Premio Racconti nella Rete 2017 “Quei cattivi ragazzi” di Ingrid Rivi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017C’era stato un tempo in cui il gruppo non esisteva, un tempo in cui Romano, Nardo, Hans, Bocca, Rosalina, Majestic, Marla e anch’io, Marcello Cartani, eravamo inconsciamente felici: per un bacio, una carezza, una serata in discoteca, una partita a bigliardino, una gita al mare in treno, i jeans strappati e l’orecchino, la continua mancanza di soldi… eppure felici.
Poi c’era stata la voglia di emergere, di uscire dai ranghi posti dai limiti comuni, la voglia di sentirsi padroni di sé e di ogni cosa attorno e della felicità, quella semplice fatte delle cose banali, non gliene fregava a nessuno.
L’amore rappresentava più una parola, che un sentimento, una scopata con una donna diversa ogni sera e di cui alla mattina non restava neppure il nome, e al suo posto c’erano i soldi, il lusso, le feste sfrenate, l’alcool e l’hascisc.
C’era stato il tempo in cui fare parte gruppo voleva dire sentirsi parte di una collettività unica e selettiva, una sorta di famiglia allargata e senza vincoli familiari. Il gruppo imponeva le sue regole, eleggeva i suoi leader, il gruppo si poneva al di sopra della legge e della legalità, il gruppo varcava costantemente il confine della vita e della morte ed io
Marcello Cartani
nato a Lucca il 27 dicembre 1975
addetto magazziniere
volevo fare parte del gruppo.
Romano ci aspettava all’Arcobaleno Club. Il locale era vuoto, a nostra completa disposizione, ci accovacciammo sui divani morbidi color panna e stendemmo le gambe sui braccioli con le scarpe ancora ai piedi. Aspettavamo Alenka e Urska, due slave che quella sera avrebbero reso felice un imprenditore bolognese. Al suono del campanello Romano andò ad aprire. Le tende erano scostate contro il muro e in lontananza, da qualche casolare, si accendeva una luce.
“Mac” mi chiamò “Alenka e Urska” disse mostrandomele come si faceva con un oggetto della propria collezione.
Alenka e Urska
32 anni in due
Allora 16 o 16, o 17 e 15, o 18 e 14
Come … puttana e puttana.
32 anni in due
Il cappotto coi bottoni si sbottonava, il vestito in misto lana si accorciava, la sottoveste in sete traspariva, il reggiseno a balconcino sorreggeva due triangoli piramidali, il tanga nero scopriva un mappamondo di continenti
e il copro nudo fremeva.
Dovere o Piacere?
Poco importava.
Lei diceva “No!… non farlo!”
Ma l’onda inondava, sconvolgeva il bioritmo naturale e si ritirava.
Lei diceva “Si!… Così!”
Allora il timone a dritta, la poppa contro la grotta scura, la roccia franava e lui chiedeva “Cosa dicevi?”
Nessuna voce parlava.
Lei diceva “Ancora… ti prego!”
Allora… cazzo! L’onda batteva in ritirata, il pescatore commiserava il pesce nella rete, annaspava nella polvere e il letto sprofondava nel Sahara.
“Ciao” dissi controvoglia senza neppure allungare loro la mano.
Romano interruppe i convenevoli, era ora di lavorare.
Le regole erano semplici: consegnare, riscuotere e andare.
“Tutto qui?” domandai.
Nardo si annodò la sciarpa intorno al collo, alzò lo sguardo severo verso di me “Vuoi anche stare a guardare?”
Ingrani la marcia e partii. I capelli di Alenka oscuravano lo specchietto retrovisore, una chioma bruna che mordeva l’aria intorno, cercò di sistemarli con una mano, giustificandosi che non era riuscita a pettinarli, per evitare che Romano si arrabbiasse del ritardo.
“Ti avrei coperta io” le disse Nardo con un tono cordiale a me sconosciuto.
“I capelli servono a poco” si rammaricò lei.
Ingrid,
personalmente, apprezzo moltissimo il genere di racconto che hai scelto, che hai saputo proporre e fare tuo con grande personalità.
Giustissimo il parallelismo del titolo con il film di Scorsese; le descrizioni di luoghi e personaggi e, sinceramente, anche un po’ lo stile di scrittura mi hanno ricordato “appunti di un venditore di donne” di Faletti.
Speriamo che Mac non abbia lo stesso problema del povero Bravo :-).
Bravissima, complimenti.
Mi piace il tema, lo stile e la prosa di alcuni passi. Forse perhè lo sento vicino al mio stile nel raccontar la vita vissuta. Non è facile parlare di sesso senza trascendere nel volgare. Brava.