Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “La vendetta” di Cristina Ticci

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

“E’ quasi tutto pronto”. A questo penso mentre rigiro tra le mani un piccolo flacone di arsenico.
Non è stato semplice procurarselo senza lasciare traccia ma, per mia fortuna, anni di lavoro in qualità di avvocato penalista mi avevano portato ad avere alcune conoscenze, comunemente definite
poco raccomandabili, nell’ambito dei bassifondi milanesi.
Odio, rancore, rabbia: sono questi i sentimenti che mi hanno permesso di diventare quella che sono oggi, ossia una professionista affermata, nonché una donna bella, affascinante e sensuale, con una
schiera di amici e pretendenti da fare invidia a chiunque. Tuttavia, non riesco a “liberarmi del mio passato”, come sempre scrive la mia psicoterapeuta sulle relazioni cliniche, che affollano inutilmente il cassetto segreto della mia scrivania. La realtà è una sola: non voglio liberarmi del mio passato, voglio solo una fredda, lucida, efficace vendetta. Ho subito un torto che ha condizionato
tutta la mia esistenza, condannandomi all’infelicità. E’ arrivato il momento di pareggiare i conti.
“Cara Gisella, goditi questi giorni, perché saranno gli ultimi”. “Pagherai con la vita la sofferenza che mi hai cagionato”.
Gisella, la ragazza più popolare della scuola ai tempi del Liceo, la ragazza che tutti ammiravano, soprattutto per la sua innegabile bellezza. Gisella che riusciva a piegare la volontà di chiunque,
spingendo gli altri a fare o a dire ciò che lei desiderava.
Dopo più di vent’anni dall’ esame di maturità, i nostri destini si incroceranno nuovamente. Sarà un incontro veloce, apparentemente casuale. Farò in modo che mi inviti a casa sua a bere un caffè: dopotutto siamo state compagne di classe, perché non ricordare insieme i vecchi tempi… Già, quei tempi!
“Carolina, la balena!”, “Carolina, la grassona!”. Così mi chiamavano in tutta la scuola, per volere di Gisella. Non avevo amici, passavo le giornate ad ingozzarmi di cibo per placare l’ansia ed il dolore
che mi attanagliavano, in un circolo vizioso senza fine. Per non parlare poi degli scherzi crudeli che ero stata costretta quotidianamente a subire. Lei la faceva sempre franca: nessuno riusciva a fermarla, neppure i miei genitori, troppo occupati con i loro problemi e i loro tormenti, per accorgersi di cosa si agitasse nel mio animo. Sapevano solo dirmi: ”Non mangiare così tanto!”,
“Devi dimagrire, mettiti a dieta!”. Leggevo solo disprezzo nei loro occhi.
“Tutto è pronto”. L’incontro è programmato per domani. Sono certa che stanotte mi godrò un sonno profondo e ristoratore.
Alle prime luci dell’alba, uno strano fervore illumina ed anima i miei occhi. Mi preparo con cura.
Ho appreso, dopo accurate indagini, che Gisella accompagna tutte le mattine il nipotino all’asilo nido. Ebbene, attenderò con trepidazione il suo rientro a casa.
“Gisella! Ma sei proprio tu?!” l’apostrofo poco tempo dopo tra lo stupito e l’incredulo. Sono costernata. E’ diventata una “balena”, una “grassona”! Mi osserva per alcuni istanti e, con grande imbarazzo malcelato, mi saluta fingendo un entusiasmo che non prova. Parliamo brevemente della piega che hanno preso le nostre vite. Mi racconta che è stata lasciata dal marito e che sta cercando
disperatamente un’occupazione. E’ ben diversa dalla ragazza sicura di sé e arrogante che ricordavo.
Colgo dunque l’occasione al balzo e mi offro di aiutarla a trovare un impiego. Come previsto, mi invita a bere un caffè nel suo appartamento, speranzosa che il nostro incontro possa portarle fortuna.
La sua casa è semplice e ben curata. Appese ai muri spiccano le sue foto da ragazza…una fitta allo stomaco mi fa quasi piegare in due dal dolore. Poi torno ad osservarla: nei suoi occhi si legge tanta tristezza e quasi mi tremano le mani al pensiero che di lì a poco dovrò versare l’arsenico nel suo caffè e mettere fine alla sua esistenza. Ma si tratta solo di un breve istante. Presto ritrovo le mie sicurezze e torno al motivo per cui mi trovo lì.
Gisella è molto gentile nei miei confronti; prepara il caffè e, prima di affrontare qualsiasi tipo di discorso, mi chiede di perdonarla per il suo comportamento durante gli anni del Liceo. Mi confida di essere sempre stata invidiosa di me, delle mie certezze, della mia determinazione, dei miei successi scolastici.” Ero una ragazzina superficiale e sciocca,non avevo altro che la mia bellezza,
ma la bellezza svanisce…”, aggiunse piangendo.
“Le tue scuse non servono a niente” penso tra me e me. “Non so che farmene” continuo a riflettere.
”La vita ti ha dato ciò che meritavi, ma non è ancora abbastanza”.
Approfittando di un suo momento di distrazione, tiro fuori il flacone con il veleno e lo verso nel suo caffè bollente. Adducendo improvvisamente una scusa, me ne vado in tutta fretta prima che lei possa assaporare la bevanda. Voglio allontanarmi il più possibile e alla svelta da quella casa, senza
farmi notare da altri. Finalmente la missione è compiuta, l’obiettivo di tutta una vita è stato raggiunto. Mi sento più leggera ma anche un po’ strana allo stesso tempo. E’ come se, tutto d’un tratto, non avessi più uno scopo e un grande senso di vuoto si stesse impadronendo di me.
Cacciai queste sensazioni e mi rintanai nel mio appartamento, rannicchiandomi sul divano sotto una bella coperta calda. La sera accesi il televisore, certa di sentire la notizia della morte di Gisella, ma un’amara sorpresa mi stava attendendo.
Quello stesso giorno, Gisella si era tolta la vita asfissiandosi in cucina con il gas e aveva lasciato una lettera d’addio:
“Non dovete piangere la mia morte. Sono diventata un essere inutile, un peso per tutti, al contrario della mia ex compagna di scuola Carolina, che ha avuto successo e fortuna nella vita. Rincontrarla dopo tanto tempo mi ha aperto gli occhi ma, allo stesso tempo, ha riacceso in me il sentimento dell’invidia. Sono un essere spregevole”.
Mi lasciai cadere sul divano, lo stesso che la sera precedente aveva accarezzato la mia soddisfazione, ora stava tastando la mia incredulità, la mia rabbia. “Come aveva potuto sottrarsi alla
mia ira, alla mia vendetta?!”, “Stupida Gisella! Grassona senza cervello!”.
“No, no, no,…e poi no!” Non potevo accettare un tale epilogo, non dopo tutti quegli anni trascorsi a detestarla, a programmare la mia vendetta, attendendo il giusto momento. “Doveva morire per mano mia, me lo doveva!”Impazzii dalla rabbia, cominciai a sbattere per terra tutto ciò che mi capitava tra le mani. Presi il flacone dell’arsenico e lo versai copiosamente in un bicchiere.
L’indomani una nuova notizia al telegiornale: “Morta nota avvocatessa milanese. Uccisa probabilmente a causa di vecchi rancori, dall’ex compagna di classe Gisella S., che si è poi tolta la vita, oppressa dal rimorso, lasciando una lettera d’addio rivelatrice. Alcuni testimoni sostengono di aver visto insieme le due donne qualche giorno prima dei tragici eventi. Sono in corso ulteriori indagini “.

Loading

10 commenti »

  1. Un breve racconto sul peggiore dei sentimenti scritto bene e con sagacia. Complimenti.

  2. Ciao Gloria. Grazie per il tuo graditissimo commento.
    Ho letto con grande emozione il tuo racconto,dal quale emerge una sensibilità straordinaria, che arriva dritta al cuore. Le immagini delicate che emergono ed i messaggi che ne scaturiscono spingono il lettore ad importanti e profonde riflessioni. Complimenti.

  3. Bel racconto ! sentimenti feriti che si alternano nel ritmo del racconto e della vita delle protagoniste e che generano decisioni estreme.
    tensione e fluidità e gran finale. bravissima!

  4. A metà racconto mi aspettavo la compassione, il pentimento: e invece no, i sentimenti che fioriscono nell’infanzia mettono radici profonde, ci hai fatto notare, anche quelli cattivi. Condivido, e ti faccio i complimenti.

  5. Grazie Lavinia per aver letto il mio racconto e per il graditissimo commento????

  6. Ovviamente i punti interrogativi sono un errore di battitura! Un caro saluto

  7. Cristina,

    il tuo racconto si beve freddo, d’un sorso, come la brama di vendetta che tanto bene descrivi.

    Mi permetto di utilizzare un tuo passaggio: “odio, rancore e rabbia”.

    Ecco, questi sentimenti sprizzano fuori dalla pagina e assalgono il lettore.

    Il finale inatteso, poi, è la ciliegina sulla torta.

    Brava, brava, brava davvero!

  8. Gentilissimo Lorenzo,
    grazie infinite per le tue parole che mi hanno davvero emozionata! Un caro saluto

  9. Cinico, spietato e caustico. In una parola: fantastico.

    Complimenti, davvero, sei riuscita a farmi percepire i sentimenti della protagonista e farmi immedesimare in lei.

  10. Ciao Vincenzo,
    sono felice che il mio racconto ti sia piaciuto. Le tue parole mi hanno davvero resa felice. Grazie, grazie, grazie!

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.