Premio Racconti nella Rete 2017 “A’ Buàtta” di Salvatore Vitale
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017Giugno del 1943.
Rosina e Giacomina erano uscite, per la piazza, a comprare delle candele, chè non c’era “Luce” in casa , in quei giorni di fame e di guerra.
Si tenevano per mano, mentre ridevano e scherzavano, ignare e contente.
Non sapevano ancòra che, in quei giorni, i “Miricàni” stavano preparando il “terreno”, con bombardamenti pesanti sulle aree militari tedesche-dicevano-, porti, aeroporti ed altri siti nevralgici.
Quel giorno, le due ragazzine, di dodici e di nove anni, avrebbero conosciuto l'”odore” del sangue e della morte figli della ” Guerra”.
La prima bomba ,potente, piombò sul campanile vicino 0′ chiànu di San Giuliano, la Cattedrale e, di certo, non colpì obiettivi militari, anche perché le “Bombe”, per quanto siano intelligenti, non “distinguono” tra Armi e Persone.
I “Corpi”, straziati, le teste e le membra, insanguinate e sparse per ogniddove, si contavano a decine e decine.
Quella “Vista” dovette essere tale che Giacomina, già malata di suo, fù come “presa” da una terribile ed ancestrale Paura che le lacerò il Cuore e l’Anima.
Rosina, la più piccola delle due, divenne, in quel momento, la maggiore, si fece coraggio e, correndo alla minuta, trascinò sé stessa e la sorella al riparo da quel finimondo.
Eppure gli Americani avevano “avvertito” la popolazione, con volantini scagliati dall’alto degli aerei, che avrebbero fatto i “Fuochi d’Artificio”.
Ma non sapevano, gli Yankees, che la maggior parte della gente di Sicilia, a quel tempo, era ancora analfabeta e pensava- Benedetta Ignoranza!- che i bigliettini calati dal cielo fossero un invito alla “Festa”.
D’allora in poi, Giacomina rimase talmente scioccata che non ebbe più le sue “Cose”, come si dice da noi, le mestruazioni che regolano il “Ciclo” femminile, e restò come rimbambinita con continui attacchi epilettici.
Di lì a poco il “trapasso” fù breve, perché, ormai, quella vita non era più vita ed il decesso, a soli dodici anni, si rivelò la naturale conclusione.
Rosina, invece, reagì, con spirito vivace, ma anche a lei il “Destino” avrebbe riservato i suoi brutti scherzi.
Il papà di Rosina, uomo fondamentalmente onesto e lavoratore, ma ignorante della malizia del Mondo ed analfabeta, camminava, un giorno, per campi, quando si trovò alla vista di alcune “scatolette” rosse che, disse tra sé e sé, sembravano confezioni di concentrato di pomodoro.
Pensò bene, allora, di prenderne alcune e portarle a casa per farci il sugo per la pasta.
Tornato in famiglia, ordinò a Rosina, che si trovava nella piccola cucina, si fà per dire, di quell’unica stanza in cui tutti abitavano, di forzare, con l’apriscatole, una di quelle scintillanti buàtte rosse.
Lo “Scoppio”, che ne seguì, gettò sutta u’ fuculàri la ragazzina, l’unica colpita dalle schegge dell’ordigno micidiale.
Da quel giorno il papà di Rosina imparò che non tutte le scatolette conservate portate dagli Americani erano ” commestibili” per il solo fatto di essere “Buàtte” color rosso scarlatto.
Salvatore,
per me ormai sei una sicurezza!
Sei riuscito a rendere leggero anche un tema crudo e spinoso come la guerra, contestualizzandolo nella geografia e facendolo risuonare dei gerghi della tua Sicilia.
Certe cose riescono solo ad una gran penna. E tu lo sei, senza dubbio..
Complimentissimi!!!!!
Grazie Salvatore per il delicato e commovente tributo alle inermi vittime delle guerra, siciliane e non solo.
Grazie Lorenzo per le tue parole che mi dànno ancòra più ossigeno e mi gratificano. Ciao
Ringrazio anche te, Francesca, per il tuo gentile e cordiale commento. Ciao
Con il ricorso al dialetto hai arricchito ancora di più il tuo bellissimo racconto.
Bravo, Salvatore!.
Salvatore con brevi pennellate riesce a comunicare un messaggio intenso che parla al cuore e alla mente.
Salvatore,
sto leggendo nella rete tanti racconti legati al tema della guerra, quella che ha attraversato l’Italia nel 1943. Il tuo è ambientato in Sicilia, la tua terra. Il mio e anche quello di altri in Emilia Romagna dove sono successi episodi drammatici e tristissimi. Riaffiorano alla memoria e nelle scritture di molti visto che succedono ancora vicende tanto tragiche.
Complimenti per la scrittura sintetica e molto efficace.
Salvatore, grazie, il tuo racconto mi ha molto arricchito. Linguaggio calcolatissimo e raffinato, fantastico l’uso del dialetto, mirabile concentrazione drammatica. Complimenti davvero.
Salvatore, un piccolo quadro che rappresenta con pennellate efficaci le vittime di tutte le guerre.
Giada, la tua delicata ed esperta recensione mi gratifica molto.
Dopo un’accurata ricerca, ho trovato il tuo racconto.
Data la mia stanchezza attuale, probabilmente dovuta agli” affanni” di questo giorno, mi riprometto di leggerlo attentamente.
Comunque, sin dal tuo “incipit”, credo che non posso non leggerlo.
Grazie dei tuoi complimenti per “A’ Buàtta”. ciao, Salvatore Vitale