Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2010 “Parole nella sabbia” di Andrea Bonvicini

Categoria: Premio Racconti per Corti 2010

Un intellettuale, brizzolato, ancora piacente. Parte in macchina da casa, stizza negli occhi, moglie e figli sullo sfondo (li ha lasciati?). Scende in un hotel in una località di mare.

Un piano-bar: vetri e cornici sghembe alle pareti, ilarità sulle bocche, alcol sui tavoli.

Nota subito lei, tutto ciò che è desiderabile per un cinquantenne: giovinezza, corpo e danza, occhi ridenti, proterva certezza di sé. Arriva sempre da sola, ma se ne va in compagnia di ragazzi ricchi e prestanti.

Lui finge indifferenza, scrive.

Una sera nella penombra le finisce quasi addosso. Con un gesto leggero lei lo invita al suo tavolo: lui passa oltre freddamente. La guarda ballare, sinuosa in un abito nero, corto, a larghe rose rosse. Lei esce con un sudamericano col codino, gran pettorali e vita sottile: “maledetta checca”, sibila lui.

Una volta la vede che lo guarda. Forse chiede informazioni all’orecchio di un’amica che nel rispondere, ride: lei no. Ha di nuovo l’abito nero. Lui accenna al posto accanto a sé. Si accosta, radiosa. Almeno dieci occhi invidiosi su di loro.

– Ci diamo del tu? – apre lei.

Si concede a quel tu, brillante, loquace, timido e galante. Le propone una corsa fino al mare.

In breve sono su una spiaggia vuota. Quasi sera. Lui porta un asciugamano, whisky e due bicchieri, lei non è sorpresa. Parlano seduti. D’un tratto lei è nuda e corre nell’acqua chiamandolo. È già al largo con balzi da delfino, rotondità perfette. Lui l’attende. Arriva gocciolante, si lascia cadere e si rannicchia su di lui. Gli sussurra all’orecchio: “Vieni, vieni qui bambino”. Lui si irrigidisce, infastidito. La scosta da sé con violenza. In piedi freme di rabbia e desiderio. Si alza anch’essa. Mentre si china a prendere il vestito lui la colpisce in pieno volto con un manrovescio violento: si sentono le ossa della mano sbattere seccamente sui denti. Cade sulle ginocchia. “Stronza, stronza! Brutta stronza! – le urla – ma che cazzo vuoi da me?”

Lei lo guarda: tranquilla. Sta per infierire, ma si trattiene e le gira le spalle. Furente risale la costa di cespugli secchi. Parte di colpo e mentre la macchina corre impreca tra sé. “Bambino. E che cazzo. Ma dove, e che?”

Le mani convulse sul volante e sangue sul grosso anello alla mano destra. Deve aver riportato con sé la bottiglia: ora sbatacchia davanti al sedile, il liquore sgorga a fiotti. Impreca e si allunga di lato per afferrare la bottiglia. La macchina sbanda furiosamente. Pali di legno sfondano il parabrezza. Schegge minute, una frenata disperata, la macchina si torce come viva e si ferma di traverso in una nube di polvere e foglie secche, contro un albero: un enorme ulivo saraceno, storto e spettrale. Il tronco si apre come un’abside conica profonda e scura. Ci si accovaccia abbracciandosi le ginocchia: cerca di smetter di tremare.

Scardina quindi il parabrezza a colpi di cric e libera sedili e cruscotto dai vetri. Una scheggia si infila sotto l’unghia dell’anulare (si vede che c’era la fede). Sputa via vetro e sangue. Riparte e guidando lancia la bottiglia a frantumarsi sulle pietre di lato.

Si vede che rimugina pentito.

E’ tornato: lei è seduta di spalle. Il corpo nudo, è leggermente girato e si intravede la linea del seno. Le arriva a un passo. Sul collo un filo di abrasione in mezzo a due segni rossi più larghi, i grani di pietra della collana strappata sono sparsi lì attorno. Il viso gonfio e il labbro spaccato. Lui farfuglia qualche parola, vorrebbe essere paterno. Lei lo ferma, infilandosi agile il vestito: “Rischi del mestiere” dice serena. Si vede il volto di lui trascolorare.

Notte: sono davanti al bar. Lui le chiede il prezzo. È alto ma lui ci aggiunge altri cento euro. Lei non li rifiuta, scende con grazia.

Lo vediamo il giorno dopo, mentre abbandona di fretta la cittadina.

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8 commenti »

  1. Mi ha preso. Il ritmo è molto “filmico”. L’ignavia dell’intellettuale che crede di saper dominare le situazioni. Bello

  2. Da donna parteggio per lei… Credo che potrebbe venirne qualcosa di buona se dovesse essere tradotto in un “corto”

  3. Ben reso anche con i tempi giusti. Tensione che prende.

  4. Sì, coinvolgente

  5. Giocati bene i personaggi e le loro emozioni

  6. Mi è piaciuto molto. Brevi ma efficaci cenni sui personaggi, inquadrature veloci, poco dialogo: direi perfetto per un cortometraggio!

  7. Chi mi precede ha dato un giudizio sintetico che condivido

  8. Mi piace il ritmo,le immagini sono molto tangibili,già l’anno scorso ho avuto modo di apprezzare il tuo stile.inoltre devo dire che è uno dei pochi racconti che risponde,secondo me,ai criteri di scrittura per un corto,sia come linguaggio sia come stile.Auguri.

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