Premio Racconti per Corti 2016 “Legno” di Daniel Pirrò
Categoria: Premio Racconti per Corti 2016Una famiglia, mamma, papà e figlio, è seduta a tavola con una signora più anziana, la madre del papà. Nessuno parla. La nonna esordisce improvvisamente con: “voglio andarmene di qui”. Il papà la critica. Suo marito è appena morto e lei vuole già andarsene? La signora ribatte che non è morto. Beh, se non è morto se ne è andato e la colpa è solo sua, le dice lui. Non ha mai voluto vivere in quell’appartamento, dice lei. Ha sempre fatto quello che voleva suo marito. Adesso finalmente è libera. E dove vorrebbe andare, le chiede lui. Fuori dalla città. In campagna. In mezzo ai boschi. Ci sono ville vuote che nessuno usa. Ha abbastanza soldi da permettersene una. Lui le da della matta. Una matta che vive segregata in una camera perennemente oscurata. E’ quella follia che ha ucciso suo padre. La moglie cerca di calmarlo ma lui le dice bruscamente di stare zitta. Non ha nessuna intenzione di assecondarla. La nonna dice che continua a sentire rumori strani provenire dall’appartamento vicino. Come di rami che grattano il muro. Il papà, esasperato dal sentire sempre la stessa storia, si alza, esce dall’appartamento, sfonda la porta di quello vicino e controlla. Niente. E’ vuoto. Non ci sono neanche i mobili. Ritorna dagli altri. Dice alla famiglia che è ora di andare. La nonna ha bisogno di stare un po’ da sola. La mamma mentre fa alzare il bimbo scorge una bruciatura sulla mano della nonna. Si è scottata sui fornelli, dice lei. O se l’è fatta da sola, dice il papà. La famiglia esce.
La nonna è in camera. Buio completo. Sente dei rumori provenire dal salotto. Si alza e cammina lentamente nel soggiorno. Due ladri discutono animatamente. Non è l’appartamento giusto. Il loro informatore li ha presi in giro. Si accorgono della signora. Chiede che cosa vogliono. Che cosa crede che vogliano? Sono ladri. Vogliono derubarla, le dice uno dei due. L’altro gli fa notare che ha appena detto che sono nel posto sbagliato. Ma tanto vale approfittarne, visto che sono entrati. L’altro non ha intenzione di derubare una signora anziana. Allora tutto quello che troverà se lo terrà lui. Va in camera. Apre le tende nonostante le proteste della signora. E’ notte ma le luci della città illuminano la stanza. Ha una eccezionale vista sul duomo. Il ladro trova uno scatolone, lo porta in salotto e lo apre. Tra le altre cose c’è un crocifisso di legno. L’ha scolpito suo marito da un pezzo di legno ricavato da una quercia, dice lei. Il ladro ride di un’idea tanto cretina. Suo marito era un fanatico, dice lui. Suo marito pensava che lei fosse pericolosa, dice lei. Il ladro ride. Sta cercando di spaventarlo? Ha intenzione di portarsi via il crocifisso. Lo infila nella borsa. Ci sarà sicuramente qualche gonzo col saio che pagherà per un idiozia del genere. Suo marito è morto, continua lei. L’altro ladro cerca di convincerlo a lasciare lì quel crocifisso. Non gli piace. L’altro lo schernisce. Improvvisamente si sentono strani rumori provenire dalla camera. Come di rami che grattano sul muro. I due sono spaventati. La signora dice che il vicino è un vecchio ricco che sta perdendo la testa. Forse è quello l’appartamento giusto, dice il ladro. Fa restare lì di guardia l’altro ed esce dall’appartamento. La signora chiede al ladro rimasto se può andare in camera e prenderle qualcosa da mettersi addosso. Lui le dice di prenderselo da sola. La signora sa che è un buono. Che è diverso dall’altro. Che è in grado di farle una gentilezza. Il ladro le prende un maglione. La signora si mette la giacca e convince il ladro a farle prendere una boccata d’aria. Ma dovrebbe aspettare l’altro. Lei gli dice di non preoccuparsi. Non ha bisogno di lui.
La signora e il ladro camminano verso un’enorme quercia. Dietro all’albero sono sparsi dei corpi. C’è anche un uomo anziano. E il ladro. Morti.