Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2016 “Il profumo dei papaveri” di Medeea Elena Popa

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016

Sulla collina più alta della valle, giungevano rumorosi i primi di Maggio. L’aria si era fatta più mite, il cielo più terso e il vento cercava di far risuonare i primi fiori del suono della giovane Estate. La bambina sedeva su quei piccoli e soffici petali che non si piegavano sotto il suo leggero peso, e ne catturava gli odori ispirando piano e dolcemente quel polline sopito eppure così denso. Le fresie predominavano l’aria con la loro vivacità, seguite dai giacinti e ancor prima dalla dolce e violacea essenza dei glicini e delle violette. Con il vestitino di lino e la pelle diafana era l’unica macchia bianca su quel tappeto smeraldo e il cappello grande che indossava le faceva ombra tutto intorno per via della grande tesa che la avvolgeva, proteggendola da quei raggi già così forti. Aspettava la nonna, che le aveva promesso il fiore più bello di tutti.

<< Oh, piccola bambina mia! Non credevo fossi già arrivata. >> gridò dopo qualche minuto la voce rauca della vecchietta. La bambina si alzò lesta e le si avvicinò cercando di capire se aveva mantenuto la parola data.

<< So cosa cerchi. Guarda, è qui con me. >> e indicò la tasca della camicia sul petto, riempita da petali cremisi. Prese tra le dita gonfie e legnose l’esile gambo di quel fiorellino e lo mise a un palmo dagli occhi onice della fanciulla.

<< Questo è il fiore che sovrasta gli altri per le sue magiche proprietà. La corolla che lo rende così vistoso è un distillato di rubini e succo di melograno, e ti tingerà le labbra di un scarlatto intenso in modo che tu possa trovare un amore vero e passionale. Il bulbo al suo interno è ricco invece di questi minuscoli semi: hanno la capacità di trasportarti nel mondo di Morfeo. Qui ti troverai faccia a faccia con i tuoi sogni che potrai portar via con te non appena saranno solidi. E questo invece è il suo profumo.>> La nonna inspirò a lungo nella cavità purpurea, poggiandoci sopra il suo enorme naso.

<<Fammi sentire!>>, gridò la bimba.

<<Tu non puoi ancora arrivare al suo cuore, alla sua essenza. Sei troppo giovane. Devi ancora aspettare qualche anno ma quando ti imbatterai in un cammino di papaveri, seguilo senza timori e arriverai a sentirne anche tu il loro profumo>>

La bambina posizionò il nasino tra la fossetta di amaranto e inspirò forte forte. Una, due, tre volte ancora. La nonna aveva ragione, non si sentiva altro che un forte odore di erba e di terra. Al momento.

Passarono degli anni e la fanciulla era oggi una giovane donna. Aveva occhi duri di ossidiana, capelli lunghi e corvini, corpo esile e grazioso e una pelle eburnea. Indossava abiti leggeri e dai colori pallidi e tra l’orecchio destro era poggiato sempre quel minuscolo fiore regalatole anni prima. Un giorno accadde che un giovane uomo, alto e dagli occhi d’acqua si avvicinasse all’ormai cresciuta bambina. Era capace di sorridere attraverso lo sguardo, il più sincero e affabile di tutti quelli che la ragazza aveva mai notato. Se ne innamorò. Ma l’uomo era circondato da tante ragazze altrettanto belle ed era impossibile farsi notare; così la fanciulla staccò due petali e iniziò a strofinarli fortemente sulle labbra.

“Le mie saranno labbra di ciliegia e fragola, non potrà resistere e mi bacerà”

E il ragazzo notò quelle note di carminio. E le guance in fiamme. E gli occhi, ah quegli occhi! Ma prenderle significava rinunciare a tutte le altre labbra? A tutte le altre guance? A tutti gli altri occhi?
Il giovane distolse lo sguardo da quella carne succosa e dissetante. Se ne andò e su quelle labbra disegnò un sorriso con il fil di rame che feriva la giovane ogni qual volta cercasse di muoverle.

Un giorno la giovane, mentre cercava di dar forma a quelli che erano i suoi sogni, ricordò il regno di Morfeo e tentò di aprirne così i regali portoni. I suoi erano sogni di inchiostro, palazzi di carta pregni di lava nera che colando davano forma ad immagini e storie mai accadute. Prese un pugno di quei semi miracolanti e li ingurgitò: non poteva più aspettare e doveva agire in quel momento. Il regno le si aprì senza alcuno sforzo e comparvero dinnanzi a lei città e mondi in bilico su di un filo evanescente e bluastro. Era un’atmosfera tiepida e umida al tempo stesso, dai contorni indefiniti: delle stelle morenti erano attaccate al soffitto con degli spilli e intorno volteggiavano balene dalla carne putrefatta che nuotavano in quell’aria densa, così simile all’acqua. I palazzi di inchiostro che cercava non erano affatto così solidi come sperava di trovarli ma invece finivano con l’essere macchie di acquerello, che mutavano al movimento delle pinne di quei mammiferi volanti. Riprese in mano il bulbo del fiore da cui aveva estratto i semi e lo vide ora trasformarsi in un ragno che le iniettò un veleno acuto nel petto e che la riportò indietro, da dove era partita. Con quella pozione nel cuore ora però era più immobile che mai e Morfeo, impietosito, le fece dimenticare l’accaduto trasportandola nell’Oblio. Ma così facendo le tolse anche quel poco di ispirazione che le rimaneva, riducendo il suo scheletro in fine polvere bianca.

La ragazza ricordò del bulbo e delle otto zampe che ne erano fuoriuscite e ricordò anche quei petali rossi che dovevano donarle un amore passionale. Si mise nuovamente in cammino fino a che, un giorno, non si palesò di fronte a lei una strada di papaveri. Qui però si fermò. Dopo anni di cotante illusioni si chiese: perché devo sentire il profumo dei papaveri?

 

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2 commenti »

  1. Ciao. Ho appena letto il tuo racconto e mi è piaciuto: breve, colorato e con molte impressioni ben raccolte in poco spazio. Un bel dipinto. Per rimanere nei toni fiabeschi, In bocca al lupo

  2. Forse la tua protagonista deve sentire l’odore dei papaveri proprio perché ha avuto cotante delusioni…Forse è proprio questo che le voleva trasmettere la nonna: non fermarsi mai, non smettere mai di credere nei propri sogni… Spero che la tua protagonista dopo una leggere titubanza, trovi il coraggio di seguire quella strada di papaveri, chissà dove potrebbe portarla! Complimenti.

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