Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2016 “Balbus” di Renato Quittan

Categoria: Premio Racconti per Corti 2016

In una classe di quinta elementare, i bambini fanno un gran baccano. Quando arriva la maestra, si mettono tutti a sedere e, in silenzio, la guardano con stupore. La giovane si presenta come la supplente della maestra di ruolo che, per motivi di salute, sarà assente fino alla fine dell’anno scolastico. I bambini sembrano preoccupati, ma lei li rassicura che non c’è niente di cui preoccuparsi.

Propone di iniziare con l’appello: gli alunni dovranno alzarsi e presentarsi dicendo il loro nome. “Andrei?”. Si alza una bambina: “Gianna”. La maestra nota che sul registro sta scritto Giovanna e la bambina le spiega che tutti la chiamano “Gianna”. Tutti ridono scioccamente tranne il suo compagno di banco. La maestra risponde: “Va bene, Gianna allora! Grazie.” Continua l’appello: “Bartoli?”. Un bambino si presenta, “Matteo”, e la maestra lo ringrazia.

Quando è il turno di “Bianchi”, non si alza nessuno. La maestra ripete “Bianchi?” e la maggior parte degli alunni della classe scoppia a ridere. Si nota un bambino che guarda per terra mentre Gianna, la sua compagna di banco, lo osserva con dolcezza. La maestra chiede se “Bianchi” sia assente. Mentre certi bambini sghignazzano e la maestra invita la classe a smetterla, si alza il compagno di banco di Gianna e se ne sta in piedi ammutolito. La maestra incita il bambino a presentarsi: “Allora?”. Di fronte al silenzio del bambino, gli chiede se la stia prendendo in giro. Il bambino finalmente inizia a balbettare timidamente il suo nome: “Do-do… Dooo-menico”. La maestra, a disagio perché non se l’aspettava, risponde con un semplice “Grazie!” e riprende l’appello: “Carmassi?”, “Francesca.”, “Grazie!”; “Dini?”…

Fuori da scuola, Gianna e Domenico si incamminano verso casa. Tre ragazzotti della loro classe li rincorrono, gridando: “Do-do… Dooo-menico!”. Quando li raggiungono, il “capobanda” lo schernisce: “Do-do… Dooo-menico! Ma-ma-maa dooo-do-do-ve vai con la tua a-michetta Già-Giaaanna, eh?”. Domenico e Gianna, intimiditi, accelerano il passo fino a scomparire.

Durante la cena nella cucina di un appartamento modesto, la giovane madre di Domenico, arrabbiata, sgrida con tono violento Lorenzo, il figlio quindicenne: rischia la bocciatura se continua così, non vorrà mica finire come il papà? E poi, oggi, neanche un lavoro da operaio si trova! Domenico cerca con difficoltà di raccontare alla mamma che la sua maestra è ammalata, ma lei lo zittisce in malo modo: “Aspetta, cavolo! Non vedi che ci sono cose più gravi!”. Finalmente, la madre, ancora innervosita, gli chiede di dirle cosa c’è che non va, Domenico inizia con “La la maaa-e-stra…”, ma la madre lo blocca subito, ordinandogli di respirare a fondo prima di parlare, come gli ha insegnato la logopedista. Domenico non parla più, neanche quando la madre insiste: “Allora?”.

In un ufficio della scuola elementare, il Preside spiega alla nuova maestra che Domenico è sempre stato molto bravo a scuola. Ha iniziato improvvisamente a balbettare qualche mese dopo l’inizio dell’anno scolastico. Nonostante la madre fosse convinta che la balbuzie passi da sé, il Preside è riuscito a convincerla a portare Domenico al distretto sanitario per un trattamento logopedico. La maestra di Domenico ha deciso nel frattempo di prenderlo in disparte per le interrogazioni.

Dopo aver iniziato la terapia, la balbuzie di Domenico è migliorata. I suoi compagni però lo prendevano in giro per la sua parlata lenta e monotona. Alla fine, sembra sia pure peggiorato.

FLASHBACK – Il Preside dice alla madre: “Signora, sarebbe auspicabile andare da uno psicologo.” La madre domanda turbata: “Ma dice per me?”. Il Preside, allibito, precisa che parlava di Domenico. La madre rifiuta con la scusa che non possono permetterselo… oltre il fatto che suo marito è in cassaintegrazione. Il Preside cerca inutilmente di spiegarle che potrebbe contattare il consultorio che riceve gratuitamente i bambini.

Il Preside finisce il colloquio con la nuova maestra, dicendole che è strano: il padre di Domenico non si è mai fatto vedere a scuola…

Nella camera da letto dei genitori di Domenico, la madre grida infuriata al marito che non ce la fa più: non lavora, non è mai a casa né l’aiuta, è sempre in bar ad ubriacarsi… Minaccia di buttarlo fuori di casa… Nascosto dietro la porta, Domenico appare sotto choc mentre sente suo padre rispondere ironico che bisognerà chiedere ai figli con chi preferiscono restare: forse preferiscono vivere con lui piuttosto che con una madre isterica! Le lacrime scorrono copiose lungo il viso di Domenico. È terrorizzato, sentendo, oltre le grida dei genitori, rumori di oggetti sfracellarsi contro il muro.

A cena, sempre in assenza del marito, la madre spiega ai figli che andranno in vacanza in campagna dalla nonna. Lorenzo rifiuta categoricamente di andare dalla “vecchia”: ha quindici anni ormai, è riuscito a finire l’anno scolastico senza farsi bocciare, preferisce starsene in città con gli amici.

Domenico gioca allegramente nel prato con un cane. La nonna lo chiama per sapere cosa gli farebbe piacere mangiare a pranzo. Domenico risponde balbettando che non lo sa. La nonna, affettuosa, gli annuncia che gli preparerà i Tordelli, che sa che gli piacciono. Domenico annuisce contento.

In cucina, mentre la nonna mescola la salsa sul fuoco, Domenico disegna seduto al tavolo. La nonna gli chiede se la aiuta ad apparecchiare. Dopo aver preso le posate che appoggia sul tavolo, le chiede: “Quaaa-li pi…atti preeendo?”. La nonna aspetta che finisca la frase prima di indicargli quelli dello scolapiatti.

Durante il pasto, Domenico parla alla nonna del cane. La sua balbuzie sembra essersi attenuata: il bambino si esprime lentamente, calmo, senza ansia, perché la nonna non lo interrompe mai, ascoltandolo con interesse e benevolenza.

Domenico gioca con il cane nel giardino.

Domenico svuota il salvadanaio ed esce dall’appartamento. Passeggia in centro città con Gianna. Incrociano i tre ragazzotti compagni di scuola. Il “capobanda” chiede a Domenico come sono andate le “va-va-va-vaa-caaan-zé”. Domenico risponde: “Ma-Maa… và-và-vaff-fanculo-và!”. Gianna scoppia a ridere, mentre Domenico fissa il capobanda, con un sorriso di rivincita stampato sul viso.

Il capobanda non capisce cosa ci sia da ridere. Uno dei ragazzi gli consiglia di lasciarli perdere: “Non vedi che sono mezzi scemi”. Giovanna allora risponde: “Sss-sì. Sss-sì. Sì, è proprio così. Potremmo diventare aaamici allora, no?”. Il ragazzo la guarda perplesso, mentre Giovanna prende Domenico a braccetto per incamminarsi verso una pasticceria, dove entrano assieme.

Il padre sta per uscire dall’appartamento ma Domenico, davanti alla porta chiusa della cucina, lo prega: “Dai, papà, aspetta! La mamma arriverà a momenti… Nonna Chiara mi ha detto che oggi…”. Domenico interrompe la sua frase nel momento in cui la madre entra nell’appartamento. Mentre il padre continua a guardarlo sorpreso dal fatto che parli normalmente, Domenico spalancana la porta della cucina. I genitori vedono appoggiati sul tavolo una bottiglia di spumante ed una torta con sopra la statuina di due sposini. Domenico fa l’occhiolino al padre che, dopo un gran sorriso, dice alla moglie: “È il nostro anniversario o no?”.  Vedendo le lacrime scenderle lungo il viso, il padre la stringe tra le sue braccia. Domenico propone con entusiasmo: “Mangiamo la torta?”.

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2 commenti »

  1. Molto, molto, molto carino! Il messaggio è ( correggimi , Renato, se sbaglio) : siamo ” animali sociali “, per cui l’ atteggiamento degli ” altri ” nei nostri confronti ha un peso rilevante sul nostro comportamento, un peso che è direttamente proporzionale alla nostra sensibilità. Tutti siamo, in qualche modo, vittime e carnefici in questa società. E abbiamo bisogno di eroi. Gli eroi non ci stufano mai! Nel tuo corto gli eroi non mancano e non mancano certo i valori: c’è un preside che si batte per aiutare il ragazzino, c’è l’ eccezionale ” super-potere” salvifico della nonna che è alimentato dalla comprensione, c’è il potere dell’ ironia dentro al valore dell’ amicizia. Persino Balbus,alla fine, diventa lui stesso un eroe…una specie di ” eroitudine” il tuo corto, quasi un contagio! 😀 Inoltre, la successione degli avvenimenti e dei fatti risulta, nella stesura, molto chiara e non lascia spazio a dubbi , cosa essenziale ( credo) in un corto. Bravo e in bocca al lupo!

  2. Grazie infinite Gloria per il tuo commento che mi ha commosso ! Oltre ai complimenti così incoraggianti, è molto interessante il tuo feed-back e sinceramente mi tocca quando scrivi “animali sociali”, “valori” ed “eroi”. Sono convinto che possiamo tutti diventare degli “eroi” quando facciamo gesti semplici, gentili, d’amore: fino a dove arrivano le nostre braccia è sufficiente.
    Così hai ben espresso parte della mia intenzione d’autore, che giustamente va ben oltre il disturbo della balbuzie e, attraverso la metafora della comunicazione, vuol toccare tematiche più universali quali la reazione degli “altri” alla differenza e l’importanza dell’ascolto e dell’attenzione che gli adulti dovrebbero dedicare ai bambini… a cominciare dai genitori!
    Nella trama qui inserita appaiono solo le scene essenziali del corto e sono contento di sapere che ti hanno permesso di coglierne il messaggio. Nella sceneggiatura immagino qualche scena all’aperto con Domenico e la nonna (passeggiata nel bosco, bagno al lago, attesa del bus per tornare a Lucca): non si parlano, ma la comunicazione funziona comunque… e tra il pubblico cresce il suspense 😉
    Solo ricevendo l’attenzione e l’amore che merita, un bambino potrà liberarsi da frustrazioni ed ansie ed esprimere pienamente il suo potenziale, stupefacendo appunto i suoi genitori come riesce a fare Domenico. Tra l’altro, “liberato” dalla balbuzie, Domenico saprà anche godersi un’eccellente rivincita contro i bulli che, senza speranza, restano invece “prigionieri” della loro stupidità. Sui titoli di coda, ritroveremo Domenico in prima media, mentre legge con sicurezza di fronte ai bulli che non se l’aspettano, una bella poesia e riesce ad esprimere con passione e convinzione tutta la bellezza del cuore.

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