Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “Io sono il Morrison” di Gianluca Malerbi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

André era convinto di essere la reincarnazione di Jim Morrison e niente e nessuno poteva convincerlo del contrario. Quel mattino André, appena sveglio si rese conto di aver dormito dentro la cabina telefonica della stazione centrale di Amsterdam.

Aprendo gli occhi, nel sollevarsi da terra s’accorse anche di essere rimasto senza più niente. Non solo, gli avevano rubato le scarpe da tennis, che si era tolto per cercare di dormire meglio, ma pure il portafogli con i pochi soldi, i documenti , e per di più le due sigarette avanzate.

Era scalzo André, con addosso solamente i jeans  e una maglietta nera. Specchiandosi nel vetro della cabina addirittura vide che aveva del sangue fermo sotto al naso e un occhio gonfio e violaceo.

Allora coll’ indice della mano destra, iniziò a palparsi quell’occhio mentre coll’altro si scrostava il sangue fermo da sotto le narici.

Ballettava tutto infreddolito André all’interno di quell’abitacolo e a malapena riusciva a rigirarcisi, fino a che si scorse di nuovo sul vetro e per un attimo si arrestò fissandosi attentamente. I suoi occhi verdi riflettevano  prepotenti come se una forza lo trascinasse dentro a quell’immagine.

André si vedeva il Morrison; e si ammirava tra i suoi lunghi capelli e il suo viso appena scarno.

Nel frattempo il cielo si apriva e i passanti si giravano a guardarlo, dentro  a quella cabina del telefono; fintanto che un signore, un netturbino, si accostò a lui e forse impietosito, gli porse un giacchetto di quelli che usavano loro, blu e con le becche  allungate .

–  Giovane hai bisogno?  Tieni prendi questa giacca  – disse.

André voltandosi ,fece un mezzo passo sulla soglia sporgendosi  appena all’esterno e con una mano afferrò la giacca e se la infilò.

– Grazie amico, sussurrò con un filo di voce  – e ancora immobile sull’ uscio aggiunse : Ehi amico  guardami , guarda bene dentro i miei occhi  – Non noti niente ?

A quel punto il signore storcendo il viso si avvicinò ad André  –  No ragazzo, hai un occhio nero, quello si hai proprio un bell’occhio nero, sottolineò.

– No guarda bene in fondo ai miei occhi, guardami sono io, non mi riconosci ? Sono il Morrison, Jim Morrison !   Sono tornato.  Io sono la reincarnazione  –  Tu credi nella reincarnazione ? –  Poi sistemandosi il giaccone s’avviò fuori dalla cabina.

Il signore rimase un attimo perplesso senza nemmeno aggiungere altro, nel mentre che  André s’allontanava con i suoi piedi scalzi confondendosi tra la folla e gli odori del mattino.

Camminava adagio e curvo sulla schiena André , solleticando l’asfalto della strada appena umido. Avvertiva la terra e la sua maestosità  imponente inondargli l’anima come fosse tutt’uno con lei. Quella sensazione lo faceva stare bene nonostante non avesse le scarpe.

 

Intanto gironzolava e si sentiva il Morrison . Ogni suo gesto e ogni suo passo era come se lo affinasse e lo associasse anche in maniera automatica a Jim.

Si sentiva proprio come lui e al contempo questo gli arrivava in modo molto spontaneo, naturale, come se il Douglas fosse entrato veramente dentro di lui.

Andre’ amava Jim Morrison e anche la sua somiglianza, per André, era un ulteriore prova che lui era il Morrison, che era tornato e poteva fare quello che voleva.

Lui era  James Douglas Morrison.

Le sue canzoni, le sue poesie, le sue espressioni costantemente gli volteggiavano nella mente.

– Se ti chiedono di vivere strisciando alzati e muori  –

Questa citazione lo guidava ovunque e André si sentiva sicuro, protetto. Gli dava forza ed era come se non avesse bisogno di null’altro. Interpretava quella frase alla lettera.

E sempre girandolando tra la gente ancora scalzo e sporco, s’immaginava che la gente stessa guardandolo e additandolo potesse esclamare tale frase, dicendoli –  Se ti chiedono di vivere strisciando alzati e muori –

Perciò lui , nella sua fantasia, doveva dimostrare a se stesso che non avrebbe mai strisciato e che non voleva niente da nessuno, poiché qualunque necessità avrebbe comportato una richiesta e lui non chiedeva nulla, lui non aveva bisogno di nulla.

Dentro al cuor suo sapeva che poteva rimanere anche senza mangiare e senza bere per giorni, perché lui non viveva strisciando e non voleva nulla. Lui era il pensiero, l’immagine , lui era il Morrison. L’onnipotenza del suo ego saziava qualsiasi cosa e qualsiasi cielo poteva condurlo per la sua strada.

Anche altre frasi di Jim scorrevano le vene di André.

– Meglio essere odiati per ciò che siamo che essere amati per la maschera che portiamo –

– Non accontentarti dell’orizzonte cerca l’infinito  –

e André proseguiva ,vagando e girando.

Fino a quando, quasi al calar del sole scorse un vicolo dove c’era una panchina in legno scuro di quelle inchiodate a terra che non si potevano muovere, proprio sotto a un pioppo gigantesco il quale creava un ombra fitta disegnando sull’asfalto un grande volto.

Al ché André sedette scrutando quel volto e i suoi lineamenti , i suoi capelli lunghi il suo naso e rivide ancora il Morrison, rispecchiandosi di nuovo.

Perfino le canzoni di Jim percorrevano la sua mente e ciascuna nota e qualsivoglia accordo infondevano liberi i suoi pensieri.

Poi prese a fissarsi le punte dei piedi,  a squadrarsi le dita attentamente. Cominciò a smuoversele cercando di sgranchirsele e adagiando i talloni a terra. Notò che alcune formiche ronzavano li attorno. Girovagavano senza mai fermarsi.

Osservava i loro tragitti, quando entravano e uscivano tra le fessure della strada, con quelle antennette e la corporatura morbida e succosa, almeno così voleva immaginarsele, gli parevano come  delle more, e avrebbe voluto quasi mangiarsele, ma preferiva vederle andare avanti e indietro di lato e poi ancora avanti, di lato e indietro, senza mai fermarsi.

Una nuvola passeggera bagnò l’asfalto  con qualche goccia, posandosi al suolo e formando delle rotondità perfette. Ma le formiche seguitavano a non fermarsi, schivando quelle macchie e girandoci attorno, rinfilandosi tra le rughe e di nuovo riaffiorando veloci e ancora di lato e di sopra  e Andrè anche lui non si annoiava e guardava.

Poi alzandosi riprese a camminare  con al schiena curva e i piedi nudi, senza sapere dove andare e senza nulla. Anche il nulla di fazzoletti e carte che roteavano nel vento affianco e intorno a lui, lo accompagnavano solo.

– The end –  Nella testa le note della sua canzone preferita. La fine , la mia unica amica. La fine.

– The end my only friend the end.

 

 

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