritornava…

“Maestà, posso accendere la radio?” chiese l’autista.

Il Re esitò prima di acconsentire.

L’autista ringraziò e si sintonizzò sul giornale radio delle diciannove. L’argomento principale era la Palestina e i tentativi in corso per dare pace a tutta l’area. Verso la fine fu riferito della riunione a Parigi e anche l’autista apprese del richiamo al suo Paese, e alla Grecia e alla Spagna.

Il cancello si aprì. L’auto entrò e si fermò davanti all’ingresso privato della reggia. Due guardie personali l’affiancarono, mentre una terza aprì la porta. Il Re scese.

Raggiunse il suo appartamento. Chiamò la segretaria personale e l’informò che non avrebbe visto nessuno di coloro che si erano messi in lista per incontrarlo; l’indomani mattina, domenica, non sarebbe andato a messa, né avrebbe incontrato il Primo Ministro. Poi chiese che la cena gli venisse servita nel suo studio.

A letto riuscì ad addormentarsi dopo essersi impegnato con se stesso che il nuovo giorno sarebbe stato quello del cambiamento di rotta.

L’indomani non andò neanche alla tenuta al mare dove si trovava la regina con i figli. Le telefonò per scusarsi, adducendo motivi riservati. Parlò però a lungo con i bambini. La femminuccia pianse: aspettava il papà per fare i tuffi nell’acqua dalle sue spalle.

Poi uscì per fare una passeggiata, rifiutando l’accompagnamento. S’inoltrò nella tenuta dietro il palazzo per riflettere sulle nuove idee: produzioni…regioni…il nord…il sud…investimenti…ostacoli…mercato…

Soprattutto il sud lo avvinceva; una realtà trascurata; un potenziale straordinario; ma anche una grande, complicata sfida…

L’aria della campagna dava energia a ogni plesso del cervello, aiutandolo a scansionare, sebbene in modo ancora un po’ confuso, i primi dettagli di una nuova strategia economica.

Passò nei pressi della scuderia così assorto che dimenticò di fermarsi per salutare il giovane addetto, al quale era legato dai ricordi dell’infanzia: erano stati compagni di giochi nella tenuta.

Poi prese il viale dei platani; il fitto manto verde dei rami secolari assicurava riparo agli ultimi nidi dei passeri.

Sulla destra, due germani reali beccavano qualcosa sul prato.

Raggiunse una casetta. Nell’orto un uomo raccoglieva della verdura. Era l’agricoltore e allevatore della Casa Reale.

“Buongiorno!”

L’uomo drizzò il busto e guardò oltre la siepe. Non era raro che il Re si facesse vedere da quelle parti, ma mai da solo.

“Buongiorno, Maestà!”

“Come va la campagna?” chiese il Re, sostando davanti al cancello.

“Quest’anno promette bene.”

“Menomale; almeno contribuite voi agricoltori al miglioramento della situazione nazionale.”

“Magari la soluzione del problema dipendesse da noi!” disse l’agricoltore, salito dal sud al nord quando era ventenne.

“Cosa vuoi dire?”

“Perché, Maestà, voi non lo sapete…?”

“Cosa…dici, dici…!”

L’uomo non reagì. E solo dopo che il Re gli disse che le sue idee lo interessavano molto, si lasciò andare:

“Maestà, il miglioramento si ottiene coinvolgendo il sud del Paese. Il nord quello che può dare lo sta dando; certamente può dare di più; ma la priorità è il sud; quel sud che è il deserto industriale.”

“Non è semplice; laggiù c’è una certa situazione…certi svantaggi” osservò il Re.

“Certo, laggiù ci sono quelli lì, la cui azione ha sinora scoraggiato ogni investimento. Ma penso- e lo pensa la maggior parte della gente- che, se lo si vuole, anche quel problema è risolvibile…”

Di fronte a un ragionamento così lucido, diretto e deciso, il Re sentì un imbarazzo insolito.

“Scusatemi Maestà, non vi ho neanche chiesto se volete entrare…”

“No, grazie, ho bisogno di passeggiare.”

I politici, i professori ignorano il problema!” aggiunse l’agricoltore.

“Un giorno ne riparleremo!” tagliò corto il Re e, salutando e ringraziando, s’incamminò.

Nel pomeriggio telefonò al Primo Ministro, al Ministro degli Interni e a quello dell’Economia per convocarli da lui l’indomani mattina.

Alla riunione fu categorico: nel giro di un anno voleva un sud pulito, per lanciarlo sul mercato internazionale come area privilegiata     per investimenti internazionali e nazionali. Una commissione parlamentare, che lui stesso avrebbe presieduto insieme al Ministro dell’Economia, avrebbe elaborato una bozza di provvedimento legislativo con gli incentivi per gli investitori e l’indicazione delle produzioni/attività prioritarie.

Il Primo Ministro chiese come prevedeva di fare pulizia. La risposta fu tanto risoluta quanto inaspettata: sarebbe stato dato l’incarico a un ufficiale con potere di scelta tra la forza (utilizzo dell’esercito in assetto di guerra) e l’azione di convincimento a desistere volontariamente dalla loro condotta…

Il Ministro degli Interni aveva iniziato a proporre qualche nome, ma il Re spiegò che aveva già in mente D. M., quel giovane ufficiale che sfortunatamente aveva avuto dei problemi, ma che tutti descrivevano come un tenente eccezionale. E chiese al Ministro di convocarlo presso la Reggia per l’indomani.

 

* * *

 

  1. M., nato, cresciuto ed educato al sud, poi all’Accademia Militare, aveva dato prova di capacità eccezionali sia negli studi che sul campo.

Per un evento sfortunato- l’uccisione di un rapinatore colto in fragrante-  era stato sottoposto a un processo; l’evento era stato politicizzato sia a destra che a sinistra. Poi fu assolto, con una sentenza acclamata dalla maggioranza dei cittadini.

La riunione con il Re e il Ministro gli dava una nuova opportunità; la proposta gli avrebbe consentito di impegnarsi in una vecchia scommessa: ridare dignità alla Terra che amava e certezza di un futuro ai suoi giovani.

Accettò l’incarico.

 

* * *

 

D.M. fu all’altezza della situazione; abilissimo nella trattativa, dopo un anno dall’incarico il sud fu libero, senza spargimento di sangue; addirittura, alcuni di quelli lì si impegnarono in azioni parallele a quelle governative per il rilancio sociale ed economico della regione.

Dopo cinque anni, il PIL del sud correva per raggiungere quello del nord.

Dopo dieci anni, il Paese diventò il più ricco della Lega e il giovane Re illuminato tra i più ascoltati Capi di Stato.

E i cittadini vissero felici e contenti…

 

 

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2 commenti »

  1. Molto interessante l’idea di narrare la realtà contemporanea come se fosse un racconto d’altri tempi destinato ai bambini. Belli e azzeccati a mio parere i paralleli e auspicabile il finale…

  2. Tommaso,

    hai impreziosito con un finale radioso una cupa vicenda che, purtroppo, tutti noi italiani conosciamo anche troppo bene.

    Immagino tu sia del mezzogiorno: dallo scritto emerge con prepotenza il tuo amore per ed il tuo legame con quel meraviglioso e bistrattato “angolo di regno” (come direbbe il Re).

    La tua idea e la sua messa in atto mi sono piaciute molto.

    Complimenti.

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