Premio Racconti nella Rete 2017 “Benvenuto, Luigino!” di Patrizia Lazzari
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017I genitori hanno promesso a Lucia di non stare via a lungo, giusto il tempo necessario. Torneranno appena Luigino sarà uscito dalla pancia della mamma. Lucia non riesce a capire come mai, questo Luigino, si sia formato proprio dentro il corpo della sua mamma. Perché non in quello del papà, o della nonna? O magari da qualsiasi altra parte, così da arrivare a casa già fatto. Non crede a quanto le hanno raccontato di essere cresciuta anche lei dentro la stessa pancia, non ricorda nulla di quel periodo. Forse le hanno raccontato una frottola, come quella di Babbo Natale – lei aveva smesso di crederci già a quattro anni -. Ora che è più grande, cinque anni, quasi sei, sta bene attenta a non farsi più prendere in giro con le invenzioni per bimbi piccoli.
Sale sul letto e si sdraia dal lato della mamma. Scosta la coperta e poggia il viso sul cuscino. La federa odora di bucato, non sa di mamma. La signora Maria ha cambiato tutti i letti la mattina. Anche il suo lenzuolo sa di sapone.
La stanza, vista da quella prospettiva, sembra molto più grande del solito: il soffitto altissimo, il lampadario enorme. Lucia allunga le braccia per misurare lo spazio intorno e per vedere l’ombra sul muro. Muove le dita, cercando di imitare le mani di suo padre quando fa apparire gli animali: un coniglio, un gattino, un cane. Lei riesce a creare una via di mezzo tra un gatto e una giraffa.
Ai piedi del letto c’è la culla per Luigino. Le hanno detto che è stata la sua stessa culla e che anche lei, per tanto tempo, ha dormito in camera dei genitori. In un lettino così piccolo? Come è possibile? Di questa culla, lei non ricorda proprio nulla, e quindi sospetta che sia un’altra favola inventata apposta per farle voler bene a questo Luigino.
Tutti i grandi della famiglia aspettano da mesi, con ansia, l’arrivo del nuovo bambino e sembrano certi che anche lei non desideri altro. Ma non è così. Lo ha detto più volte ma non le credono. Lei sta bene a casa da sola, col papà e la mamma. Per giocare ha molti amichetti, a scuola, al parco, nel palazzo. E poi ci sono le due cugine, Alice e Franca. Nessun bisogno di avere un Luigino per casa. Forse, una Luigina le avrebbe fatto un pochino piacere. Con una sorella si possono fare tanti bei giochi come con le cugine: scambiarsi le bambole, divertirsi a inventare storie, a fare le signore. Ma con questo Luigino, cosa può farci? Lui, come tutti i maschi, vorrà solo tirare calci al pallone, e poi riuscirà a distruggere tutti i giocattoli maneggiandoli senza delicatezza o per volerli smontare, come Piero, il fratello di Lia, che abita nella casa accanto, e che le ha rotto tre Barbie per vedere come sono fatte dentro. E poi i maschi, quando non giocano a pallone o non spaccano le Barbie, si divertono solo a prendere in giro le femmine. Che stupidi.
Apre l’armadio. Prende una delle cravatte del papà e se la mette al collo. Tenta di fare il nodo ma sa che è difficile, infatti spesso è la mamma a sistemarlo sulla camicia del papà. Trova un cappello da uomo e lo indossa. Le scende sugli occhi, allora lo sposta indietro verso la nuca. Si mette di fronte allo specchio. “Ciao, io sono Luigino. E tu chi sei?” Si toglie il cappello, fa un passo a destra e si risponde. “Io sono Lucia e vivo in questa casa da cinque anni, quasi sei.” Poi torna a sinistra col cappello in testa. “Ora ci vivrò anche io. Non sei contenta?”. “Non molto. Non sono io ad averti voluto.” “Avresti preferito una sorella, forse?” “Una sorella mi sarebbe piaciuta di più.” “Anche io avrei preferito avere un fratello, sai?” “Ecco, su questo siamo d’accordo.”
La nonna la sta chiamando per fare merenda. Rimette a posto ogni cosa e torna in soggiorno.
Chiede alla nonna perché lei non abbia un fratello o una sorella. Forse ai suoi genitori bastava avere solo lei? La nonna le ripete la risposta data più volte alla stessa domanda. I suoi genitori avrebbero desiderato tantissimo altri bambini ma purtroppo, Gesù, non gliene aveva mandati. Avere più figli è un bene per tutta la famiglia. E quando lei sarà più grande si accorgerà che fortuna sia avere un fratello, e forse anche più d’uno, chissà. La culla di famiglia è sempre pronta per accogliere nuovi bimbi.
Lucia mangia in silenzio la merenda, fissa la pioggia scorrere sui vetri della finestra mentre pensa a come mettere in salvo le sue Barbie. Potrebbe darle alle cugine perché le conservino per lei. Questa è una buona idea. Ma poi, come fa a giocarci quando ne ha voglia? Le cugine abitano lontano. Deve trovare un nascondiglio dentro casa, per forza. Sa che finché Luigino non saprà camminare da solo, le bambole e gli altri giocattoli non correranno molti rischi. Ma il nascondiglio deve deciderlo ora che non ci sono i genitori in casa: dovrà essere un posto segreto anche per loro.
Torna nella camera di papà e mamma. Si rimette sul loro letto. Pensa al nascondiglio migliore. Sopra l’armadio? Buona idea, ma come arrivarci? Troppo alto. Allora, sotto l’armadio? No, un bambino che non cammina sta sempre a terra e magari si infila proprio sotto l’armadio. Nel soppalco dell’ingresso? Nella dispensa?
Si avvicina alla culla e immagina quando sarà occupata dal nuovo bambino, da questo Luigino, uno che di sicuro piangerà tutto il giorno e forse anche la notte. La mamma si dovrà dedicare sempre a lui, le pappe, le pipì, i vestitini. Come è successo a Lia, quando è nato suo fratello Piero, che lei aveva la febbre e la mamma non se era accorta e la mandava a scuola lo stesso.
Apre la porta del terrazzo e spinge fuori la culla. Richiude. Resta a guardare col naso appoggiato al vetro.
La pioggia sta scendendo fitta, a tratti rafforzata da violente folate di vento. Dopo pochi minuti il bordo in tulle è già ridotto ad uno straccetto imbevuto d’acqua, e sulla copertina di lana bianca si è formata una piccola pozza dove la pioggia rimbalza creando zampilli che fanno sorridere Lucia.
La nonna la chiama.
Lucia spegne la luce, si chiude alle spalle la porta della camera dei genitori.
Benvenuto, Luigino!
Beh Sì, ogni primogenito è stato figlio unico e vive un vero trauma quando nascono fratellini o sorelline. Si dice che l’80% dei pazienti degli psichiatri e psicologi sia formato da figli primogenito. Forse non se ne parla abbastanza. Ci sono tante storie come quella che racconti tu. Meriterebbero di essere ascoltate.
Scusa primogeniti