Premio Racconti nella Rete 2016 “Stasera cena fredda” di Benny Naselli
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016Conobbi Susanna, una donna un po’ grezza, ma attraente: lineamenti marcati e decisi, lo sguardo di carboni che avrebbero potuto ardere come tizzoni, ma, che al momento sembravano in pausa d’attesa per una futura accensione. La bocca di matura ciliegia prometteva un possibile assaggio, wow! Una pelle abbronzata le donava un aspetto zingaresco. Curve sinuose e procaci anticipavano sotto il leggero soprabito un corpo giunonico. Tra due denti laterali si apriva una finestrella che le faceva pronunciare la “s” come una “ff”.
“Chiamami pure Ffuffi, mio pittore”, mi sussurrò languidamente…
La invitai a visitare una mostra di disegni al Forte dei Ratti intitolata “Gatti ai Ratti”, alla quale partecipavo. Dovetti lasciare l’auto lontano per proseguire a piedi fino al Forte. Aprii la portiera ed ella discese, poggiando i tacchi a spillo su un sentiero che doveva essere affrontato in ben altro modo! “Anche la ffalita mi tocca fare!!” mugugnò, inciampando tra i sassi e il terriccio.
Bruscamente si fermò: “ Non ce la faccio, con queffte ffcarpe! Da buon cavaliere, portami ffulle ffpalle!” Pazientemente me la caricai sulla schiena, sentii le piacevoli prominenze del suo seno aderirmi al dorso, ma le punte delle sue scarpe si trasformarono in speroni che mi pungolavano i polpacci! E che sforzo! Che fatica!! Che impresa!!!
Presto crollai sotto il peso, tutt’e due a terra, io rannicchiato, distrutto! Lei, si rialzò di scatto e brontolando soffiò: “ Ahi,ahi…, non ffei poi tanto forte…! Comunque, ora mi tolgo le ffcarpe”. Ansimante approvai e nonostante il sopravvenuto mal di schiena, vesciche ai suoi piedi, lamenti, lagne e sbuffi (“’Infomma, dov’è ffta mofftra?”) arrivammo ai “Ratti”, piu che disfatti!
“La mofftra guardatela tu, io mi fermo al Bar, adeffffo ho una ffete!!”
Mi costò cara, questa sosta…! Dovetti rinunciare al lato artistico per soddisfare i suoi prosaici desideri alcolici prima di affrontare la discesa. Stendiamo un velo pietoso sulla via del ritorno,sui suoi vari acciacchi…
Prima di congedarmi propose: “Tu che ffei un pittore, vieni a dipingere una porta a caffa mia domani ffera? Ti preparerò una bella cena fredda”. Ah, questo ci voleva! A tale allettante proposta (a cena!) , pensando a quel dopocena che ne poteva derivare, risposi con entusiasmo: “Siii!”
Il giorno dopo, suonando al citofono, mi sentii rispondere: “Ffali ffu! Ffettimo piano!”
Non c’era l’ascensore e così arrivai alla sua porta trafelato, tutto sudato. Si aprì l’uscio ed ella mi apparve in una visione ancora più appetitosa della cena promessa: era avvolta da un accappatoio color salmone, dal quale spuntava una liscia coscia che lasciava intravedere l’inguine. Era appena uscita dalla doccia e la sua chioma corvina bagnata le donava un’aria ancor più selvaggia.
Il mio pensiero di seduttore corse subito a immaginare…
Ma, – ecco la prima amara sorpresa! Dalla cucina spuntò una signora che lei mi presentò: “Queffta è mia mamma Affffunta!” Rimasi senza parole.
Poi, ahimé, la seconda delusione! Ai piedi della porta d’ingresso, lato interno, c’era un bel secchio colmo di smalto bianco e accanto un grande pennello in attesa di essere usato. Beh! Feci buon viso da imbianchino e, pur non avendo mai eseguito un lavoro del genere, mi misi di buzzo buono a stendere giornali per terra, per non sporcare e incominciai a “dipingere”, no, a pennellare con tutti gli inevitabili sguazzi, spruzzi, colature, bolle folli, gocce, goccioline e sgocciolii. Oh, non riuscivo a riempire i buchi e si formavano sempre nuovi, bianchi rilievi! Mannaggia, che incubo!! Avevo lo smalto dappertutto, sulle mie mani, sul pavimento (nonostante i giornali), perfino sui miei pantaloni della domenica!
Boh, mi consolavo pensando “magari dopocena la mamma se ne andrà.”
Quand’ebbi finito, ecco una serie di lamentele e rimproveri uscire da quelle labbra ciliegine che avevo pensato di baciare: “Ma che pittore ffei? Che brutta pittura! Ffe lo aveffffi ffaputo!!… e così via. Bah! Non mi diede nemmeno il tempo di protestare.
Comunque mantenne la promessa della cena, mi condusse sulla terrazza, dove ci attendeva – – – la sua mamma! Un tetro fantasma davanti a uno scuro tavolino, neri capelli raccolti in uno “chignon”, sguardo arcigno e inquisitore, due profonde rughe a incorniciare le strette labbra esangui … ed ecco la terza tegola della serata: con tutte le mie gastronomiche, consolatorie aspettative, cosa vidi? La cena era davvero letteralmente f r e d d a, come da copione:
sul tavolino tre bicchieri, colmi fino all’orlo di … due colorate palle di g e l a t o con sopra la ciliegina matura!
“Ffuffi!!”
“Uffffff….!!!”
Molto ffimpatico , della ffferie chi troppo vuole nulla mangia! ..fffe paffi a trovarmi …mi ffa piacere. .fffaluti Laura Fff.