Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “Giorgio delle nuvole” di Germana Gallitto (sezione racconti per bambini)

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

Giorgio era un bel bambino con le gote rosse e un grande sorriso.
Era nato una mattina di primavera, in una minuscola casetta.
I genitori avevano sistemato la sua culla in una stanza con un buco sul tetto. Il padre, però, aveva chiuso l’apertura con una vecchia finestra, in modo che non entrasse nemmeno un filo di vento.
Giorgio era un bimbo tranquillo, e amava guardare sopra di sé, in quel grande buco chiaro.
Guardava le nuvole passare veloci.
Il giorno del suo primo compleanno, i genitori lo portarono al parco, contenti di potergli comprare un gelato.
Giorgio era felice, girava con il gelato in mano, con lo sguardo rivolto al cielo. Cercava le nuvole.
Quando finalmente ne vide una, disse la sua prima parola: – Nuuola!
– Bravo Giorgio! – Esclamarono mamma e papà.
Con entusiasmo, il padre si chinò vicino al bimbo: – Dai Giorgio, facciamo il gioco delle nuvole: guarda! Quella sembra un grande coniglio e l’altra sembra un fiore…
Giorgio guardava affascinato il cielo, rideva e seguiva col ditino la corsa delle nuvole.
Da quel giorno, ogni volta che usciva di casa, non faceva altro che cercare le nuvole, grandi o piccole che fossero, col viso sempre rivolto al cielo.
All’asilo era distratto. Le maestre dicevano: – E’ bravo, ma ha sempre la testa da un’altra parte. Quando usciamo in cortile per la ricreazione, lui guarda per aria e smette solo quando rientriamo.
Una sera Giorgio chiese al padre – Papà, come sono fatte le nuvole?
– Di acqua – Rispose il papà, con aria un po’ annoiata.
– Ma sono morbide! Vero, papà? – Chiese ancora il bambino, ansioso di sapere.
– Non sono di cotone. È solo acqua, piccolissime gocce d’acqua. E basta con questa fissazione delle nuvole, guardati intorno, qui, sulla terra, ci sono tantissime cose da vedere!
Il padre era stufo e preoccupato, così decise di portare Giorgio da un dottore.
– Non si preoccupi, è solo una fase, appena comincerà ad andare a scuola smetterà. – Disse il medico, tranquillo.
Giorgio frequentò le scuole elementari, poi le medie e cominciò il liceo, ma non smise.
I compagni lo canzonavano: – Giorgio delle nuvole – lo chiamavano, ma lui sorrideva, lo considerava un complimento.
Lui continuava a guardare le nuvole.
Le guardava, le sognava e le disegnava.
Le classificava anche, per tipo e dimensione: cirri, cumuli, nembi, cielo a pecorelle… disegnava su un quadernetto quando assomigliavano ad un cane oppure a una rana o ad un coniglio….
La sua voglia di nuvole non lo lasciava mai, diventò un’ossessione, voleva andare in alto per vederle, toccarle.
Così decise di scalare le montagne e fece un corso per alpinisti.
Ma quando sui monti arrivò a toccare le nuvole e a camminarci dentro, rimase deluso. Sapeva già che era solo acqua. Ma sperava di trovare il suo sogno….
Una mattina di domenica, solo e un po’ triste, Giorgio andò a scalare un monte vicino alla sua città.
Ai piedi del monte preparò le corde e i ganci e cominciò la scalata. Ormai era diventato bravo, sapeva dove mettere i piedi e le mani con una presa sicura.
Arrivò presto in cima. Si trovò immerso in una fitta nebbia.
Era una grande nube che copriva la cima del monte.
Sedette a riprendere fiato e chiuse gli occhi: sentiva sul viso la spessa coltre umida che lo circondava.
Qualche minuto dopo riaprì gli occhi.
Le nuvole, intorno a lui, avevano una consistenza diversa: sembravano fatte di cotone oppure di una specie di panna montata che però non sporcava e rimaneva compatta.
Il ragazzo si alzò e si aprì un varco spingendo con le mani la massa che lo circondava. Non vedeva più nulla, c’erano solo alti muri morbidi e bianchi che delimitavano un lungo passaggio, una specie di corridoio.
Adesso Giorgio era spaventato.
Certo di sognare, si pizzicò le guance, ma non si svegliò.
Allora decise di avventurarsi in quella nuova realtà: percorse lo strano corridoio di nuvole e si trovò davanti ad una scala, anch’essa fatta di nuvole. Col timore di sprofondare, provò a salire sul primo gradino. Reggeva.
Un gradino dopo l’altro continuò, mentre le nubi intorno a lui erano sempre più consistenti.
In cima alla scala si trovò in un enorme spazio aperto, una specie di pianura tutta bianca, morbida, che si estendeva a perdita d’occhio da tutte le parti.
Cominciò a muoversi, ma si sentiva strano.
Aveva paura di precipitare, camminava lento, con cautela. All’improvviso sentì una voce dietro di lui.
– Ciao Giorgio, finalmente sei arrivato!
Si girò e vide un ragazzino. Vestiva con un paio di jeans consumati, scarpe da tennis, una felpa grigia con il cappuccio. I suoi capelli erano neri e scompigliati e gli occhi grandi lo guardavano con aria divertita.
– Ma, dove sono?.. – Giorgio era inebetito – E tu chi sei?.. Sono morto?
Il ragazzino scoppiò a ridere di gusto. Poi gli disse: – Non sei morto, non siamo mica in paradiso. Questo è solo un posto speciale, dove si realizzano i desideri più forti.
Giorgio lo guardava perplesso. Il ragazzo continuò, serio, paziente, quasi scandendo le parole.
– Io mi chiamo Criso e sono la tua guida. Il tuo più grande desiderio si è realizzato e tu ci sei dentro.
– Non capisco… – Farfugliò confuso Giorgio. – Siamo nel mio desiderio?
– Sì, siamo dentro il tuo desiderio di stare su una nuvola, circondato da nuvole che diventano tutto quello che vedi ogni giorno, alberi, case, volti di persone che ami. Tutto ciò che hai così fortemente desiderato dal giorno in cui sei nato è qui, intorno a te.
Giorgio, in silenzio, si guardò attorno e vide una farfalla enorme che si librava in volo da un grande fiore, e un gatto acciambellato su un cuscino a mezz’aria, accanto a lui, tutto fatto di nuvola, o meglio, di quella materia morbida e tiepida di cui aveva sempre immaginato fossero fatte le nuvole.
E di nuovo si pizzicò con forza le guance, ma non si svegliò neanche questa volta.
Criso scoppiò a ridere. – Non stai sognando. È tutto vero!
Poi il ragazzino lo guardò intensamente negli occhi e continuò, di nuovo serio: – Stai attento a ciò che sto per dirti, Giorgio: non devi assolutamente perdermi di vista, mai. Io sono il tuo legame con la vita vera, quella in cui ci sono i tuoi genitori, la tua casa, la tua città e il tuo futuro. Se ti perdi qui, ci rimarrai per sempre. Devi liberarti di questo desiderio, devi farlo diventare piccolo. Devi desiderare la tua vera vita. Dipende solo da te.
– Ma tu, chi sei davvero? – Chiese Giorgio.
Criso scosse la testa. – Io sono una parte di te, quella che sta sempre nei tuoi sogni e qui ti faccio da guida.
Giorgio si avviò, dapprima cauto e poi sempre più sicuro, alla scoperta del nuovo mondo. Stentava a credere che fosse tutto realtà, ma dopo tanti pizzicotti sulle guance aveva capito che non stava sognando. “Sono nel mio desiderio”, si disse, “e posso fare quello che voglio”….
Criso camminava con lui e lo teneva d’occhio, anche se non lo dava a vedere. Aveva un’aria allegra e, a volte, dava calci alle nuvole più piccole che all’istante prendevano la forma di palle e rotolavano lontano.
Il paesaggio cambiava forma man mano che procedevano. Davanti a loro si allungò una strada fiancheggiata da alberi, nella quale avanzava con un trotto attutito un cavallo bianco e morbido, che passò loro accanto. Poco più in là comparve una casa, uguale a quella di Giorgio, ma fatta di nuvola.
Giorgio vi entrò, seguito da Criso.
L’interno, come l’esterno, era uguale alla realtà nella forma, ma morbido e bianco, come ogni altra cosa in quell’universo di nuvola.
Salì in camera sua, guardò la scrivania, gli scaffali, il letto, tutto bianco. I libri erano senza pagine, come mattonelle morbide che poteva lanciare contro i muri per riprenderli al volo quando rimbalzavano. Ma questo gioco lo stancò presto.
Criso girava per casa, canticchiando. La sua voce rassicurava Giorgio, che scese in soggiorno e sedette su un divano.
– Qui è tutto come a casa mia, o quasi. – Disse con aria delusa.
Criso lo guardò. – Certo, se sogni una casa, è quasi sicuramente casa tua. Perché non vai fuori, a cercare qualcosa di nuovo?
Uscirono e il paesaggio cambiò. C’era un parco giochi, altalene, scivoli altissimi, morbidi e bianchi. Giorgio si lanciò da uno scivolo. Era divertente, poteva scivolare in tutti i modi possibili.
Ma presto si annoiò. Girò intorno lo sguardo e cercò Criso.
All’improvviso si rese conto che non c’era.
Lo chiamò e cominciò a cercarlo dappertutto.
Mentre correva, in cerca della sua piccola guida, sentiva la paura crescere dentro di lui: il solo pensiero di non trovare Criso e di dover rimanere per sempre in quel mondo opprimente lo terrorizzava.
Stanco e disperato sedette su una panchina, vicino ad un grande cespuglio. Pianse a lungo, come non aveva mai fatto, pensando alla realtà: alla sua casa, ai suoi genitori, alla sua scuola.
Si rese conto all’improvviso che la sua vita era meravigliosa e lui, preso dal desiderio di nuvole, non se n’era mai accorto.
Guardandosi intorno scoprì che, alla vista delle nuvole bianche e grigie, non provava più gioia e meraviglia, ma un’insopportabile oppressione.
Allora disse sussurrando: – Voglio la mia vita vera, quella con i miei genitori, nella mia casa. Voglio andare a scuola…
E pianse ancora, e ancora, singhiozzando disperato.
Improvvisamente Criso fu accanto a lui, lo cingeva con le braccia e gli sollevava la testa. – Giorgio calmati, guardati intorno!
Giorgio si guardò attorno, asciugandosi gli occhi: le nuvole stavano perdendo la consistenza, diventavano semplicemente nuvole vere, fatte di acqua. Ed il paesaggio stava svanendo.
Criso stava diventando stranamente trasparente.
Prima di svanire del tutto gli disse: – Giorgio, vai a casa. E’ meglio che ti affretti a scendere, prima che qui si dissolva tutto. Guarda, la scala è lì davanti a te. Buon ritorno. – E svanì.
Giorgio si alzò e si lanciò di corsa giù per la scala, verso la cima del monte che aveva lasciato.
Scendendo, però, cadde e svenne.
Quando riprese i sensi era seduto sulla cima del monte, esattamente come all’inizio della sua strana avventura, appoggiato ad una roccia e circondato da nuvole, una coltre umida, che gli diede un brivido di freddo.
– È stato tutto un sogno. – Si disse.
Sorridendo tra sé, prese il suo zaino, e cominciò la discesa dal monte, felice di tornare a casa.
Quando rientrò, corse in camera sua, si sentiva diverso, aveva voglia di vivere, di parlare con i suoi genitori, di telefonare a tutti gli amici e di uscire con loro.
Aprì lo zaino per mettere a posto le corde e i ganci e vide una cosa strana: una rosa, fatta di quella strana materia di cui erano fatte le nuvole nel suo sogno.
La guardò stupefatto e sorrise

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9 commenti »

  1. Meraviglioso, un sogno ad occhi aperti che ricorda l’importanza di tenere i piedi per terra ed apprezzare ciò che ci circonda, senza mai dimenticare a volte quanto bello e fondamentale possa essere perdersi tra le nuvole. Emozionante e molto coinvolgente <3

  2. Bello e formativo! Brava !

  3. Grazie mille, Bea Lindiner e Ugo Mauthe! Molto gentili.

  4. Germana,

    grazie ad Ugo sono diventato un fan dei racconti per bambini ed il tuo mi è piaciuto da matti.

    Bellissima l’allegoria tra il mondo reale ed il mondo dei sogni, che aiuta a comprendere come, molto spesso, ció che realmente desideriamo è proprio qui, davanti ai nostri occhi, basta saperlo vedere, afferrarlo e goderne.

    Con le tue descrizioni, poi, mi hai davvero trasportato nel soffice, ovattato regno delle nuvole.

    Bravissima!

  5. Lorenzo ti ringrazio molto! Molto molto!

  6. Che bella favola, delicata e sognante, sei sta bravissima a rendere la sensazione di un mondo “tra le nuvole ” e il contrasto sofferto con un mondo reale.
    Davvero complimenti.

  7. Che bella favola! Mi sono sentita di nuovo bambina, sarà stato stupendo ritrovarsi in un mondo fatto tutto di nuvole soffici, anche il gatto, il fiore, ma poi tutto questo bianco silenzioso e senza vita umana diventa opprimente e il protagonista si risveglia, si rende conto di tutto quello che ha lasciato e forse perso per sempre laggiù nel mondo reale. Dobbiamo imparare a goderci il momento presente, e tutte le cose meravigliose della nostra vita, anche i più piccoli particolari, perché la vita è proprio bella e siamo fortunati solo a percorrerla.

  8. Ti ringrazio Dominique. Mi fa davvero piacere che ti sia piaciuta la mia favola! ????

  9. Bello! Ai 10 bambini qui presenti al pic nic é piaciuto molto! Sono stati buoni, zitti e attenti e hanno iniziato a guardare le nuvole! Speriamo bene … complimenti

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