Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “Ordinary Day” di Mario Esposito

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

Robert aprì la porta, gettò il soprabito sul divano e salutò sua moglie come ogni pomeriggio da 35 anni a questa parte.

“..Ciao amore… sono a casa…”, disse con la sua voce allegra e calda.

La voce di Rose accarezzò le orecchie del marito facendo comparire un piccolo sorriso sulle labbra di Robert.

“..Bentornato Bobbie, tutto bene al lavoro??…”, rispose da un angolo non precisato della casa.

“..Tutto ok, come sempre…Niente di nuovo…”.

La cucina era invasa da una luce arancio ocra che dava un senso di calore quasi irreale. “I tramonti di novembre sono i più belli dell’anno”, pensò Robert mentre apriva il frigo.

Robert non fumava, non beveva, non aveva mai giocato a carte, fatta eccezione per le partite a poker con gli amici sotto Natale interrotte ormai da 30 anni. L’unico “vizio “che aveva e che lo faceva uscire dalla normalità, era la sua lattina di BUD ghiacciata bevuta con parsimonia dopo il lavoro. Era una sorta di rito magico quotidiano al quale non voleva e non sapeva rinunciare… Era come se quelle bollicine ghiacciate avessero il potere di buttare giù e far scomparire la stanchezza e la noia di una giornata intera…Il primo sorso non era male, ma quello che lo mandava in estasi era il secondo, quello un po’più lungo degli altri, quello che gli dava il senso di pace e che tranquillizzava la sua trachea arida.

I fornelli erano vuoti e il forno pure…Ciò significava che neanche oggi Rosie aveva cucinato nulla.. ”Pazienza”, pensò fra sé e sé mentre gustava il terzo sorso.

…”Oggi Mike mi ha invitato ad andare a pesca  per Sabato prossimo, ma ho detto di no…Ho detto che Sabato siamo impegnati con le pulizie di casa…”, disse mentre, attraversando il soggiorno, si diresse verso lo studio..

Ohhhh, caro ma perché non accetti mai gli inviti di Mike??, è così una brava persona. Ti farebbe bene uscire un po’ e stare all’aria aperta…Ci penso io sabato a pulire casa e poi possiamo farlo domenica…”

“..Ma domenica non vengono Michael e i ragazzi a pranzo??..”

Rose non rispose.

Robert si slacciò la cravatta ed andò in camera da letto.  Rose era lì stesa che leggeva il suo settimanale…Lui la guardò e mentre appoggiava la lattina di birra sulla madia, pensò che quella donna era la creatura più bella che avesse mai visto. Era lì baciata dalla luce che entrava dalla finestra, con i suoi occhiali un po’ demode’ che le davano quel tocco di artista che non era mai scomparso dalla sua persona. Era innamorato. Dopo tutti quegli anni era ancora innamorato…

Le si avvicinò e le diede un bacio sulla bocca, anzi non proprio sulla bocca, ma su quella parte di viso fra bocca e guancia che lui adorava.

Lo sai che ti amo Rosie Donovan?!”

Rose lo fissò, mise da parte il giornale, tolse gli occhiali, prese la mano di suo marito e stringendola sulla guancia sussurrò, “Lo sai che ti amo Bobbie Monroe??, nonostante il tuo alito di birra??”

Entrambi risero con riserbo e dolcezza….

Mentre era sotto la doccia Robert pensava a cosa avrebbe potuto cucinare. In casa c’era ben poco il che significava prendere la macchina ed andare giù in paese a fare la spesa ma non aveva voglia.

…”Ehi amore che ne pensi se stasera uscissimo ed andassimo a mangiare un boccone da Al  giù in paese???”

Rose non rispose, ma Robert pensò che come al solito non aveva sentito.  Ultimamente sua moglie sembrava non sentire bene e pensò che uno di questi giorni ne avrebbe dovuto parlare con Michael.

Michael era strano anche lui da un po’. Era sfuggente, distratto, e soprattutto gli stava sempre con il fiato sul collo. Portava spesso Robert junior e Freddy a casa dei nonni, cosa che prima non faceva. Non è che la cosa gli desse fastidio, anzi. Solo che sembrava strano. Aveva anche provato a chiedergli se ci fosse qualche problema con quella strega di Lizzie, ma Michael lo aveva rassicurato dicendogli che era tutto ok.

Uscì dal bagno con l’accappatoio ancora indosso e solo allora si accorse che Rose si era addormentata. La lettura per lei era una sorta di potente sonnifero.

Si asciugò alla meglio. Ripose l’accappatoio bagnato sul gancio del box doccia ed ancora nudo andò verso sua moglie. Aprì il cassetto dell’armadio e prese il pile preferito di Rose. Quello che acquistarono qualche anno prima durante una vacanze sulle Alpi austriache. Diceva Rose che sicuramente quei disegni che ritraevano stambecchi e cime innevate non erano il massimo della classe, ma lo amava proprio perché era brutto e caldo…” Come mio marito…”, quando voleva far irritare Robert di fronte alle sue amiche..

Appoggiò il pile sulle gambe di Rose con delicatezza e le diede un bacio sulla fronte.

Piccola Rose, ti chiamo fra un po’per la cena”, sussurrò mentre usciva dalla stanza da letto che odorava del bagno schiuma alla vaniglia che aveva utilizzato per lavarsi…

Bevve l’ultimo sorso di birra mentre ascoltava il radiogiornale delle 18.

In quell’istante squillò’ il telefono..

Si???”

Ciao Pa’, sono Michael…”

Ciao Mickye, come va???”

Michael odiava suo padre quando lo chiamava in quel modo, ma da un po’ di tempo aveva raggiunto la consapevolezza che mai avrebbe smesso di chiamarlo così…

Tutto ok, ti volevo…”

..” E i ragazzi???”

Bene Pa’, bene…Ho chiamato per dirti…”

“Aspetta un attimo figliolo….”

Robert appoggiò la cornetta sul comodino dello studio ed andò ad abbassare il volume della radio

Eccomi Mickye, dicevi??”

Dicevo che ho chiamato per dirti che domenica non possiamo più venire a pranzo… R.J. ha una partita di calcio e ce lo hanno detto solo ora…Perché  non vieni anche tu??..”

Ohhhh, Mickye lo sai che non posso…la mamma …come faccio a lasciarla da sola… lo sai che..”

Papa’, ti prego, non…”

Figliolo andate voi, al limite passate per un saluto nel pomeriggio, alla ,mamma farà piacere…”

“Papa’, io…Pa’… va bene… ciao Pa’…”

Ciao figliolo, a domenica allora….”

Michael posò il ricevitore con forza sulla cornetta e un’espressione sconsolata si impossessò del suo viso. Sua moglie era lì accanto a lui.

Cazzo Michael, questa storia non può andare avanti così…Cosa cazzo credi di fare??? Tua madre è morta da tre anni e tuo padre la vede, la sente, ci parla, una volta ha detto anche di averci fatto l’amore come quando erano ragazzini… Quando capirai che dobbiamo avvisare un medico, che dobbiamo fargli seguire una terapia…ha bisogno di aiuto, lo vedi com’è ridotto??? Anche i bambini iniziano a pensare che il nonno sia uno sciroccato…”

Quelle parole dure non lo toccavano più, ci aveva fatto il callo ormai…

 

Non temere, Lunedi chiamo il medico, promesso…”

E mentre diceva queste parole andò in garage dove lo aspettavano un sacco da pugile da 40 kg e un paio di guantoni vecchi e stanchi di tirare cazzotti.

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11 commenti »

  1. Commovente, dolce, finale inaspettato. Descrizione così ricercata e precisa da farti sentire a casa di Robert e Rose.

  2. Un padre che si scherma dalla sofferenza attuando inconsci meccanismi di difesa ed un figlio che cerca di combatterla attaccandola con un guanto da pugile. Ma dalla sofferenza non si sfugge e la sofferenza non si combatte: solo accettandola diverrà più lieve ed ogni nuovo giorno sarà un giorno diverso dal precedente. Bel messaggio. Bel racconto. Bravo.

  3. Grazie Gloria.

  4. Grazie Mario, bellissimo, mi hai colpito…solitudine, amore, una vita di coppia che va oltre…il tempo è la realtà.

  5. Grazie a te Gianluca…

  6. Bello, commovente e credibile. Ho conosciuto persone che apparecchiavano per chi non c’era più.. e finché non ci si passa non puoi sapere cosa farai “tu”.

  7. Bellissimo Mario. Già mi piaceva la scrittura, i dialoghi sciolti e la descrizione così particolareggiata sebbene con pochi tratti. Ma verso il finale ho avuto un brivido e non mi capita quasi mai. Queste sono le storie che mi piacciono sul serio

  8. Un racconto struggente sulla nostalgia d’amore. Mi ha molto commossa.Bravo.

  9. Caro Mario, l’assenza che non si vuole riconoscere e accettare. Perché non lasciarci vivere con i nostri fantasmi, quando sono fantasmi buoni! Bel racconto.

  10. Bello, toccante, delicato.

  11. Davvero bello e toccante, Mario. Il finale inaspettato getta una luce di tristezza sulla vicenda quotidiana che hai raccontato, e porta a interrogarsi nel profondo su cosa sia l’amore e quali siano i suoi confini.

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