Premio Racconti nella Rete 2017 “Un giorno dell’estate del 1967” di Mariangela Casulli
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017Il vento di scirocco si calmò, lasciando che all’orizzonte prendessero corpo dense nuvole nere.
Dall’unica finestra della casa Franca le osservò avanzare minacciose nel cielo di settembre, poi spostò lo sguardo in un punto indefinito oltre le montagne, chiedendosi se laggiù avesse iniziato a piovere.
Nel settembre del 1967 i giorni di pioggia utili a contrastare la siccità dell’estate più calda degli ultimi venti anni, si potevano contare sul palmo della mano. Fino ad allora, gran parte del raccolto era andato perso. Quello rimanente, scarso e di pessima qualità, lo restituiva un terreno ferito da fenditure profonde, quasi fossero piaghe incurabili.
Da quando i Melodia avevano distrutto la vigna e il casolare annesso, a Bernardo Viola e famiglia rimanevano come unico sostentamento solo alcuni alberi da frutta insieme all’orto. Come ogni giorno che Dio mandava in terra, alle prime luci dell’alba, Bernardo Viola, coppola di cotone in testa, carezzò i suoi figli, preceduto dalla moglie. Spalancarono l’uscio di casa, facendo entrare quanto restava dell’aria frizzante della notte, poi guardarono nuovamente Franca e il piccolo Mariano. Bernardo Viola raccomandò:
“Chiudetevi in casa e non aprite a nessuno finchè non torniamo”. Franca li seguì con lo sguardo mentre si incamminavano verso il mercato del paese, e si sentì sollevata. Almeno per una volta non avrebbe attirato gli sguardi avidi dei compaesani: dalla vecchia avvolta in scialle scuro, che al suo passaggio lasciava cadere il lavoro all’uncinetto, all’uomo che la osservava lascivo attraverso i battenti di legno, alla madre che lanciava sguardi carichi di disprezzo, tirando a sé i propri figli. Tutta Alcamo stava a mormorare a mezza voce, con gli occhi bassi, mentre Franca sfilava a testa alta, non triste ma stanca, di una stanchezza millenaria.
E quella scena del processo riappariva nella mente ancora e ancora, nel momento esatto in cui, davanti al giudice prima e davanti a tutto il paese poi, perentoria affermava: “Non sposo Filippo Melodia, il mio violentatore”.
Qualcuno bussò energicamente alla porta d’ingresso, Franca distolse lo sguardo dalle nuvole che adesso coprivano completamente il cielo, con il cuore che le era arrivato in gola. Si fermò ad ascoltare, tesa, ogni impercettibile rumore. Mariano si affacciò sull’uscio della stanza.
“C’è Giuseppe, vuole vederti”, disse.
Franca, sorpresa, ancora scossa dai colpi alla porta, si incamminò lenta verso l’ingresso. Mise la catenella tra uno stipite e l’altro, aprì e intravide Giuseppe, suo amico di infanzia.
“Che c’è?” gli chiese. Mariano alle sue spalle provò a sbirciare: doveva badare alla sorella, come aveva promesso a suo padre.
“Sono venuto a dirti che non ho fretta” disse Giuseppe tutto d’un fiato, ma determinato. Franca abbassò la testa.
“Ti ho già detto l’altro giorno di dimenticarmi”. Pronunciò “dimenticarmi” con calma. Poi aggiunse “Qui non ci devi venire più.” Sentì una leggera fitta al cuore mentre lo diceva. All’improvviso iniziò a piovere molto forte; Franca tolse la catenella, spalancò la porta, fece accomodare Giuseppe al tavolo della cucina, prendendo posto anche lei. Si guardarono in silenzio.
“E’ tutto a posto, Mariano, torna a giocare di là “disse rivolgendosi al fratello “Giuseppe tra poco se ne va via.”
Si parlarono sottovoce, occhi negli occhi.
Più volte Franca rispose tirando indietro la testa, abbassandola, scuotendola. Poi scoppiò a piangere, la faccia piegata sul tavolo, le braccia a circondarla dando forma a un perimetro di dolore.
“Lasciami stare, ti prego, vai via” disse tra i singhiozzi. Giuseppe rimase immobile.
“Aspetterò tutto il tempo che vorrai, tutto il tempo che ti servirà.”, disse.
Franca alzò la testa. “Tu conosci i Melodia, non dimenticano mai. Se ti facessero del male a causa mia, non potrei mai perdonarmelo. Mai.”
Giuseppe sorrise.
“Anche tu mi vuoi bene, allora.” Si allungò lungo il tavolo per abbracciarla, ma Franca si scostò in modo brusco, il volto tramutato in pietra.
“Ascoltami” , disse, “Tu sei giovane, bello. Puoi trovare una ragazza giovane e bella. Non sono io, non posso essere più io. Sono segnata.” Si alzò in piedi, si asciugò gli occhi, si mise di spalle al tavolo. “Adesso, vattene” ordinò. Anche Giuseppe si alzò, l’espressione radiosa di qualche momento prima era sparita. La sua faccia si piegò in una smorfia di delusione. Sembrava di colpo essere invecchiato di almeno dieci anni.
“Ricordati una cosa” le disse “Preferisco vivere con te solo per un anno, che tutta la vita con una donna sbagliata.”
Spalancò la porta e uscì sotto il temporale.
(Questo racconto è ispirato ad una vicenda realmente accaduta).
Un racconto ben costruito e che appassiona il lettore non soltanto alla trama ma anche ai personaggi.
Complimenti, davvero.
Grazie per l’attenzione e per il bel commento. Mariangela
Se solo immagino quel paesino della Sicilia dove il tempo sembra essersi fermato ancora in tanti suoi volti, mi sembra di ripercorrere con la tua eccellente scrittura le emozioni dei tuoi personaggi. Brava, davvero!
Le tue parole mi emozionano.
Grazie mille, Stefano Coppi.
Il racconto è ben scritto e ben strutturato, ma io avrei messo una nota più specifica alla fine dicendo che è ispirato alla storia di Franca Viola.
Silvia Romano, tra parentesi, a fine racconto, ho scritto che il racconto è “ispirato ad una vicenda realmente accaduta”; forse avrei dovuto essere ancora più specifica…
Grazie mille del commento, comunque.
Intenso, con un filo di chiaro e coinvolgente, prosa elegante e fluida.
grazie, molto bello.
Ringrazio per il bel commento, Gianluca Zuccheri.
Mariangela,
quanta eleganza e personalità nel raccontare una storia così carica di significato, nel testimoniare la forza di chi, a quei tempi come oggi, riesce a dire no affrontandone le conseguenze a testa alta, con orgoglio e fierezza.
Bellissima l’ambientazione.
Mi è piacuto moltissimo.
Lorenzo,
Grazie per il commento e per la delicatezza delle parole.
Mariangela, è un racconto che suscita contemporaneamente diverse emozioni: rabbia per quanto ha dovuto subire Franca (dal suo violentatore e da un intero paese), tenerezza per Giuseppe, compassione per i genitori e per la stessa ragazza. Non è facile in poche righe, tu ci sei riuscita.
Giuseppe,
La storia, quella vera, ha suscitato in me le emozioni che tu descrivi;
sapere di essere riuscita a riportarle- in parte e nel mio piccolo- mi riempie di orgoglio.
Ti ringrazio per il tuo commento.
Mariangela
Con il tuo modo di scrivere chiaro e garbato, ma a tratti ricercato anche, sei riuscita ad estrapolare l’ essenza poetica da una storia atroce. Bravissima Mariangela.
Mariangela, credo che tu sia siciliana come me. Del resto non si spiegherebbe la profonda conoscenza di questo “evento” che ha fatto la Storia
della Sicilia e dell’Italia. Tu lo hai rielaborato e trasfigurato in punta di piedi, ma in modo deciso, con un linguaggio letterario. Brava, complimenti
e ciao.
Ringrazio Salvatore e Costantino per i loro commenti.
Grazie, grazie davvero per aver letto il mio racconto.
Forse non è pertinente, ma questo racconto mi ha fatto venire in mente Verga. Una storia intrisa di realtà. Che si legge come si leggerebbe una cronaca, ma con il contorno di immagini ed espedienti narrativi interessanti.
Ispirato sì ma poeticamente rielaborato. La battuta finale spiazza e porta a rileggere tutto, per capire meglio, ma arrivi alla fine e spiazza di nuovo. Questo è un bel modo di rendere il mistero dei sentimenti. Complimenti!
Grazie per il bellissimo commento, Ugo Mauthe.
Non avevo ancora letto il tuo racconto. In poche righe, tramite l’ambientazione e la figura di Giuseppe, sei riuscita a far rivivere e ad avvicinare a chi legge la storia di Franca Viola, una storia che ha segnato un’epoca ed è stata un punto di svolta in Italia, ancora molto attuale.
Franca Viola, una grande donna e una grande famiglia; un piccolo racconto dalle reminiscenze verghiane da cui emerge la sicilianità che in letteratura ha dato grandi prove.