Premio Racconti nella Rete 2010 “Chaiselongue” di Elena Rapisardi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010
Se ne sta distesa sulla chaiselongue. “E’ strano come le distanze sociali si assottiglino, dopo una semplice stretta di mano. Un minuto prima sei in posizione eretta e ti sembra di avere il controllo su te stessa, un minuto dopo sei sdraiata, con lo sguardo estatico di una martire”. Renée parla al telefono con un’amica e ride. E’ rimasta sola nella stanza. I suoi occhi, infastiditi dalla luce bianca, scivolano sugli oggetti senza afferrarne i dettagli. E’ miope ma si rifiuta di indossare gli occhiali. Le lenti a contatto? Non ci pensa affatto. Ha perfino la fobia del collirio. Quando frequentava il primo anno di università fu colpita da una congiuntivite virale. Le sue compagne di casa la immobilizzavano sul letto e la costringevano a tenere gli occhi spalancati per metterle le gocce. Renée piangeva e sussultava come una mucca pazza.
Chiude la telefonata e gli occhi. Quando li riapre, il volto del dentista scruta a pochi millimetri dal suo, la bocca spalancata. Le labbra del medico si stringono e si allentano in uno spasmo. Più la situazione si fa complicata e più il tic schizofrenico si ripete. Per lei è un chiaro indice di criticità. Le gambe di Renée s’intrecciano e il tronco s’irrigidisce: “Eh signorina! – sbotta seccamente il medico – occorre che lei collabori altrimenti non andiamo da nessuna parte”. Il dentista è una massa informe avvolta da un camice bianco. Basso, spelacchiato con le mani grassocce. Sul viso rotondo spicca un naso storto. I suoi denti non sono bianchi come ci aspetterebbe. Sposato e divorziato per due volte ha 7 figlie tutte femmine. Adesso convive con una biondona russa, una donna metà geisha metà soldato delle SS. Si sono incontrati alla festa organizzata per l’ultimo dell’anno. Lei si era fatta indicare da un fedele amico gay le ‘prede’ da accalappiare quella sera. Aveva stampato nella mente una mappa semplice: uomini di mezza età, liberi professionisti, avvocati e palazzinari. Stretta in un tubino rigorosamente nero, sfoggiava un decolleté prosperoso. Due scamorze in bellavista, impreziosite da lingerie in raso rosso. La chioma liscia e bionda come spaghetti appena scolati, si appoggiava sulle spalle nude. Mentre camminava col sorriso a 36 denti, ancheggiava su tacchi 12. L’incontro fu fortuito. La russa non lo vide immediatamente, ma lui la travolse, sbattendo la sua testa fra le gigantesche tette. Il dottore rimase folgorato alla sua vista. La bionda si lasciò andare ad una risatina maliziosa.
Renée cerca in tutti i modi di restare il più possibile immobile ma il dentista non sembra apprezzare il suo sforzo. E’ irritato. Comincia a maltrattare perfino la sua assistente, bestemmiando a denti stretti. Renée geme per il dolore e quando il dentista afferra la pinza, il suo cuore martella sempre più forte. Il respiro si sminuzza, le unghie si conficcano nei braccioli della chaiselongue. Ha la gola arsa ma il timore di fare imbestialire il dottore le impediscono di alzare il braccio per interrompere l’operazione. La relazione fra il dentista e la straniera sta prendendo una brutta piega. La tipa non gliela dà più. Sta cercando un altro uomo. Ma finché non l’avrà trovato non trasloca. Cosa poteva aspettarsi da un uomo che deve mantenere già due ex mogli e 7 figlie, per di più femmine. Sposate con nipoti a carico, universitarie, disoccupate e viziate. Un esercito di fashion victim malate di shopping, viaggi e centri Spa. Alla russa non rimangono che le briciole della torta.
Passano pochi istanti. Finalmente l’estrazione è avvenuta. L’infermiera introduce il beccuccio lungo e sottile dell’aspiratore: il dentista si fa cupo. Renée non capisce cosa le dice il medico. Ha le orecchie otturate. Scruta il suo volto e capisce che la situazione si è complicata. L’infermiera allunga al dottore un filo spesso e nero come un cappio. Poi gli passa un lungo ago ricurvo. Renée è colta dal panico. Urla di dolore. Il camice verde sfila repentinamente il pungiglione dalla gengiva e impugnata la siringa punzecchia con l’anestetico la parte inferiore della cavità. Renée ingoia: un sapore amaro le paralizza la faringe. Il medico armeggia di nuovo l’ago ad uncino. Come un automa Renée chiude gli occhi e spalanca la bocca. Sangue, spago e tampone. Le dita ingombranti e fastidiose del medico spingono per 20 interminabili minuti. Renée non sopporta più la situazione, la sua mente partorisce pensieri malvagi, creature mostruose. Le viene in mente ‘La madre dei mostri’ di Guy de Maupassant.
La tensione cresce, il dottore urla: “Cretina! Non vedi che devi tagliare il filo? Non stiamo cazzeggiando! Muovitiiii!” L’assistente si fa scura in volto. Ogni mattina, ogni pomeriggio, ogni volta con un paziente diverso per qualsiasi situazione, Antonella, assistente del dentista da oltre 10 anni, ingurgita insolenze e rimproveri del suo datore di lavoro. Inviperita, l’infermiera solleva il trapano dall’apparecchiatura, il dispositivo si accende con un fischio acuto. Lo strumento ruota vorticosamente. Lesta, lo conficca nella tempia del dentista che è ancora lì a maneggiare nella bocca di Renée. Fiotti di sangue schizzano sul volto e sulla camicia della paziente. Antonella è una furia assassina. Esterrefatta e inerte fino a quel momento, Renée salta giù dalla chaiselongue e dà una gomitata sulla nuca dell’infermiera. Che crolla pesante sul pavimento vischioso. Il dentista sta irrigando lo studio: muco, sangue, materia grigia si spalmano ovunque. L’uomo agonizza, il suo corpo sussulta: il blob oltrepassa la soglia della porta e raggiunge il corridoio. “E’ morto!” grida Renée. L’urlo desta l’assistente che rinviene come una molla, la porta si spalanca: appare la segretaria che, agghiacciata dalla tragedia, lancia grida di disperazione. Antonella si getta sulla collega e l’afferra al collo. La colluttazione si fa violentissima. Unghiate negli occhi, capelli strappati a ciocche, brandelli di pelle, pugni sferzati a ripetizione. La segretaria, presa a calci in bocca, espelle sangue a fiotti, finché cede una volta per tutte. Renée è rimasta a guardare la scena in 3D in prima fila. Non riesce a muovere un passo. Pietrificata dall’orrore e dal dolore. Le pulsa la gengiva, dalle labbra insanguinate penzola il filo di sutura. Vorrebbe scappare, teme che la prossima vittima sia proprio lei. Il furore di Antonella si estingue. Lo sguardo ritorna mansueto. E, rivolgendosi alla superstite, con voce mielosa la esorta a sedersi sulla chaiselongue: “Adesso apri bene la bocca, il dentista non ha avuto tempo di concludere l’operazione”. Mentre Antonella afferra le forbici, Renée chiude gli occhi e pensa “ Adesso mi ammazza!”, invece taglia il filo, aspira il sangue e tampona la gengiva con garbo. Mentre svolge queste azioni l’infermiera, con tono persuasivo, dà indicazioni precise: “Per un po’ di tempo non potrai assumere bevande e cibi caldi, caffè, alcolici, né tantomeno fumare. Dovrai evitare sforzi fisici intensi e dormire con due o tre cuscini sotto la testa per la pressione sanguigna. Porti protesi removibili?” Renée fa cenno di no. “Bene – replica Antonella – abbiamo finito”.
la prima parte del racconto molto realistica è stata superata dal cambio di stile inaspettato della seconda parte.
mi è piaciuto proprio per qst-
splatter!!! mi è piaciuto tantissimoooo
adesso la prossima “Chaiselongue” per Renè sarà quella di uno psicologo….travolgente!!! sorprendente!!! ottimo!!!
ti inghiotte in un vortice di souspance non aspetti il secondo di leggere ciò che accade nel rigo sottostante…notevole…analizza la realtà nuda e cruda del mondo quotidiano che ci circonda, nessun rispetto, inadempienza nell’ambito lavorativo, nessun valore in ambito familiare…mi è piaciuto molto sorprendente la seconda parte…
strabiliante.. in questo racconto è emerso un lato che spesso è celato in profondità in ognuno di noi.. all’inizio il racconto di testa e a metà dell’opera un traguardo di pancia..
sono rimasta alibita…
veramente stupefacente.
potrei avere l onore di consocerti?
Con gradevole chiarezza espositiva hai mantenuto intatti i contatti con la realtà e, al contempo, reso la narrazione con puro stile thriller. Piacevoli i sottili stratagemmi narrativi che permettono la lettura su piani temporanei diversi, ora interessanti, ora intriganti. Brava!
Storia molto altisonante e allo stesso tempo esposto in modo prosaico;
Lettura coinvolgente e sconvolgente: fa sorrdere sulle 7 figlie femmine del dentista, sulla ricerca del mantenimento grazie ad un uomo che perde la testa solo per un paio di tette, fa riflettere sulle frustazioni del dentista “giustamente ” punito alla fine. La calma dell’assistete di sedia dopo l’ira funesta, è descritta magistralmente.
Complimenti davvero interessante e inedito.
Carmian trillino