Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “Patisserie (Svolgimento rapido di un tema sull’Amore)” di Alessandra Corbetta

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

Sembrava uscito da una fiaba, eppure Viola non stava aspettando nessun principe. Ma la bellezza non ha sangue blu, è più un incantesimo a cui decidere ogni volta se aderire o meno.
Nel caldo delle notti di luglio, sulla spiaggia, il mare a un passo, compiere atti di fede non era per niente difficile; per questo Viola decise che sì, si poteva fare: credere ancora una volta, per poco tempo, al fascino della sospensione dal reale, che quella sera avrebbe preso il nome di Flavio, la sua compostezza fiera, la sua precisione esagerata, la sua dolce poesia. Perché Flavio era un pasticcere e mescolava gli ingredienti come fossero parole, giocava coi colori, coi gusti, con i palati delle persone, dava forme diverse, ogni volta, alle cose.
Non che importasse chi fosse. Al mare, a luglio, alla spiaggia, alla musica dispersa nell’aria non interessava davvero.
La gente lì intorno lo aveva visto? Lo aveva scrutato con gli stessi occhi verdi, analitici e magnetici di Viola? Forse no.
Ma, ogni tanto, la somiglianza fa la differenza.
Non c’era arrivata subito a quella conclusione. Il luglio che l’aveva messa in potenza avrebbe dovuto tramutarsi in gennaio per vederne l’atto, per vederla sgorgare dalla sua testolina sempre pensante. Non che avesse qualcosa di geniale quell’affermazione, ma sintetizzava perfettamente l’incontro, e poterlo definire in poche parole le dava una certa soddisfazione.
La somiglianza fa la differenza, eh già!
Perché se Flavio non fosse assomigliato a Edo, Viola non lo avrebbe guardato così ossessivamente; e, certo, il tovagliolino del bar sarebbe stato comunque lì, tra il bancone e loro due, ma Flavio non lo avrebbe usato per scriverci sopra il numero di Viola.

Alle nove del mattino seguente, Viola stava sul balconcino a bere caffè. Tra le sue cose preferite al mondo, di cui sovente aggiornava la classifica, ai primi posti c’era sempre bere il caffè. Il significato rituale, le chiacchierate con la mamma, gli incontri, i versi, le canzoni: una tazzina era in grado di contenere tutto questo e molto altro ancora.
Lei, che aveva imparato a poco a poco a privarsi di ben altro, non rinunciava mai alla schiumetta calda del latte; un cucchiaino all’inizio e uno alla fine era come qualcuno che le dava il buongiorno e poi il bacio della buonanotte.
Aveva una bella sensazione addosso. Se la sentiva adatta, comoda proprio come quel paio di sandaletti rossi che indossava fiera e che continuava a rimirarsi. Le vennero in mente le scarpette rosse di Karen, protagoniste di una fiaba che si era fatta leggere più e più volte quando era piccola.
Intanto respirava il mare: non lo vedeva ma ne sentiva l’odore. La sua vicinanza le dava serenità.
Si mise ad apparecchiare il tavolino per la colazione: di lì a poco Sveva si sarebbe svegliata e Viola voleva farle trovare tutto pronto. Un piccolo grazie per la sua esistenza preziosissima e bionda.
In pochi minuti tutto era fatto, così Viola si accomodò a una delle sedie della tavola ormai imbandita sul suo balconcino, in attesa del risveglio di Sveva.
Spezzò un quadretto di cioccolato fondente dalla tavoletta che aveva messo al suo posto e se lo mise in bocca. Lo gustò piano, dolcemente, sotto il sole già caldo e tante possibilità sotto i piedi.
In quell’istante di ebbrezza mattutina si ricordò di Flavio, il pasticcere. Il cioccolato, improvvisamente, diventò ancora più buono.

Non lo avrebbe più visto dopo la sera del loro primo appuntamento.
Se lo diedero per le 23.00 di quella giornata incominciata col caffè e col cioccolato.
L’aria era calda, la notte fonda, le luci ancora accese, il vociare della gente rumoroso e vivo.
Flavio fece fatica a trovare il baretto dove Viola aveva deciso di incontrarlo. Non era pratico delle vie lì intorno. Alla fine, però, con tanto ritardo, che a Viola parve un piccolo spazio di tempo in quel momento, arrivò.
Era incredibilmente bello, come disegnato da mano che ha gusto ed esperienza. Parlava bene, parlava di cose dell’anima e del mondo e di dolci.
Viola indossava un lungo vestito rosso, il suo solito giubbetto nero di pelle, orecchini grossi e una fascia colorata in testa. Era bellissima, o quantomeno così si sentiva. Non per un discorso estetico, solo per un modo dell’essere. Parlava di poesia, di cose dell’anima, di mostre, di amori.
Conversarono tantissimo Viola e Flavio, seduti di fronte, vicinissimi nei pensieri. Scherzarono senza scherzarsi, risero, si sorrisero. Così, in poche ore, sembrava si conoscessero da sempre. L’estraneità era lontana e anche se al mattino seguente, forse, li avrebbe di nuovo raggiunti, ora si era messa in disparte. Nessuno li avrebbe potuti disturbare: né la distanza geografica, né i figli di lui, né le passioni di lei.
Lasciarono il bar e il tavolino e si misero a camminare mano nella mano. Attraversarono su e giù la passerella che corteggiava la spiaggia, scrutavano ogni possibile seduta, le onde avevano dato il loro benestare.
“Eccola!” – gridò Viola.
Aveva trovato la panchina perfetta, in realtà uguale a tutte le altre, in realtà diversa come tutte le cose quando ci piacciono. Prese il braccio raggiante di Flavio, lo fece sedere, si sedette sopra di lui.
E iniziarono a baciarsi, tanto, tantissimo.
“ La cosa bella delle panchine è che loro restano sempre” – pensò Viola e strinse Flavio più forte.
Più forte la baciò Flavio, convinto, come vent’anni prima, che l’amore più bello ha sempre il mare vicino.

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14 commenti »

  1. Alessandra,

    che bello il tuo racconto.

    Profuma veramente di estate, dei suoi lati migliori: della spensieratezza, della fugacità, degli amori che nascono, durano un secondo ma sembrano segnarti per una vita intera.

    La scrittura scorrevole e lo stile personalissimo rendono i personaggi (e la loro storia) ancor più realistici.

    Bravissima.

  2. Vedere che l’idea che abbiamo in testa e che vorremmo infondere al lettore alla fine arriva, credo sia la soddisfazione più grande per chi scrive; dalle tue parole traspare tutto questo, quindi, che dire, sono felice.
    Grazie Lorenzo!

  3. C’è un intenso profumo di quelle giornate che mai e poi mai potremo scordare.
    MI è venuto in mente qualcosa di morbido su cui lasciarsi andare e una carezza a cui non rinunciare mai.
    Grazie per la lettura 🙂

  4. Grazie a te Jessica di aver saputo cogliere la bellezza dell’effimero incanto dell’estate che ho voluto raccontare.

  5. Anche tu come Flavio giochi con gli ingredienti, i colori e i profumi e ne fai uscire un qualcosa di piacevole e leggero che è un piacere leggere. “Sotto il sole già caldo e tante possibilità sotto i piedi” è per me una frase evocativa. Brava, ti ringrazio per avermi regalato una bella parentesi.

  6. Una storia che sa di caffè e cioccolato e di piccoli riti rassicuranti che fanno da rete all’imprevisto, perché non tutti sono fortunati come Viola e Flavio. Che Viola abbia questa piccole protezione è una bella intuizione narrativa, a mio parere.

  7. Grazie a Roberto e a Ugo per i loro commenti al mio racconto!
    Sono felice che l’estate, stagione in sé e stagione della vita, fuoriesca dalla righe di Patisserie e che, nei minuti di lettura, accolga nella sue dinamiche anche chi è fuori dal racconto.
    E sono contenta che la protezione in cui ho tentato di avvolgere Viola sia stata captata e abbia sfiorato l’attenzione del lettore come l’aroma del caffè quando tocca le narici.
    Grazie davvero!

  8. Questo racconto è uno tra i miei preferiti. Ci sono tutti gli ingredienti necessari a comporre un testo breve, essenzialità, attenzione ai dettagli, personaggi tratteggiati con naturalezza. E, soprattutto, quell’alchimia, difficile da esprimere a parole, che li trasforma in un quadro capace di arrivare al lettore.

  9. Ivana, grazie del tuo commento, tecnico, puntuale e gentilissimo. Grazie davvero!

  10. Ho provato il piacere rassicurante di Viola quando beve il caffè. Ho provato la sua certezza di essere bella quella sera, il suo stare bene nella propria pelle, la sua femminilità, recandosi all’appuntamento. Ho provato la gioia spensierata della loro conversazione al bar e il loro entusiasmo giovanile. Tutto questo grazie al tuo modo di raccontare. Molto bello.

  11. Grazie Dominique: è una soddisfazione essere riuscita a trasmettere le sensazioni che tu hai così ben espresso nel commento!

  12. Alessandra, l’estate, come tutte le sensazioni piacevoli, è la stagione più breve ed effimera; per questo va vissuta con intensità: è questo che leggo nel tuo racconto.

  13. Grazie Paola per questa tua considerazione!

  14. Grazie Alessandra, in poche righe hai saputo creare un’atmosfera piena di poesia e complicità. Complimenti

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