Premio Racconti nella Rete 2017 “Sconcerto sull’Orient Express” di Dominique Henriet
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017Ho 17 anni e sono innamorata. Il primo amore. Un amore esotico. Un amore irto di barriere e ostacoli. La storia, la realtà politica, la lontananza. I miei genitori non mi vogliono lasciare andare in questo anno 1974, l’anno della maturità appena conseguita. Soprattutto mia madre. Forse le sembro ancora una bambina, con la mia faccia tonda e le lentiggini. La mia ingenuità e la mia passione. La mia fiducia nella gente anche sconosciuta. Il mio entusiasmo esagerato. La mia vitalità spensierata.
Anche se conosce la famiglia del mio ragazzo e lui stesso, si preoccupa. Dovrò attraversare da sola la cortina di ferro. Mi potrebbe succedere qualcosa? Lì di sicuro non si scherza. Poi cosa succederà quando farò il giro della Romania con il mio ragazzo? Magari sono troppo giovane, lui ha già 22 anni, studia all’università per fare l’ingegnere. Tante domande.
Ma io non demordo. Sono particolarmente tenace e quando mi metto qualcosa in testa … Nessuno mi deve mettere i bastoni fra le ruote. A questo progetto ci tengo troppo, è da un anno che ci penso. Adesso ho finito il liceo, fra pochi mesi sarò studentessa a Parigi e dovrò vivere da sola, mi vedo proprio come un’adulta a tutti gli effetti, cosa mi potrebbe mai succedere con Octavian che mi protegge? Non dimentichiamoci poi che dal 5 di luglio Giscard d’Estaing ha abbassato l’età della maggiore età: sarò maggiorenne fra 1 anno a 18 anni, non più a 21! Ho preparato tutto con molta determinazione e organizzazione. Dopo la maturità ho lavorato per un mese da mio zio come baby sitter per le mie cuginette di 2 e 4 anni e ho racimolato la somma che mi serve per comprarmi il pass Interrail. Mi permetterà per un mese di viaggiare gratis sui treni di tutti i paesi europei anche quelli dell’Est. Non vedo l’ora. E il mio passaporto è già pronto con tutti i visti per attraversare le frontiere. Mio padre è stato particolarmente attento con l’ambasciata ungherese: “Mia figlia è minorenne. Viaggerà col treno. Siamo sicuri che possa entrare e uscire dall’Ungheria senza problemi? L’ultima volta siamo venuti in famiglia con la macchina. La prassi è uguale?” Ha chiesto più volte. Sembra tutto a posto. Non ci volevano questi ripensamenti all’ultimo momento di mia madre. Sono proprio arrabbiata con lei e comincio a minacciare di fare lo sciopero della fame e di non parlare più. Alla fine, posso partire!!!!!!! Che gioia immensa mi pervade! Una gioia indicibile!
Preparo lo zaino, sono proprio felice. Anzi felicissima.
È arrivato il giorno della partenza! Il mio cuore batte forte forte. Sono troppo eccitata da questa bella avventura. Partiamo in macchina da Sainte-Mère Eglise, il paesino normanno dove sono cresciuta e dove mio padre fa il medico generico. Ci sono i miei genitori e mia sorella, di 3 anni più piccola e mia confidente, eccitata quanto me. Ci sono 3 ore di macchina per Parigi. L’ Orient -Express parte di sera. Oh! ma che gioia! Non riesco a controllarmi, salterei e correrei sul binario. Mio padre cerca la mia carrozza e il mio posto. Con il pass Interrail ho un posto a sedere, di certo non mi potrò godere il lusso dei vagoni letto resi famosi da Agatha Christie. E comunque preferisco, non potrei mai dormire e voglio essere ben sveglia quando passeremo le frontiere, mi piace troppo. E poi potrò conoscere nuovi amici e chiacchierare in francese, inglese o tedesco. Che meraviglia!
Lo devo confessare: la cosa più bella che porto con me, la cosa che farà commuovere e renderà felicissimi i miei amici è un bellissimo ananas! Lo terrò d’occhio per tutto il viaggio, è preziosissimo, non hanno mai visto un ananas. Pregusto già questo momento.
Papà ha sistemato nella rete lo zaino e questo mio tesoro prezioso commestibile, ha controllato il numero del posto, è ora di salutarci, un ultimo abbraccio e la mia famiglia scende dal treno. Oh mio dio, sento il fischietto della partenza e il treno si mette in movimento, non ci posso credere, sto partendo, sto partendo, corro dal mio amore, vorrei già essere arrivata, sto andando da sola e non con la mia famiglia come la prima volta, e il cuore mi scoppia di felicità pura. Essere innamorata a 17 anni è una magia incantevole. Essere innamorata all’epoca delle lettere che ci mettono una vita ad attraversare l’Europa e la censura è proprio eccitante, mi sembra il massimo. Passare ore a scrivere lunghe lettere, mettere una foto nella busta, andare alla posta a comprare il francobollo più bello, aspettare la risposta, angosciarsi, ma perché non risponde??? Allora si fanno i calcoli, più o meno 3 settimane per arrivare a destinazione e uguale per il ritorno, e lui quanto ci metterà a rispondere? Un’ora o un mese? Troverà la lettera a casa in un fine settimana in cui sarà tornato dall’università? Magari è periodo di esami. Magari la lettera si è persa. Poi soppeserà le parole. E’ rischioso scrivere a una ragazza dell’Ovest. Tutta la corrispondenza viene aperta.
Sono innamorata, ma cos’è successo? Per me tantissimo perché sono un’adolescente. L’anno prima con la mia famiglia abbiamo dormito e passato alcuni giorni in questa famiglia rumena nella prima città incontrata dopo la frontiera ungherese. Il figlio più grande mi ha stregata, con il suo sorriso, la sua dolcezza, i suoi occhi verdi. Quando l’ho visto e mi ha preso la mano per salutarmi e baciarmela alla rumena, ho provato qualcosa mai sentito prima, emozioni e sensazioni fortissime, ho pensato che sarei svenuta. Forse una stretta appena prolungata della sua mano, forse il suo sguardo nel mio, forse una specie di scossa elettrica, dopo poco ha chiesto a mio padre se mi potesse portare a fare una passeggiata lungo il Mure?. Nei giorni successivi ci sono state altre passeggiate mano nella mano, tante conversazioni in inglese, un interesse chiaramente espresso. Mi sentivo volare per la felicità, mi sentivo pazza d’amore! E infine tutto questo lungo anno a scambiarci lettere, a conoscerci meglio tramite le parole scritte affidate alle poste di diversi paesi.
Mi sono seduta, ci sono 8 posti nello scompartimento di seconda classe. Mi salutano le persone già sistemate. Si presentano, sembrano molto simpatiche. È una famiglia ungherese che con grande difficoltà è riuscita ad uscire dal paese per una breve vacanza e sono entusiasti e sgomenti dalla realtà occidentale che hanno scoperto: la libertà di espressione, i negozi straripanti di ogni bene, sono quasi nauseati e storditi perché la differenza è troppo grande, mai si sarebbero potuto immaginare che la gente potesse vivere in questo modo così agiato e così libero, in questa specie di ambiente natalizio perenne. Si sono quasi ammalati, sono depressi …. Ci sono i genitori e due bambini, un maschietto e una femminuccia. Siccome il papà parla inglese e tedesco, sarà lui il mio interlocutore fino a Budapest dove scenderanno. Mi ritrovo subito avvolta di affetto e di attenzioni, mi danno da mangiare, mi coprono con le loro giacche, mi dicono di stendermi per dormire, ci sistemiamo con le teste sulle ginocchia l’uno dell’altro. Una ragazza così giovane che viaggia da sola merita protezione! Che bello! Sono capitata proprio bene e siccome da sempre mi fido ciecamente delle persone, penso di nuovo che faccio bene e che comunque non potrei cambiare la mia indole.
Dopo alcune ore arriviamo alla frontiera tedesca, il treno si ferma per potere permettere ai doganieri di salire ed effettuare tutti i controlli necessari. Riparte senza intoppi e ci rimettiamo a dormire. La prossima frontiera è quella austriaca e tutto procede bene come per quella tedesca. A Vienna il treno si ferma per un’ora così che uno può anche scendere e passeggiare nella grande stazione. Sale una giovane donna ungherese nel nostro scompartimento. È molto simpatica e chiacchiero molto con lei. Si chiama Judith e lavora nel mondo dell’antiquariato. Ci ripromettiamo di scriverci, è nato un bel feeling.
Verso le 17 arriviamo alla frontiera ungherese e un senso di vera avventura mi pervade, attraverserò da sola per la prima volta la cortina di ferro! Mi viene anche il batticuore perché ricordo bene i doganieri ungheresi molto antipatici che gridano ordini solo in ungherese e ti mettono paura addosso. Mentre quelli rumeni sono molto simpatici, felici quando riconoscono una macchina francese, subito si mettono a parlare in francese, sono sorridenti anche se ovviamente rigidi e coscienziosi, sono latini come noi e si vede. E così salgono i doganieri ungheresi sul treno. Sono terribili con la “mia” famiglia come sempre quando uno è potuto uscire dal paese: i controlli per loro sono minuziosi e severi, devono aprire la minima borsetta o busta di plastica. Poi tocca a me, faccio vedere il passaporto e il pass Interrail. Mi dicono qualcosa che per forza non sono in grado di capire. Il mio “papà” mi dice che mi pregano di scendere dal treno con tutti i bagagli!!!! Cerca di informarsi sul perché ma nessuno gli risponde. È molto preoccupato per me, io mi sento paralizzata, ma cosa sta succedendo? Prendo lo zaino e scendo e mi aspetta l’evento più umiliante e spaventoso della mia vita. Sul binario devo camminare circondata da doganieri con le armi e i viaggiatori mi guardano dai finestrini aperti. Sono sconvolta, impaurita, mi sento completamente persa, ma mi hanno forse scambiata per una spia????? Mi fanno entrare nella stazione in una stanza molto piccola e mi lasciano là. Non ho la più pallida idea di quello che è successo, del perché … ho tanta voglia di piangere … dopo un po’ fanno entrare con me e con i propri bagagli pure un ragazzo dai capelli lunghi e un uomo sui 30 anni. Rimangono muti e sembrano scombussolati quanto me. Cerco di chiedere in tedesco al giovanissimo doganiere che li accompagna qual è il problema, ma non mi risponde. Dopo poco torna e di nascosto a tutta velocità mi dice che non abbiamo il visto per attraversare la frontiera con il treno ma con la macchina, che prenderemo un tassì per la frontiera austriaca e là potremo passare in Ungheria. La frontiera è a 40 chilometri, ma poi come faremo a proseguire senza treno? Autostop! Autostop, io!!!!!!!! Mi sento male! A questo punto scappa il doganiere che si era impietosito. Meno male che mio padre aveva insistito presso l’Ambasciata Ungherese a Parigi! Spero che li denuncerà e farà vedere loro i sorci verdi! È allucinante! Scandaloso! L’uomo sui 30 anni mi chiede in francese cosa sta succedendo. Gli spiego che anch’io sono francese e quello che mi ha appena detto il giovane doganiere. L’altro ragazzo chiede pure, in inglese: è scozzese e lavora ai cantieri navali di Glasgow. Siamo senza parole e ammutoliamo quando vediamo ripartire il treno … mi attraversa un pensiero terribile: l’ananas!!!! Oh no, sono troppo dispiaciuta, troppo …. Spero che se lo prenderà la “mia” famiglia ungherese! Non l’ho mai saputo.
Cerco di riflettere anche se mi viene difficile concentrarmi. E se rimanessi in questa stazione e ripartissi indietro in Francia? Dopo tutto ho il mio pass per viaggiare gratis. Ma certo, è la soluzione più saggia! Solo che penso al mio ragazzo e alla sua famiglia che mi aspetteranno alla stazione di Arad alle 4 di notte … E come faranno per chiamare i miei? Telefonare ad Ovest è un exploit quasi impossibile da realizzare … e poi parlando con i miei due compagni di sventura alla fine mi sento incoraggiata. Sono simpatici e mi proteggeranno e saremo in 3 per affrontare tutto. Ma sì, che avventura sia!
Saliamo su un tassì che ovviamente dovremo pagare caro, ma dividiamo le spese. Ci lascia nel nulla, in piena campagna alla frontiera fra l’Austria e l’Ungheria. Ci sono lunghe file, soprattutto di camion. C’è buio ormai. Entriamo in un ufficio dove spieghiamo alla bell’e meglio la situazione e ci danno moduli infiniti da riempire. Passiamo un sacco di tempo a riempirli ma ce li strappano perché dobbiamo scrivere meglio a maiuscole … 2 volte ci fanno ricominciare … e poi dobbiamo fare delle foto d’identità dalla macchinetta. Spendiamo un sacco di soldi.
Ho fatto amicizia con Donald, alla fine ha 22 anni, parliamo tanto di libri seduti per terra, e mi dà pane e formaggio. Non ho mai avuto l’opportunità di conoscere un ragazzo operaio. Mi rendo conto che è una persona molto interessante. Per esempio, mi ricordo che mi consiglia di leggere La fattoria degli animali di George Orwell, che ancora non ho letto, e che me ne parla tanto, con entusiasmo. Sono molto contenta di questo incontro, per me ricco di sorprese piacevoli.
Ma ora dobbiamo affrontare il momento peggiore, dobbiamo trovare un mezzo per attraversare l’Ungheria di notte facendo autostop, vorrei morire o svegliarmi da questo incubo. Anche perché Donald e il francese mi spiegano che è meglio se chiedo io ai conducenti, perché parlo 3 lingue e perché sono una ragazza … mi ci vuole un coraggio pazzesco, mi sento tipo mendicante, non so ….così imbarazzata, ma così imbarazzata … Le macchine con famiglie rifiutano tutte perché sono piene o non vanno in Romania, i camion mi prenderebbero ma senza i miei compagni!!!! Aiuto! Non se ne parla nemmenooooo!
Alla fine, miracolo: un minibus svizzero accetta subito con estrema gentilezza e saliamo tutti e tre. Là dentro ci sono 6 giovani uomini sorridenti, sereni, gentilissimi, chi svizzero e chi tedesco, parlano tutti tedesco e vanno in Romania, e hanno 3 posti liberi. Ci sentiamo così sollevati. Il francese mi dice:” Dici loro che eravamo all’ inferno e che ora siamo in paradiso!” Avesse saputo cosa ci aspettava!!!
Questi gentilissimi ospiti ci rifocillano e ci pregano di dormire tranquilli, ci sveglieranno a Budapest, prima tappa del viaggio di Donald verso la Grecia. Donald cerca di convincermi a venire con lui per visitarla. Devo dire la verità: sono molto attratta e titubante. Sono un’adolescente! Ma penso troppo ai miei amici rumeni e ai miei genitori. A proposito dormiranno sonni tranquilli. Non sanno che avrebbero potuto ricevere la notizia della loro figlia ritrovata morta in un bosco in Ungheria … stuprata … strangolata … mai avrebbero potuto capire come fosse stato possibile …
Donald si addormenta con la testa sulla mia spalla e devo confessare che questo ricordo è uno dei più dolci della mia vita. Mi sono spesso chiesta cosa sarebbe cambiato nella mia vita se avessi accettato …
A Budapest, ci svegliano, saranno le 3 o le 4 di notte. Donald scende addormentato, ancora dispiaciuto per il mio rifiuto di andare con lui, gli ho spiegato il perché. Si continua il viaggio in un’atmosfera molto serena, rilassata, con un senso di profonda sicurezza. Ancora una volta, penso che valga la pena fidarsi delle persone. Il francese va in Romania come me ma più lontano.
Arriviamo verso le 8 alla frontiera rumena. I doganieri un po’ si stupiscono: una sola ragazza, dei francesi, dei tedeschi, degli svizzeri. Al solito, fanno scendere tutti, frugano il minibus saltando sui sedili, ispezionando in modo minuzioso ogni angoletto, facendoci aprire tutti i bagagli, controllano i nostri passaporti e visti molto accuratamente poi ci salutano con gentilezza e cortesia e ci augurano una bella vacanza nel loro paese. E adesso arriva il più bello! Dopo un paio di chilometri, il minibus si ferma e i ragazzi esultano, gridano di gioia, ridono, si abbracciano, abbracciano anche noi due passeggeri. Ma perché? Cosa c’è da festeggiare? Ringraziano Dio per averci fatto attraversare la frontiera senza intoppi. Mah!!!! E poi spiegano: ”noi qui siamo in missione, viviamo in una comunità religiosa in Svizzera e trasportiamo bibbie clandestine per portare la parola di Dio nei villaggi rumeni dai contadini”. Rabbrividisco! Bibbie nel doppio fondo del minibus sotto ai nostri piedi? Ma quanto abbiamo rischiato! Bibbie clandestine …. L’ho scampata bella! Dal 1965 al 1989, Ceau?escu, con la sua tenace malvagità aveva vietato di praticare la religione (ortodossa), perché voleva essere lui l’unico Dio adulato. Aveva distrutto le chiese ortodosse e chiuso in carcere i sacerdoti. Era un reato molto grave introdurre una Bibbia in Romania, inserita in un elenco di libri assolutamente proibiti.
Ma alla fine il destino mi ha protetta da quando i miei genitori mi hanno sistemata sul treno a Parigi!
I ragazzi mi lasciano ad Arad verso le 10 del mattino, alla fine ho solo 6 ore di ritardo. Sono così premurosi che mi lasciano quasi di fronte alla casa dei miei amici. Ci scambiamo gli indirizzi.
Suono alla porta. Mamma Maria apre e non crede ai propri occhi: ha gli occhi rossi, gonfi di lacrime, si legge l’ansia e la preoccupazione, la stanchezza sul suo viso. Comincia addirittura a sgridarmi per sfogarsi e perché non riesce a capacitarsi di quello che è successo. Alle 4 di notte mi hanno aspettata alla stazione con un mazzo di fiori, e non sono scesa dal treno … erano sgomenti … e poi come fare per avvisare i miei?
Accorre Octavian. Per me comincia una bellissima vacanza, ma questa è un’altra storia.
Il leader spirituale della comunità svizzera che guidava il minibus mi avrebbe poi scritto fino a raggiungere un giorno il mio paesino normanno addirittura per chiedermi di sposarlo! Ai suoi occhi, sarei stata la moglie ideale per lui in seno alla comunità! Ma questa è un’altra storia.
L’esperienza che ho vissuto in queste 48 ore dell’estate del 1974, a 17 anni e un mese, dopo la maturità, mi ha segnata profondamente. Devo confessare che è stata l’Avventura più Avventura della mia vita. Ho corso quelli che potevano essere grossissimi pericoli ma li ho superati grazie alla riflessione, alle decisioni prese, agli incontri e, soprattutto, sicuramente al destino, fato, fortuna, come si voglia chiamare. Mi ha convinta a continuare per tutta la vita a fidarmi delle persone. Mi ha fatta maturare, perché sono diventata consapevole che non tutto si può prevedere, non tutto fila liscio anche se organizzato nei minimi particolari. Mi sono sentita fiera di essere riuscita a superare gli ostacoli e a perseverare nel mio viaggio piuttosto che darmi per vinta di fronte alla stupidaggine burocratica e tornarmene indietro.
Sono molto grata ai miei genitori per averci portati da ragazzi nei paesi dell’Est. Vivere sulla propria pelle da ragazzi la vita quotidiana di una famiglia rumena, che doveva fare ore di coda ogni giorno per un pezzo di pane o un uovo davanti a negozi completamente sforniti, che aveva diritto ad un chilo di carne al mese, vivere incontrando persone che toccavano i nostri vestiti e ci invidiavano tutto, anche le cose più semplici che avevamo con noi: collant, penne, gomme americane, blue jeans, magliette, cassette di musica inglese e americana, e quant’altro, ci ha fatti riflettere tantissimo. Perché questi due mondi così diversi? Perché il destino ci fa nascere in un posto e non a 2000 chilometri da là? Abbiamo imparato ad accontentarci e a vivere con un senso di gratitudine il bene più prezioso che possa possedere un essere umano, la libertà. Mi porto tuttora questo nel cuore e spero anche nella vita di ogni giorno.
Non lo ritengo un racconto, ma un dettagliato diario di viaggio. Dettagliato e ben scritto.
Un tuffo nel passato, un inno alla libertà, uno sguardo a quello che erano i primi accenni di gioventù proiettata verso il futuro, verso scambi di esperienze fra paesi diversi. Rischioso ma affascinante, il viaggio verso l’Est apre le porte di un mondo povero, controllato, molto diverso dal nostro che ci fa riflettere su quello che era il dualismo tra democrazia e potere forte. Mi piacciono la curiosità e la voglia di sfidare i propri limiti della protagonista.
Un bellissimo racconto che sfida la diffidenza imperante del nostro tempo. Un bel messaggio e una bella lettura.
Dominique,
ogni volta che leggo un racconto del genere del tuo mi mangio le mani per esser stato talmente pigro da viaggiare pochissimo.
Forse per questo amo particolarmente la narrativa del viaggio, che mi consente di visitare luoghi, apprendere culture e modi di vivere che, colpevolmente, non ho approcciato in prima persona.
A questa dote, il tuo scritto aggiunge la freschezza di una protagonista pronta ad affrontare il mondo (soprattutto quello che non conosce) con passione, entusiasmo e tanto, tantissimo candore.
Molto brava, davvero.
E’ ovvio che si tratta di un racconto autobiografico. Un lavoro di scrittura senz’altro catartico ma anche la testimonianza storica di un periodo apparentemente lontano, ma in realtà ancora attuale fino a trent’anni fa…
Ed ecco riaffiorare, attraverso una scrittura al tempo stesso spontanea e minuziosa, emozioni vissute in quello stesso periodo, quella stessa età. A riprova che, malgrado personalità, culture e orizzonti diversi, le esperienze e soprattutto le emozioni vissute ci accomunano.
Scrittura fluida e ben dettagliata, si entra subito nella storia personale e degli eventi storici. La purezza e lo slancio della protagonista ci fanno riflettere come sia importante avere fiducia nel prossimo e che lasciarsi andare alle proprie emozioni, lasciarsi sorprendere dall’imprevedibilità della condivisione e del contatto umano siano fondamentali per vivere in armonia con se stessi.e. La lettura di questo racconto mi ha fatto pensare tanto alla scrittura di Raymond Carver.
Bello, incalzante e ricco di storia e cultura questo bel racconto che ha l’ amore come incipit e la libertà come finale. Magistrale l’ accenno al capolavoro di Orwell. Complimenti Dominique!
Ogni viaggio ad Est e’ un’avventura oggi come nel passato. Questa breve ma intensa pagina di diario rende perfettamente le sensazioni legate a quel mondo e a quelle atmosfere. Lineare, scorrevole, fa venire voglia di sapere come andrà a finire…doti essenziali per un pezzo interessante. Complimenti!
Che spensieratezza a 17 anni! E che bello il tuo racconto: ho viaggiato anch’io con la tua protagonista, complimenti!
Il tuo racconto ha risvegliato in me tanti ricordi, un paio di viaggi tra i paesi dell’est all’inizio degli anni ’90, un’altra epoca rispetto al 1974 sicuramente, ma stesse atmosfere. Bellissimo il riferimento all’ananas. Mi sono immaginata la meraviglia della famiglia rumena nello scoprire la sua forma bizzarra e il suo sapore meraviglioso. Che poi sia finita chissà dove mi è piaciuto ancora di più.
Grazie davvero a tutti per i vostri commenti, che mi hanno fatto tanto piacere, farò tesoro delle vostre impressioni, delle vostre parole. Grazie di cuore!
Per prima cosa voglio ringraziarti dei tuoi commenti positivi e carini per il mio lavoro.
Il tuo racconto simpatico e al contempo specchio della realtà di un certo periodo storico, mi ha fatto ricordare quando io alla stessa età della tua protagonista, volevo volare e avevo la smania crescere in fretta con mia madre che mi tarpava le ali.
Ho riassaporato sensazioni oramai lontane
Grazie
Un breve ma intenso racconto di un viaggio verso la libertà. Bravissima, bella la la fluidità della scrittura ed il ritmo incalzante riesce a prendere istante per istante
Complimenti. Un memoir molto piacevole, che dietro la leggerezza dei 17 anni racconta ai giovani dell’Erasmus l’Europa degli anni 70.
Elvira, Patrizia e Francesca, vi ringrazio molto per le vostre reazioni al mio racconto. Scusatemi se non ho potuto rispondere prima. Sono contenta che vi sia piaciuto.
Dominique, il diario di un viaggio che si interseca con una storia di formazione. Chi c’era, si ritrova; io, parafrasando Mario Capanna che l’aveva detto in riferimento a qualche anno prima di questo tuo 1974, posso solo ripetere: “formidabili” anche “quegli anni”!
Prima o poi me lo faccio un viaggio sull’Orient Express e nel frattempo grazie Dominique per questo diario del tuo viaggio fondante, in cui traspare l’entusiasmo e lo spirito dei tuoi diciassette anni, e che sono sicura non hai perso. Lo si capisce nelle ultime righe, dalla fiducia che conservi nelle persone e nella strenua volontà, e dalla gratitudine che esprimi. Davvero complimenti, Dominique, sono doti preziose.
Stupendo il tuo racconto Dominique, ci sei “tutta tu”, mi piace come ti racconti.
E nello stesso tempo rivivo le mie impressioni a quell’età, su un altro treno, verso un’altra meta.
Racconta ancora..
In risposta a Irene:
Grazie, Irene! Sono molto felice che questo racconto ti abbia permesso di rivivere emozioni legate all’adolescenza! E che ti sia piaciuto.