Premio Racconti per Corti 2016 “Il lamento del cigno” di Jordi Penner
Categoria: Premio Racconti per Corti 2016Sulla riva di un laghetto di montagna un giovane sgangherato dalla pelle lurida, vestito di stracci, siede a gambe incrociate scolpendo un pezzetto di legno mentre un un cigno scivola placido sull’acqua di fronte a lui. Le sue mani lavorano rapide e precise, le fattezze dell’animale che lentamente cominciano a prendere forma nel materiale grezzo.
<<Briiit! Briiiiiit!>> Una voce temibile di donna lo raggiunge dal bosco alle sue spalle. Il ragazzo riportato alla realtà smette immediatamente di scolpire, rinfodera il coltellino e si affretta in direzione della voce quanto più rapidamente le sue gambe storte gli permettano.
Davanti ad una capanna immersa nell’oscurità di un fitto bosco lo aspetta sua madre con aria feroce. Indossa vestiti scuri, logori, i capelli secchi e scompigliati le ricadono lunghi fino alla cintola come una strega d’altri tempi. In mano tiene un rametto di ortica. Brit claudica ad occhi bassi da lei in attesa di ordini. La donna gli ordina di andare a trovarne dell’altra e gli da il rametto da portarsi dietro come esempio. Il ragazzo allunga la mano per prenderlo ma ingenuamente stringe le foglie urticandosi e lasciandolo così istintivamente cadere a terra. La madre gli da una sberla secca sulle mani e gli mostra come tenere il rametto in mano, ovvero per il gambo. Il ragazzo prende allora timidamente il rametto e diligente si inoltra nel bosco grattandosi freneticamente laddove ha toccato l’ortica.
Zoppicando tra radici e sterpaglie, Brit perlustra il terreno paragonando di tanto in tanto il rametto con le altre piante che vede. Perso in questo suo viaggio non si accorge che si sta allontanando troppo da casa. Un fruscio nei cespugli dietro di lui attrae la sua attenzione. Un animale, forse un lupo, ringhia. Brit terrorizzato lascia cadere le ortiche e corre alla ceca nel bosco lanciando occhiate dietro senza però riuscire a vedere il misterioso inseguitore. Distratto non nota un dirupo davanti a sè e ci cade rovinosamente, rotolando giù come un sacco di patate. Tutto si fa buio.
Lo sbattere di una porta. Brit riapre lentamente gli occhi. A una trentina di metri nel piccolo prato che gli si para ora davanti c’è una capanna dal quale sta uscendo un omone terribile armato di accetta, arco e frecce che Brit riesce ad intravedere tra i fili d’erba che lo nascondono. L’uomo fa due passi, si ferma, si volta verso l’interno della casa ringhiando versi gutturali incomprensibili rivolti ad un misterioso ascoltatore e si avvia verso il bosco di gran carriera. Il ragazzo si abbassa nell’erba aspettando che l’energumeno si allontani. Con il pericolo ormai lontano il ragazzo si alza e cerca di riarrampicarsi su per il pendio dal quale è rotolato ma la superficie rocciosa è scivolosa e i ciuffi d’erba ai quali tenta di aggrapparsi non reggono. Il povero Brit scivola allora nuovamente a valle, ritrovandosi al punto di partenza. Una risatina femminile richiama la sua attenzione. Davanti alla casetta del cacciatore, infatti, sta una donna che indossa solo un leggero vestito grezzo fino al ginocchio, scompigliata e animalesca ma allo stesso tempo attraente che lo osserva con un certo interesse ridacchiando dei suoi fallimenti. Lui va in panico e prova con ancora più convinzione a risalire fallendo miseramente. La donna nel frattempo gli si avvicina rapace. Brit si raggomitola su sé stesso coprendosi il viso pronto ad essere colpito. Le botte però non arrivano e Brit timidamente sbircia tra le dita trovando il sorriso divertito e lo sguardo perforante della donna. Lui si rilassa un poco comprendendo di non essere in pericolo. Lei lo prende per un braccio e lo strattona leggermente per farlo alzare. Lui fa come intimato. Lei cerca allora di condurlo alla capanna poco più in là. Lui ha paura e cerca di fare resistenza ma lei lo sprona a continuare e alla fine riesce a convincerlo ad entrare in casa.
Dentro la casetta cadaveri freschi di conigli sono appesi a testa in giù, il sangue gocciola sul pavimento. Un gridolino di terrore sfugge al ragazzo. Lei gli mette una mano sulla spalla e lo tranquillizza. Con i gesti gli mostra che sono cose da mangiare, cose buone, e lo fa sedere al tavolo. Gli versa un bicchiere di grappa e glielo porge, facendogli cenno di bere. Lui è un po’ spaventato ma convinto dal volto dolce della donna beve. Il gusto gli piace e sorride, tranquillizzato. Lei gli si avvicina, delicatamente gli prende una mano. Lui la ritrae, lei la riprende e se la porta delicatamente fino al seno. Lui la guarda incuriosito, spaventato ed attratto allo stesso tempo. Con la mano libera lei gli accarezza la nuca cercando di tranquillizzarlo. Lui è come paralizzato. E’ chiaro che non ha mai provato niente di simile. A lei scappa l’occhio tra le gambe di lui dove evidentemente c’è stato un cambiamento, emette un risolino malizioso e gli sale sopra a cavalcioni con naturalezza. Lui la fissa ad occhi sbarrati mentre lei muove mani abili là sotto a slacciargli le braghe. Lui la lascia fare, impacciato e sorpreso. Ha un sussulto di sorpresa quando lei lo fa scivolare dentro di sé. L’amplesso dura poco. Lui rilascia un sospiro di sollievo e si abbandona a lei appoggiandole la testa sul petto. Lei lo stringe a sé accarezzandogli la nuca protettiva. Lo sguardo di lei da oltre la spalla ricade sulla porta d’entrata. Ricordandosi del cacciatore la donna ha un sussulto, si stacca, si alza e indica con urgenza la porta a Brit. Lui non capisce, lei lo spinge fuori. Una volta fuori lei gli fa cenno di andare via in fretta, indicandogli un sentiero poco distante e richiude la porta. Lui rimane lì un po’ confuso poi guarda nella direzione del sentiero seguendone il percorso con lo sguardo e capisce che risale intorno al crinale e va su fino al punto dal quale lui è caduto poco prima.
La luce si affievolisce. Brit guarda il sole che lentamente scompare oltre una montagna. Solo ora si rende conto di essere terribilmente in ritardo e si affretta su per il sentiero.
Un rumore di passi in lontananza. Brit si immobilizza, in ascolto. nasconde tra le ramaglie a lato del sentiero. Dall’altro lato il cacciatore sta rientrando dalla battuta di caccia con un paio di lepri in spalla. Si ferma a fianco del nascondiglio di Brit, fiuta l’aria come se avesse sentito qualcosa di strano, si guarda intorno ma poi si convince che non c’è niente e prosegue sui suoi passi.
E’ ormai buio quando Brit arriva a casa dalla madre in ritardo e a mani vuote. Lei va su tutte le furie e lo frusta con un ramo di nocciolo. Lui subisce in silenzio coprendosi la testa, lasciando che l’ira della madre si sia sfogata probabilmente cercando di pensare al momento di dolcezza che poco prima ha vissuto per la prima volta con un altro essere umano.
Il mattino seguente Brit, mentre la madre dorme, scivola fuori dal giaciglio e furtivamente ruba dalla capanna un sacco. In questo ci infila un pezzo di pane secco e una piccola collezione di statuine che aveva da tempo allineate in un angolo. Sgattaiola poi fuori, lancia un ultimo sguardo a quella che è stata la sua casa per lunghi anni e si allontana con tutti i suoi averi nel rossore del primo sole.
Il ragazzo arriva al lago dove con le briciole di pane attrae il cigno a sé. Il cigno si avvicina timidamente. Brit sembra avere solo buone intenzioni ma quando il cigno è abbastanza vicino lo agguanta per il collo. Il cigno va in panico e cerca di beccarlo colpendolo al volto ma dopo una breve lotta il ragazzo riesce a strangolarlo. Esausto Brit tiene il cadavere tristemente tra le braccia, lacrime scivolano sul suo volto impolverato per aver perso una delle cose che amava di più al mondo. Tira un sospiro per farsi forza, lo infila nel sacco e corre nel bosco.
Nascosto dietro un cespuglio Brit attende che il cacciatore esca di casa.
Finalmente il cacciatore si allontana. Il ragazzo va a bussare alla porta reggendo il sacco contenente il cigno dietro le spalle come a voler fare una sorpresa.
Lei apre con un sorriso malizioso sapendo che non poteva essere nessun altro. Lo fa entrare. Una volta in salotto lui trionfalmente sfodera il cigno dal sacco e glielo porge. Lei lo guarda spaventata e contrariata e gli tira una sberla sulle mani facendo cadere a terra il cigno. Lui non capisce e si intristisce ricordando il simile gesto della madre. Lei, dispiaciuta di averlo colpito, lo guarda con tenerezza e lo prende per mano, accarezzandogliela come a chiedere scusa. Il cacciatore intanto, nel bosco poco più in là, porta la mano alla cintola cercando l’accetta per tagliare un ramo. Se l’è però dimenticata a casa. Sbuffa e torna di malavoglia sui suoi passi mentre in casa la sua donna fa sdraiare Brit sul giaciglio. Gli si sdraia al fianco accoccolandosi contro di lui. Il cacciatore nel frattempo è ormai alla porta che apre poderosamente. Lei sente il rumore è si mette in ascolto terrorizzata. Il cacciatore recupera l’accetta dal tavolo e fa per uscire di nuovo ma… nell’uscire nota il cadavere del cigno a terra. Stranito si ferma, si volta e va ad indagare in camera trovando… la sua donna con Brit. Un urlo terribile scaturisce dal suo poderoso petto mentre si avventa sulla donna. Lei cerca di proteggersi istintivamente, lui con una mano la solleva da terra e la scaraventa lontano per concentrarsi su Brit. Il ragazzo emette acuti di terrore, mentre il cacciatore lo prende a calci nello stomaco. La donna si butta sulle spalle del cacciatore cercando inutilmente di bloccarlo. Lui allora cambia obiettivo e si rivolge alla moglie fedifraga emettendo ringhi di rabbia. Le sferra un colpo al viso che la allontana di qualche passo. Lei si rifugia contro il muro sul lato opposto della stanza, coprendosi il volto. Lui troneggia su di lei mentre si avvicina minaccioso. Stringe i pugni pesanti come macigni, alza il braccio pronto a sfondarle il cranio e… Buio. L’urlo della donna squarcia il silenzio della selva oscura.
E’ giorno. La superficie del laghetto risplende placida alla luce del mattino. Una piuma di cigno si posa dolcemente sull’acqua… poi un’altra, un’altra ed un’altra ancora. Seduto sulla riva il ragazzo, vestiti e viso imbrattati di sangue, sta terminando di incidere un pezzo di legno che non vediamo. Un’espressione soddisfatta si fa spazio sul suo viso segnato dal combattimento. Appoggia accanto a sé il coltello imbrattato di sangue e rimira la sua opera con orgoglio.
Sull’acqua intanto le piume sono ora una pioggia. Si sente una donna ridere. Mani femminili raccolgono piume a manciate da una grossa cesta di vimini e le lanciano nel lago dall’alto di una roccia. E’ proprio lei, la donna del cacciatore, sana, salva e sorridente.
Il ragazzo la guarda sognante, stringendo nel pugno la sua ultima miniatura, si alza e si avvia nella sua direzione. Brit la raggiunge e le offre la sua nuova miniatura. Lei questa volta è felicissima del regalo che prende tra le mani. Rappresenta un cigno, perfettamente scolpito.
Intanto, nel prato davanti alla capanna del cacciatore giace il corpo inerme di quest’ultimo, sangue rappreso sulla nuca e volto contorto dal dolore. Gli animali, un tempo sue prede, stanno banchettando con il suo corpo.
Delle uova azzurrognole riposano nascoste nel canneto. Una di queste è scossa da un tremito, che viene dall’interno. Nuovi piccoli cigni sono pronti a nascere.
Brit e la sua compagna si allontanano ora tra prati e fiori nella luminosa luce di un nuovo promettente giorno.
una bella fantasia!!!