Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “Se qualcuno troverà il mio portafoglio rubato” di Maria Carla Renzi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

Sono sicuro, non l’ho perso. Un ladro mi ha rubato il portafoglio tra la gente del mercato, forse mentre eravamo accalcati per comprare i primi funghi di stagione. Che porcini, ragazzi, e così a buon prezzo ! Dopo aver pagato il mio bel chilo di funghi, con il pacchetto tenuto con cura perché non venisse schiacciato tra il mio petto ed il corpo di chi mi stava addosso, sono uscito dalla fila. Ero felice, mentre me ne tornavo a casa, di una felicità puerile, quella fatta di piccole conquiste.

Era una mattinata bellissima di una fine estate piovosa. Dopo una settimana di acqua a catinelle, c’era adesso un sole che neanche fosse pieno agosto. Per questo c’era tanta gente in giro, tutti a godersi una delle ultime giornate calde.

Andavo svicolando di qua e di là, per non urtare borse stracolme di spesa, passeggini, cani al guinzaglio, coppie abbracciate che si fermavano in mezzo al passaggio stretto, magari per darsi un bacio. Ma che me ne importava a me dei baci loro ? Volevo solo procedere velocemente.

Alla fine superai le ultime bancarelle e mi sentii libero. Casa mia era lì vicino.

Infilai una mano nella tasca della giacca dove tengo le chiavi ed aprii il portone.

Arrivato su, mi chiusi la porta alle spalle e depositai il pacchetto sul tavolo di cucina. Mi liberai dello zainetto con cui faccio i miei rapidi viaggi di lavoro e andai a cambiarmi in camera mettendo sul letto i vestiti bene in ordine.

Dalla sua parte Angela era sdraiata immobile, nella sua posizione solita.

Cercai il portafoglio nella tasca di dietro dei pantaloni, ma non c’era; guardai in tutte le altre tasche, ma, niente; tornai in cucina e guardai anche tra i funghi, rovesciandoli tutti fuori dalla busta di carta. Scomparso, il mio portafoglio di pelle marrone era scomparso. Ed era scomparsa ogni cosa in esso contenuta. Ogni cosa.

Mi precipitai per le scale e, con una stupida speranza di ritrovarlo per terra, magari sotto un banco, o addirittura nelle mani oneste di un venditore che mi stava aspettando dopo averlo trovato per caso, con questa stupida serie di stupide speranze, ripercorsi tra la folla la via da cui ero venuto poco prima. Gli occhi fissi a terra, cercavo quella piccola massa marrone. Forse inavvertitamente colpita da un piede e, quindi, spinta nell’ombra più scura sotto a un camioncino, o stretta nell’angolo del marciapiede in mezzo agli scarti delle verdure.

Dopo un’ora di ricerche e di domande , stupide pure quelle, mi rassegnai. Anzi, dirò di più, sperai che nessuno in quel mercato, a parte il ladro, lo trovasse mai, o che, per volermelo restituire, lo frugasse alla ricerca del mio nome.

Nel frattempo s’era fatto tardi e il mercato era stato quasi tutto smontato. Continuai ad aggirarmi tra gli scarti ammucchiati ed i cartoni rotti, smuovendoli con i piedi. Ad ognuno pensavo: “Hai visto mai che sta qui sotto?”. Ma non ci speravo veramente.

Quel maledetto ladro, proprio il mio portafoglio si doveva prendere, con tutta la gente che c’era?” pensai stringendo i pugni come avrei fatto se l’avessi avuto tra le mani: quell’odioso, quel lurido, quel brutto ceffo!

Gli ambulanti erano andati tutti via e io pure risalii in casa. Dovevo pensare, e dovevo farlo velocemente.

Angela intanto non si era mossa. Almeno lì tutto andava bene.

Eravamo andati a funghi, due giorni prima, con la colazione al sacco e con i cestini adatti alla raccolta. Sapevamo distinguere bene i rigonfiamenti dei mucchietti di foglie cadute. Lì sotto c’erano di sicuro ! Angela non era molto esperta, ma aveva occhio e trovava sempre quelli più grossi. Infatti, smuovendo appena un po’ le foglie color ruggine con il suo lungo bastone nodoso, trovò un bel gruppo di prataroli.

Li portammo a casa, e, bene avvolti nella carta, insieme alle russole e ai galletti che avevo trovato io, li abbiamo messi in frigorifero. Io dovevo partire la sera stessa, per cui li avremmo mangiati l’indomani a cena, fatti in padella con aglio e prezzemolo.

La sera dopo, con un sms, Angela mi diceva: “Sto cucinando i funghi, a che ora sarai qui ?”. Le risposi dopo un po’ :”Non posso tornare, stasera, ho perso il treno, prenderò quello di domattina. Tu mangia pure i funghi, che, riscaldati, non sono buoni, ciao”.

Sceso dal treno, il giorno dopo, passando per il mercato, vidi quella bancarella piena di porcini e mi sono fermato per prenderne qualcuno.

Il resto lo sapete già.

Ma non vi ho detto tutto, però. Per esempio, non vi ho detto che io sono esperto in micologia perchè ho seguito diversi Corsi in giro per il Paese ed ho avuto una ricca raccolta di testi sull’argomento, fino a che Angela non me li ha buttati tutti per fare spazio all’acquario dei pesci rossi, che si accostava bene ai colori dei cuscinetti sul divano. Ma io neanche mi sono arrabbiato. Ho taciuto.

Mi sono comportato come quando lei ha prosciugato il nostro conto per aiutare il fratello, che poi è fallito lo stesso. Anche allora ho taciuto.

La prima volta in cui ho smesso di parlare, fu quando lei decise che a me piacevano le camicie e le cravatte e regalò al Portiere tutti i miei maglioncini dolcevita. Per un’infinità di cose come queste, quando lei trovò quei prataroli, non le dissi che erano delle amanita e tacqui.

Adesso guardo il suo corpo sdraiato e sembra che dorma girata verso la finestra.

Il ladro di portafogli avrà sicuramente preso i soldi e la Carta, forse anche i documenti per riciclarli, ma poi avrà buttato tutto il resto in qualche secchione, spero, compreso il mio tesserino dell’ultimo Corso, che non avevo ancora fatto in tempo a distruggere.

Ma se invece un ingenuo passante, trovato il portafoglio semivuoto, lo dovesse consegnare alle autorità ?

Non posso aspettare oltre, devo chiamare la Polizia e dire loro che non riesco a svegliare mia moglie.

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1 commento »

  1. Complimenti, un finale inaspettato, come del resto il vero inizio della storia.

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