Premio Racconti nella Rete 2017 “Il ragno e la scarpa” di Liliana Paisa
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017Sapore del bacio e la solitudine di ultima parola rimaste sulle labbra di questa donna. Gli occhi scuri come il buio dello specchio quando si guarda la disperazione; questi occhi cercano un segno vitale dell’amato. La notte senza luna ma, troppo tranquilla per la loro lite che ha lasciato l’amore scalzo e fuori casa. Essere lasciata per un’altra non era una cosa che Lea poteva o voleva comprendere. Lo amava e per questo cercava un segno da lui. Certi ricordi sono come dei parassiti, ti consumano l’animo e muoiono . Lei aveva bisogno di qualcosa da lui come d’aria… il lavoro, colleghi, la casa e tutta la sua quotidianità non avevano la forza di guarire. Un giorno trovò sotto il letto la scarpa di Angelo; la prese tra le braccia e cominciò a ridere, piangere, tra le dita che difendevano la scarpa spuntò un ragno e si nascose tra i capelli lunghi. Lea non fece caso poi dopo ore dall’ insolito incontro, il ragno scivolò tenero sul cuscino.
Sei del mattino, tra la sveglia e la luce Lea faceva fatica ad alzarsi dal letto, aprì gli occhi e quando vide il ragno gridò, saltò dal letto e su un pezzo di carta prese la creatura e la buttò dalla finestra. La giornata come tutte quelle passate aveva lo stesso abito, stesso numero di passi e battiti al minuto. Lea ritornò dall’ Ufficio, seguì il rituale che ormai la donna moderna porta nel sangue. Il gioco del ragno continuava da una settimana, ogni volta buttato fuori, alla sera era dentro, stanca Lea capì che il ragno e la scarpa dovevano fare parte dei ricordi di lui. Giorno dopo giorno tra Lea e la scarpa con il suo ragno si creò una specie di legame; la creatura cresceva nella dimensione della casa e della propria vita…Sul lavandino, sulla tazza di caffè, sulla scrivania, sempre attaccato alla caviglia, al polso, a volte nei capelli, sulla fronte, come le coccole di Angelo. Amici a cena? Raramente, e quando capitava, il ragno mordeva tutti, così nella solitudine degli angoli la casa di Lea sembrava un posto delle condanne.
Il passato era come la seconda pelle e lei non poteva andare avanti con un ragno dentro casa, nella sua vita che oltre tutte le stranezze aveva un controllo su di lei …su queste riflessioni decise di accettare l’appuntamento con un collega che tra altro era anche vicino di casa. Dopo la prima notte trascorsa insieme trovò il cuscino avvolto nella ragnatela. Senza pensarci sopra si mise nella corsa verso il nulla; al ritorno trovò la casa sottosopra. I ladri? Forse, anche se la porta era chiusa a chiave, le finestre…Dov’era quel ragno che aspettava Lea sul tappeto, per aggrapparsi sulla caviglia?Quel ragno che rimaneva attaccato a lei dove era finito? 2. Carlo, vicino, collega e l’uomo che cercava di strappare la solitudine di Lea portò dei fiori e vino e lei preparò la torta; 38 anni, una mappa nella vita di una donna, indice di tesori e anche di errori…una serata che sigillò un cassetto e aprì un altro. Preoccupata, ma anche rinata Lea non soffriva più per Angelo. Una notte d’amore nuovo che porta la fragranza di erba, fiori spontanei… Dio! Un giorno dopo, ritornata dal lavoro trovò la casa rivestita di ragnatela, sembrava un velo di nozze maledette e ragni piccoli dappertutto; nel grido della disperazione Lea telefonò al disinfestatore e nell’attesa di questo Lea sconvolta cominciò a schiacciare i piccoli ragni. La paura scioglie ogni attimo di tranquillità e quando diventa parte della tua natura già sei un altro essere, questa donna sapeva e per questo non poteva raccontare a nessuno la storia del ragno e della scarpa. A Carlo dirà che ha trovato un nido dei ragni e comunque lui era fuori per lavoro. La casa pulita, ordinata senza traccia di quel ragno che sembrava vendicarsi, dava a Lea fiducia ma non per tanto, la paura che la creatura potesse spuntare fuori portava dietro l’insonnia e così decise di prendere le pillole per poter dormire.
Nel giardino la notte cercava di salvare se stessa, quel verso di uccello che di tanto in tanto graffiava l’aria,il cane che abbaiava alle vicinanze e quel gatto matto che cercava di prendere la sua ombra. Il giardino era un rifugio per Lea quando i pensieri pesavano troppo. Sonno profondo indotto dalle pillole e dalla stanchezza e la donna che respirava con la bocca aperta; sulle lenzuola comparì come dal nulla il ragno, lentamente dalla caviglia alla spalla scoperta, una carezza tradita cercando la vendetta, uno scivolo sull’esistenza precaria, delicatamente arrivato sulle labbra, Lea non sentiva nulla, sembrava morta; ancora più giù la maledizione tra i denti e nella bocca della donna…un colpo forte di tosse, il risveglio di mancanza d’aria e Lea cercò disperatamente di tirare fuori dalla bocca il ragno; non riuscì né a sputare, né ad ingoiare, cercò d’alzare dal letto e prendere il telefono, niente da fare, il ragno la stava soffocando, una lotta che Lea nel modo più assurdo non riuscì a sostenere. La morte riprese il suo premio lasciando un mondo chiuso in una scarpa…
B E L L I S S I M O. La bestia satanica che distrugge la vita …ma a me e’ simpatico, cosa ci posso fare??n.b. Son la prima a leggere e commentare,..ciao, Liliana!
Geniale, metaforico, a metà tra il gotico di E.A.Poe e Alien, ma nello stesso tempo calato in un quotidiano quasi normale.
Il tuo racconto Liliana è straordinario! Scritto benissimo, scorre agevolmente in un crescendo di tensione e angoscia sempre misurata.
Molto bello questo racconto. Sembra di leggere una favola di Esopo ma costruita per un mondo adulto. Ci insegna che i sentimenti d’ amore non corrisposti vanno, nostro malgrado, soffocati o finiranno per soffocare noi. Bravissima Liliana!
Brava Liliana, Complimenti. Hai scritto un racconto onirico, kafkiano, “femminile”.
L’amore tradito a sua volta tradisce, a volte fino alle estreme conseguenze. Racconto onirico e veloce che ti lascia l’amaro in bocca.
Non mi aspettavo un finale tragico, credevo che Lea e il ragno sarebbero venuti a patti.
Questa è una storia che fa venire i brividi: un ragno ce l’abbiamo tutti probabilmente, non sempre meritato forse, ma c’è: qui qual è la colpa di Lea? O forse non c’è colpa ma solo il profondo rifiuto che anima Angelo? Una storia che crea domande secondo me è sempre una buona storia!
Magnetico il tuo racconto, Liliana. Anch’io mi aspettavo un finale differente, quindi mi hai sorpresa. Buttiamo le reliquie prima che i ragni le avvolgano con la loro secrezione appiccicosa!
Liliana, bellissima questa metafora del ragno. Un racconto scritto bene e che fa riflettere.
“La paura scioglie ogni attimo di tranquillità e quando diventa parte della tua natura già sei un altro essere” bella frase, anzi bellissima! Complimenti, in bocca al lupo