Premio Racconti per Corti 2016 “Click” di Eleonora e Laura Massa
Categoria: Premio Racconti per Corti 201614 Luglio 2015, la stanza di una redazione sportiva.
Sullo sfondo delle note dell’inno di Mameli, rischiarati in volto dalle luci al neon, in piedi attorno a un grosso tavolo, Redazione 1, Redazione 2 e Redazione 3 si tengono per mano: e giurano che – anche oggi – non “bucheranno” nessuna notizia, giurano che anche oggi saranno i primi su ogni notizia. Rompono il giro di mani, ognuno prende posto davanti al proprio PC – lo sguardo fisso sul monitor.
Segue il fischio d’inizio della finale dei Mondiali di calcio.
Segue l’attuazione del piano: Red. 1 sorveglia in tempo reale lo svolgimento del match, nel frattempo stila la classifica de “gli scarpini più originali in campo”; contemporaneamente Red. 2 monitora l’operato dei siti rivali, nel frattempo lancia il sondaggio su “la miglior cresta in campo”; contemporaneamente Red. 3 confeziona la news sulle coreografie degli spalti, nel frattempo annota “l’ultimo silicone delle wags in tribuna”; contemporaneamente Red. 1, Red. 2 e Red. 3 rispondono alle sollecitazioni del gruppo “Redazione Centrale” su WhatsApp.
Tutto procede secondo i piani; il motore del condizionatore cadenza lo scorrere dei minuti: è il 45’.
Mentre continuano a cliccare sul mouse, ad aprire e chiudere pagine, i tre si stropicciano ciondolanti gli occhi.
Ma l’intervallo scorre via veloce e il gioco riprende: e riprendono a digitare, a salvare, a pubblicare – digitano, salvano, pubblicano.
All’80’ il gol che cambia il corso della partita: Red. 1 radiografa l’azione della rete, salva e pubblica; Red. 2 immortala l’esultanza dei compagni, salva e pubblica, Red. 3 cattura lo sconforto degli avversari, salva e pubblica.
La voce del telecronista accompagna lo scorrere degli ultimi minuti di gioco e poi il countdown: dieci, nove, otto, poi tre, due, uno … Fino a quando non c’è più tempo: i nuovi campioni del mondo sono decretati.
Echi di clacson, cori e grida di esultanza provengono dalle strade.
Richiamati dai suoni percepiti in lontananza, i Redattori distolgono per un istante lo sguardo dagli schermi.
Ma il post-partita incombe: le dichiarazioni dei vincitori e degli sconfitti, degli allenatori, dei tifosi, la premiazione … Tornano a digitare, a salvare, a pubblicare.
Tutto continua a procedere secondo i piani: la distanza che li separa dalla fine del turno si assottiglia, un sorriso deformato disegna i loro volti.
Ma improvvisamente l’icona della navigazione inizia a ruotare su se stessa.
Danno il click dell’aggiornamento: una, due, tre volte: ma l’icona continua a ruotare.
Cliccano ancora, cliccano a ripetizione, cliccano a oltranza: niente. Fino a quando l’icona addirittura sparisce: sullo schermo non altro che caratteri neri su una pagina bianca: GATEWAY TIMEOUT.
Il server non risponde più.
Una smorfia di terrore si impadronisce dei loro volti.
Spengono. Riaccendono. Riavviano – alla disperata ricerca delle parole prodotte; senza risultato si abbandonano inermi sulla sedia.
I secondi trascorrono ovattati, tra le quattro mura regna un silenzio assordante, fino a quando un ritornello, prima confuso, poi sempre più nitido, irrompe nella stanza a rianimarli. È ignota la sua provenienza – ma lo sentono – è ormai inequivocabile: si tratta di Brigitte Bardot.
Redazione 1 ha bisogno d’aria.
Si alza e va alla finestra, la apre, e il motivo musicale si perde nei suoni e nelle luci della città in festa, che inondano l’interno.
Redazione 2 e Redazione 3 lo raggiungono.
E restano lì, in silenzio, a osservare il mondo davanti ai loro occhi: ma non lo riconoscono più.
Chiudono la finestra, tornano ai computer: e il sistema è ripartito.
Così riprendono a lavorare.
Click, click, click …