Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2016 “Girasoli” di Andrea Ciucci

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016

La strada sterrata era lunga e stretta.
I campi attorno ad essa, ricolmi di girasoli, abbaglianti e lucenti, creavano un clima di serenità pazzesco,quasi divino.
Il richiamo primaverile era già forte nell’aria, nonostante fosse solo marzo inoltrato; la temperatura però, era afosa, cosa alquanto inusuale, tanto che si sentiva il tipico ronzare delle cicale assonnate. E tutto questo lo stavo osservando già da ore: e me lo godevo.
Sebbene avessi gocce di sudore che mi scendevano su tutto il viso, continuavo imperterrito a camminare su quei pendii, con le giunture delle ginocchia che scricchiolavano ad ogni passo; ma quando pensavo, mi catapultavo in un altro mondo, il mio mondo, uno spazio infinito, in cui le parole sfrecciavano veloccissime e da tutte le parti; dovevo solo sceglierle e dar loro un significato.
Lì il tempo non esisteva:
Lo ritenevo una convenzione dell’uomo, essenziale certo, ma per quel poco tempo che avevo volevo stare libero, svincolato da ciò che mi opprimeva tutti i giorni, volevo dettare le mie regole, per essere felice. E quando mi sentivo in difficoltà prendevo il primo bus per la
campagna e passavo la giornata a camminare sulle colline, col vento e la pioggia, la neve e il fango, perché staccavo ogni collegamento col mondo esterno e mi chiudevo in me stesso. Erano questi i pochi momenti della mia giovinezza che riuscivo ad assaporare, gli unici attimi spensierati che abbia mai vissuto.
Per tutti questi motivi,quel giorno, nonostante il caldo, camminai cinque o sei ore finché giunsi all’autostrada. Fu come uno shock:
Il passaggio dalla quiete e dal silenzio della natura al frastuono delle automobili e dei clacson della strada mi destarono dalla mia sensazione di torpore. Il filo dei miei pensieri si ruppe e fui catapultato bruscamente alla realtà.
Il dolore alle gambe cominciò a farsi sentire finché un crampo ai polpacci non mi costrinse a sedermi; riuscii ad arrivare al ciglio della strada dove mi accasciai dolorante. Frastornato dall’odore delo smog e dal continuo ronzio di macchine e camion, lentamente, cominciai a perdere i sensi, prima l’udito, poi l’olfatto, per finire con la vista; tutto ciò mi lasciò in uno stato di trance per un lasso di tempo che non saprei definire.
Ricordo solo che il giorno successivo, precisamente il 24 marzo 1972 mi svegliai in un letto d’ospedale con accanto mia madre visibilmente assonnata

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