Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2016 “La Trappola” di Elisabetta Tozzo

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016

Michele era un dono di Dio. Glielo aveva detto la sua mamma. Gli aveva raccontato che, un bel giorno, il Signore aveva deciso di accontentarla. Dopo anni e anni di inutili tentativi per avere un figlio, quando ormai non ci sperava più, era arrivato lui, Michele.

Lui e la mamma stavano sempre insieme. Il papà non c’era quasi mai, il suo lavoro lo impegnava molte ore al giorno, a volte rientrava anche a notte fonda e, nel tempo libero, allenava i ragazzini di una squadra di calcio. Quando era a casa il più delle volte trascorreva il tempo a dormire, a leggere un libro oppure davanti al computer. Era un tipo taciturno, un solitario.

In compenso la mamma era un vulcano di idee. Lei e Michele facevano tutto insieme, addirittura inventavano nuovi giochi, andavano al cinema, in piscina. Avevano imparato a nuotare insieme, Michele e la sua mamma. Lei, prima di avere Michele, aveva sempre avuto il terrore dell’acqua. Ma con il suo bambino vicino aveva vinto le sue paure ed ora nuotava perfettamente, “come una sirena”, le aveva detto Michele.

Negli ultimi mesi erano avvenuti alcuni cambiamenti. Michele era diventato grande ed aveva iniziato ad andare a scuola e a dormire da solo. All’inizio non aveva avuto paura, anche perché la mamma gli lasciava la luce accesa in corridoio con la porta socchiusa, e accorreva sempre se lui la chiamava. Avevano fatto le prove.

Poi, una sera, guardando un film con il papà aveva scoperto l’esistenza dei vampiri, orrende creature dai denti aguzzi che si nutrivano di sangue umano.

La mamma si era un po’arrabbiata con il papà. Poi aveva cercato di spiegare a Michele che quelli non erano esseri reali, ma il piccolo era ormai terrorizzato e, per quanto si sforzasse di vincere le proprie paure, si svegliava quasi ogni notte urlando e puntualmente finiva a dormire nel lettone con i genitori, stretto stretto alla sua mamma. A rincarare la dose ci aveva pensato un compagno di classe, dicendogli che i vampiri, agitando il loro mantello, potevano trasformarsi con facilità in pipistrelli, ed entrare così in volo nelle case, a volte attraverso le finestre aperte, ma anche da piccole fessure invisibili all’occhio umano, per poi trasformarsi di nuovo durante la notte. E i vampiri prediligevano il sangue dei bambini, ci aveva tanto tenuto a precisare l’amichetto.

Ma Michele, ogni sera, rassicurato dalla mamma, riprovava a dormire da solo, ripetendosi che quei mostri non esistevano realmente. Spesso, però, capitava che quando chiudeva gli occhi, nell’attesa del sonno che non arrivava mai, iniziassero una serie di rumori inspiegabili in ogni parte della stanza e, tendendo bene l’orecchio, gli sembrava di udire confusi bisbigli e fruscii provenire da sotto il suo letto.

«E’ solo frutto della mia fantasia», si ripeteva il bambino, tenendo ostinatamente gli occhi chiusi, anche per paura di ciò che avrebbe potuto vedere. Ma, quando un rumore era più distinto di altri, spalancava gli occhi e gli pareva di scorgere qualcosa che, svelto, si nascondeva sotto il suo lettino. Il vampiro, sicuramente, che se ne era stato nascosto fino a poco prima nell’armadio e che adesso era uscito per spegnere la sua immonda sete.

Ora, che fare? Con un balzo fulmineo Michele allora scendeva dal letto e correva dai genitori, disorientando così l’orrenda creatura, senza commettere lo sbaglio di mettere giù i piedini per calzare le pantofole, errore fatale di cui il vampiro avrebbe sicuramente approfittato, cingendogli saldamente le piccole caviglie con le sue mani affusolate dalle lunghe unghie gialle. Una volta al sicuro tra le braccia della mamma, il vampiro non avrebbe mai osato fargli del male. No, certamente. Di questo Michele era sicuro.

Queste paure tormentarono il piccolo per diversi mesi, ma con le costanti rassicurazioni della madre svanirono a poco a poco e Michele riuscì finalmente a dormire nella sua cameretta.

Una sera in particolare, però, tutto apparve più spaventoso del solito.

La mamma dovette essere ricoverata per sottoporsi ad un piccolo intervento, e Michele rimase a casa solo con il papà, per la prima volta nella sua vita.

Il padre non era solito badare a lui, faceva sempre tutto la mamma. Lui c’era, sì, ma Michele lo sentiva sempre distante, sempre silenzioso, immerso in chissà quali pensieri.

Quella sera, con grande stupore del figlio, l’uomo preparò la cena, lavò i piatti e guardò la TV con Michele.

Giunta l’ora di andare a dormire, si offrì persino di leggere una favola, come faceva sempre la mamma Il bimbo ne fu felice. Ma nella storia, del tutto inaspettato, ad un certo punto fece la sua comparsa un vampiro. Il padre smise di leggere, ma oramai era fatta.

Quando Michele fu a letto, solo, iniziò ad udire mille scricchiolii, fruscii e bisbigli. Irrigidito dalla paura, si accorse che la sua camera era illuminata da una strana luce. La luce della luna. Il padre si era dimenticato di chiudere le imposte e di tirare le tende. Il bimbo osservò frotte di pipistrelli svolazzare nel cielo, neri e spaventosi come la notte più buia. Uno di loro, all’improvviso, virò all’altezza di un lampione e Michele poté vederne chiaramente il dorso argenteo.

Quanti vampiri stavano arrivando? E non c’era nemmeno la mamma!

Il bimbo cercò di resistere, anche perché si sentiva un po’in imbarazzo a precipitarsi nel lettone, dal padre. Con la mamma era diverso. Quindi si tirò il lenzuolo sulla testa, ripetendosi che i vampiri non esistevano.

Ma poi gli parve di udir sussurrare il suo nome. Una, due, tre volte. Un alito gelido sfiorò le sue manine che stringevano convulsamente il lenzuolo. Il respiro del vampiro. Dunque era già lì, sopra di lui. Perché, perché non era scappato nella stanza dei suoi genitori, quando ancora poteva? E adesso?

Adesso quell’essere mostruoso avrebbe tagliato il suo bel lenzuolino a quadretti rosa e verdi con le sue unghie affilate come rasoi, e finalmente sarebbe riuscito ad abbeverarsi ingordamente al collo esile e tenero di Michele, che piangeva in silenzio, tremando come una foglia.

Con gli occhi chiusi, stretti stretti, da cui sgorgavano lacrime brucianti, poteva immaginare distintamente il mostro, dal colorito cereo, con labbra sottili, tirate sui lunghi denti appuntiti, avvolto in un ampio mantello nero, foderato internamente di raso, naturalmente color rosso sangue, che stava per avventarsi su di lui.

Un improvviso rumore di passi, però, sconcertò il vampiro, che ritenne più prudente tornare nell’armadio, riaccendendo una flebile speranza di salvezza nel cuore del piccolo.

«Papà, papà, aiuto!» gridò Michele.

Il padre accese la luce ed entrò nella stanza in cui stava per accadere l’irreparabile, mandando definitivamente in fumo i piani dell’infernale creatura per quella notte. Michele si fece coraggio e chiese al padre di poter dormire con lui nel lettone. L’uomo acconsentì.

Ma, una volta credutosi al sicuro nel letto caldo, il suo papà lo abbracciò teneramente, come mai aveva fatto fino ad allora, e il suo respiro, dapprima regolare, via via iniziò a farsi sempre più affannoso…

«I mostri non esistono» aveva detto una volta la mamma, ma si era sbagliata, e Michele lo scoprì quella notte.

Alcuni mostri, poi, sanno predisporre con estrema pazienza le proprie trappole, per ghermire con i loro artigli piccole prede indifese non appena si presenta l’occasione giusta…

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10 commenti »

  1. Ho come la sensazione che questa non fosse la misura originale del racconto, o sbaglio?

  2. Che brutta storia. Brutta nel senso di squallida, tremenda, orrenda. Insomma come può essere soltanto una storia così. Ti lascia il male dentro. Complimenti, è scritto molto bene.

  3. Leggendo il tuo racconto per un attimo ho pensato ad una storia per bambini,il finale mi ha lasciato una profonda tristezza mista a un senso di grande impotenza e la consapevolezza che i mostri esistono davvero.Sei stata brava ad articolare il racconto e trattare un tema piu che delicato.In bocca al lupo

  4. In realtà sono proprio le ultime due righe, secche e lapidarie a rendere tutta la drammaticità della tua storia: un taglio netto di ghigliottina nella vita del tuo piccolo protagonista, per il quale da quella notte in poi ci sarà un prima e un dopo. E questo taglio narrativo l’ho molto apprezzato in questo racconto breve, però ho come la sensazione che manchi qualcosa… non so nemmeno io cosa… Comunque il tuo rimane senz’altro un bel racconto d’effetto. Complimenti.

  5. Spietatamente bello. Complimenti.
    E’ però una trappola anche il tuo racconto, che con uno stile coinvolgente e accattivante induce il lettore ad abbassare la guardia e poi sferra il colpo inaspettato.
    Come le vittime dei vampiri diverrebbero vampiri anch’esse, così le vittime dei mostri rischiano di assumere le sembianze psicologiche dei loro carnefici, perpetuando la tragedia.

  6. Agghiacciante.Quindi ben scritto, complimenti.

  7. Ciao a tutti e scusate il ritardo!
    Voglio ringraziare di cuore tutti gli autori che hanno letto e commentato i miei racconti. Davvero grazie x i complimenti e x i preziosi suggerimenti, mi hanno fatto immensamente piacere. Desidero inoltre dirvi che i vostri racconti sono tutti molto belli e scritti molto bene.
    A Michele : “La trappola ” è un racconto nato di getto, proprio così come lo hai letto. Ho apportato in seguito qualche modifica, ma ben poca cosa.
    Ciao e ancora grazie!

  8. X Roberto Contini: ” spietatamente bello ” mi piace tantissimo!
    Grazie!

  9. Mettila come ti pare, ma alla fine gli amichetti hanno sempre ragione. Per cui dai retta ad un amichetto che ti confida, in tutta sincerità, che questo è davvero un racconto riuscito.

  10. Non amo particolarmente il genere, ma questo racconto mi ha subito conquistato: è scorrevole, lucido e diretto. E, aspetto fondamentale, imprime in maniera indelebile la sensazione scomoda e terribile del dubbio, insinuato fin dall’inizio, poi alleviato, poi orrendamente confermato nel finale. Bravissima.

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