Premio Racconti nella Rete 2017 “Un lunedì di luglio” di Caterina Luceri
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017Tutti erano concordi nel dire che era una bellissima giornata di luglio.
Io preferisco descriverla come un’afosa e calda giornata estiva.
Era un lunedì, lo ricordo perfettamente, perché come ogni lunedì che si rispetti non avevo alcuna voglia di alzarmi dal letto per andare a lavoro.
Era un lunedì di un’afosa e calda giornata di luglio e la mia voglia era più scarsa di qualunque altro giorno. Avevo dormito poco e male a causa di quelle maledette zanzare e di mia moglie- Linda- che, anche se il barometro segnava 26 gradi, mi stringeva in un abbraccio sudato e scomodo.
Quando finalmente mi staccai dalla sua morsa, riuscì a prendere sonno ma fu un attimo e la sveglia, purtroppo, iniziò a suonare più forte del solito.
Lentamente mi alzai, mangiai uno yogurt, presi le mie cose e uscii di casa. Avevo un mal di testa terribile. Salii in macchina e partii.
Entrai nel palazzo. Ascensore, terzo piano, seconda porta a destra.
Come ogni mattina c’era Rosy, la mia segretaria che sistemava gli appuntamenti della giornata.
“Buongiorno mia cara!”
Nessuna risposta.
Pensai subito che fosse nervosa e quindi lasciai perdere ritirandomi nel mio studio più ordinato e pulito del solito. Passarono all’incirca dieci minuti e la porta si aprì di colpo. Entrò Rosy. Nessun “ciao”, nessun “buongiorno”. Lasciò l’agenda con gli appuntamenti sulla mia scrivania e sbuffando guardò il suo orologio da polso. La guardavo esterrefatto mentre lei mi fissava negli occhi senza fiatare.
“Rosy, mia cara, c’è qualcosa che non va?”
Nulla.
Iniziò a guardarsi attorno con lo sguardo corrucciato, come se avesse sentito un rumore e ne cercasse la provenienza.
Allora mi alzai, andai avanti a lei e le diedi una leggera spinta.
Niente, continuava a fissare il vuoto.
Improvvisamente mi guardò. Quello sguardo…lo ricordo bene! Mi fa ancora rabbrividire. Si girò e se ne andò sbattendo la porta mentre io perplesso sentivo il rumore dei suoi passi attenuarsi sempre di più.
“Strano, veramente strano.”
Mi rimisi a sedere, aprii l’agenda e lessi tutti gli appuntamenti della giornata.
Venni distratto dallo squillo forte del telefono.
Ad un tratto il silenzio.
Poi dei singhiozzi. Rosy piangeva. Mi catapultai nel suo piccolo studio.
“Santo cielo, Rosy…guardami, parlami!”
Si alzó, prese le sue cose e corse fuori dalla stanza chiudendo a chiave la porta d’ingresso dell’ufficio.
Tutti gli appuntamenti di quel giorno erano stati cancellati.
Allora, ancora stordito per quanto accadde un attimo prima, decisi di tornarmene a casa per raccontare la bizzarra mattinata a mia moglie Linda.
Appena chiusa la porta di casa alle mie spalle, sentì Linda piangere e singhiozzare.
Spaventato corsi subito a vedere cosa le fosse accaduto e vicino a lei trovai mio fratello Nico che cercava invano di consolarla mentre Marta, sua sorella, stava riempiendo un borsone di vestiti e asciugamani. Subito andai vicino a mia moglie e l’abbracciai chiedendole il perché di quel suo pianto disperato.
Nessuna risposta.
Era come se stessi in un incubo.
Cosa stava succedendo a tutti? Perché nessuno mi parlava? Pensavo che mi stessero prendendo in giro.
“Basta! Non è affatto divertente! Spiegatemi cosa cavolo sta succedendo!”
Gridai invano.
I tre uscirono dalla stanza barcollando. Era come se non esistessi.
“Ma il caldo vi sta dando alla testa?”
Urlai.
Nessuna risposta a parte il rumore della porta e della chiave che girava nella serratura.
Così corsi giù per le scale e mi precipitai nella macchina di Nico.
“La pagherete cara…”
Mia moglie era seduta sul sedile anteriore e nello specchietto potevo vedere le lacrime che le sporcavano il bel volto…i suoi denti che battevano, la sua bocca che tremava.
Era spaventata. Le si leggeva il terrore in faccia e negli occhi.
Non capivo proprio dove diavolo stessero andando con tanta fretta fino a quando, ad un tratto, imboccarono la strada per andare in ospedale ed entrarono nel grande e grigio parcheggio.
Nico fermò la macchina e Linda e Marta si gettarono fuori dall’automobile.
Le seguii.
Reparto di terapia intensiva.
Ero sempre più perplesso.
Piano interrato.
Stanza numero 9.
Entrai.
Le infermiere scostarono un separè verde e mi vidi.
Lo sgomento.
Poi il buio.
Aprii gli occhi, la luce del sole era accecante.
Vidi subito mia moglie, aveva gli occhi lucidi e gonfi. Li alzò al cielo e tremando mi strinse la mano.
Tutti erano concordi nel dire che era una bellissima giornata di luglio.
Io preferisco descriverla come un’afosa e calda giornata estiva.
Era un lunedì. Avevo dormito poco e male, mi alzai comunque per andare a lavoro ma non ci arrivai mai. Ebbi un colpo di sonno e andai a sbattere contro un albero.
Trauma cranico. Entrai in coma e mi risvegliai solo 3 giorni dopo.
Avevo sognato, immaginato o vissuto realmente quella brutta mattinata? Non lo saprò mai.
Aprii gli occhi e Linda tremando mi strinse la mano.
Nella stanza c’erano Nico, Marta e Rosy, la mia segretaria.
“Ben tornato.”
Non piangevano più.
Caterina,
bello, diretto ed essenziale.
Mi piace la scelta dei periodi brevi, intelligentemente cadenzati, che trasmettono ancor meglio al lettore il senso di inquietudine che pervade il protagonista.
Finale azzeccatissimo ed inatteso.
Molto brava!
Grazie mille
Appena lo si inizia, fa venire voglia di leggerlo fino alla fine. Credo una delle cose più importanti per un racconto.
Grazie a tutti
Nel tuo racconto, Caterina, gioca un ruolo da protagonista la curiosita’ e l’ ansia di conoscere la verità che tu, sapientemente, instilli nel lettore, facendola salire via via che racconti . Sei brava perchè riesci a creare un’ assoluta immedesimazione con l’ attore principale delle scene che descrivi. Finale inaspettato ma, soprattutto, liberatorio. Complimenti
Incalzante e senza sovrastrutture. A mio parere una prosa molto efficace. Complimenti!
Grazie mille
Molto “pulito” e incalzante. Non si può lasciare senza averlo finito. Brava!
Grazie Lidia
Strepitoso! Io pensavo che il tipo fosse morto…e invece…. meglio cosi’ 🙂
Complimenti!
Letto, ma mai commentato perché avrei detto le stesse cose di Lorenzo… e perché i racconti che mi inquietano un po’ tendo a rimuoverli, ma questo significa che la narrazione funziona!