Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “Luna per un giorno” di Luca Pisà

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

Non so se vi è mai capitato di vivere una di quelle passioni improvvise, da togliervi l’appetito e non farvi dormire la notte. Ebbene a me sì e non lo auguro a nessuno. Si fa presto a dire che l’amore colora la vita e le nostre giornate di rosa, ma questo lo sostiene chi non ha mai provato a convivere con un’ossessione.
Tutto cominciò il quindici dicembre del 2005 alle 15.15 in uno stucchevole pomeriggio di shopping natalizio. Uno di quei giorni in cui la gente inizia seriamente a chiedersi quanto dovrà spendere e quanto tempo dovrà perdere per comprare i soliti maledetti regali di Natale. Bisogna togliersi il pensiero e depennare più nomi possibile dalla lista, ovviamente spendendo il minimo indispensabile. Ci si comincia a sentire più buoni, i ritornelli natalizi ti azzerano i pensieri e le commesse col cappellino rosso ti stuzzicano fantasie che di santo non hanno proprio nulla.
Luca si trovava nella fase che più detestava. Iniziare seriamente a cercare qualcosa e riuscire a non comprare le stesse cose per le stesse persone dell’anno precedente.
Prima di buttarsi nella mischia pensò che ci sarebbe stata bene un’ altra sigaretta ma si accorse che l’ultima Marlboro l’aveva data al suo amico rosaio fuori dalla stazione. Guardò l’ora ( che si sarebbe poi ricordato per tutta la vita) e decise di entrare in tabaccheria.
Dietro il banco vide Lei.

Gentilmente la commessa ( l’angelo, la divinità, la sua futura moglie sicuramente) gli chiese “mi dica?”.
Luca non sapeva cosa avrebbe dovuto dirle. Forse il suo numero di telefono, l’indirizzo, la terza declinazione latina del nome “amor”, quanti fagioli teneva la Carrà nel suo maledetto barattolo. Perse l’uso della parola, disse “niente scusa ho sbagliato negozio” ed uscì.
“Ma come cavolo faccio ad essere così idiota! Bella, è bella e sicuramente sarà abituata a stuoli di bavosi che perdono l’uso della parola davanti a lei. Bravo Luca! Complimenti! Ora con che faccia torno là dentro. . . ”
Riguardò l’ora e non era nemmeno scattato il minuto successivo, così decise di punirsi per la sua ennesima figura di merda.
Smise di fumare. Chissà forse quell’ora con tutti quei cinque e quei quindici era un segno del destino, l’inizio di qualcosa di memorabile.
Per oggi basta shopping, pensò incamminandosi verso Brignole. Il rosaio gli chiese un’altra sigaretta, ma lui aveva smesso, quindi niente da fare, questa volta la scrocchi a qualcun altro, bello.
Che fare ora? Sapeva dove l’angelo lavorava e anche se non era più un fumatore di certo non gli sarebbe mancato un pretesto per comprare qualcosa in tabaccheria.
Il giorno dopo ci avrebbe pensato e sicuramente questa volta lei lo avrebbe notato e servito come un cliente d’eccezione.
Seduto in treno ascoltando a tutto volume “Giulia” di Togni si convinse che anche quello era un segno del destino: lei si doveva chiamare per forza Giulia.
Com’era bello sognare ad occhi aperti la sua Giulia mentre dal finestrino vedeva la stazione di Cornigliano, che magicamente quel pomeriggio gli appariva piena di fascino e memore di un’antica nobiltà.
Si rilassò e decise che l’indomani tutto sarebbe andato per il verso giusto.
Non era sua abitudine, ma decise di mollarne una, piccola piccola, tanto il vagone era quasi vuoto e tutta la tensione accumulata gli aveva scombussolato il pancino.
Sentì subito un alone di “Angel” di Thierry Mugler che lo fece trasalire. Quel profumo lo mandava letteralmente in estasi. Se lo avesse sentito indosso alla Mazzamauro ci avrebbe provato pure con lei, ma possibile che quel odore celestiale fosse uscito proprio da lui? Nel preciso istante in cui formulò quest’assurdo pensiero vide Giulia ( la sua Giulia) sedersi di fianco a lui. L’unica cosa a cui riusciva a pensare era la malcapitata possibilità che lei avesse sentito il suo rumorino.

Per la seconda volta in poche ore desiderò ardentemente non essere mai nato.
Giulia appariva distratta e stanca e lo sguardo benevolo di lei fuori dal finestrino gli fece sperare che non si fosse accorta di nulla.
E adesso che faccio? Attacco discorso o la ignoro preparandomi psicologicamente all’attacco di domani?, pensò fissando il ginocchio di lei.-
Luca decise che il giorno dopo sarebbe tornato in tabaccheria tutto tirato e profumato e lei sarebbe stata colpita dalla sicurezza e dal carisma che trasudava da ogni suo poro.
“Ciao!” disse Giulia all’improvviso.
“Ciao a te!” rispose Luca immediatamente. Ma poi perché aveva detto “ciao a te!” Ma chi cavolo risponde “ciao a te!” .
“Sbaglio o sei entrato nella tabaccheria di via Galata poco fa? Stavo per finire il turno, sei entrato e uscito subito senza comprare. Mi hai fatto ridere sembrava avessi visto un fantasma!” .

Ormai la conversazione era iniziata e non poteva più tirarsi indietro.

“Sì…vero…hai ragione, ero sovrappensiero e all’improvviso mi sono scordato cosa avrei dovuto comprare, mi capita spesso”, chiudendo la frase con una sghignazzata isterica.

“Non ti preoccupare, capita spesso agli anziani e ai ragazzini. I primi si scordano un po’ di tutto, mentre i secondi si imbarazzano a chiedere i preservativi quando mi vedono dietro il bancone e rinunciano”, gli disse con un enorme sorriso, anzi più che un sorriso una vera e propria risata a malapena trattenuta.

Ecco siamo a posto, visto che evidentemente non sono un ragazzino, mi sta dando del vecchio!

In effetti Luca non era più un giovincello, ma i suoi trentacinque anni se li portava splendidamente. Alto, fisico asciutto, spalle larghe, zero pancia, capelli folti, neri e morbidamente ricciuti. Gli occhi blu di taglio orientale gli davano un non so che di esotico e meridionale allo stesso tempo, che faceva letteralmente cadere ai suoi piedi le ragazze.

Ci devo provare lo stesso, pensò, anche se mi considera un vecchio, la farò innamorare perdutamente di me.

“Ma dai! è quest’atmosfera natalizia e l’ansia da prestazione che mi manda in palla” buttò lì con il suo sorriso più smagliante, che non lo aveva mai tradito.

“Prestazione? In che senso prestazione? Devi fare una gara?”.

No! Non era possibile, aveva detto prestazione invece di shopping! Cercò di bofonchiare qualcosa a proposito di un allenamento di nuoto, ma poi lasciò perdere tanto ormai Giulia gli rideva praticamente in faccia.

“Comunque io sono Luna, piacere”, gli disse porgendogli la mano.

Luna, Luna, Luna. Si chiama Luna. Quindi in pratica avevo solo sbagliato titolo della canzone, meglio così in effetti avevo sempre preferito “Luna” a “Giulia”.

“Guardo il mondo da un oblò mi annoio un po’” era decisamente meglio di “Giulia oh Giulia mia cara” da cantare a squarciagola sotto la doccia pensando a lei.

“Piacere mio, sono Luca. Mi sembra di conoscerti da sempre, sbaglio o ci siamo già visti da qualche parte?”.

E con questo affondo era a posto per il resto dei suoi giorni. Non avrebbe potuto scegliere frase peggiore, cliché più odioso per attaccare bottone.

Luna non si trattenne più e scoppiò in una fragorosa risata.

Mamma mia quant’era bella quando rideva. Denti meravigliosi, bianchi, dritti, della giusta misura, racchiusi in una bocca piccola ma carnosa , erano stati il colpo di grazia finale. Luca guardava subito i denti delle ragazze e se non erano regolari, non riusciva nemmeno a pensare di baciarle. Neanche se prima avevano fatto il bagno in “Angel”, i denti erano una condizione imprescindibile.

La goffaggine di questo ragazzotto belloccio e la naturalezza con cui infilava una gaffe dietro l’altra avevano smosso qualcosa nell’attenzione di Luna. Un misto di tenerezza ed eros, un pensiero spinto che subito cacciò via accorgendosi che il treno si era fermato nella stazione di Voltri e che sarebbe dovuta scendere di corsa.

Saltò giù come una gazzella giusto prima che si chiudessero le porte e Luca si sentì perduto. Fece per tirare giù il finestrino ma ovviamente era bloccato così iniziò a urlare “dove ti trovo dove ti trovo”, gesticolando come uno sbandieratore al palio di Siena.

Luna gli stava dicendo qualcosa, ma lui non capiva. Non era mai riuscito a capire il labiale, nemmeno a scuola quando i compagni gli suggerivano, lui capiva sempre fischi per fiaschi e peggiorava la situazione rispondendo cose assurde ai prof.

“La signorina le sta dicendo che lei sa dove lavora”, intervenne la signora seduta lì a fianco.

Ma certo che so dove trovarla! Guardò per un ultima volta Luna che ormai aveva perso i freni inibitori e rideva come una pazza fissando quel bellissimo e buffo ragazzo allontanarsi lentamente dimenandosi dietro al vetro.

Il giorno successivo Luca partì deciso per conquistare la sua bella e giovane tabaccaia.

Non era abituato a concentrarsi per sedurre una donna, gli era sempre venuto naturale, anche se spesso con risultati discutibili. Le donne lo cercavano per il suo aspetto e dopo lo apprezzavano per il suo buon carattere, ma poi rimanevano deluse dalla discrepanza tra ciò che vedevano da fuori e quello che lui nascondeva dentro. Era sempre stato un ragazzo all’antica, anche da giovanissimo, gli piacevano certo le conquiste estive e le storie leggere quando si trattava di divertirsi, ma dopo un po’ diventava insofferente, cercava complicità con la sua ragazza, rispetto e di tanto in tanto un po’ di trasgressione. Ma trovare ragazze normali, diventava sempre più difficile. O cercavano il toy boy da esibire con le amiche, o si volevano innamorare dalla prima sera e andare a convivere il giorno successivo oppure gli saltavano direttamente addosso in macchina e poi tanti saluti. Cominciava a pensare che tutti gli articoli sulla crisi del maschio 2.0 che leggeva su Glamour a casa di sua madre fossero un’amara verità e non solo trovate giornalistiche per cacciatrici urbane con velleità intellettuali.

Con Luna sarebbe stato tutto diverso. Lei era molto bella, sicuramente corteggiata, esperta nell’inquadrare gli uomini e senza bisogno di volere piacere a tutti i costi, come certe ragazze che quando le conosci in discoteca alla sera sembrano Cindy Crawford e il mattino dopo ti trovi a fianco la versione centrifugata di una pigotta bergamasca.

Decise per un look naturale, come se fosse capitato lì per caso. Sarebbe entrato distrattamente , l’avrebbe salutata con un occhiolino (con le ragazze funziona sempre) e poi avrebbe chiesto un pacchetto di kleenex tanto per attaccare discorso.

Giacca di pelle nera, camicia bianca, jeans attillati e sneakers rosse, il tutto rifinito da una pashmina di seta grigia mollemente accalappiata al suo collo.

Arrivò in tabaccheria, pronto, carico e ottimista. Varcò la soglia e non appena vide Luna sentì il cuore in gola, le mani iniziarono a sudare e tutto nella sua mente svanì.

“Ciao Luca! Che piacere vederti”

“Ciao Giulia il piacere è tutto mio!” Lo aveva fatto di nuovo. Gli incipit non erano il suo forte ahimè.

“Veramente mi chiamo Luna”.

“Sì lo so ma è una lunga storia, un giorno forse te la racconterò” e fece il suo famoso occhiolino.

Luna gli sorrise. Quel ragazzo conciato come uno spogliarellista la sera della festa delle donne, aveva qualcosa di romantico che la fece sentire al sicuro.

“Tra poco finisco, se mi aspetti ci prendiamo un caffè”.

“Ok perfetto, devo giusto sbrigare un paio di commissioni e tra mezz’ora sono qua”.

Non era vero, ma lui era capitato lì per caso, quindi era logico che avesse qualcosa di più urgente da fare.

Fu il caffè più bello di tutta la sua vita. In realtà il caffè gli faceva venire i bruciori di stomaco e strani pensieri di morte su cui normalmente non si soffermava, ma per Giulia (òps Luna), avrebbe bevuto qualsiasi cosa.

Luna si stava rivelando esattamente come se l’era immaginata. Cordiale, sincera, semplice e un po’ maliziosa. Specchiandosi nei suoi occhi si sentiva arrivato e pronto a prendere in mano le redini della sua vita e più la fissava, più la desiderava, più si avvicinava e più non sentiva il mondo intorno a lui. Fu inevitabile che le loro labbra si fondessero in un tenero bacio, inizialmente timido ma già carico di sostanziose promesse.

Luca le appoggiò una mano sulla nuca e le sussurrò “Giulia, credo che mi innamorerò di te”.

Un sonoro ceffone risvegliò Luca dal suo viaggione.

“E adesso hai rotto con sta Giulia!”.

Il sogno era già finito, pensava a quando sarebbe stato bello sposarla e passare il resto della vita con lei, mentre si accendeva un’altra sigaretta.

Loading

14 commenti »

  1. Luca,

    un “sogno non sogno” che prende forma nella testa del protagonista, fino a farlo inciampare tra i ciottoli di un’ossessione che via via prende sostanza.

    Ho apprezzato molto, oltre alla trama, diversi particolari stilistici: i richiami ad Angel (fantastico il cenno alla indimenticata Mazzamauro :-)), il parallelismo tra nomi di donna e canzoni ed il passaggio su “Luca, il ragazzo all’antica che non riesce a trovare ragazze normali” e sulla “crisi del maschio 2.0”.

    Ho letto con molto piacere: complimenti!

  2. Lorenzo ti ringrazio per il commento. Il mio voleva essere un racconto leggero, buffo, agrodolce e un po’ romantico e già solo il fatto che ti sia piaciuto mi dà molta soddisfazione. Non ho mai scritto una riga prima d’ora e le tue parole mi hanno fatto molto piacere. Grazie 🙂

  3. Il tuo racconto, Luca, è molto piacevole e, a tratti, divertente. Bravo

  4. Grazie mille Gloria ????

  5. Un racconto che mette allegria! Complimenti!

  6. Ti ringrazio Stefania ????

  7. Carino, simpatico e piacevole. Il protagonista è un autobiografia?

  8. Grazie mille Elvira. Il Luca del racconto non è un personaggio autobiografico. Abbiamo in comune solo il nome e un po’ di goffaggine, per il resto è tutta fantasia.

  9. Veramente gradevole nella sua semplicità. Piacevole anche la vena umoristica, mai eccessiva e forzata.

  10. Grazie Les Ubu l’intento era quello, offrire qualche minuto di svago e magari un sorriso.

  11. Luca, se è un inizio non è niente male, Mi sono divertita a leggere di questo sconclusionato personaggio.

  12. A proposito se ti fa piacere leggerlo si intitola “Un angelo caduto dal cielo” buona serata

  13. Grazie mille Paola anche io mi sono divertito a scriverlo. Sì è la prima cosa che scrivo, ci ho preso gusto e ne ho scritto anche un altro per il concorso. :))

  14. Luca, leggerò anche l’altro; mi sono ripromessa di leggere tutti i racconti, ma sono tanti! Io ero partita con l’idea di spedirne uno, poi sono arrivata a tre (mai partecipato prima ad un concorso) e ora sto scoprendo un mondo! Non riuscirò, comunque, a commentarli tutti per vari motivi. 😉

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.