Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “La sfera” di Bona Baraldi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

Miss Finchey, un’anziana signorina, si trovava alla stazione di polizia di Barlestone.
“Miss Finchey, la prego, ripeta ancora una volta, se possibile con maggior precisione.”
“Ma caro Tom…mi scusi, signor tenete… e va bene, lo ripeterò…ma poi basta! In fondo non è successo niente di grave, tutto questo interesse da parte vostra è veramente eccessivo”
Si accomodò la gonna, inguainò le dita nei guanti di pizzo grigio, e piegando la testa sistemò il cappellino infilandovi dentro un ciuffo di capelli che tornò a rifinire la candida crocchia dietro la nuca. Sfilandola dal braccio raccolse fra le mani la borsetta e la poggiò sulle ginocchia avanzando con il busto verso la scrivania del tenente. Tom stava fremendo per l’ora tarda. Appena ebbe la sensazione che sua zia – perché miss Finchey altri non era che la sorella di sua madre – si accingesse a parlare, dette uno sguardo fulmineo a Thimoty, che si mise subito alla macchina da scrivere.
“Tutto cominciò tre mesi fa. Era gennaio, la neve aveva coperto ogni angolo del paese: io, lo sai bene, vivo un po’ fuori dall’abitato ed erano quattro giorni che non uscivo di casa, ma ho provviste sufficienti nella dispensa e da quando il caro Jimmy, oltre al latte, mi fa il piacere di recapitarmi anche il pane, fuori può essere tutto il freddo che vuole: io me ne sto con i miei…ricordi al calduccio ad aspettare che torni la primavera.
Dunque dicevo, era una notte di gennaio, venerdì se ricordo bene, c’era la luna piena e la sua luce riflessa dalla neve illuminava la scrivania dietro la quale ero seduta intenta a scrivere due righe per July, pace all’anima sua. Ebbene, non potei terminare la lettera.
La Sfera balzò iridescente nella stanza, divenne grande, si sfaldò e prese le sembianze di zia July. La abbracciai con calore e riprendemmo le conversazioni che eravamo solite avere quando, ragazzette, cercavamo un angolo tutto per noi nella casa del nonno sempre troppo piena di parenti.
Oh se è stato piacevole! Non ricordavo di avere riso tanto da anni.
Non avrei voluto che se ne andasse e la pregai di restare.
Mi disse che non era previsto, che sarebbe dovuta andare, ma dopo tante insistenze promise che avrebbe fatto di tutto per tornare al più presto.”
“Scusa zia Emily…ehm…miss Finchey…vuole dire per caso che zia July si è…materializzata?! Ho la vaga impressione che sia morta proprio un venerdì dello scorso gennaio…fammi il piacere Thimoty vai a controllare.”
Appena l’addetto uscì dalla stanza il tenente: “Zia cara, come giustifico io tutto quell’andirivieni in casa tua di notte? La maggior parte delle persone che entrano non sono viste uscire! La gente ti sta osservando”.
In quella rientrò il poliziotto: “Sì signor tenente, tale Judith Finchey, vedova Mollison, età novantatré anni, residente in Connetticut, è deceduta venerdì 15 gennaio: la salma è stata rimpatriata e si trova attualmente sepolta nel cimitero di Barlestone, signore”. E dette un’occhiata di tralice a miss Finchey evitando accuratamente di sfiorarla tornando alla sua postazione.
“A me non interessa: ho trascorso con lei delle belle ore e ciò mi basta” Commentò imperturbabile.
“Mhmm: e gli altri? C’è chi ha riconosciuto il vecchio Mortimer, il salumiere entrare nel villino. Cosa mi può dire di lui, visto che da tre anni non ne abbiamo più notizia?”
“Mio caro, il vecchio Mortimer si è trasferito. Non pretenderai che sia tanto indiscreta da chiedergli dove. E’ un buon amico, non può destare sospetto che frequenti casa mia. Poi le persone non sono viste uscire perchè chi spia non ha la pazienza di aspettare! Dovresti suggerire di farsi i fatti loro invece di scomodarti a interrogare me.”
Concluse miss Finchey in tono secco. Infilò di nuovo la borsetta al braccio alzandosi dalla sedia e, raggiunta la porta, aggiunse con sussiego: “Quando avrai da chiedermi qualcosa di più interessante, vieni pure a trovarmi, sai dove abito, anche se non ti sei mai degnato. Ora me ne torno a casa arrivederci figliolo”
“Tu cancella” Ordinò a Thimoty il tenente indispettito infilandosi velocemente la giacca per rintracciare e trattenere la zia. Appena uscito dal comando di polizia però vide l’auto sulla quale era salita miss Finchey andarsene via sgommando.
Rassegnato decise di fare due passi incamminandosi nel grande viale che prima divideva il paese ora accompagnava le ultime case verso l’aperta campagna.
Nonostante il freddo ancora a tratti intenso e la giornata grigia nell’aria qualcosa stava cambiando, il profumo della legna nei camini si mischiava a scie di nettari primaverili, lo svolazzio e il canto degli uccelli si facevano più gioiosi.
Tirò un sospiro, infilò le mani in tasca rintuzzando il volto dentro il colletto rialzato della giacca, abbassò lo sguardo a terra e si concentrò sul ‘caso’ di sua zia.
E’ una strana donna – pensò- mia madre l’amava molto ma non la frequentava. Diceva che sua sorella aveva avuto un solo grande amore ma non si sapeva come fosse finito. Mamma evitava con cura di parlare dell’argomento come anche degli studi di cui la zia si occupava, delle poche persone che frequentava…di andare a casa sua.
Non mi sono mai occupato di lei. Forse ho sbagliato, tanto più che strane voci ne sono sempre circolate in paese. Voci che attribuivano a zia Emily poteri magici e pratiche esoteriche.
Oggi poi cosa avrà voluto intendere col dire “la Sfera balzò iridescente e prese le sembianze di zia July?”
Alzò gli occhi da terra e si rese conto di essere giunto a pochi passi dalla casa di miss Finchey. Ebbe un sobbalzo. Meglio così è l’occasione per sciogliere qualche nodo.
A passo più svelto per non ripensarci, si diresse al villino. Aveva smesso di piovigginare e un tiepido sole lo rinfrancò mentre, riassestatosi la giacca e passatosi una mano fra i capelli, bussava il battente.
Dovette attendere un bel po’: stava quasi per tornare sui suoi passi quando la porta si disserrò. Dalla fessura praticatasi udì la voce della zia che lo invitava ad entrare.
“Non vorrei disturbarti zia Emily, passavo da queste parti ed ho pensato che avrei potuto approfittarne per avere un colloquio in privato…posso?”
Continuò a percorrere il corridoio semibuio verso la luce che filtrava dall’unica porta aperta, in fondo, a destra.
Trovò la zia intenta a cucire un bel fantoccio di pezza. Senza smettere di lavorare lei gli indicò una sedia guardandolo al di sopra degli occhiali e lo invitò a sedersi.
La conversazione che seguì fu illuminante per il tenente.
Quando Tom lasciò la casa la luna era alta ma la sua luce non sarebbe stata sufficiente a far notare il cambiamento verificatosi anche sui tratti somatici oltre che nell’animo del poliziotto.

Passarono quattro anni da allora, quando una mattina, al fresco chiarore di un’alba imbiancata dalle prime nevi di dicembre, il telefono squillò al comodino di Tom.
Era una chiamata dal comando: lo incitavano ad accorrere alla casa di miss Finchey.
In un baleno si vestì e si precipitò al villino fuori paese: le due volanti in dotazione erano già sul posto con luci e sirene accese.
Miss Finchey giaceva sorridente nel suo letto candido. Era morta.
“Quando è successo?” Chiese Tom ad un collega tradendo l’emozione.
“Non si sa ancora. Ci ha chiamati Jimmy il lattaio; oggi si è accorto che il latte e il pane di due giorni non erano stati ritirati. Siamo accorsi e l’abbiamo trovata così…ma…guardi signor tenente…la cosa non è straordinaria?!” Il collega spaziò col braccio all’intorno.
Raggruppati o in fila indiana i pupazzi di cencio dagli abiti sgargianti pareva facessero una veglia funebre.
Ed i loro volti…oh! I volti! Erano cuciti tanto bene da sembrare veri.
“Ma questa è zia July! E questo è mio nonno!…Mia madre!” Tom ruppe in singhiozzi.
I poliziotti, alle grida di Tom, volsero sguardi più attenti verso i pupazzi ed in ognuno ci fu chi riconobbe un amico, un parente ormai deceduti da tempo.
“Ecco il vecchio Mortimer signore, è qui inginocchiato al capezzale di miss Finchey. Ha un’aria così…così felice signore…ma allora è morto! Ecco dove si era trasferito!”
“Sono tutti morti Thimoty!” Gridò Tom sconvolto.
I poliziotti realizzarono.
Sbarrata la porta con qualche chiodo messo in fretta nella fuga, un attimo dopo erano infilati di nuovo nelle auto battendo in ritirata strategica
All’interno, nella camera mortuaria, una Sfera iridescente si stava ingigantendo per poi scomparire lasciando Emily seduta nel letto.
“Mortimer! Oh, Morty caro finalmente! Eccoci tutti riuniti!”

Dovettero trascorrere alcuni lustri prima che esseri umani si avvicinassero di nuovo a quella casa.
Quando il ricordo mutò in leggenda ed il piano regolatore di Barlestone previde un aggancio autostradale che passasse nelle vicinanze del villino, un giovane geometra della non lontana Lacester si avventurò nella selva d’erbacce che l’avvolgevano.
Divelse le assi inchiodate al portone ed entrò.
Percorse il lungo corridoio e si diresse verso l’unica porta aperta, in fondo, a destra.
Un’anziana signora era seduta intenta a cucire un pupazzo di pezza.
Il geometra si avvicinò con circospezione: ”Non credevo che questa casa fosse abitata. Nella mappa sono segnalati solo ruderi da abbattere”
“Non c’è da meravigliarsi ragazzo. Ma non l’abbatteranno stanne certo.”
“Dovreste tenerla un po’ meglio però, non pensate? Se fossi libero vi aiuterei volentieri a risistemarla…bhe, ora devo andare: i miei rispetti signora”
“Arrivederci giovanotto”
Miss Finchey continuò a cucire il volto appena visto e, quando lo ebbe terminato, si mise in paziente attesa canticchiando una nenia dalla melodia antica.
A un tratto, in mezzo alla stanza, si formò la Sfera iridescente, s’ingrandì e quando scomparve lasciò il geometra di Lacester di fronte a miss Finchey.
Così un nuovo inquilino si trasferì nel villino che presto tornò allo splendore di un tempo.
In paese ora corre voce che il nuovo arrivato sia un po’ strano…un collezionista di pupazzi di stoffa come, si dice, fosse stata in un passato ormai remoto, la vecchia proprietaria, una certa miss Emily Finchey.

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9 commenti »

  1. Bona , inizio con un appunto:si scrive Timothy .Continuo: ma è un racconto very, very British! Degno della più ‘ tradizionale tradizione gotica, ambientazione all’ ‘Ispettore Barnaby’..Ironico, misterioso, esoterico, pauroso, sognante, favolistico, horrorifico, fumettistico, descrittivo, sensazionale. E potrei continuare all’infinito, perché come tutti i misteri, nessuno può dire l’ultima parola.Ah! La sfera ! bellissima immagine metafisica ..Il tuo racconto brr..ha toccato la mia mente e il mio cuore.Ciao, vieni a visitarmi!

  2. Intrigante, coinvolgente e trascinante il tuo racconto! Complimenti.

  3. Una bella invenzione che suggerisce serialità. Complimenti!

  4. Bona,

    le atmosfere, i termini, la suspence e l’alone di mistero mi hanno riportato nel Devon, nella campagna del compianto Charles Baskerville.

    Hai intrecciato con astuzia ed ingegno una storia in equilibrio tra fisica e metafisica, giocando intelligentemente con descrizioni evocative ed un capannello di personaggi adattissimi al taglio del racconto che hai scelto. Giuro che mi sembrava di aver qui accanto mentre leggevo il caro Mortimer e Jimmy il lattaio!.

    Complimenti!

  5. Bello, gotico, fantastico, molto British ma mi ricorda anche E.A.Poe, allo stesso tempo di una leggerezza narrativa, straordinaria.
    Complimenti!

  6. Un racconto d’altri tempi, mi ricorda uno di quelle storie di Allan Poe, mistero e fantascienza mescolati in antiche dosi.
    Molto bello! complimenti Bona!

  7. Ciao Bona. Carino il tuo racconto, all’inizio mi ha fatto ripensare all’ambientazione del film: Arsenico e vecchi merletti.
    Un misto di horror e fantastico.

  8. Cosa potrei aggiungere che non abbiano già detto? In ogni commento c’è già un pensiero che volevo rivolgere al tuo racconto, compreso quello di Elvira sul sentore di Arsenico e vecchi merletti che era proprio il sentore balzatomi nell’immediato con questa cara signora un po’ pazza. Mi ha attirata dalla prima frase. Complimenti

  9. Rischio di ripetere cose già lette nei commenti precedenti. Leggero e surreale, piacevole lettura!

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