Premio Racconti nella Rete 2017 “Buona” di Lavinia Brilli
Categoria: Premio Racconti nella Rete 20171 dicembre
Sono emozionata. Guardo tutto con occhi diversi, le vecchie seggiole scompagnate e il mosaico di adesivi sulle finestre mi sembrano un po’ più miei. Perfino la signora Lina sorride, con gli occhiali storti sul naso e i capelli di un fantasioso violetto, forse lo sente che è un giorno speciale. Mario la apostrofa con la solita impazienza, biascicando nella dentiera. Non mi è simpatico eppure gli voglio già un po’ più di bene.
Tre ore al giorno del mio tempo per oltre un anno, e da oggi qualcosina in più.
Mi liscio la gonna mentre il direttore del centro anziani entra nel suo ufficio: -Eccomi Rosa, venga, venga, di cosa mi voleva parlare- mi invita informalmente senza immaginare quanto mi batta il cuore.
Mi guardo intorno nervosa senza vedere davvero questo ufficio che non è molto più curato di tutto il resto del centro: dovrebbe essere l’ufficio di rappresentanza, ma contiene anche il frigo con le bibite della merenda e funge da clinica per le piante in crisi, grazie alla speciale esposizione a quel sole che benedice le altre sale solo per qualche breve ora al giorno.
Quando annuncio che ho deciso di fare una donazione al centro, il direttore non sembra colpito come mi aspettavo. Continua a esaminare le foglie di un’orchidea senza speranza, e intanto chiede distrattamente:
-E quanto vorrebbe donare, Rosa?-
-In realtà pensavo di regalare un impianto hi-fi- Faccio una pausa ad effetto. -Nuovo-aggiungo.
Non spalanca gli occhi, il direttore. Avrei giurato di stupirlo ma chissà, forse ci sono benefattori più generosi. O forse è lui che così dimesso non guarda mai nessuno in faccia.
-Sicuramente farà piacere ai nostri anziani- è il suo blando commento –Chissà che belle feste potremo fare, quella vecchia radio è decisamente insufficiente. E vuole rendere pubblica la donazione? – Si accorge della mia esitazione perché si decide ad alzare gli occhi e aggiunge: -Di solito tutti preferiscono mantenere l’anonimato.-
A questo punto la scelta è obbligata.
Così dopo qualche minuto mi ritrovo di nuovo nello spazio ricreativo a riportare l’attenzione degli anziani sul cruciverbone cercando di distogliere la signora Lina dai suoi bisticci con Mario, mentre un angolo della mia mente fantastica sui pomeriggi danzanti che ci aspettano grazie a me. Cambierà tutto qui dentro, continuo a ripetermi, eppure colgo un retrogusto di insoddisfazione.
14 dicembre
L’impianto hi-fi è arrivato già da qualche giorno, consegnato e installato dal rivenditore.
Gli anziani non se ne sono neanche accorti. Quando ho detto a Mario: – Hai visto che abbiamo lo stereo nuovo?- mi ha risposto:-Nuovo? Figurati, ce lo avrà lasciato qualcuno che è morto.-
Qui un discorso ogni due gira intorno alla dipartita estrema, propria o altrui. Stavo ribattendo che l’impianto è davvero fresco di negozio, quando è intervenuta la signora Lina a discutere di cosa si possa o non si possa lasciare in eredità ai parenti e l’ argomento è risultato molto più appassionante per gli anziani.
Ho provato a sondare il terreno con le altre volontarie chiedendo da dove provenga l’impianto stereo, ma nessuna ha saputo rispondere. Evidentemente il direttore ha preso molto sul serio la mia richiesta di anonimato. Ho sentito che un sorrisetto rivelatore cercava di farsi strada sul mio viso, eppure nessuno ha capito che sono io il benefattore anonimo. E’ quello che volevo, no? D’altra parte le persone davvero buone godono semplicemente nel dare, senza aspettarsi ringraziamenti. Noi siamo fatti così.
20 dicembre
Oggi al centro abbiamo festeggiato il Natale. Abbiamo ospitato anche qualche parente dei nostri anziani, e io ho passato la mattina ad addobbare la sala con quel poco che abbiamo a disposizione, cercando di supplire con la magia della buona volontà alla pochezza dei materiali. Il direttore non ha commentato l’allestimento, mi chiedo cosa si aspettasse di più.
Finalmente abbiamo usato l’impianto hi-fi a pieno ritmo. Ho portato da casa i miei CD natalizi per creare l’atmosfera giusta, e secondo me hanno fatto davvero la differenza rispetto all’anno scorso. Eppure non una sola persona ha notato la musica. L’unico commento che ho sentito riguardava il volume troppo alto che può infastidire gli anziani.
Forse è stato un errore. Ho pagato centinaia di euro per rendere più lieta la vita di questi anziani, ma non è stato apprezzato. Forse avrebbero meritato di tenersi quella vecchia radio, insieme ai loro parenti che sono venuti a mangiare il pandoro e se ne sono andati senza neanche un grazie a chi si prodiga per gli altri. Sono proprio una stupida.
25 dicembre
Non potevo più passare le notti rigirandomi nel letto. Mi sentivo in credito col mondo. Avevo dato senza ricevere niente.
Quando il direttore ha fatto gli auguri di Natale alle volontarie non ha speso per me una sola parola in più rispetto alle altre. Anzi come sempre i sorrisi sono andati tutti a Isabella che è più giovane e veste con scollature imbarazzanti. Questa è stata la goccia. Così visto che oggi è Natale e la sede è vuota sono entrata e mi sono ripresa l’impianto hi-fi. Ho lasciato la porta aperta, penseranno che siano entrati i ladri, anche se non so chi possa interessarsi a un centro anziani. Adesso si accorgeranno della differenza, vediamo se si divertiranno a carnevale senza musica.
Io mi sento la coscienza a posto, se sono tutti degli ingrati non è colpa mia. E’ Natale, vorrà dire che mi sono fatta un regalo.
28 dicembre
Non mi aspettavo tutto questo clamore. Ieri è venuta in sede anche la polizia. Spero che sospettino di quel gruppo di ragazzini che usano la parrocchia qui accanto per i loro comodi senza mai farsi vedere in chiesa. Il direttore era pallidissimo, evidentemente qualcosa riesce a scuoterlo. Confesso che anch’io ero un po’ in agitazione alla vista della polizia, ma non c’è nessun motivo per cui debbano sospettare di me. Se poi il direttore ha raccontato che l’impianto era una mia donazione, chi può pensare che sia stata io?
Adesso la signora Lina e Mario stanno litigando per un giornale: –Guarda che faccia hai in foto- sghignazza lui innaffiando di saliva Lina che però non si arrende e cerca di strappargli di mano le pagine. Intervengo fingendo di dirimere la questione, in realtà brucio dalla voglia di leggere l’articolo che evidentemente riguarda il centro anziani. Ma dopo un minuto sbatto il giornale sul tavolo delusa. Possibile che al giornalista non sia venuto in mente di chiedere chi avesse donato l’impianto rubato? Possibile che il direttore non abbia sentito l’esigenza di dire una parola in proposito? E’ uno zoticone e non merita niente. Comincerò a interessarmi di musica classica e userò l’impianto per me, magari troverò qualcosa da fare che mi dia più soddisfazione di intrattenere questi anziani ingrati.
Il direttore irrompe nella sala ricreativa:-Sentite qua che novità!- Essendo lui sempre piuttosto sottotono nei modi, con questa sortita cattura l’attenzione di tutti. –I parrocchiani hanno deciso di indire una colletta per ricomprare l’impianto stereo!-
Scatta un applauso accompagnato da urla e schiamazzi vari. Improvvisamente l’impianto è diventato l’oggetto del desiderio. I commenti per i parrocchiani sono lusinghieri: –Ma quanto buon cuore c’è nella gente?- -Si sente proprio che è Natale!- – Questo paese è meraviglioso. Sono orgoglioso di abitare con queste persone!-
Sono senza fiato. Il direttore è l’orchestratore di tanta gratitudine, pur sapendo che l’impianto lo avevo comprato io e che per me non c’è mai stata una parola. Ho la tentazione di gridare la verità ai quattro venti, ma ormai è tardi. Ho chiesto l’anonimato, e questo è il risultato.
10 gennaio
Sono rientrata al centro oggi, dopo giorni di assenza. Ho incolpato una brutta influenza, ma in realtà non avevo voglia di vedere nessuno. Il giornale locale ha dato notizia quasi ogni giorno della raccolta di fondi per ricomprare l’impianto, e ogni volta ha riportato ringraziamenti da parte del direttore e lodi sperticate alla generosità popolare. Ho fatto anche l’errore di guardare su Facebook la pagina del centro anziani, e i commenti da esaltati che ho letto mi hanno lasciato interdetta. Hanno scomodato tutti i santi del paradiso per ringraziare questo o quel parrocchiano, nemmeno stesse donando un rene.
Io non esisto. Ho tirato fuori quasi cinquecento euro, pur non essendo particolarmente ricca, ma non esisto per nessuno. Il direttore, che è l’unico che lo sa, non mi ha cercato nemmeno per avere notizie della mia salute. Gli altri sono tutti presi dalla colletta e dalle foto che appaiono su Facebook.
Sono venuta più per curiosità che perché ne abbia voglia. Continuo a guardare l’orologio mentre leggo pigramente degli indovinelli che nessuno indovina, quando percepisco un po’ di fermento. Il direttore, che trovo più dinamico e curato nell’aspetto di come ricordavo, batte le mani per dare un annuncio: -Attenzione ragazzi!- rivolgendosi ai ragazzi dello scorso secolo- La colletta si è conclusa ma prima di parlare con la stampa voglio raccontare tutto a voi- butta là come fosse ormai un habitué delle pubbliche relazioni.
-Abbiamo raggiunto la ragguardevole cifra di duecentotredici euro! E lo voglio dire… Un bel contributo lo hanno dato le nostre volontarie Isabella e Marta!- sorride come se stesse presentando il primo premio della lotteria nazionale.
-Braveee!- esplode il coro degli anziani. C’è chi va ad abbracciarle, chi si asciuga le lacrime, chi fa partire l’acclamazione a ritmo:- Mar-ta!Mar-ta! I-sa-bel-la! I-sa-bel-la!-
-E domani foto di gruppo sul giornale!- continua il direttore che si sente una star- Con Isabella e Marta davanti, ovviamente! Tutta questa storia sta facendo un gran bene al centro- conclude soddisfatto.
Io mi sento sprofondare. Nessuno lo dice, ma forse qualcuno sta notando che io non ho dato i miei cinque euro di contributo. Io sono l’arida, quella che non partecipa. Nell’indifferenza generale raccolgo la mia borsa e striscio via.
13 gennaio
Sono stravolta. Non dormo da giorni. Nelle ultime ore ho consultato Facebook più che nel resto della mia vita, e quasi ad ogni accesso ho trovato nuove foto del direttore, del centro, di Isabella e Marta, della parrocchia. Tutti sotto i riflettori e tutti felici di esserlo, a causa di un impianto stereo che non interessava a nessuno. Io non vado al centro anziani da tre giorni, ma oggi ho preso una decisione estrema. Non so se sia la cosa giusta da fare, ma ho una gran confusione in testa, tra l’insonnia e qualche bicchierino di troppo per scacciare i pensieri bui.
Apro la porta del centro con un calcio, perché le mani sono occupate da uno scatolone.
Quando lo lascio cadere sul tavolo nessuno mi presta particolare attenzione, nonostante il fragore. Batto le mani come ho visto fare al direttore, ma senza lo stesso immediato risultato. Eppure alla fine riesco ad annunciare:
-L’ho trovato! L’ho riportato!-
Gli anziani e le volontarie capiscono che si parla del loro argomento preferito e dopo un attimo di incertezza si avventano sullo scatolone, mentre qualcuno va a chiamare il direttore. La quiete del centro anziani si trasforma in gazzarra, mentre io vengo sommersa di domande: come? Dove? Chi? Mi prendo finalmente il mio spazio aspettando il silenzio che merito, poi inizio il mio racconto:
-Avevo qualche sospetto su una persona, così mi sono fatta coraggio e sono andata a casa sua. E ho trovato l’impianto-
Le domande ripartono di slancio: -Chi era?- -Perché non hai chiamato la polizia?- -Ma non hai avuto paura?-
Fermo con le mani l’assalto di parole e riprendo: -Sì, avevo un po’ paura, ma non volevo mettere nei guai questa persona, è solo un povero diavolo, un bisognoso. Gli ho raccontato del nostro meraviglioso centro, del modo in cui riusciamo a sconfiggere la solitudine degli anziani e lui mi ha restituito spontaneamente l’impianto, con le lacrime agli occhi per la commozione e il pentimento. Non intendo fare il suo nome, piuttosto mi prendo la colpa- concludo abbassando gli occhi modesta.
Dopo un attimo di sospensione il direttore scoppia: -Ma è una storia bellissima!-
E’ il via a un’esplosione di entusiasmo, tutti vogliono abbracciarmi per esprimere la loro gratitudine, un paio di frasi continuano a rimpallarsi da una parte all’altra della stanza: – E’ una santa!- -Io lo sapevo!-
Marta e Isabella stanno fotografando lo scatolone per diffondere la notizia su Facebook, mentre il direttore chiama il giornalista che aveva seguito la storia. Le mascelle mi fanno male a forza di sorridere mentre rifiuto l’ennesima fetta di torta e mi schermisco dai complimenti. Oggi è proprio una bella giornata.
14 gennaio
Non riesco a togliermi dalla faccia questo sorriso. Sono felice, anzi serena.
La mia foto è sul giornale. La polizia per ora sembra aver deciso di soprassedere sui particolari che ho rifiutato di dare, mentre grazie al giornalista è stato pubblicato un articolo di mezza pagina che mi dipinge come un’eroina. Il direttore sta cercando di avere uno spazio settimanale sul giornale per raccontare le attività del centro anziani e forse grazie a questa storia ci riuscirà. Stamattina mi hanno fermato cinque compaesani per farmi i complimenti e dirmi che il mondo ha bisogno di gente come me.
L’impianto hi-fi è tornato al suo posto anche se finora è stato acceso solo per vedere se funzionava.
Io sono felice, anzi serena. Questa storia mi ha insegnato tanto. Essere buoni rende sereni.
Io sono buona.
Lo dice la gente, lo dice il giornale, lo dice anche Facebook, quindi deve essere proprio vero.
Adesso lo so, io sono buona.
Si presta a diversi livelli di lettura. Molto bello questo racconto, lo dico anche se non sono su Facebook 😉
Ciao Lavinia, mi è piaciuto il tuo racconto nel quale ” carità ” fa proprio rima con ” vanità “. Mette a nudo le debolezze dell’ essere umano facendo sorridere. Brava.
Il punto in cui lei, scocciata, si va a riprendere l’impianto hi-fi è fantastico. Il modo graduale in cui fai nascere nella protagonista il bisogno di essere ricompensata è secondo me molto credibile oltre che divertente.
Grazie davvero per avermi lasciato i vostri commenti!
Che bello questo racconto che unisce sentimenti nobili e meschini con un ritmo sapientemente dosato, e delinea delicatamente le nostre debolezze i l nostro ego ferito e la voglia di riscatto.
un ambientazione originale per una storia plausibile e divertente ma con un retrogusto amarognolo che la rende unica.
brava!
Lavinia,
l’ambientazione ed i personaggi mi sono piaciuti da matti.
In particolare, la disillusa protagonista, che crede vanamente nella gratitudine altrui, mi é sembrata di un realismo spiazzante.
La trama incalzante, narrata con ironia dolce-amara, che sottende il delicato dilemma del “voler essere o preferire apparire” fanno riflettere su un problema drammaticamente attuale, senza appesantire la narrazione con inutili perbenismi.
Mi è piaciuto molto.
Bravissima!
Mi ha emozionato talmente tanto da farmi scivolare su un errore di disattenzione: “fanno” anzichè “fa”! 🙂
Cara Lavinia, ho letto attentamente il tuo racconto. Ci ho ritrovato molte situazioni tipiche di un centro per anziani. Anch’io ne frequento uno, avendo mia madre tra i loro
“ospiti”. Il tuo racconto restituisce la dinamica di questi centri in modo realistico, paradossale ed ironico allo stesso tempo. Coinvolgente la tua introspezione
dell’animo “umano”. Complimenti, brava. Ciao
Che personaggio interessante, visto che si dice che fare del bene faccia bene prima di tutto a chi lo fa. Un occhio di bue sulla debolezza umana. Bello!
Non credo ci sia altro da aggiungere a livello “tecnico” oltre ciò che ti hanno già commentato, ma volevo solo dirti che l’ho letto con molto gusto, ridendo della situazione paradossale, e odiando a un certo punto: direttore, Marta e Isabella. Quindi piena partecipazione. Brava
Brava Lavinia, che forte il diario/racconto di quel mese e mezzo in cui a tutti viene chiesto di essere più buoni. La tua “buona” è alla ricerca di conferme alle sue convinzioni, che alla fine discutibilmente arrivano, e in mezzo ci sta tutto lo spasso che offre il racconto narrato con un’ironia garbata ma acuta. Bello.
Lavinia, che rabbia, che fastidio… che ridere con questo tuo racconto! se non fosse un centro per anziani, direi che si tratta di una scuola!
Non è così facile dare senza aspettarsi niente in cambio ….. Brava. Divertente.
Ben fatto, Lavinia! Mi piace la punta di cinismo con cui hai smascherato le piccole meschinità della protagonista e del microcosmo umano che le ruota attorno. Ottima a questo proposito la forma del diario. Brava 🙂
Troppo bello e divertente! Me la sono vista mentre, quatta quatta, portava via il “suo” stereo immeritato e ce l’ho ancora davanti, mentre si gode i plausi e… forse anche i “like” su Facebook?
Bravissima!
Brava Lavinia. Mi è piaciuto moltissimo: scritto con molta cura e capacità in uno stile diretto, scorrevole e ironico. Bella la cornice, i personaggi esterni caratterizzati da pochi ma indelebili tratti, un percorso interno della protagonista descritto con grande efficacia, e le sue motivazioni passate ai raggi X fino a mettere a nudo lo scheletro dei suoi/nostri motori interni di azione e gratificazione. Una bella riflessione agrodolce sul significato del donare senza riconoscimento. E si potrebbe applicare il tutto (esito a dirlo, qui si spalancano paurosi abissi) al voler bene e perfino … allo scrivere! : )