Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “El amor oculto” di Anna Lisa Del Carlo

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

Erano passati almeno vent’anni da quando Luigi e Gesuina carichi di gioventù, valigie e speranze avevano intrapreso quel loro viaggio verso l’Argentina inseguendo il sogno di una nuova vita insieme. E per un po’ di tempo tutto era andato bene.

Luigi, giovane, intraprendente e convinto che la neonata Repubblica avrebbe offerto loro quei vantaggi che oramai l’Italia, un po’ per la crisi agraria a nord, un po’ per il collasso economico a sud, non poteva più garantirgli; e Gesuina, generosa d’animo e fisico, che non aveva mai avuto un solo ripensamento e per amore si era allontanata dalla sua terra d’origine, avevano vissuto a lungo felici in quella località nella provincia di Buenos Aires, dove li aveva accolti un mondo diverso. Lì, nelle terre che fino a poco più di un secolo prima erano state colonie agricole adesso continuavano a fiorire industrie di cotone, aziende vinicole, stabilimenti di zucchero, frutteti. Lì, dove tutto poteva accadere molto era accaduto.

Il paesaggio dominato dalla pampa sconfinata, capace di regalare una vista interminabile fino all’orizzonte e forse oltre, al di là di quel mondo conosciuto; la casa alta con terrazzi aperti e scale bianche di marmo, il giardino zeppo di piante e un albero alto circondato da rosai, palme e profumati fiori di eucalipto; la vita, che scorreva felice e il patio, e la strada, furono gli spazi di quel regno dove Gesuina e Luigi decisero molto tempo prima che avrebbero vissuto fino alla fine dei loro giorni. E in quel tutto fatto di schiettezza e semplicità avevano messo al mondo tanti figli, più di quanti se ne possano contare con una mano: biondi e mori, magri e alti come papà Luigi, bassi e paffuti come mamma Gesuina, comunque belli e ribelli come quella terra fatta di carreggiate impregnate di fango argilloso, civette annidiate sui tetti e un sole tanto rosso e giallo da rassicurare almeno quanto due grandi braccia materne.

Qui aveva imparato a correre la piccola di casa, Elina, che di questa vita priva di frenesia aveva alimentato per sette anni il corpo e nutrito lo spirito rendendolo libero e indipendente, geloso nascondiglio del su amor oculto.

Ci fu però un giorno in cui il regno incantato ebbe fine. Il tracollo finanziario causato dalla svalutazione improvvisa del pesos che investì quanti avevano creduto nel sogno americano impegnando ingenti capitali, costrinse Luigi alla scelta obbligata di tornare in Italia. Come tutti, anche la piccola Elina sapeva bene che sarebbe stato doloroso lasciare quelle strade fangose e i campi profumati, i giochi sotto il campanile della chiesa con Carlito, le collane di fiori di paraiso e le palme, il dulce de leche e i canti nel cortile, le urla a squarciagola. La libertà.

In Italia, Elina e i suoi fratelli vivevano nella campagna toscana dove non mancavano certo alberi da frutto, piante secolari, fiori di ogni tipo; dove nemmeno l’amore di mamma Gesuina e la presenza di papà Luigi mancavano. Anche zio Siro e il fuoco davanti al quale fare lunghe chiacchierate, ridere e sorseggiare un bicchiere di latte caldo erano lì. Ma nonostante tutto questo, la piccola Elina soffriva. Si era trovata lei selvaggia e ribelle, a fare i conti con spazi chiusi che non le permettevano di vedere oltre e neppure i primi batticuori le avevano saziato il petto. Aveva come il desiderio di rimpinzarlo con qualcosa di più nutriente. Iniziò così a sognare una vita diversa e con la sorella prediletta, Anna, fantasticava un futuro grande almeno quanto l’Argentina. Ma quale? Trovò finalmente ciò che desiderava nelle pagine delle riviste sfogliate qua e là di nascosto quando non aveva voglia di fare i suoi compiti, e che ritraevano le dive del cinema americano: da Jean Parker e Mary Carlysle della Metro Goodwin Mayer, a Norma Shearer, Jean Harlow e tante altre. Loro sì che erano belle e importanti; facevano qualcosa di unico e potevano essere mille persone in un solo corpo, vivere in diversi posti e situazioni sempre nuove. Potevano essere un giorno la segretaria innamorata de La banda dei fantasmi, un altro la giovane moglie di Lord Falkland in Notti sul Bosforo e magari, una altro ancora, la principessa Anastasia in Rasputin e l’imperatrice. In quelle immagini, Elina trovò ben presto il rimedio al desiderio di evasione, tanto che iniziò a fantasticare di diventare un’attrice, una vera attrice di cinema. Un giorno, nascosta nel sottoscala con la sorella Anna, sfogliando Cinema Illustrazione, Elina lesse a pagina tre un articolo che le riempì il cuore di speranze e gioia. Si intitolava Occorrono stelle e diceva pressappoco così: “Il nostro cinema ha urgente bisogno di belle attrici. Senza le giovani e bellissime attrici il cinema diventa una cosa tetra…”. Guardò subito il nome del giornalista che lo aveva redatto e nel giro di pochi minuti aveva già convinto la sorella Anna a scrivere, lei che aveva una bella grafia, una lettera a quel certo signor Margadonna. Parole che dovettero suonare tanto convincenti e piene di entusiasmo, poiché Margadonna non tardò a rispondere dando inizio a una lunga corrispondenza terminata solo anni dopo quando Elina, accompagnata dall’insostituibile Anna, approdò al nuovissimo Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Anni di attesa interminabili, durante i quali Elina si era fatta donna e ciò che poteva inizialmente essere stato un capriccio, il giusto sfogo agli umori bizzarri di un’adolescente piena di vita, aveva assunto i caratteri di un vero e proprio progetto di vita, forse qualcosa di più. Di un’esigenza di vita. Tanto che non ebbe timore, lei rispettosa ma come sempre determinata, nel dichiarare la sua scelta a papà Luigi, che dolce e tollerante qual era non se la sentì di contrastarla, anche se cercò di disilluderla e di farle cambiare idea in ogni modo, senza successo. Elina si lanciò coraggiosamente in quell’avventura, in cui difficoltà da superare e soddisfazioni di cui gioire si succedevano e alternavano a ritmo frenetico. Roma divenne la sua nuova casa. Dopo la pampa e la campagna toscana, adesso c’era un nuovo nido in cui proteggere e nutrire il proprio spirito ed Elina era fiera di essere lì, dove tutto era in fermento e capace di trasformare anche una giovane sconosciuta in una vera diva. Certo vivere sola con la sorella non era semplice, ma le due ragazze si consolavano pensando all’avvenire e scrivendo ogni sera interminabili lettere a casa, in cui riportavano tutto quello che succedeva quotidianamente: le occhiate degli altri allievi, il commento del professore, il pranzo a base di maccheroncelli al sugo o la cena nelle latterie della capitale, piuttosto che un caffè sorseggiato in Piazza Venezia di fronte alla finestra del Duce. Tutto diventava la storia importante da condividere con la famiglia.

E dopo il tempo degli studi e dei provini, delle giornate trascorse nella camera della pensione S. Domenico a studiare e ripassare battute arrivò anche per Elina il momento della grande prova con il debutto al cinema. Fu bellissimo, e anche se si trattava di una piccola parte, la giovane attrice lavorò con il massimo impegno e passione per poi prepararsi al successivo esordio, quello teatrale che le permise di essere fin da subito apprezzata e applaudita. In quell’occasione la giovane dette vita ad una figura commovente, viva e indimenticabile e dopo la Fidanzata di Lorca, poté essere Cleopatra e Cassandra, Liberata, Ofelia, Gigliola e mille altre; poté essere in mille posti diversi e abitare in altrettante anime.

Infine, poté un giorno tornare alla sua amata Argentina, ora cambiata e forse anonima, fatta di strade asfaltate e case sconosciute; matura come l’artista che nonostante fossero passati molti anni poté, chiudendo gli occhi, ritornare a quel giardino e al patio, alla scuola, alla chiesa e alla pampa infinita che aveva gelosamente custodito al di là dell’orizzonte el su amor oculto.

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5 commenti »

  1. Anna Lisa,

    per me hai scritto un sogno ad occhi aperti.

    Vuoi per l’ambientazione così ricercata e studiata nei minimi dettagli, vuoi per l’irrefrenabile passione di Elina, vuoi per l’utopia di Luigi ed Eluina “carichi di gioventù, valigie e speranze”, il racconto mi ha trasmesso emozioni fortissime e positive, che mi hanno fatto vivere quasi in prima persona la scalata della protagonista verso la realizzazione delle proprie aspirazioni.

    Mi è piaciuto tantissimo.

  2. Ovviamente intendevo “Gesuina”! 🙂

  3. Grazie Lorenzo!

  4. Il tuo racconto, Anna Lisa, é un sogno che diventa realtà. Fantastico! Complimenti per la fantasia e per i particolari storici e cinematogragici. E poi viene da chiedersi se la piccola grande Elina proseguirà il suo viaggio o resterà in Argentina ipnotizzata dalla sua terra natia…

  5. Un racconto poetico e ottimista: diirei che il tema centrale è che l’amore per i luoghi dell’infanzia può dare l’ispirazione e la forza necessarie a coronare i propri sogni.

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