Premio Racconti nella Rete 2017 “Frammenti di Tempo” di Gigliola Ferrari
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017Mi specchio, lo sguardo perso nella sua luce, tanti colori inondano la superficie formando tanti piccoli tasselli, che con il loro incastro formano scene che si svolgono davanti ai miei occhi.
Da quel quadro traspare un mondo, dove mi perdo raccogliendone l’essenza, contenitore di tutta la mia vita, il tempo passa e mi trattiene portandomi fuori da me stessa, dimenticando i momenti in cui lo specchio era la parte frivola delle mie passeggiate quotidiane.
Controllo ogni piccolo cambiamento e guardando mi accorgo di non conoscere la persona che mi osserva, non più giovane ma con i lineamenti che ricordano una bellezza di altri tempi.
Capelli corti ma non troppo, il taglio si chiude con piccole ciocche ribelli che si allungano sul davanti, occasione di poter nascondere le orecchie, forse troppo grandi.
Equilibrio dietro ad una dolce follia.
Sensazioni che si proiettano nella mente che non vede il cambiamento del tempo.
Mi vedo:
Sono piccola, mi lascio travolgere dalle luci, una festa di paese, i rumori sono tanti, c’è un circo.
Ci sono tanti animali, mi guardano impauriti, sono soli mi sento partecipe della loro tristezza.
Una musica lontana mi lascia attonita.
Solo i trapezisti sono felici mentre continuano a vibrarsi nell’aria scambiandosi veloci, mi accorgo che c’è una rete, sono tranquilla, nessuno si farà del male.
Mi lascio prendere dalla paura, un leone si ribella al suo domatore ma è solo finzione, ritorna sul suo piedistallo ammansito dallo schiocco della frusta vicino ai suoi orecchi.
E’ un palcoscenico!
Ognuno di loro sta recitando la propria parte, poverino, lui più degli altri si ritrova ad essere un attore in un film che non gli piace.
Lo spettacolo è finito e un altro tassello si compone davanti ai miei occhi.
Mi sento stanca la musica continua vorticosa , è una musica di juke-box, “ un soldino per i tuoi pensieri” e continuo a guardare dentro lo specchio.
Lo vedo:
Piccolo, un batuffolo di folto pelo, occhioni curiosi, un regalo avuto al mio compleanno, mia zia l’aveva portato dentro una borsa nel tragitto che aveva percorso dalla sua casa fino ad arrivare a noi.
Mi ricordo era stato amore a prima vista.
Aveva una stella bianca sulla fronte…il pelo folto.
Eravamo sempre insieme, anche quel giorno era difficile staccarmi da quel piccolo , dolce cucciolo.
La mia attenzione però era stata attirata da quello che stava accadendo in cucina.
Mia madre aveva iniziato a muoversi in maniera frenetica e a parlare da sola, le sue parole erano:
“Ora come faccio, si è bruciato tutto, i ceci!”
Rivolgendosi verso di me aveva intimato:
“Bimba non dire niente a babbo, hai capito?”
“Si,si,Mamma”
“Va bene, Mamma”
“Come vuoi te.”
Lontano si sentiva il rumore di una lambretta, che avvicinando diventava frastuono.
Si ferma tutto è silenzio!
Si odono solo i passi, che iniziano a salire, stanchi, dopo una lunga giornata di duro lavoro, gli scalini delle quattro rampe diventavano interminabili.
Urla festose, guaiti ad eco, i due amici di giochi rendano partecipe dell’accaduto il padre:
“Babbooo, Babboo!”
“Dimmi Cocca”.
“Mamma ha bruciato i ceci!”
Il segreto non era stato tenuto nascosto per molto.
Lo sguardo si perde di nuovo nello specchio del tempo.
Mi vedo:
I raggi del sole riscaldano il corpo che lentamente riprende a rivivere episodi ormai sopiti o quasi dimenticati.
Cammino lungo la battigia insieme a te, che mi segui fedele accanto dondolandoti felice.
Muovendoti ogni tanto sfiori le mie gambe, diventa una danza, dove nessuno dei due prende il sopravvento sull’altro, bisogno di vicinanza reciproca.
Quando incuriosito, vedi un ramo che incrocia il tuo cammino, lo prendi e me lo porti.
Iniziamo il nostro gioco di presa e di resa della tua bocca che si lascia prevaricare per avere la possibilità di avere finalmente un tiro, poter correre ancora verso un altro nuovo obiettivo di gioco.
Il tempo passa e stanchi ci mettiamo a sedere su una roccia.
Io guardo l’orizzonte che cambia colore e te che mi guardi facendomi sentire più importante del meraviglioso paesaggio che la natura sta dipingendo davanti ai miei occhi.
S’infrangono le onde del mare battendo e schiumando sulle rocce scoscese.
Ti guardo mentre saltelli intorno al mio spazio fino a invaderne con le tue zampe il corpo che mi fa indietreggiare quel tanto da cadere sulla sabbia felice del tuo dolce peso acciambellato su di me.
Il sole invade la mente che riscalda i pensieri che iniziano come una macchina da ripresa a girare proiettando un mondo interiore ricco di eventi mai visti e forse mai vissuti solo “ ohimè” immaginati in alcune delle sue parti.
Risuona lontano il rumore del vento e mi avvicina il dolce rumore della tua voce.
Un ritmo che si spande come le onde del mare che penetrano sulla rena bagnandone ogni piccola particella.
Un granello di sabbia si sposta e mi riporta a te.
Non riesco a fermarmi con i pensieri, rivedo tutti i frammenti importanti del mio piccolo mondo, mi sento in un tempo che mi porta fuori da me stessa.
Uno spazio dove sono stata bambina, donna, mamma, sempre io.
Fuori, ma dentro di me, desiderosa solo di essere insieme alle persone che amo.
Ti cerco:
Quanto mi manchi, ti ho sempre bramato nei miei sogni di bambina testarda, la nostra era, una guerra dove ognuno voleva vincere la propria battaglia.
Ti vedo le spalle mentre ti allontani.
Vieni, ma ti sposti in fretta per andare via lontano da me, la nostra Stellina, dolce fedele cagnolina di tempi felici, ti segue e vi perdo , rimane solo l’orizzonte.
Ti chiamo:
“ Fermati!”
“ BABBO!”
“Ascoltami!”
Sono li ferma, inerme, le braccia che ricadono lungo i fianchi senza forza per replicare, spiegare solo tanta delusione.
Tempo passato a chiedere, a implorare , cosa , non so.
Tempo sprecato.
Tempo rubato alla mia vita, non dovevo chiedere, io sono importante per te, mi vuoi, mi cerchi nei momenti del bisogno.
L’orologio del tempo scandisce le sue ore a ritroso.
Ti vedo:
Mi aspetti fermo!
Il sole ti illumina e io sono con te, insieme a te.
Siamo fuori dal tempo, ma finalmente insieme.
Ti seguo anch’io, sono la tua dolce fedele Stellina.
Siamo sempre insieme, si cammina attraverso i campi bisognosi della nostra solitudine.
Com’è dolce la tua mano sulla mia testa.
Mi sposto seguendo i tuoi passi.
Suggestioni oniriche. Bel racconto, brava.
piccole struggenti miniature
Leggendo ho avuto l’impressione di un qualche cosa di fortemente ispirato, forse scritto di getto o quasi, sotto la spinta di una necessità insopprimibile. Magari non è così, ma dare questa sensazione secondo me è un valore in più. Complimenti!