Premio Racconti per Corti 2017 “Nulla è come sembra” di Stefania Serio
Categoria: Premio Racconti per Corti 2017Giulia Berardi ha da poco conseguito la tanto sospirata laurea in giurisprudenza, tanti sogni e pochi progetti attuabili nell’immediato futuro. La necessità di alleggerire il carico economico della sua famiglia e la voglia di avere qualche soldo in tasca, la spinge a rispondere a un annuncio economico: una nota azienda internazionale, con sede nella sua città, cerca un impiegato. Non è ben specificata la mansione richiesta e l’unica notizia che le viene data è che ci sarà un test attitudinale collettivo a esclusione.
Abituata da sempre a dare il massimo di sé si impegna a studiare le materie più disparate che vanno dall’attualità ai sondaggi di mercato. La fatidica data arriva, Giulia arriva puntualissima, alla reception le viene indicato il piano e l’ufficio e le viene dato un cartellino identificativo col suo nome.
Entra nella sala, gli altri aspiranti al posto parlano tra di loro e Giulia li osserva e legge i nomi sui cartellini: Silvia Rotolo, vestita con abiti succinti e molto truccata, un uomo cinquantenne, Romolo Tedeschi, vestito in modo impeccabile e indossa un cravattino verde, un ragazzo dai capelli rossi, Vincenzo Segni vestito in jeans e pullover che si mangiucchia le unghie, una donna quarantenne, Angela Giusti, ferma in un angolo col viso triste e cupo. Ci sono altre persone ancora. Silvia Rotolo e Tedeschi hanno un breve alterco e Giulia cerca di calmarli dicendo loro che sono tutti nervosi per l’imminente test. Giulia chiede se qualcuno ha qualche informazione in più sul lavoro offerto; è Tedeschi a risponderle:
«Sembra che sarà un lavoro di gran prestigio e che tutto si giocherà sull’ultima domanda, una specie di domandone – trabocchetto».
Tedeschi si allontana e Silvia le si avvicina per chiederle una sigaretta. Giulia e Silvia, pur essendo ben diverse familiarizzano.
Entrano gli esaminatori, senza neanche guardare in faccia i presenti, iniziano con i test attitudinali. Vincenzo Segni dopo poco abbandona l’aula dichiarando di non essere capace di parlare in pubblico, Angela Giusti dichiara la sua depressione.
Procedendo con i test, i più vengono invitati a uscire non essendo idonei. Restano infine solo Giulia, Tedeschi e Silvia. Gli esaminatori concedono loro una pausa e i tre commentano le domande poste fino a quel punto: domande banali e poco attinenti con la mansione tanto prestigiosa di cui si è vociferato. Sorge loro il dubbio che potessero nascondere un qualche significato recondito (Tedeschi dice infatti: «Attenti signori! Nulla è come sembra!»)
Tornano gli esaminatori, pongono finalmente la tanto attesa ultima domanda. Anche questa risulta banale, infatti viene chiesto loro cosa porterebbero su un’isola deserta.
Silvia dice di voler portare uno specchietto, Giulia dice di voler portare un coltello che potrebbe aiutarla in molte situazioni e Tedeschi (sbalordendo perfino i freddi esaminatori), dichiara di voler portare con sé un omino muto per tener in ordine i suoi vestiti.
Giulia ottiene il posto. Silvia la saluta con trasporto, Tedeschi con stizza. Rimasta sola con gli esaminatori le vengono esposte le mansioni ( telemarketing, cioè un lavoro in un call center ) e lette le condizioni contrattuali molto, molto, svantaggiose: due euro e cinquanta lorde l’ora, straordinari obbligatori, pausa pranzo non prevista, domeniche sempre lavorative e giorno libero a discrezione dell’azienda.
Giulia chiede altre informazioni:
«E gli straordinari quanto verrebbero pagati?»
«Due euro e cinquanta. Lordi.»
«Io… Sono laureata…»
«Abbiamo letto il suo curriculum. Signorina Berardi, ha idea di quanti laureati in giurisprudenza ci sono in Italia? Sa quanti di loro vorrebbero essere in questo momento al suo posto? Faccia finta di aver vinto alla lotteria e firmi il contratto.»
Giulia resta con la penna a mezz’aria, non si decide a firmare fino a quando dice agli esaminatori che per giustizia deve fare una confessione. Gli esaminatori vorrebbero concludere quell’incombenza e la sollecitano a firmare ma Giulia prosegue nella confessione:
«Ho mentito, non merito questo lavoro! Anche io in realtà sull’isola deserta porterei un omino muto. . .»
Scappa via mentre gli esaminatori le dicono che difficilmente avrà un’altra opportunità come quella!
(Condizione purtroppo veritiera).
Sarcastico al punto giusto, l’avessi letto prima avrei avuto la battuta pronta per perdere grandi occasioni! E invece, a portarsi sempre lo specchietto… Lo “vedo” meno dell’altro ma lo trovo un bellissimo racconto, originale e contemporaneo!
Uno spaccato di contemporaneità filtrato dall’ironia. L’ho trovato un racconto ben riuscito, senza sovrastrutture, fluido e piacevole da leggere. Mi piace molto che sia tutto al presente, come una diretta, uno streaming letterario. Ben fatto !
mai titolo fu più azzeccato.
Il “nulla è come sembra” potrebbe essere visto come il colloquio molto serio per un lavoro tutto sommato marginale e malpagato..
oppure potrebbe essere visto come la laurea in giurisprudenza, che, in una nazione corretta darebbe accesso a molte possibilità…mentre in Italia purtroppo molti laureati si ritrovano a dover accettare lavori come questi pur di fare qualcosa, e quindi pure una laurea non diventa quello che dovrebbe essere
Grazie a tutti, sono contenta che si colga l’ironia e la drammaticità del soggetto. Sicuramente la sceneggiatura rende meglio l’idea ma, a quanto pare, ho centrato il mio obiettivo.