Premio Racconti per Corti 2010 “La rapina” di Graziano Zambarda
Categoria: Premio Racconti per Corti 2010Non è che Mario avesse in dote un timbro di voce perentorio, da predicatore quaresimale per capirci, una di quelle voci che fermano il respiro degli astanti. Tutt’altro. La sua si adattava meglio ad una seduta di meditazione che a un’assemblea sindacale. Ciò nonostante, le parole che pronunciò produssero il medesimo effetto di un tuono in una cristalleria. Fecero vibrare anche l’aria.
Con lo sguardo puntato dritto negli occhi della cassiera, occhi che sparivano e riapparivano dietro un rapido quanto ammiccante sbatter di ciglia, e posando il palmo della mano destra sul bancone disse, con un tono che non voleva ammettere repliche:
“Questa è una rapina!”
Bruno e Sandro stazionavano alle sue spalle, in quella che poteva apparire come una copia del Gatto e della Volpe; portavano enigmatici occhiali a specchio e tenevano le mani affondate nei tasconi dei pastrani. Avevano l’aspetto inquietante di due guardaspalle un po’ sottopeso.
La cassiera dall’occhio languido aveva già notato i tre ragazzi ben prima che s’avvicinassero alla sua cassa e, inspirando profondamente, aveva, come per riflesso, rianimato i seni che teneva mollemente adagiati sul bancone. Scrutandoli fra la fiacca clientela mattutina di casalinghe in libera uscita e pensionati smarriti nella loro esistenza senza tempo, aveva pensato che quella, purtroppo, era una tipologia della razza umana di sesso maschile che di rado metteva piede nel suo mini market. Perché non goderne almeno la vista, s’era detta sospirando. Poi si vedrà, aveva aggiunto: mai dire mai. Lei continuava a credere che un giorno la vita l’avrebbe sorpresa per davvero. Semmai, se davvero fosse stato il caso, al momento opportuno avrebbe messo in mostra quello di cui andava a buon diritto orgogliosa. Non sarebbe stata la prima volta che il suo petto produceva miracoli.
Quando realizzò il significato delle parole di Mario, la parte del suo corpo sulla quale aveva legittimamente puntato si marmorizzò, creando un effetto tanto insperato quanto inutile.
Avete mai provato a misurare lo spazio di tempo racchiuso in quattro secondi? Una miseria, si direbbe; poco più di un sospiro o di un refolo di vento: un amen. Ma provate a chiudere gli occhi per quattro secondi mentre state guidando in autostrada a cento all’ora. Vi sembreranno eterni, ve l’assicuro; se ne uscirete vivi, beninteso.
Quattro secondi fu il tempo che trascorse fra la frase di Mario e quella successiva: un tempo che alla cassiera parve interminabile quanto una via crucis. Bocca aperta e ciglia immobili sulle quali il mascara si andava, ahimè, sfarinando, guardò Mario, guardò la cassa aperta e riguardò Mario, ipnotizzata; il suo seno iniziò ad afflosciarsi in maniera preoccupante.
“Prego?” disse più che altro per confermare la gentilezza del personale, cosa della quale la direzione del mini market andava giustamente fiera.
“Questa è una rapina!” confermò Mario scandendo bene le parole.
Dalla gola della cassiera uscì un lamento fioco, null’altro.
“E questa una perina” fece eco Sandro posando a sua volta una mano sul bancone.
“E questa una melina, anzi, due” disse Bruno contemporaneamente all’amico, depositando, davanti al seno irrimediabilmente afflosciato della cassiera, due piccole mele che si aggiunsero ad una pera e ad una piccola rapa rossa.
Questo racconto è un’immagine-movimento. Le parole costruiscono il rapporto tra i personaggi e ricadono velocemente, senza sbavatura, sui poveri frutti innocenti
è un bel racconto, leggero e fresco. Il ‘lieto fine’ è delicato perchè i personaggi trionfano sulle parole … e ci aprono in un sorriso divertito e dissacrante
Lieto scherzo. Raccontino veloce. Un po’ troppo semplice forse per un a trasposizione in versione filmica.
Un po’ troppo intuibile forse
Divertente…mi ricorda una vecchia barzelletta.