Premio Racconti nella Rete 2017 “Il naufragio colorato” di Maria Antonietta Ferro (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017– Mamma, oggi a scuola è stato un giorno speciale!
-Che cosa è successo, Wolfgang? Raccontami.
-Invece di passare tante ore in classe, un po’ annoiati ma al calduccio, la maestra ci ha fatto mettere cappotto, sciarpa e cappello e ci ha portato in spiaggia. Ha detto di lasciare i guanti in tasca perché per la nostra “missione” sarebbero servite le mani libere.
La faccia della mamma assume sempre più la forma di un punto interrogativo, ma vedendo serenità negli occhi di Wolfgang cerca di non preoccuparsi troppo e aspetta il seguito del racconto, sperando solo che al bambino non venga la febbre e che la maestra non sia completamente impazzita. Con quel freddo, il 7 gennaio, portare la classe in spiaggia… Sarà il caso di avvertire la direttrice.
-Sai, mamma, quella nave che si vede dalla finestra? Quella laggiù, se guardi la vedi ancora…
-Sì, la vedo, ma che c’entra con la scuola?
-C’entra che da quella nave lì il vento ha fatto cadere in mare tantissime cose colorate che hanno raggiunto la riva e hanno invaso la spiaggia. Un tappeto di ovetti di plastica con la sorpresa dentro. Quelli che si trovano nelle piccole uova di cioccolata che tu non mi vuoi mai comprare perché dici che mi fanno cariare i denti. Ecco, la nostra missione era raccogliere quegli ovetti e metterli dentro a dei sacchi, per aiutare il sindaco che da solo non sapeva proprio come fare, e se li avesse lasciati lì il mare se li sarebbe ripresi e si sarebbe inquinato.
-Ah, ho capito. Una missione ecologica. Mi sembra un’ottima idea.
-Sì, siamo stati utili e ci siamo divertiti tanto. A me, però, quegli ovetti naufraghi hanno fatto venire anche dei pensieri. Vuoi che te li dica?
-Sono tutta orecchi.
-Pensavo che doveva essere stato brutto per loro trovarsi catapultati nell’acqua fredda e fonda, con le onde alte, senza sapere dove andare. Devono avere avuto molta paura, non credi? E poi erano già tristi per conto loro, perché la maestra ci ha detto che proprio qualche giorno fa è morto il loro papà, sì, insomma, quel signore che li ha inventati.
-Sei un bambino molto sensibile, Wolfgang. Che cos’altro hai pensato?
Guarda un po’ per aria, Wolfgang, incerto se proseguire o no. Vorrebbe tenere per sé il suo segreto, ma nello stesso tempo ha anche tanta voglia di parlare.
-Non ho pensato altro. Non ne ho avuto il tempo. L’ultimo ovetto che ho raccolto quasi sul bagnasciuga, uno rosso, carino e molto socievole, mi ha raccontato quello che gli passava per la testa mentre cercava di salvarsi.
-Questa poi! Hai proprio una bella fantasia.
-Giuro, mamma, me l’ha raccontato davvero. Te lo posso ripetere parola per parola. Ascolta. Mi ha detto così: “ Uno qualsiasi direbbe che la casa gli è crollata addosso. A me la casa si è sciolta intorno, e invece che nel mio guscio dolce e profumato mi sono ritrovato immerso in una roba liquida e salata che non sapevo che cosa fosse e che non stava ferma un attimo. Andava e veniva, saliva e scendeva, e tutti quegli schizzi e quei sobbalzi mi facevano rimescolare tutto. Le mie piccole viscere destinate a divertire i bambini sbattevano di qua e di là, non sapevo se la mia chiusura avrebbe retto agli urti. E se avessi perso le viscere? Sarei rimasto solo un povero ex ovetto, anzi due povere metà di ex ovetto senza più la sua essenza. Sarebbe stato triste perdere la sorpresa. Non sarei stato più nessuno. No, dovevo farcela. Come invidiavo gli umani che hanno le braccia. Almeno possono nuotare e mettersi in salvo. Io no, io lì, solo, in balia delle onde. Pensavo: ‘Finché resto chiuso sto a galla, ma se disgraziatamente mi apro e mi riempio d’acqua vado a fondo di certo e muoio come ha fatto qualche giorno fa il mio inventore. Forza, onde, spingetemi verso quella spiaggia là in fondo. Lì c’è già una folla di ovetti fortunati che hanno toccato terra intatti e un sacco di bambini che fanno a gara a chi ne raccoglie di più’. Come vedi ce l’ho fatta. Grazie, bambino, per avermi raccolto e ascoltato”.
Non mi guardare così, mamma. Te l’avevo detto che oggi era stato un giorno speciale!
Bellissimo! Grazie! Una bellissima metafora.
Questo racconto é speciale poiché evoca in me tanti bei ricordi… e poi l’ovetto kinder è unico. Sicuramente ai bambini piacerà. Brava Maria Antonietta! Lucia