Premio Racconti nella Rete 2017 “La signora Sisina Pallotta” di Carla Abenante
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017La signora Sisina Pallotta ogni mattina, appena sveglia, apre la finestra.
-Il sole! Deve entrare il sole nella stanza, mi devo rallegrare.-
Il suo è proprio un rito, apre le imposte del balcone, si affaccia, rientra.
Ancora in pigiama, indossando un golfino vecchio, con le pantofole con una pallina di piumino, trascinando un po’ i piedi, va in cucina. Apre lo sportello del mobiletto di fronte al frigorifero, prende il barattolo del caffè. Dalla lavastoviglie, tira fuori le tazzine e le poggia sul tavolo, poi prende il barattolo del caffè, lo stappa, poggia il naso a distanza ravvicinata, e con le narici ne odora l’aroma, inspirando ed espirando più volte, poi affonda il cucchiaino dentro e comincia, sul lavandino, a riempire la caffettiera, dopo di che lo mette sul fuoco della cucina a gas.
Si siede ed osserva il caffè salire, odorandone l’aroma quasi a drogarsi, e quando comincia a rumoreggiare spegne la fiamma, e se ne versa una tazzina. Esce sul balcone e comincia a sorseggiarlo, guardandosi intorno.
La vista dal balcone è spettacolare, abita vicino alla redazione del Mattino, vede tutto il golfo, e da un angolo anche tutta la via Chiatamone. E’ un palazzo di quelli antichi, dove l’atrio è grande come un appartamento, con un giardinetto al centro, le statue dei proprietari, nobili di un tempo, e le piante lungo i gradini delle scale.
Le due scale con su il tappeto blu.
-Buongiorno, signora avete visto, oggi il sole è ‘na favola. Guardate là, vedete verso il Vesuvio, c’è un nuvolone sopra, sembra fumo, ‘o pennacchio-
Rivolta alla signora del piano di sotto, dell’altra scala.
-Avete ragione, ma non è che vuole scoppiare, quello prima o poi-
-Eh signora ma come vi viene in mente, e che volete da’ a soddisfazione a chi ci dice che dobbiamo morire col Vesuvio. Sono nuvole, e che peccato, fra poco coprono sta meraviglia.-
-Lo so che sono nuvole. Io mi metto un poco paura del Vesuvio, io sono ignorante, vebbè signora vado a fare i servizi. Vi saluto.-
-Buongiorno-
Rientra in casa, va in cucina posa la tazza.
Va in bagno, dopo essersi liberata la vescica, si guarda nello specchio.
Ha sessanta anni, non molte rughe per la sua età, la pelle olivastra, i capelli biondi da tintura. E’ ancora piacente. Da giovane era bellissima e aveva molti corteggiatori.
Lei però aveva scelto Pasquale, fidanzati dai banchi di scuola. Lui si era laureato in medicina. Lei non aveva proseguito gli studi, perché a 18 anni rimase incinta del loro primo figlio.
Dopo la pensione ha pensato bene di andare in Africa con i medici di senza frontiere, e ogni quattro mesi parte per andare a curare gli africani.
La signora Sisina, quando il marito le annunciò la decisione per poco non le veniva un infarto.
-Pasquale, ma come, ora che potevi dedicarti di più a me e ai nostri figli, anche se hanno la loro famiglia te ne vai un mese in Africa-
-Sisina ma tu vieni con me-
La prima volta ci era andata, ma non era riuscita ad abituarsi alle continue emergenze, ma aveva capito l’esigenza del marito.
Questo è il mese in cui Pasquale è via e lei è in uno stato di continua ansia, che cerca di demonizzare chiacchierando con i vicini, guardando i passanti sul lungomare.
Squilla il telefono.
Sobbalza, ha lo sguardo fisso nello specchio, si muove lentamente e va verso il corridoio, dove il telefono è poggiato sulla colonna di marmo bianco con le venature grigiastre.
Prende la cornetta e risponde.
-Pronto-
-Pronto casa Pallotta?- Una voce roca, sintomo di raffreddore.
-Si che volete?-
-Signore sono un amico di Riccardo, sapete ha un problema.-
Sente il cuore cominciarle a battere forte.
-Cosa è successo a mio figlio-
-Ha perso dei soldi al gioco, mi ha chiesto di chiamarla per dirle di preparare cinquemila euro, io passo tra un po’ e li vengo a prendere, lei me li porta giù al portone-
-Ma io non ho cinquemila euro in casa, datemi il tempo di andare alla posta qua vicino-
-Va bene vengo fra un’ora, dico a Riccardo di avvisare i creditori- chiude bruscamente il telefono.
Comincia a camminare nervosamente per la casa. Potrebbe essere una truffa, ma potrebbe essere vero, quel ragazzo le aveva dato sempre problemi.
-Mamma ho male alla pancia, non voglio andare a scuola-
Gli occhi lucidi troppo lucidi aveva quel giorno il suo ragazzo, lei lo aveva notato già da tempo, ne aveva parlato con Pasquale, che le aveva risposto di essere troppo apprensiva.
-Mamma vieni sto male-
-Arrivo, ma che ti senti- lei stava facendo il suo solito rito del caffè –aspetta ho il caffè sul fuoco-
-Mamma non ce la faccio devi venire sto troppo male mammaaa-
Un po’ seccata entra nella cameretta di Riccardo, sedici anni, e lo vede riverso a testa in giù con la bava alla bocca.
Il panico le sale alla gola , non riesce neanche a dare un urlo. Pasquale è in ospedale. Chiama il 118 la corsa in ospedale, nello stesso in cui lavora il marito. Dal pronto soccorso lo chiamano.
Lei non capisce più nulla, piange.
-Sisina è overdose, avevi ragione-
Comincia a dargli i pugni sullo stomaco, sulla schiena.
-Te lo avevo detto, era strano, ed ora?-
-Si salva non ti preoccupare, ma dobbiamo disintossicarlo, sarà dura-
Va in camera da letto, si prepara alla svelta, mette il libretto dei risparmi nella borsa, dopo averlo preso dalla cassaforte.
Quelli lo hanno ripescato, anche se sono passati anni, ora lo fanno giocare, perché non me ne sono accorta.
Chiude la porta, prende l’ascensore, all’uscita incontra il portiere
-Signora e che succede stamattina, così presto già esce?, non è da lei-
-Vado di fretta Giuseppe, non posso dirle niente-
Esce dal portone, passa davanti alla redazione del Mattino, deve attraversare la strada, nella traversa parallela c’è la posta.
Mentre attraversa incrocia la nuora che sta andando a lavorare proprio al giornale.
-Dove state andando così presto?-
-Non posso dirtelo, Riccardo dov’è?-
-E’ a casa, aveva qualche linea di febbre, non è andato al lavoro-
-Sicuro?-
-C’è un amico a casa con lui?-
-No ma cosa sta dicendo mammà, sta a letto, vabbè vado al lavoro-
La signora la lascia infastidita.
La nuora un po’ preoccupata, telefona la marito che le dice di seguirla.
Quando la vede dirigersi verso la posta, la rincorre, le bollette le paga direttamente dalla pensione del marito, cosa deve fare alla posta.
-Ma tu non eri andata al giornale?-
-Lei cosa deve fare alla posta?-
-Non posso dirlo proprio a te, poi ti arrabbi.-
-Cosa succede, ora chiamo Riccardo-
Telefona
-Riccardo tua mamma vuole andare alla posta e non mi vuole dire perchè-
-Non posso dirtelo, passami mio figlio-
-Tesoro senti il tuo amico mi ha detto, ma posso mai dirlo a tua moglie-
-Amico, quale amico?-
-Si il tuo amico, quello del gioco, mi hai fatto telefonare tu, il debito del gioco che devi pagare-
-Mamma cosa dici?, io non ho nessun debito di gioco-
-Amore di mamma dimmi la verità, quelli ti hanno cercato di nuovo-
-Mamma non dire sciocchezze, ne sono fuori da trenta anni, quindi-
-Quindi mi vogliono truffare-
-Mammà si sente male?, venga con me, ora telefono al giornale e dico che arrivo più tardi-
Pallida, bianca come una mozzarella, si sente svenire, sente il braccio di Cristina che le stringe il suo, la sente parlare ma non sta comprendendo neanche una parola.
Si sente trascinare via da lì, vede il portone di casa.
Entrano e salgano in casa.
Cristina le dà un bicchiere di acqua.
-Signora dobbiamo chiamare la polizia, devono prenderli-
-Io non so, magari poi non vengono-
-Dobbiamo denunciare-
Prende il telefono e avvisa la polizia.
Squilla il telefono
-Signora, ha i soldi, Riccardo freme deve pagare, mica vuole che gli facciano del male-
-Si venga a prenderli, però sapete mi sono stancata, salga quando arriva, io avviso il portiere che la fa passare-
– Sisina avvisiamo la polizia, devono arrestare quei delinquenti che ce lo hanno rovinato-
-Pasquale e se lo uccidono, ho paura, questi non sai come sono-
-Non lo so, ma so che li voglio dietro le sbarre a marcire-
– Riccardo quando starà bene deve dire chi gliela passava-
-Vabbè ma devono proteggerci –
Anni di buio che poi si erano illuminati
-Signora lei apra la porta e non si preoccupi, noi lo dobbiamo prendere in flagranza di reato, altrimenti non possiamo arrestarlo, stia calma.-
Sente bussare alla porta
-Chi è?-
-Sono l’amico di Riccardo-
Apre
-Entra, vieni ti offro un caffè-
-Signora i soldi, vado di fretta, sa Riccardo-
-E no, mi offendo, un caffè. Come mai servono i soldi a Riccardo, non ho capito bene. I soldi li devo contare, ho preso qualche euro in più, così mi faccio un regalo-
-Vado di fretta-
-Allora non te li do, il caffè mio non lo rifiuta mai nessun amico di mio figlio-
-Vabbè signora, solo un caffè-
Entrano e lo porta in cucina, il poliziotto nascosto nella camera di fianco.
Al momento concordato, con la parola d’ordine, il poliziotto entra in cucina, lo arresta proprio mentre le sta passando i soldi.
Cristina, le va vicino, vede la suocera barcollare.
Il poliziotto con il truffatore escono.
Sisina si butta sul divano e comincia a piangere.
-Cristina come ho potuto credere a questo tizio, come ho potuto pensare che Riccardo avesse perso dei soldi al gioco, mi sento in colpa-
-Mammà non deve sentirsi i colpa, è una banda che truffa gli anziani-
-Come fai a non capire, a me della truffa non m’interessa, io ero pronta a credere che mio figlio avesse sbagliato di nuovo, mentre lui è ormai un figlio bravo, anzi è un papà bravo. Mi era crollato il mondo addosso, cosa ne penserà Riccardo –
-Non si preoccupi, non le dirà nulla, è solo l’amore materno che le ha fatto pensare solo di aiutarlo, senza riflettere.
Si sente meglio, la nuora ha ragione, che brava figlia, il suo Riccardo in questo era stato proprio fortunato.
-Ho pensato ‘na cosa, mo andiamo da Riccardo, io telefono pure ad Annalisa e Marinella, ci farà bene stare insieme, Tu mi accompagni e io cucino per tutti, e facciamo un bel pranzo eh che dici?-
.Mammà io finisco di lavorare alle sei di stasera. Se volete vi accompagno a casa mia. Marinella e Annalisa loro non lavorano possono pure venire. Tanto il pranzo lo potete fare voi, a casa mia è la vostra-
-Cristina facciamo un altro giorno, oggi lasciamo che Riccardo si riposa-
Bussano alla porta, va ad aprire e si trova davanti le due figlie.
-E voi? Che ci fate qui?-
-Mammà Riccardo ci ha avvisato e oggi rimaniamo qua con te ti facciamo compagnia-
-Spingete c’è un’altra bambina che deve nascere, ditelo pure voi dottore, non si deve fermare-
-Sisina dai, sta per uscire un’altra spinta-
-Sono bellissime, tutte e due con tanti capelli, hai visto Pasquale-
-Bellissime Sisina, sono tale e quale a te-
La stanza azzurra che aveva scelto Pasquale era rasserenante, appena Sisina varca la soglia inizia a ridere di gusto, le infermiere la guardano.
-Non sono pazza ma vi pare che due femmine devono stare in una stanza azzurra-
Le infermiere si accodano alla risate.
Intanto Pasquale entra con fascio di rose rosa.
-Ora si abbiamo equilibrato i colori. Con questa stanchezza che sento mi ci vorrebbe proprio un caffè-
-Non scherzare Sisina ora ti devi riprendere ma con altro-
-Ragazze ma voi avete la famiglia, i bambini chi li va a prendere-
-Andiamo noi e torniamo qua, tu preparaci qualcosa di buono, per i bambini fai una pasta..-
-Vabbè faccio io-
Cominciano a chiacchierare. Cristina va via.
Vanno a prendere i bambini. Mangiano tutte insieme.
-Nonna posso prendere la valigetta di nonno, vogliamo giocare al dottore-
-Si ma non gli rompete nulla-
-Faccio il caffè-
-Mammà lo stavamo aspettando-
Squilla il telefono e ritorna indietro ma Marinella prende la cornetta prima di lei.
-Pronto, we papà, aspetta ti passo mamma, non ti preoccupare tutto è a posto, sta tranquilla.-
-We ma che stai dicendo a tuo padre, passalo a me-
-Sisina ma che mi combini, io ti ho detto che devi stare attenta-
-Pasquà e che vuoi io mi sono fatta fare scema, l’amore mi ha fregato. Ma mò stai tranquillo tu, la lezione mi è bastata. Quando torni?-
-Domani sera arrivo, ritorno prima mi manca ‘o cafè che mi prepari la mattina, mi manchi tu. Ciao a domani-
-A domani-
Gli occhi le brillano, va in cucina, prepara il caffè con il solito rito, guarda fuori la finestra, il sole sta tramontando sul mare. Una cartolina, il mare luccica, una barchetta sta rientrando, il lungomare brulica di gente. Sisina si sente felice, non le manca niente, ha la sua famiglia, la sua casa e il sole che le riscaldano il cuore.
Intanto l’aroma del caffè profuma la casa, così tanto da penetrare fuori dalla porta.
Scene di vita quotidiana alla Eduardo de Filippo.Mi è piaciuto, trovandolo molto particolare e ‘popolaresco’ in senso buono, però .A commentare son la prima , in genere porto fortuna, anche anno scorso..fui la prima su alcuni racconti ed alcuni hanno vinto..
Un racconto che è insieme cronaca e cartolina. Bravissima
Grazie per i bellissimi commenti
Carla,
Sisina è adorabile: mi ricorda tantissimo mia nonna, un’anziana signora abruzzese, di quelle che sono le vere, inamovibili colonne della famiglia.
Il racconto di una vita e delle sue meravigliose sfaccettature in poche righe, scritte con una prosa matura e gradevole, impreziosita da un sapiente e calibrato uso del dialetto.
Proprio bello, bravissima.
Carla, che bello questo spaccato di vita quotidiana e familiare! concitato e confusionario il momento descritto, palpabile l’ansia della protagonista che si preoccupa per tutti come fosse un dovere. Una cosa, però: non ti sembrano pochi gli anni di Sisina per cadere in una truffa simile? 🙁