Premio Racconti nella Rete 2016 “Nascosti in superficie” di Carla Vinazza
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016“Dobbiamo parlare”
“Eh? Starai scherzando, spero. Sono le due del mattino”
“Vorresti farmi credere che stavi forse dormendo? Con il canale 70 ancora acceso e quel continuo rigirarti nel letto?”
“Uffffff…… tutte le volte la stessa storia. Sai benissimo che senza musica in sottofondo non dormo, e comunque ho messo lo spegnimento automatico; stavo per cedere al sonno, se non mi avessi disturbato”
“Lo spegnimento automatico alle 4; ti sembra normale? So bene a cosa stai pensando e cosa stai facendo. Hai già guardato la sveglia decine di volte, e calcolato le ore che ti rimangono prima che suoni. Senti rimbombare i secondi uno dopo l’altro, mentre da due ore stai cercando una motivazione valida per non andare a lavorare; la solita storia del lunedì mattina. Ha senso che tu perda metà nottata per costruirti un alibi e non sentirti in colpa? Perché so che è questo che accade; tu rifiuti mentalmente l’idea di entrare in quell’ufficio dove, a detta tua, nessuno ti capisce e le colleghe ti fanno i dispetti. Dimmi, cara, quale malattia singolare ha partorito la tua mente diabolica per disertare la scrivania, fra qualche ora?”
“Ah, quindi a questo siamo arrivati; una seduta di psicanalisi. Dirmele di giorno, queste cose, mai? Su una cosa hai ragione, non riesco a dormire. È colpa tua, dovevi tacere. E poi tu cosa ne sai di quello che succede in ufficio? Hai tratto conclusioni solo per qualche telefonata con la Susy; da questo deduco anche che mi spii e mi controlli. Vedi che faccio bene a non fidarmi di te?”
“Ecco, parliamo della tua collega Susy; ore e ore a parlare di lavoro e hai anche il coraggio di dirle che sbaglia, che una volta chiusa la porta di quella stanza non dovrebbe portarsi i problemi a casa. Tu cosa fai, invece? Eviti di parlarne ma odi quel posto più di lei, che almeno non fa la codarda mettendosi sotto mutua”
“Quindi sarei anche una codarda. Da quanto lo pensi? Stai insinuando che Susy è migliore di me?”
“Non fare la furba e non attribuirmi parole e conclusioni che non ho detto e tratto; so bene che, mentre stiamo parlando, la tua mente si è come sdoppiata e continua a pensare a cosa dire al medico per farti prescrivere un paio di giorni di malattia. Gli dirai che non ce la fai più, che il tuo equilibrio psicofisico è a rischio; lui ti guarderà come merita una persona che sa bene di mentire. Uscirai dal suo studio furibonda perché neanche lui che è un medico crede al fatto che tu stia male. Hai mai affrontato veramente la situazione una volta, una volta sola?”
“Siamo passati alla paternale? Lo sai che con me non funziona, ho quaranta anni non quindici, e non voglio marinare la scuola perché non ho studiato. Io sono esaurita; la cosa peggiore è che nessuno mi crede. Tu sai cosa succede quando la mattina arrivo di corsa? Non faccio in tempo a varcare la soglia dell’atrio che già quelle pettegole e cornute mi deridono. Le sento, sai, quando avvertono il rumore dei miei tacchi su quelle assurde mattonelle dove prima o poi qualcuno si farà veramente male, e scommettono se riuscirò a timbrare entro le 8:00. Rideranno quando, dopo essermi quasi scapicollata, sentiranno la mia imprecazione perché mentre sto per strisciare il badge è scattato il maledettissimo minuto e il display dell’orologio segnerà le 8:01. Che differenza potrà mai esserci in sessanta maledettissimi secondi che mi costringeranno a bruciarmi mezz’ora delle mie preziose ferie? Oltretutto mi toccherà la solita lavata di testa da quella dirigente che se è arrivata a sedere sulla sedia imbottita in pelle è perché il padre è stato dirigente di partito. Raccomandati, ecco cosa sono. RAC-CO-MAN-DA-TI!”
“Non fare l’isterica, finirai per perdere la fantasia e fra qualche ora non saprai cosa inventarti per dare buca; naturalmente poi ti lamenterai perché al tuo rientro ti guarderanno male.”
“Bene, ora le difendi anche. Tu sai che quella imbecille mi nasconde i timbri, approfittando del mio disordine naturale e molto naif? Perché dovrei essere omologata come loro? Timbri a destra, un foglio formato A4 a sinistra dove mettere il tampone perché non macchi la scrivania, la penna al centro. Io sono una creativa e una sovversiva! Non riesco a inquadrarmi in questo gregge di pecore che bela quando arriva il capo, e appena se ne va ricomincia da dove era stata interrotta, telefonando ad amici e parenti o passando mezz’ora fuori quando c’è mercato. Io mi siedo alle 8.10 e mi alzo alle 13, salvo la concessione della pipì a metà mattina, e a volte neanche quella se c’è coda allo sportello! Io lavoro davvero, non loro!!”
“Salvo il lunedì; ah no, per l’esattezza qualche lunedì ti trascini come dovessi andare in miniera, ma alle 10. Due ore di permesso Legge 104; il papà sta male sempre il lunedì mattina, che curiosa coincidenza…”
“No! Non te lo permetto! Mio padre deve rimanere fuori da questa assurda conversazione. Di cosa stiamo parlando? Del nulla!”
“Ok, mi hai convinto. Parliamo allora delle tue assurde manie”
“Hai voglia di litigare? Potevi rompermi le scatole prima di cena”
“Hai presente come diventi quando hai fame?”
“Lo sai bene che quando ho lo stomaco vuoto divento nervosa!”
“Dopo cena, invece?”
“Dopo cena c’è Otto e mezzo e rivendico il sacrosanto diritto di essere lasciata in pace. La Lilly, ah che donna! Mica come quelle quattro sciacquette frustrate da mariti incuranti e indifferenti! Sai che “peluche” fa tanto la grande donna dietro quella scrivania che è quasi più alta di lei, e alle 14 invece di potersi godere la pace di casa sua va in garage a lavare la macchina del caro maritino?”
“Ti sembra carino chiamarla “Peluche”?
“Preferiresti che la chiamassi pelosa? Perché questo è, pelosa come una scimmia. Ha i peli pure sullo sterno! E ha il coraggio di dirmi che ho le gambe storte solo perché le mostro con minigonne che lei non potrà mai indossare. I peli delle gambe le bucano le calze! Lo sapevi?!”
“Allora parliamo delle tue minigonne quasi inguinali e di quanto sia necessario indossarle per stare dietro una scrivania. Ti pare opportuno?”
“E’ un processo alle intenzioni? Non ho intenzione di cambiare il mio look per colpa di quattro sfigate che arrivano al lavoro con le pieghe del cuscino ancora stampate sulla faccia. Che schifo, probabilmente non si lavano neanche! Sai cosa ha insinuato quella convinta che si fa chiamare Patty perché ha un nome impronunciabile?”
“Dio mio, era meglio se avessi taciuto”
“No! Hai cominciato tu e ora mi ascolti! Hai presente quella gonna nera che abbiamo comprato insieme e davanti alla quale hai fatto la tua solita smorfia, misto di disappunto e perplessità? Sì, quella lunga ma con un profondo spacco centrale sia davanti sia dietro. Ebbene, ha voluto sapere dove l’ho acquistata per averla anche lei. Potevo forse dirle che con un centinaio di gonne in esposizione non era il caso venisse a lavorare vestita come me? Il giorno successivo la indossava, mi è venuta a cercare per dirmi che avevo barato sullo spacco rendendolo io stessa più profondo!”
“E tu cosa le hai risposto?”
“Le ho chiesto che taglia fosse, lei mi ha risposto una 46 e io ho ribattuto che la mia era una 40 e di farsi due domande. Ha le gambe corte come i tavolini antichi, è più larga che lunga; ovvio che lo spacco non risultasse così profondo!”
“Preferisco soprassedere; torniamo alle tue assurde manie”
“Io non ho manie!”
“C’è una sera in cui vai a letto senza controllare che le ciabatte siano perfettamente in ordine e la destra deve stare rigorosamente a destra e la sinistra, a sinistra? Quando regoli il volume della tv pensi non abbia mai notato che non lo metti mai a 33 o a 17? Parliamo di come ti rifiuti di indossare qualsiasi tonalità di viola? O dei tuoi controlli assurdi sui capi puliti e asciutti, al punto di rivoltarli tutti per accertarti che non ci siano ragni?”
“Sei idiota! Quella cosa lì dei ragni sai bene che me la porto dietro dall’infanzia; si chiama A-RAC-NO-FO-BIA!”
“Finalmente. L’hai appena ammesso: sei una fobica”
“Non ti permettere! Ho fatto una ricerca approfondita su internet e ho scoperto che parecchia gente è terrorizzata dai ragni! Inoltre esiste un tipo di ragno velenosissimo e paragonabile alla vedova nera…. Ma cosa vuoi sapere tu, cosi superficiale? Si chiama malmignatta!”
“La solita esagerata; dimmi, quante possibilità potrebbe avere una malmignatta di trovarsi sul tuo terrazzo e camminare fino ad insinuarsi nelle cuciture interne degli abiti?”
“Ma è ovvio! Per ripararsi dal vento e dal freddo!”
“Anche ad agosto?”
“Vedi quanto sei superficiale? D’estate si riparano dal caldo!”
“Facciamo che questa spiegazione la prendo per buona ma…… tutte le altre?”
“Sembri una zitella inacidita! Come ho fatto a sopportarti per tutto questo tempo? Quando sentirai le mie ragioni smetterai di fare il grillo parlante e forse potrò finalmente dormire! Le ciabatte, questione di praticità e ordine! Il volume a 33? Sono gli anni di Cristo nella cabala, e a 34 non c’è arrivato. Significa che quel numero non porta bene! Il volume a 17? Conosci forse qualcuno ignaro del fatto che il diciassette sia un numero foriero di possibile sventura? Il viola? Devo ricordarti cosa mi è successo l’unica volta che ho indossato una maglia di quel colore? Senza escludere che le bare sono rivestite con quel colore! Cosa ci sarebbe di così assurdo in qualche cristallina attenzione a certe cose?”
“Senti, sei stata talmente noiosa e scontata nelle spiegazioni che mi hai conciliato il sonno. Buonanotte”
“Ma? Sono le 4, ora chi riesce a dormire? Ricordati che se fra tre ore non riesco ad alzarmi non è colpa mia! Buonanotte al secchio!”.
Drinnnnnnn drinnnnnnnn drinnnnnnnn drinnnnnnnn
“Accidenti, sono a pezzi, come sospettavo. Sono già le sette; aspetto una decina di minuti, magari mi riprendo. Ma cosa sto dicendo? Avrò dormito due ore scarse, dove penso di andare conciata così? Io l’eroe non lo faccio, ora chiamo in ufficio e qualcosa inventerò; devo solo di ricordarmi di parlare piano, non voglio cominciare questa tremenda giornata con un’altra discussione”
“Pronto Carmela… sì sono io; guarda non so cosa sia successo perché sono andata a dormire in forma ma durante la notte…… Ah. Mi stai dicendo che gira un virus parainfluenzale? Che? Mi avevi già messo nella lista degli assenti da trasmettere al personale? Vabbè…… ascolta… devo assolutamente riposare; se si tratta del virus che mi hai detto immagino dovrò stare a riposo qualche giorno…. Sì, va bene, ti faccio sapere quanti giorni mi ha prescritto il medico. Ciao, ciao.
Ma pensa che scema, mi ha pure fornito un’idea senza doverci pensare troppo, e tu ora non dici nulla? Te l’avevo detto che lavoro in mezzo a dei folli! Caspita che silenzio… Ahhhh, dimenticavo. Ora dormi, insieme a tutte le altre coscienze che torneranno a tormentare noi povere vittime sul far della sera.
Sai che ti dico? Io sto già pregustandomi una dormita senza precedenti. Buonanotte o buongiorno, a stasera. Se anche tu non hai contratto il virus”
Click. E torna il buio.
Un dialogo con sé stessa. Non è originale, ma questo almeno non lo si capisce subito. A parte la battuta, mi sono proprio divertito a leggerlo e hai saputo tenere la mia attenzione alta fino alla fine. Ti assicuro che non è una cosa semplice: io sono un lettore molto difficile. Mi annoio in fretta. Quindi brava!
Simpatica Carla, nell’idea e nella stesura….mi hai fatto venire in mente diverse persone che conosco…..!!!!
Grazie Costantino , anche io come te perdo subito la concentrazione se un racconto o un libro non mi prendono. E’ un genere di scrittura e stile che sto sperimentando da pochissimo.
Laura, quando l’ho scritto non ho faticato a trovare spunti 🙂 grazie!
Racconto divertente nel quale, credo in molti, rivedano se stessi. Parlare da soli aiuta ad organizzare meglio le idee ed è sintomo d’ intelligenza ( si dice che anche A. Einstein lo facesse…).Brava Carla
Grazie Gloria, a volte parlare da soli è l’unica possibilita’ che rimane 😀
La coscienza a volte non ci fa dormire, è vero, ma è un bene, se ci stimola a scrivere racconti così divertenti. E poi, se scriviamo tutta la notte, al mattino possiamo sempre saltare il lavoro… Bravissima
Grazie Demian, è una situazione che ben conosco 🙂
Molto bello, un racconto basato sul dialogo è molto difficile da tenere in piedi. La battuta delle gambe corte come i tavolini antichi mi ha fatto morire, ti anticipo già che la userò ad ogni piè sospinto! Secondo me scrivi davvero bene, leggerò gli altri due appena avrò il tempo.
Fino alla fine oh, fino alla fine ! Brava !