Premio Racconti nella Rete 2016 “Passi nel buio” di Enrico Mura
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016Quando sarebbe sorta l’alba?
Il bagliore del giorno, avrebbe sopito i tumulti del cuore,imprigionandoli,come un mostro del buio,dietro la porta di un ripostiglio?Le ansie e le paure di Miro lo aveva accompagnato tutta la notte.Dopo cena,era corso a letto sperando di incalzare così le ore che lo
separavano dal giorno seguente.Come ogni sera,aveva baciato il viso dolce e rugoso della nonna assaporando il gentile profumo di magnolia che la pelle emanava.Con una pacca sulle spalle,da uomo rude di 13 anni,aveva fatto sobbalzare il nonno,immerso nella lettura del quotidiano.Non aveva mai capito,almeno da quando ne aveva memoria,per quale arcano motivo il nonno leggesse il quotidiano la sera.Di giorno non aveva nulla da fare,non andava al lavoro,non nutriva un hobby,non aiutava neppure la nonna;ed allora perché aspettare così tanto per leggere un giornale?Miro era un tipetto curioso,uno scriccioletto tutto ossa e nervi,con due grandi occhi verdi e capelli neri a spazzola.Doveva sempre scoprire cose nuove,capire e conoscere e così un pomeriggio chiese al nonno il motivo di quelle letture serali.Il nonno sorridendo rispose”Aspetto la sera perché leggendo buone notizie andrò a letto con il cuore sereno,mentre per quelle brutte avrò la consolazione che il giorno che si spegne le porta con sé “.
Miro aveva strabuzzato gli occhi e mordicchiandosi le labbra aveva bofonchiato”Perché non leggere allora delle barzellette? “Il nonno non aveva udito le sue parole ma aveva ben colto la sua espressione…..”Quando arriverà anche per te la vecchiaia, caro nipote,capirai che, nel viaggio misterioso e fantastico dell’esistenza è meraviglioso come la libertà del sentire possa mostrare infiniti orizzonti.”Parole ridondanti,significati criptici per la mente di Miro che, veloce ,aveva raggiunto la nonna per la merenda.Giunto in camera aveva controllato il suo zainetto,ispezionandone il contenuto.Erano giorni che aggiungeva e toglieva….Poteva occorrere un cappello od era meglio un caschetto,una torcia o una candela,un pennello o una paletta.Era tutto pronto,occorreva solo riposare.La mattina seguente avrebbe raggiunto il castello sulla rocca e le sue fantasie sarebbero state appagate.Fin da piccolo,gironzolando sul triciclo nel giardino e ammirando il castello sentiva che fra quelle antiche macerie non c’erano solo polvere e nidi di merli ma una forza misteriosa che calamitava la sua curiosità.Il castello era arroccato sul ciglio di un dirupo,antica dimora di una nobile casata della zona,come un gigante buono ,vegliava sul paesino che si snoda va ai suoi piedi tra piazze,viottoli e case dai colori più diversi….un piccolo presepe naturale.Il maniero troneggiava nello stemma della casa comunale e nella piazza del paese, numerose guide, accoglievano i turisti invitandoli a partecipare a curiose escursioni.Un percorso tra boschi e sentieri immersi nel verde avrebbe mostrato loro scorci e bellezze naturalistiche davvero eccezionali. Miro aveva deciso di raggiungere il castello da solo, nel mese di maggio,quando sul lato est un tappeto di gigli arancioni accoglieva il visitatore che aveva quasi raggiunto la meta.Inoltre la stagione mite era l’ideale per percorre il ripido sentiero che rappresentava l’unica via d’accesso.Gioia e paura,eccitazione e dubbio avevano accompagnato il sonno di Miro.Il suono della sveglia segnò il gong a quell’incontro di sentimenti e il ring vedeva il povero Miro esausto ma pronto a vivere la sua avventura.Dopo una ricca colazione,aveva salutato i nonni e lesto si era incamminato nel bosco.Le fronde degli alberi come antiche ancelle donavano ombra al suo cammino e una brezza leggera rendeva piacevole il viaggio.Dopo circa tre ore di marcia,la vegetazione si dirado’ed un bagliore eccezionale regalò a Miro uno spettacolo straordinario:un prato immenso correva verso il castello.Una parete verde cosparsa di fili ramati si abbatteva da entrambi i lati al suo passaggio,pareva quasi che ogni filo d’erba volesse inchinarsi dinnanzi al primo visitatore.Pochi passi,una breve corsa e finalmente il nostro esploratore varco’la soglia del castello. Ad attenderlo non c’erano schiere di cavalieri con lucide armature o sentinelle ai torrioni e neppure servitori dai volti paonazzi accaldati dalle mille faccende.Il vento fresco bisbigliava nei corridoi deserti ed il canto degli uccelli intonava il benvenuto.”Finalmente ci incontriamo”ripeté a bassa voce Miro….”Mostrati il tuo mistero!”tuono’in segno di sfida.Era ora di pranzo,Miro seduto al centro di quella che una volta doveva essere la sala dei banchetti,scarto’il panino che la nonna con cura gli aveva preparato e gustandolo bevve a piccoli sorsi la fresca bibita. Il pasto frugale era terminato,ora iniziava la parte più divertente del viaggio.Perlustrare ogni angolo di quelle rovine e trovare ciò che nascondevano.Si’,certo,perché nel corso degli anni era cresciuta in Miro la convinzione che quel castello, che ogni mattina al risveglio ed ogni sera prima di coricarsi ,osservava, avesse in serbo per lui qualcosa di incredibile…..Posiziono’la visiera del cappello,aggiusto’la cintura dei calzoni e inspirò profondamente.Era ora di cominciare.I rintocchi del campanile in lontananza annunciavano le tre del pomeriggio.Miro doveva sbrigarsi.La nonna non avrebbe tollerato un ritardo per cena….proprio nella sera in cui avrebbe cucinato il suo piatto migliore:minestrone freddo.Miro non impazziva per quella pietanza ma la nonna era sempre la nonna e non voleva deluderla.Perlustro’in lungo ed in largo il castello,in realtà le strade percorribili non erano molte.Le piogge e la neve dell’inverno avevano creato profonde spaccature nelle già provate pareti di roccia ed il terreno franoso rendeva il passaggio difficile.Partendo dalla sala dove aveva pranzato,percorse i sotterranei che avevano ospitato le prigioni,osservò i punzoni arrugginiti delle sbarre,spostò massi e scavo’buche.Come un novello Indiana Jones, spennello ‘ ogni sasso che il terreno restituiva ma non trovo’nulla.Visitò l’unica torre ancora accessibile e affacciandosi alla sommità vide la sua casetta,con il cortile,l’orto sul retro e due minuscole figure che,come burattini mossi da una mano invisibile,percorrevano ora in un senso ora nell’altro il piccolo giardino.Restò per qualche minuto ad osservare il panorama ed ebbe la sensazione che un abbraccio discreto ad accogliente lo coccolasse;proprio come quando ,da piccolo,nelle fredde giornate invernali la nonna lo sedeva accanto al camino e gli narrava storie della sua gioventù.Se la salita era stata difficile,ancora di più lo fu la discesa.Terra e sassolini sembravano pattini ai piedi di Miro che,ad ogni passo, cadeva e si rialzava,cadeva e si rialzata. Aveva quasi raggiunto il fondo quando uno scivolone più forte degli altri lo mando’ a gambe all’aria e rotolando per qualche metro si trovò a sbattere la zucca proprio contro il masso sul quale aveva pranzato poco prima.Porto’le mani al capo lamentandosi per la botta e sollevando gli occhi vide alla base dalla roccia coperta tra i muschi una strana figura.Penso’allo stemma della casata,ma lo conosceva bene,in paese era disegnato ovunque e quello non sembrava proprio un giglio.Gratto’ via il muschio e con un pennello tolse polvere e terra.Lentamente portò alla luce un’incisione;cinque linee irregolari disegnavano un pentagramma, ma con grande stupore di Miro al suo interno non comparivano note ma lettere la cui melodia recitava pressapoco così”Quando il carro del Sole incontra la dama della Sera, dove il settentrione declina a oriente là puoi vedere l’antica ferita del nobile maniero”.Miro impiego’parecchio tempo per decifrare la scrittura poiché le lettere erano in caratteri medievali e consumate dal tempo.Ripeté più volte l’enigmatico indizio ma non venne a capo di nulla.L’unica cosa certa in quel pomeriggio primaverile che volgeva all’imbrunire era che il minestrone della nonna quella sera avrebbe aspettato……
Che bello, anche io da piccolo giocavo spesso da solo. Miro ancora non sa di aver riportato alla luce un pezzo di storia, ma io già penso a quando in futuro potrà rendersene conto. Il tuo racconto in realtà non si chiude, ed è molto bello. In bocca al lupo!