Premio Racconti nella Rete 2017 “Feliciecontenti” di Maria LR Beretta
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017
C’era una volta il paese di Feliciecontenti. In questo paese le persone erano sempre felici e contente: non litigavano mai, erano sempre tutte gentili le une con le altre, ciascuno era soddisfatto della propria vita e riposavano tutti undici ore consecutive. In realtà non si riusciva nemmeno a distinguere quando gli abitanti di Feliciecontenti riposassero o lavorassero, perché ognuno faceva il lavoro che aveva sempre desiderato e non vedevano l’ora di andarci, quindi se qualcuno chiedeva all’altro “Dove stai andando?” non sapevano se rispondere “Al lavoro” o “A divertirmi” perché per loro le due cose coincidevano.
Il Paese di Feliciecontenti era governato dalla regina Presabene. Costei era una regina bella e magnanima e voleva che ogni suo suddito fosse felice e contento. Infatti l’unica legge che aveva emanato così recitava: “Ognuno ha il diritto/dovere di essere felice e contento”. Ognuno poteva fare il lavoro che gli piaceva, non c’erano concorsi, abilitazioni o esami di stato per esercitare una determinata professione, bastava che uno lo desiderasse sinceramente. Se uno finiva i soldi, la regina Presabene provvedeva a rifornirlo coniando nuove monete in quanto non c’era la BCE e a nessuno importava dei tassi di cambio e dell’inflazione. Le cure mediche, l’estetista e perfino gli aperitivi erano tutti rimborsati dalla Mutua. E tutti erano, pertanto, felici e contenti.
Mi chiederete ora “ Dove si trova questo Paese??Voglio andare ad abitarci subito!” . Vi devo deludere, questo regno oggi non esiste più.
Infatti, non lontano dal regno di Feliciecontenti si trovava il Paese di Sbattimento governato dal perfido stregone Contenzioso. Egli era un governante crudele e meschino ed esercitava il suo dominio sul popolo degli Avvocati, creature cattive che si nutrivano di litigi, fatture e soprattutto bonifici. In realtà egli era così malvagio in quanto soffriva molto poiché era innamorato della regina Presabene dai tempi delle scuole Medie ma ella l’aveva lasciato a un passo dal matrimonio e non aveva più voluto saperne di lui, dal giorno in cui lui l’aveva criticata, sostenendo che era impossibile rendere tutti felici e contenti per legge. La Regina, udito tale sprezzante appunto, si era infuriata ed aveva esclamato: “ Tu dici così perché hai paura del mio successo professionale e sei solo un maschilista che vuole una donna sottomessa che stia a casa a stiragli le camicie! Vattene! Tra noi è finita! Ti bandisco dal mio regno!”.
Il matrimonio andò a carte quarantotto. Contenzioso, esiliato, se ne andò e la regina Presabene presto contrasse matrimonio con il principe Bravopirla. Costui condivideva con Presabene una profonda avversione verso qualsiasi forma di contratto assicurativo, ritenuto da entrambi cosa da persone malfidenti, maliziose e anche un po’ da gufi. Inoltre egli combatteva in prima persona una strenua battaglia contro la medicina tradizionale, ritenendo che qualsiasi malattia fosse perfettamente curabile con la propoli e le bacche di goji ( convinzione che portò la regina Presabene a restare prematuramente vedova).
Lo stregone Contenzioso per vendicarsi del rifiuto di Presabene aveva creato un regno basato su regole e divieti. Pertanto egli aveva emanato innumerevoli leggi per disciplinare ogni aspetto della vita del regno di Sbattimento e continuava ad emanarne senza sosta.
Nessuno poteva scegliere cosa studiare, tutti dovevano frequentare la Facoltà delle Regole, per imparare tutte le regole da lui emanate. Dovevano tutti andare a letto presto e svegliarsi presto, guadagnare almeno mille euro al mese e spenderne al massimo cinquecento. In base a test scientifici veniva deciso chi doveva convolare a giuste nozze e chi no e, nel primo caso, anche quanti figli dovesse avere.
“ Erano felici?” Mi chiederete “ Perché, in tal caso voglio andare ad abitare lì!”.
Nient’affatto. Poiché erano tutti Avvocati e Dottori in regole, chiunque ne infrangesse una si trovava subito ad essere denunciato, querelato, citato in giudizio da un altro. E poiché le regole erano tante, le infrazioni erano tantissime.
Si racconta che una volta un avvocato fu denunciato dall’avvocato che abitava al piano sottostante, con la grave accusa di non aver innaffiato i fiori nel rispetto delle Linee guida predisposte dal Ministero dell’Agricoltura, Floricoltura, Apicoltura, Innaffiamento e Mungitura. Le linee guida prevedevano infatti espressamente che : “ per ragioni di ordine pubblico e felicità collettiva l’annaffiamento di piante da balcone dopo le ore 18.00 è consentito solo nei giorni dispari dei mesi pari con Luna crescente e Giove in Trigono a Nettuno”.
Ora, il poveretto, si era dimenticato di innaffiare le azalee prima che Giove uscisse dal Trigono. Sua moglie era in vacanza e si era tanto raccomandata, prima di partire, di innaffiare le azalee. L’avrebbe ucciso se le avesse trovate rinsecchite al suo rientro. Anzi peggio. Gli avrebbe fatto causa. E quindi il meschino, dopo ore di dubbio e angoscia, aveva messo a punto il suo piano criminoso nei minimi dettagli e alla fine si era deciso. Aveva aspettato che calasse la notte e furtivamente si era introdotto sul proprio balcone scalzo con annaffiatoio – questo sì – regolamentare e aveva innaffiato le azalee.
Ma il vicino del piano di sotto in quel mentre, disturbato dal russare della moglie nella notte, si era alzato dal letto e per rilassarsi era uscito sul balcone a prendere una boccata d’aria. Ed ecco, due goccioline strabordate dal vaso delle azalee gli cadono sulla testa. Aveva sollevato lo sguardo e si era accorto del criminale che innaffiava le azalee. All’inizio gli era venuto un dubbio: in fondo il suo vicino era sempre stato una brava persona, forse si sbagliava, forse Giove era ancora in Trigono a Nettuno. Aveva preso carta e penna e controllato. Aveva fatto e rifatto i calcoli più volte. Niente. Giove era uscito dal Trigono. Doveva denunciare il crimine o sarebbe stato complice.
“ Be’, se la sarà cavata con poco!” Penserete. Insomma. Duecento euro di multa. Ma la cosa peggiore è che la moglie scoprì che si era scordato di innaffiare le azalee. Gli fece causa, chiese il divorzio, gli alimenti, la casa, la macchina, l’affidamento dei figli, del cane, del pesce rosso e ovviamente delle azalee. Vinse la causa facilmente. Del resto, chi lascerebbe i figli, il cane, il pesce e le azalee a un criminale?
C’è da dire tuttavia che nemmeno nel paese di Feliciecontenti le cose andavano benissimo.
Infatti, poiché ognuno poteva fare il lavoro che voleva a patto di essere felice, accadeva che uno il lunedì facesse il panettiere e il martedì il meccanico. Così quando uno andava a farsi riparare la macchina poteva trovarsi come meccanico una persona indubbiamente molto felice ma che non ci capiva molto di motori. E non lo si poteva certo biasimare per questo. In primis perché non avrebbe certo reso felice il “neo meccanico” e in secundis perché fino al giorno prima era un panettiere . Pertanto la riparazione della macchina non sempre gli riusciva bene e il cliente si ritrovava con la macchina rotta appena uscito dal panettiere – pardon- dal meccanico.
Va detto però che a volte la macchina riusciva a percorre qualche centinaio di metri, a volte anche chilometri. Salvo poi fermarsi proprio nel bel mezzo di una strada trafficata e sbem: tamponamenti, code e incidenti. Altre macchine da riparare.
Ma, capirete, questo non era un problema: bastava infatti aspettare che qualche suddito si sentisse di nuovo felice di fare il meccanico e le avrebbe riparate tutte felicemente!
“ E chi pagava per le riparazioni?” vi starete chiedendo. Ma che importa? Tanto bastava chiedere alla regina Presabene di coniare altre monete! Non è certo questo il punto!
L’importante è che tutti continuassero ad essere felici e contenti nel pieno rispetto della Costituzione.
Tuttavia un giorno accadde un vero e proprio disastro. Un suddito del regno si alzò di buon mattino e pensò che lo avrebbe reso profondamente felice andare a lavorare in una miniera d’oro, poiché gli piaceva invero molto il luccichio di quel metallo. Prese così in spalla il suo piccone e si diresse verso la miniera più vicina. Iniziò a scavare dove i precedenti minatori felici avevano felicemente scavato le gallerie, rimase a scavare per un bel po’di tempo ma con grande stupore si accorse che non vedeva, nemmeno dopo ore e ore di felici picconate, alcuna traccia di luccichio dell’oro. Pensò che forse in quella miniera l’oro fosse esaurito, ma questo non era certo un buon motivo per essere triste. Infatti vi erano altre miniere nel regno. Si diresse prontamente verso un’altra miniera e felicemente si rimise a scavare col suo piccone. Ma dopo un po’, nemmeno questa volta, apparve alcun luccichio a renderlo felice. Girò così tutte le miniere del regno, tutte tutte. Niente.
Quando con sgomento si rese conto che non vi era più oro in nessuna miniera del regno e che questo lo rendeva profondamente infelice, andò a costituirsi.
Entrò nel castello della regina Presabene, si buttò ai di lei adorabili piedini e piangendo urlò “Maestà, sono tanto infelice, ve ne prego, non uccidetemi, chiedo perdono!”.
La regina, spaventata e scossa, non avendo mai udito prima pronunciare tale parola nel suo Regno, impallidì. Cercò di mantenere la calma e chiese all’amato suddito: “ Messere! Ma cosa mi state dicendo? Che avvenne? Si è forse rotta la vostra autovettura? ”
“ No Maestà, la mia autovettura va un gran bene. Ma stamani mi svegliai e capii che per essere felice dovevo estrarre dell’oro, mi recai diritto alla più vicina miniera per essere al più presto felice come voi mi avete ordinato. Scavai, scavai, ma l’oro non c’era. Feci questo in tutte le miniere del regno, ma niente. Maestà, non c’è più oro in nessuna miniera del paese e questo mi rende infelice, sono venuto a confessare il mio reato e a chiedere la vostra grazia!”
La regina Presabene svenne.
Fu svegliata dal rumore della folla che sotto la sua finestra protestava poiché la notizia dell’esaurimento dell’oro nel regno si era sparsa più velocemente dei pidocchi in un asilo.
Gli abitanti di Feliciecontenti erano molto preoccupati. Tutti diventarono diffidenti gli uni verso gli altri, quando c’era un incidente si incolpavano tutti a vicenda dell’accaduto e soprattutto incolpavano il panettiere/meccanico che non aveva effettuato bene le riparazioni. A volte glielo dicevano espressamente e lo costringevano a licenziarsi. Qualcuno poi iniziò persino a rubare le monete d’oro degli altri per paura di restarne privo.
Insomma, presto tutti litigavano con tutti: i vicini coi vicini, gli amici con gli amici, i parenti con i parenti (soprattutto i parenti con i parenti).
Il popolo degli Avvocati, avuto notizia dei litigi nel regno di Feliciecontenti dal Telegiornale, si fiondò come un banco di piranha nel Paese. Fecero così valere le ragioni degli uni contro gli altri e li difesero da vicini, amici e parenti. Fecero un sacco di cause e, soprattutto, di soldi. Contenzioso era soddisfatto di aver finalmente dimostrato a Presabene di avere ragione. La regina, che si nutriva solo di armonia e concordia, alla vista del suo Regno devastato da odio e ostilità, si ammalò gravemente e morì. Lo stregone Contenzioso con il suo popolo di Avvocati prese il controllo del regno ed è per questo che oggi noi viviamo in un mondo di discordia e inimicizia.
Ma no scherzavo.
Lo stregone Contenzioso, avuto notizia della malattia della regina Presabene si preoccupò e si recò da lei. Una volta giunto al capezzale della Regina si mise a piangere ed esclamò “ Cosa ho fatto?! Io volevo dimostrarvi che ero nel giusto! Volevo riconquistarvi! Ritiro subito il mio popolo di Avvocati e potrete così riavere il vostro regno di persone felici e contente!”
La regina sussurrò: “ No, eravate nel giusto, le persone non possono essere felici e contente per legge, a volte si discute, a volte si litiga…. e quando si litiga, meglio lasciarlo fare ai vostri Avvocati…gli viene così bene!”. Lui non disse nulla e la baciò teneramente.
Ed è per questo motivo che noi tutti oggi viviamo in un mondo dove Presabene e Contenzioso convivono. Si, convivono, perché di matrimonio ancora non se ne parla. Presabene, ora più smaliziata, non ritiene vantaggioso il regime di comunione dei beni con un libero professionista, per lei regina di un vasto regno. Contenzioso dal canto suo non vuole cedere su questo punto.
Intanto hanno avuto diversi figli; alcuni che assomigliano al padre, come Diffida e Precetto, altri più alla madre, come Negoziazione assistita e Conciliazione.
A proposito, quest’ultima ha di recente aperto una catena di centri termali dal nome “Le terme di Feliciecontenti”. Se vi capita di voler prendervi una vacanza da impegni e sbattimenti, fateci un salto!
“ Dove si trovano? Dove si trovano questi centri? ” Mi chiederete allora. Eh ma siete proprio pesanti! Guardate bene, ce ne sarà sicuramente uno proprio a due passi da voi!
Brava Maria, hai costruito un racconto delizioso, splendidi i nomi.
La narrazione è fluida e piacevole tra sorrisi e riflessioni sempre attuali .
Mi è piaciuto molto!
Grazie!
Davvero divertente e costruito bene. Brava Maria!
Mi hai fatto sentire in colpa per il fatto di essere un avvocato. Poi, a leggere bene…confessa, lo sei anche tu. Mi è molto piaciuto il racconto. Brava
Grazie Gloria Fontanive e Ottavio Mirra… confesso,confesso…praticante però 🙂
Un po’ lungo, ma molto piacevole, distensivo e divertente. Accattivante e modernissimo il linguaggio che usi. Brava! Ciao
Maria,
mi sono sganasciato dalle risate.
I nomi sono geniali, Bravopirla é il mio preferito.
E poi, da collega, il riferimento a “Diffida” e “Negoziazione Assistita” è veramente superbo.
Certo che sarebbe fighissimo vivere a Feliciecontenti senza fare l’esame di abilitazione!!!!!
Bravissima! 🙂
Una satira piacevolissima!!
Davvero una storia divertente e intelligente, molto simpatica e scritta bene.