Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “Di sole e di silenzio…” di Vincenzo Furfaro

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

Il letto, posto al centro della stanza, suddivideva in porzioni statiche e uguali anche le loro vite. Giulia, ritta e costante. Saro, vivo e trepidante. La notte del sogno di cui narro, la luna si strofinava gli occhi e le stelle guardavano Morfeo entrare a piccoli e morbidi passi nella mente di Saro. Dal lato destro della camera si alzava una luce fioca, proveniente dalla lampada ad olio che doveva far leggere le parole del libro. Un vecchio libro sulle dinamiche della vita, uno di quei mattoncini che Giulia adorava tenersi stretto al petto anche quando si addormentava. Saro non dormiva facilmente e le paure del giorno, le paure del non farcela, lo assillavano ben presto quando intravedeva le coperte e il fine luce. Non prendeva alcuna tisana, nessun sonnifero, preferiva aspettare che il sonno lo avvolgesse, a qualsiasi ora, tanto, diceva, “non ho fretta”. Giulia invece, quasi lontana dal suo uomo, sorrideva e si pacava l’animo scrutando fuori dalla finestra gli alberi delicati, che a suo dire, le mormoravano una lenta nenia ancestrale. Per entrambi, la vita era lì, ogni sera, fra quelle lenzuola al sapore di mandarino e proprio lì, puntuali, si staccavano dai corpi. Il buio li allontanava come naturale conseguenza della simbiosi di cui si nutrivano le ore del giorno. Sembrava strano o cattivo eseguire la danza della lontananza, ma per loro, Saro e Giulia, era la norma, un quieto vivere armonico il loro amore. Tuttavia mi domando come posso, definire amore, un sentimento che cresce al mattino, si alimenta a pranzo, si illumina la sera e separa dopo cena? Gli equilibri sono strani. Gli equilibri dettano virtù e stranezze. Neppure il cielo potrà mai capire. L’Amore di Saro era univoco, tutto per Giulia. L’Amore di Lei era libero, solo per Saro. Ricordo che un giorno, tra l’alba e la sveglia, un piccolo raggio di sole bussò sorpreso alla finestra e Saro stropicciò gli occhi, Giulia si coprì il viso a mezza mano. Quando entrò il secondo e poi gli altri, non fu stupore, ma sorrisi dolcissimi. Si voltarono e si guardarono come nuovi, pensarono ad un gesto piovuto dal cielo, mentre le previsioni annunciavano pioggia. Saro si alzò per primo, si recò in cucina e preparò un caffe, poi aprí la porta del terrazzo e strappò un fiore da un ramo, non sapeva che tipo di fiore fosse. Prese il vassoio di legno sopra il frigo, vi poggiò sopra il necessario ed entrò in camera, per regalare alla sua Giulia un giorno profumato di fiori sconosciuti. Quando fu interrotta dal gesto cordiale, Saro sorrise. D’un sorriso che riempì la stanza, il quartiere, la città, l’universo intero di Saro e di Giulia. Tenera e assonnata sfilò la mano da sotto il cuscino e con un gesto altrettanto lento bramò quel viso barbuto e raggiante. Si fece forza sulle braccia e lo baciò. Il caffe intanto, decise di aspettare. Venne sera e la cena si annaffiò di risa, con loro, il bianco d’uva pregiata. Fu subito bellezza e i rumori da fuori non riuscirono ad entrare. Stava per raggiungerli l’ora dell’addio temporaneo, della spartizione del tempo della notte. Entrando in camera eseguirono i rituali della comoda preparazione: Saro cercava gli occhiali, Giulia, senza freno, li scorse sul pavimento, si abbassò e glieli pose sul naso. Era strana quella notte. Qualcosa era cambiato, gli occhi dei due sapevano di novità. Si misero a letto, separati dal solito linguaggio degli anni: il silenzio. Saro prese sonno subito. Giulia non riusciva a leggere. Saro cominciò a dimenarsi come si fa con un sogno, la fronte sudava e sul viso si stamparono sorrisi d’altri tempi. Per la prima volta in quella circostanza, Giulia fu incuriosita e alzò la testa per capire cosa stesse accadendo dall’altra parte, fu un attimo e tornò al suo posto. Passarono le ore, sempre allo stesso ritmo, quando improvviso, Saro, aprì gli occhi. La stanza era ricoperta di fiori gialli dalla natura incerta, a tratti cambiavano colore, a tratti emanavano fragranze soavi. Giulia era sparita. Saro fu sconvolto ma non ebbe paura. Come un sole ricomparve, era sopra di Lui, aleggiava tra la veste Bianca di seta e un rito di poesia. Quando fu ad un palmo dal toccarlo con le labbra, si fece silenzio, di quel silenzio salmastro e tenue, come un mare incensato da onde, sferrò quel che bacio che descrivere mai potrò.

Si staccò per un attimo e disse:” il silenzio non ha parole. Il mio Amore dice tutto”.

Riprese a baciarlo e la notte, rumorosa, si consumò lentamente.

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13 commenti »

  1. Vincenzo,

    il tuo racconto non mi ha parlato di amore, me ne ha instillato il profumo nelle narici, la vista negli occhi e la musica nelle orecchie.

    E’ bellissimo: non c’è molto da aggiungere.

  2. Lorenzo mi lusinghi. E’ bello ciò che dici. Non volevo trasmettere Amore, volevo che fosse respirato da chi avrebbe letto.

    Grazie mille

  3. Che bel racconto hai scritto, Vincenzo.Che bel ” modo ” di scriverlo. Leggendolo si percepisce proprio l’ amore e viene voglia di respirarlo. Bravissimo

  4. Straordinario questo racconto fatto di nulla è pieno di tutto.
    Due vite parallele e insieme unite indissolubilmente da un amore quotidiano e bellissimo.
    Uno stile elegante e caldo.
    Bravissimo Vincenzo.

  5. Semplicemente…Grazie. Penso chiunque possa scrivere cose così se ha un animo sensibile, una buona penna e si lascia trasportare dal “dentro” che ha…

  6. E’ vero, è un bel modo di raccontare l’amore ma questo racconto secondo me ha una vera perla nel suo incipit
    “Il letto, posto al centro della stanza, suddivideva in porzioni statiche e uguali anche le loro vite.”
    Fulminante!

  7. Poetico, delicato, sensibile. Veramente bello.

  8. “La notte del sogno di cui narro…”: è la voce narrante di un cantore, testimone di un amore non comune, fatto “di sole e di silenzio”.
    Molto bello, Vincenzo, singolare e elevato racconto.

  9. Condivido tutto quello che è stato precedentemente scritto sul tuo racconto, Vincenzo. Narri una storia che profuma di dolcezza, serenità e quotidianità. Si entra quasi in punta di piedi nell’appartamento dei protagonisti della tua storia per non rovinare la perfezione e non sciupare la preziosità di queste due vite indissolubili. Davvero un bel racconto. Bravo!

  10. Grazie ragazzi. È davvero emozionante legger le vostre parole. Ho scritto questo racconto in un mattino freddissimo, avevo l’incipit da oltre tre giorni in testa ma non ne veniva fuori nulla…poi,d’improvviso si è accesa la famosa lampadina e mi sono liberato di tutto quel mondo nato dentro me. Sono contento vi sia piaciuto…

  11. Complimenti davvero, Vincenzo. Si vede che il tuo racconto è stato scritto sotto l’impulso di un’ispirazione intensissima, come molto raramente capitano. Le immagini che hai evocato sono delicatissime, soffuse di grande tenerezza. Bravo!

  12. “L’Amore di Saro era univoco, tutto per Giulia. L’Amore di Lei era libero, solo per Saro”… Bello! In una sola frase, Vincenzo, hai saputo racchiudere tutta la storia di una coppia..

  13. A Giada: l’ispirazione di quel giorno la ricordo ancora! È stato un sogno della notte prima, appena sveglio ho fatto una corsa in macchina e sono andato su quello che io chiamo “l’Eremo”…ho iniziato a scrivere e quando ho finito credevo fossero passati pochi minuti,erano trascorse tre ore! Grazie mille per le tue parole.

    A Riccardo: questa coppia e il loro vivere “diverso” l’Amore è la trasposizione di molte vite che ho visto e forse…anche della mia.
    anche a te dico grazie per aver notato il mio racconto e averlo apprezzato.

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