Premio Racconti nella Rete 2010 “La vita raccontata da un uomo che muore” di Francesco Di Luca
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010“Vi parlerò di una conferenza che ho tenuto in settembre nell’università di Carnaigie Mellon,c’è una tradizione chiamata Last Lecture:
Se ipoteticamente sapessi che stai per morire e dovessi tenere un’ultima conferenza,cosa diresti agli studenti?
Per me la cosa non è ipotetica:Avevo sconfitto un cancro al pancreas ma ora è tornato dopo operazioni,chemioterapia e radiazioni e i medici mi hanno detto che non c’è più niente da fare e che ho qualche mese di vita. Queste sono le mie T.A.C. e mostrano che il cancro pancreatrico si è espanso al fegato con una decina di tumori. A me non piace questo,io ho tre bambini piccoli sia chiaro:questo fa schifo,ma non posso fare niente per evitare il fatto che morirò. Sto seguendo i trattamenti medici,ma so benissimo che questo film sta per finire e non posso controllare le parti della storia solo muovendo le mani. Se non vi sembro abbastanza triste per la mia situazione mi scuso con voi,ma ho deciso di non essere oggetto di pietà,infatti anche se sto per morire presto,sono attualmente molto forte fisicamente,probabilmente molto più forte della maggior parte delle persone che sono in questa sala…”
Ridono nel vedermi fare le flessioni,applaudono a questa mia buffoneria:
Già nel pronunciare la frase “Sto per morire” per il pubblico divieni un uomo che ha bisogno di compassione,che mostra la sua debolezza per far si che la loro attenzione si sposti unicamente su questo.Ai loro occhi sei uno che morirà quindi degno della loro attenzione di esseri fortunati che si rivolgono a te con sguardi commiserevoli,consci del fatto che la vita gli ha dato l’opportunità di andare avanti mentre per te il sogno finisce qui.Solo i più intelligenti potranno capire che il mio egocentrismo è saltato fuori dal suo nascondiglio:Ognuno di essi ti ricorderà come colui che lasciava il messaggio finale,mentre l’importante sarebbe ricordarti per ciò che dici.Troppo spesso ci si confonde andando sempre a finire nella prima ipotesi:
Posso dire di avere avuto un’infanzia felicissima,riguardando gli album fotografici.Non sono riuscito a trovare una foto in cui non stessi ridendo.Ho avuto un’infanzia davvero felice.Io sognavo,sognavo sempre,era un tempo facile per sognare.Quando tu accendi la tv e vedi degli uomini atterrare sulla luna tutto è possibile e non dovremmo mai perdere questo spirito.Quali erano i miei sogni da bambino?Giocare nella lega nazionale di football…Questi è uno di quei sogni che non ho mai realizzato,è importante farlo notare perchè anche se non riesci a realizzare un sogno,puoi comunque ottenere molto tentando di realizzarlo.C’è un detto che adoro:L’esperienza è quello che ottieni,quando non ottieni quello che desideri.
Giocai in una lega per molto tempo,avevo un grande allenatore,Jim Gram.Era un allenatore alla vecchia maniera e mentre ci allenavamo mi rimproverava per tutto il tempo: Lo stai facendo male,rifallo di nuovo,sei troppo lento,più grinta,così per tutte le due ore e alla fine di un allenamento un suo assistente mi disse:
Coach Gram è molto duro con te
Io dissi:Si
Mi disse:Questa è una cosa buona,vuol dire che si preoccupa.
Quando fai una cosa fatta male e nessuno te lo dice,vuol dire che si sono arresi con te.Quando qualcuno continua a corregerti per due ore,lo fa perchè ci tiene che tu lo faccia meglio”
Forse Gram aveva tenuto davvero a me,ma io quei suoi insegnamenti non li ho mai fatti miei.
Alla Virginia’s School un giorno uno studente si presentò nel mio studio:Non molto alto,con un leggero problema di pronuncia,fisico da nuotatore.
“Mi chiamo Bill Andrew, avrei un progetto da mostrarle per la laurea”
“Mi dica pure…”non lo guardai quasi mai in faccia mentre parlava,assorto com’ero nella correzione dei compiti di metà semestre.
Lui nemmeno sembrò risentirsene in tutta onestà,ogni tanto si fermava per vedere se la mia attenzione era rivolta a lui,allora alzavo lo sguardo e gli dicevo di continuare.
Quando finì mi lasciò il lavoro sul tavolo e se ne andò.Solo due giorni dopo consultai quelle carte e mi accorsi che lo studente aveva avuto un’idea geniale:
Un nuovo design per il motore di ricerca Google.Io non persi tempo a chiamare i pezzi grossi di Internet per mostrargli quella idea.Spacciai la trovata per mia e in quello stesso anno lasciai il mio posto al dipartimento,divenni consulente per Google in materia di user interface design.
Bill accortosi di tutto mi fece causa,nel frattempo avevo già provveduto a far sparire il tutto in modo che non avesse uno straccio di prova da portare al processo:”Idee geniali in una mente stupida”penso ora.E’ sempre opportuno fare delle copie dei propi lavori,chissà se Bill l’avrà imparata questa lezione.
Se del mio egoismo avessi fatto un mestiere ora sarei la persona più ricca di questo mondo.Delle idee di altri sono sempre stato geloso,quell’egocentrismo che salta fuori da quell’angolo nascosto mi ha sempre accompagnato in gran parte della mia vita,ed anche quella volta sbucò fuori.
Non è più una questione di cattiveria,ne’ del piacere di veder soffrire altre persone,ma è un bisogno essenziale di cui l’uomo non puo’ fare a meno.
Egoismo,parola troppo corta per descrivere un malessere così diffuso.
Tutto questo non mi era appartenuto da ragazzo,anzi si poteva dire che fossi fin troppo buono.Questo pregio però non si sposa con quello che è stato il mio mondo lavorativo.Ero un novellino ma già avevo aperto gli occhi sulle ingiustizie perpetuate nell’università:
Professori inetti che facevano sgobbare i loro assistenti su lavori di cui si prendevano tutto il merito,raccomandati che riuscivano ad andare avanti nonostante le loro scarse conoscenze,abusi frequenti.Quando ti trovi davanti a tali situazioni hai due strade da prendere:Andartene e mandare tutto a quel paese o adattarti al sistema…Io non ce l’ho fatta e ho scelto la via più semplice,perchè in quel mondo ho visto l’unica strada per raggiungere il successo.Solo così si riesce a capire come mai alcune persone cambiano macchina sportiva ogni sei mesi e altre sono costrette a rimanere per anni nelle loro utilitarie.
Ed ora?Ora io stò per morire e mi presento come una persona che nella vita ha fatto sempre bene,perchè chi guarderà questo filmato un giorno potrà dire:”Ehi quello è Randy,è stato un grande uomo”.
Grande per cosa poi?Per parlare davanti a queste quattrocento persone di come ho vissuto?Ognuno potrebbe raccontare la sua vita ed in ogni vita si potrebbe trovare qualcosa di straordinario,ma se non stai per morire nessuno l’ascolterà con lo stesso interesse.
Maledetto Cinico Bastardo.Lui e quella sua medaglia:
“Io ho combattuto nella grande guerra,mentre tu giochi a footbal.Ho avuto una medaglia dalla mia patria che non ti farò mai vedere perchè non sai cosa significa sacrificio.”
Avevo perfino dubbi il più delle volte sulla veridicità della sua storia,non riuscivo ad immaginarmi quel vecchio pazzo in battaglia a combattere contro i tedeschi:
“La tua generazione,che ne volete sapere voi giovani della guerra.Ai miei tempi combattevamo.”
Ed io sempre in silenzio:”E’ per la pace della famiglia” continuavo a ripetermi, in modo che mia madre non dovesse subire l’ennesimo litigio fra me e quell’uomo.Mia madre,lei si che è stata una gran donna,capace di farsi passare addosso tutte le critiche che le piovevano dal vecchio:
“Mangiavo meglio sotto le armi,non sai tenere pulita questa casa,non capisci niente…”
Lei ci ha tenuto alla famiglia,ha perdonato perfino le scappatelle di mio padre che mi ha rivelato dopo la sua morte per non compromettere una tranquillità apparente.E ancora:
“Non hai nemmeno fatto il militare,una generazione di inetti,io invece sono andato a combattere.”
“Forse papà”gli risposi un giorno”La mia generazione non deve combattere perchè non è stupida come la tua!”
Mi presi uno schiaffo e una punizione,ma da quel giorno lui non mi parlò più ed io non ho dovuto più sentirlo blaterare.
Solo oggi mi accorgo però,a distanza di anni,che io sono lui in tutto e per tutto.Ciò che non volevo diventare adesso sono.
Al liceo amavo una ragazza,si chiamava Lioux,era fidanzata ma io non ci badavo continuando a corteggiarla senza pudore.E’ stata l’unica persona con cui mi sono aperto,a cui ho raccontato i miei sogni,le mie vere aspirazioni,i problemi in famiglia.Era sempre lì ad ascoltarmi e pian piano iniziavo a capire di volerla mia,sarebbe stata la donna perfetta da tenere al mio fianco,perchè con lei ero libero,quella libertà che non riuscivo ad ottenere da nessun’altro.Lei è quel sogno da ragazzo che non ho potuto realizzare,perchè Lioux non riusciva a lasciare il ragazzo,visto che l’ottusaggine dell’educazione cattolica,impostale dalla famiglia,glielo impediva.Quando dovemmo per forza dividerci io cercai in ogni altra ragazza qualcosa che mi ricordasse lei:Uno sguardo,un sorriso,la sua dolcezza…
Incontrai mia moglie al college ma non sono mai riuscito ad amarla veramente,ci stavo insieme per il semplice fatto che riuscivo a parlarci tanto senza annoiarmi,l’ho sempre vista più come amica che come compagna.Questo mi ha portato troppe volte a tradirla,a trovare nelle altre ciò che mia moglie Jay non riusciva a darmi:
“E’ peccato”mi disse mia madre quel giorno che avevo bisogno di sfogarmi “Non rovinare il tuo matrimonio,hai tre bambini piccoli da crescere”.
Il peccato,questo stupido ostacolo che ci siamo posti noi umani per dar vita ad una fede tradita in partenza dai nostri pensieri,è questo che nessuno è mai riuscito a capire.
E’ strano che io oggi stia qui a parlare di mio padre dipingendolo come un ottimo genitore invece di parlare di Lioux e dell’amore,di come riuscire a realizzare tale sentimento e viverlo:
L’unica cosa in cui sono coerente è l’unica cosa in cui vorrei essere incoerente.Avrei voluto dimenticarla,vivere altre mille storie,ma non ce l’ho fatta perchè l’ho amata e l’amo ancora nonostante tutto questo tempo:
Quello è stato il mio sogno vissuto a metà.
Un pomeriggio d’estate passeggiavo in un parco con i miei tre bambini.Il più piccolo mi fa:”Papà chi è quel signore?”indicandomi un vecchio in piedi su una panchina che alternava grida e canto:
“Vivete le vostre vite,
non si torna indietro,giorno per giorno
voi dovrete cogliere ogni emozione.
Io sono finito sulla strada a fare il barbone
per non farmi travolgere da questa società,
ma mi sono sentito libero!
Traete il massimo dalla vostra esistenza”.
Nessuno si è fermato ad ascoltarlo,anzi le persone lo evitavano ritenendolo un povero disgraziato:
Dissi a mio figlio”E’ solo un pazzo!”.
Ora però una domanda mi sorge spontanea:
Quel vecchio diceva in sostanza le stesse cose che adesso sto dicendo io a questa gente,ha vissuto la sua vita e ne voleva condividere gli insegnamenti.Perchè a me danno ascolto pendendo dalle mie labbra e a lui lo hanno evitato?
Lui non stava per morire,lui non si è trovato in uno studio televisivo a raccontare la sua storia di fronte a milioni di telespettatori e probabilmente,anche se ha avuto una vita più entusiasmante della mia,nessuno l’avrebbe sentita.
E allora perchè tutto questo?Come mai mi sono trovato ad accettare la solita Americanata che il più delle volte prende le sfortune della gente per alzare gli indici d’ascolto?
…Perchè possano ricordarsi del loro padre come un grande uomo,perchè possano vedere in me ciò che io non ho trovato in mio padre,perchè quando loro cresceranno dovranno essere tutto ciò che io non sono stato.
La vita ti mette davanti delle scelte e non sempre riuscirai a fare quella giusta,ma questo discorso inventato per loro,che avrei voluto che un giorno qualcuno facesse a me,li dovrà supportare nelle decisioni importanti.
C”è qualcuno che in sala piange,chissà se dai loro occhi sarebbero uscite lacrime sapendo che questo monologo non lo facevo in punto di morte,chissà se piangono per l’emozione o piangono per me che lascio questo mondo;e chissà se i miei figli un giorno,scoprendo la realtà,riusciranno a perdonarmi.
Non mi ha convinto