Premio Racconti per Corti 2010 “Sofia la pittrice” di Michele Sommaruga
Categoria: Premio Racconti per Corti 2010Sofia era una bimba che viveva in campagna con i nonni, perché i suoi genitori non c’erano più: era brava ed ubbidiente, ma sempre molto silenziosa. I nonni le volevano molto bene e speravano fosse contenta, ma loro erano vecchi e perciò preoccupati che non fosse felice assieme a loro. Oltretutto erano tempi difficili, c’era molta povertà ed il cibo scarseggiava.
Un giorno Sofia andò nella sua cameretta e dipinse un quadro: disegnò il suo nonno Gabriele vicino alla sua nonna e se stessa, in un campo, mentre stava raccogliendo tanta frutta e verdura. La nonna era molto contenta, perché Sofia nel quadro appariva felice, e poi le sembrava di buon auspicio che almeno nel dipinto si potessero nutrire bene!
Sofia cresceva ed era sempre più malinconica: trascorreva gran parte del suo tempo a dipingere e, quando era intenta nella pittura, appariva più serena. Un giorno disegnò un quadro con tanti bambini attorno a lei. Allora i nonni capirono che Sofia non poteva stare sempre solo con loro, ma doveva stare con altri bambini come lei. Così la mandarono a scuola.
Il tempo passava e intanto Sofia era diventata grande: era veramente una bella ragazza, alta e bionda. Alcuni ragazzi cominciarono a girarle attorno e a farle la corte, ma restavano sempre un po’ intimoriti da questa ragazza taciturna, dai modi riservati e con una vena di malinconia che le percorreva tutto il viso. Inoltre Sofia preferiva passare la maggior parte della giornata a dipingere piuttosto che uscire con loro.
Un giorno dipinse un quadro, che rappresentava uno sposalizio in una chiesa bellissima: c’erano i suoi nonni in prima fila e lei, sullo sfondo, vicino all’altare vestita di bianco, bellissima e con un’espressione felice in viso, ma la cosa sorprendente era che mancava lo sposo. Un ragazzo di nome Federico passò lì vicino (Sofia, se il tempo lo permetteva, dipingeva sempre all’aperto) e rimase colpito dalla bellezza di Sofia, ma ancora di più dallo splendore della ragazza rappresentata nel quadro: somigliava molto a quella reale, ma nel quadro appariva ancora più bella, perché era felice e se ne innamorò; decise allora che avrebbe speso tutta la vita circondando quella ragazza di attenzioni, gioia e amore, così da farla diventare come quella del quadro. Dopo un mese si sposarono.
I nonni, ormai vecchi, erano felici perché capivano che adesso la loro nipotina era davvero contenta e un po’ era anche merito loro. Dopo qualche tempo arrivò la notizia che un bimbo era in arrivo nella casa di Sofia. Federico lo capì subito quando vide nella sala un nuovo dipinto: un prato verde, senza nulla attorno, con nel mezzo un bimbo biondo che urlava in una culla; somigliava talmente ad un bimbo vero, che pareva si sentissero i gemiti.
Dopo il bambino, che chiamarono Gabriele come il nonno, arrivò anche una bimba, che chiamarono Alice. Come in qualunque famiglia si avvicendavano giorni lieti e giorni tristi, ed ogni volta Sofia sottolineava quei momenti con un nuovo quadro. Morirono i nonni, tutti e due nello stesso giorno, e Sofia rappresentò quel triste momento con un quadro grigio, che raffigurava l’inverno. Poi il figlio Gabriele si sposò, e Sofia fece due quadri, il primo che la ritraeva mentre sorrideva felice, il secondo, molto simile, ma che la vedeva piangere.
Finalmente arrivò il giorno in cui Sofia diventò nonna, ed in quella occasione Gabriele le regalò un disegno fatto da lui, che rappresentava Sofia con il bimbo in braccio; siccome il figlio non era bravo come la sua mamma a dipingere, per far capire che la donna nel quadro era proprio lei, la disegnò con vicino il cavalletto, la tela e la tavolozza dei colori. Sofia, quando vide il disegno, disse che era il più bello che avesse mai visto!
Dopo tanti anni all’improvviso Sofia morì. Non era malata, ma era ormai vecchia. Federico, con i figli, prese tutti i suoi quadri e li mise in uno stanzone che fu chiamato “la stanza di Sofia”. La voce si diffuse in paese e cominciò a venire tanta gente per vedere i dipinti. La notizia fu riportata su qualche giornale locale, così che un giorno arrivò anche un critico d’arte. Rimase favorevolmente impressionato e scrisse un bellissimo articolo su di una rivista.
Dopo qualche giorno arrivò un ricco petroliere che aveva saputo delle tele e desiderava acquistarle tutte. Offrì così tanti soldi per l’intera stanza, come non si erano mai visti da quelle parti. Ma i figli dissero di no: non c’era ricchezza al mondo che potesse valere quanto la storia della vita della loro mamma e, in fondo, della loro stessa famiglia. Federico invece non disse nulla. Il ricco petroliere disse che comunque, se ci avessero ripensato, avrebbero potuto chiamarlo; lui era sempre interessato ad acquistare quei quadri perché erano i più belli che mai avesse visto, dopo di che salutò e fece ritorno al suo paese.
Alla sera Federico, senza dire nulla, andò nella stanza della vita di Sofia e rimase lì al dormire. Riguardò con attenzione tutti i quadri, ma soprattutto quello che raffigurava Sofia, vestita da Sposa e sorridente. La mattina presto prese il quadro e lo porto nella sua casa, poi chiamò i figli e disse loro: “Ragazzi, questa notte ho sognato la mamma: era triste e mi ha detto che non capiva come mai non avessimo voluto vendere i suoi quadri; se quel signore era disposto a pagarli tanti soldi, sarebbe stata un’occasione per rendere ricco e felice questo paese sperduto, che è sempre stato così sfortunato. Cosa ne pensate?”. Alice disse che non le servivano i quadri della mamma per ricordarsi di lei; Gabriele invece disse che se le persone del villaggio, incontrandolo, lo avessero salutato cordialmente, ricordando la mamma, lui sarebbe stato felice, quindi anche per lui si potevano vendere.
Andò perciò a finire così: richiamarono il ricco petroliere e questi arrivò il giorno stesso con un elicottero privato. I quadri furono venduti ma a condizione che, se Federico o i figli avessero voluto un giorno vederli, sarebbe stato sufficiente chiamare, e la stanza di Sofia sarebbe stata loro subito aperta. Il ricco petroliere pagò una somma ingente, che servì per costruire una scuola più bella in Paese, ovviamente intitolata a Sofia, mentre i rimanenti soldi andarono alle famiglie più bisognose.
Federico alla fine non disse a nessuno che aveva sottratto alla collezione il quadro, grazie al quale, tanti anni prima, si era sposato con Sofia: quello proprio non ce l’aveva fatta a venderlo al ricco Petroliere. Tuttavia non era sicuro di essersi comportato bene: aveva chiesto ai figli di fare un sacrificio che lui stesso, a ben vedere, non era stato capace di compiere. Decise perciò di chiedere proprio a sua moglie se avesse fatto bene, comportandosi così. Andò perciò nella stanza dove aveva appeso il quadro, e guardò Sofia nel dipinto, e non fu neppure necessario fare la domanda, gli bastò guardarla: Sofia appariva felice e sorridente. Era trascorso molto tempo dall’ultima volta, ma Federico adesso era sereno: Sofia sembrava ancora più contenta di allora…
Favoletta.
Non mi ha convinto
Anche le favolette sono racconti (ce ne fossero!…) e i giudizi troppo sintetici sono ingenerosi verso chi, comunque, ha creato e si è esposto. Io la trovo una favola molto bella… solo che la sposterei nel concorso Racconti nella Rete, perché come soggetto per un corto di 10 minuti è una storia molto complessa… Complimenti.
mi è piaciuto molto questo racconto, che in fondo racconta la straordinarietà di una vita normale. Lo stile semplice e lineare dà forza alla storia: sembra quasi che sia il figlio, ormai anziano, a raccontare la vita di Sofia ai nipotini in una sera d’inverno. Commovente. Bravo!
Anche io non la vedo bene per una trasposizione come corto
è perfetto per un lungometraggio