Premio Racconti nella Rete 2017 “Una solita giornata” di Giovanna Paoletti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017Anna inizia la giornata con una tazzina di caffè rito del mattino, un’aggiustata al look, a sessanta anni è importante sentirsi bene nei propri panni e poi via al lavoro.
Siamo ad Agosto, Lucca è semideserta, ma mai come una volta, anni addietro in quel mese non ci sarebbe stata anima viva e tutto sarebbe sembrato come sospeso, in attesa dell’autunno.
L’autunno è una delle stagioni che Anna preferisce, il sole mette meno a fuoco il vivere, l’immaginazione e il pensiero prendono posto all’azione.
Purtroppo, pensa lei, siamo ancora nel pieno dell’estate.
Sulle Mura, già da qualche ora si aggirano gli sportivi, alcuni affannano, altri fanno a gara a correre più veloce, altri ancora si stiracchiano i muscoli facendo movimenti strani.
Le gite organizzate incominciano a entrare in città, con i turisti in pantaloncini, lo sguardo in cerca di spunti per foto e alla ricerca di un bar per colazione.
Anna corre al lavoro, il corpo è un po’ appesantito, il viso tuttavia conserva qualcosa, qualcosa eh, di infantile, come uno stupore negli occhi.
Nonostante l’età, i problemi più o meno come tutti, non ha ancora smesso di sognare, di poter pensare di cambiare le cose, soprattutto nel lavoro.
Arriva all’orologio timbra il cartellino , sorride pensando che la psicologia di alcune persone si potrebbe vedere già da lì.
C’è chi si posta davanti all’orologio e comincia a frugare nella borsa, tirando fuori cellulare, portafoglio, scontrini, incurante di chi aspetta alle sue spalle, alla ricerca del cartellino.
Altri incominciano a tirare fuori il cartellino a un km di distanza, sorpassando tutti, convinti di recuperare chissà quanti minuti.
Alcuni ti bloccano prima di timbrare chiedendoti morte, vita e miracoli , poi c’è chi ti regala un sorriso con un buongiorno, questo è il suo preferito.
La mole dell’ex-ospedale Campo di Marte appare come divisa in due, per metà come la Bella Addormentata nel bosco e per l’altra metà come il labirinto di Pinocchio.
Infatti la parte di più recente costruzione, paradossalmente è quella non ancora utilizzata, dormiente; l’altra parte, diciamo più vecchia è stata utilizzata inserendo vari uffici, servizi e la gente di solito si perde in vari corridoi, stanze, piani, cercando a tentoni l’ufficio richiesto.
Lo studio di Anna è nella parte vecchia. Anna è logopedista e si appresta a ricevere i vari appuntamenti della giornata. Saluta le colleghe, chi di ritorno dalla ferie, chi in procinto di andarci, il clima è disteso, siamo in estate, i bambini non frequentano le scuole e è possibile vederli con calma, a orari più possibili per loro.
La mattinata passa in fretta, Anna riceve i vari bambini, partecipa con loro a vari giochi mirati, utilizza vari strumenti per vari esercizi sempre per la corretta pronuncia e la diminuzione di vari difetti nella produzione verbale. Le piace il suo lavoro, nonostante la sempre più presente burocratizzazione, i vari protocolli operativi e
la riduzione delle risorse , il rapporto con i bambini, il poterli aiutare nelle loro difficoltà, la ricompensa di tutto.
Si ricorda quando da bambina anche lei ha avuto problemi nel parlare, poi il disturbo è rientrato da se, ma intanto se l’era portato dietro nei primi anni della sua infanzia creandole un persistente insicurezza che le aveva reso più difficile il rapporto con gli altri.
Anna è stanca, sta preparandosi per prendere qualcosa da mangiare e affrontare spiritualmente il caldo
che ci sarà fuori, quando un rumore si fa sempre più insistente, un forte rumore assordante , si affaccia è un elicottero che sta sorvolando lo stabile in cui lavora.
Il rumore penetra nella stanza, si fa sempre più intenso, interrompe il silenzio.
Cosa può essere successo, un incendio? Arrivata al bar del Campo di Marte interroga una collega che conosce bene e la risposta è la più crudele e infame che potesse aspettarsi.
“Hanno portato via con l’elicottero una donna in fin di vita, ridotta così da qualcuno che le ha rovesciato del liquido infiammabile addosso, qui a due passi, a un centinaio di metri da qua”.
Anna è annichilita, non riesce a darsi pace, rientra in ufficio, li per lì non riesce neanche a parlare, possibile a due passi da lei, poi lo riferisce alle colleghe che tanto è lo sgomento che non le credono molto ” Avrai capito male, sei sicura?
Qualcuno va su internet, si, si, è vero, confermano, come se la realtà virtuale fosse più vera di quella reale.
Purtroppo qui non c’è nulla di virtuale.
Si è vero, qualcuno ha incendiato un corpo e un’anima, purtroppo il giorno dopo si saprà che Vania non ce l’ha fatta, Vania quel volto intravisto di mattina, un sorriso scambiato in fretta, un attimo.
L’ennesimo femminicidio l’ha portata via, si è vero il 2 agosto 2016.
una solita giornata di violenza sulle donne.
Anna l’ha stampata in testa quella data, non se la scorderà mai più e per non dimenticare scriverà per ricordarla.
Una solita giornata
Tutto era cominciato come al solito
Il rientro in ufficio in quell’estate appiccicosa
il caffé
Le colleghe abbronzate più o meno
il lavoro
poi all”improvviso un rumore sempre più vicino
sempre più assordante
un elicottero
un incendio del corpo e dell’anima
l’ennesimo femminicidio
si era proprio una solita giornata
È’ passato un anno, perché’ queste non siano più’ le solite giornate.