Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2016 “Un gelido inferno” di Gabriella Natoli

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016

– Oh, Lucio, eccoti infine! E che diamine, non ci speravo più, sei in enorme ritardo. Poi chi lo sente il Grande Capo…

– A Luciani’, e lassame perde’ che c’ho un diavolo per capello, ho un bruciore allo stomaco, un’acidità che per spengerla mi dovrei magna’ il signor Antonetto sano sano. Un freddo, lì impalato in piedi ad aspetta’. Il treno a Infernetto, quello delle ore quattordici non arrivava più, maledetto a lui e a te pure che mi vuoi portare per forza fino a laggiù, a casa del diavolo, a ‘sta riunione del…

– A Infernetto? E che ci facevi alle ore quattordici a Infernetto?

– Ci abito io a Infernetto, ci abito. Alle case popolari, quelle rosse, come tutti i poveri diavoli amici mia. Mica so’ un diavoletto pariolino come a te e gli amici tua di Roma bene, peccatori di primo pelo.

– Ma sì, sì lo so bene che abiti all’Infernetto, me lo dici di continuo. Mi chiedevo cosa ci facessi a quell’ora, visto che il briefing è fissato per le quattordici e trentasei, dalla parte opposta della città. E lo sai meglio di me il Capo quanto ci tiene alla puntualità. Il ritardo è l’unico peccato che non ammette, va su tutte le furie, s’incazza come un indemoniato, e sai che quando s’incazza non ha il senso del limite.

– A Lucia’, e sai che paura sai. Se s’incazza, si scazza. E poi oggi so’ più incazzato io, sa’, sto avvelenato sto. Ma dico, come diavolo gli viene in mente di convocare una riunione di domenica a casa del diavolo a ora di pranzo. E vabbe’ che chi se ne frega che la domenica è il giorno del Signore, ma insomma. Tu non hai famiglia non puoi capi’. Oggi mia moglie mi ha fatto le pennette all’arrabbiata, una bontà, bruciavano al punto giusto come piaciono a noi che a momenti, che goduria, prendevo foco.

– Deve aver abbondato anche con l’aglio a quanto sento.

– E non fare la mammoletta, l’aglio ci vuole. E poi ti stavo raccontando del mio pranzetto. Al secondo, pollo alla diavola – che mia moglie pe’ ‘sto piatto, è rinomata pe’ tutta Infernetto e pure fino a Ostia – neanche un mozzico gli ho potuto dare, che sono dovuto scappare via per la riunione. Devi esse’ proprio marcio dentro per trattare così i tuoi collaboratori.

– Hai ragione, per riunirci d’urgenza la domenica a quest’ora, e con questo freddo boia, bisogna essere maligni, ma del resto, si sa, più malvagi di lui non ce n’è.

– Maledizione a lui, ma almeno hai capito cosa cazzarola vuole da noi? Che sarà mai ‘sta prescia?

– Ci vuole richiamare all’ordine. Da quando c’è Papa Francesco non si dà pace, dice che quello ne sa una più di noi. Mi ha accennato che dobbiamo fare un planning, impegnarci di più, essere più cattivi, più attivi e proattivi. Più performanti, ha detto. Dovete ampliare il portafoglio peccati e peccatori, rinforzare le vostre skill. Lucio soprattutto, così mi ha detto. Dice che non ti riconosce più, ti vede spento, come pacificato. Ha detto che sei in sovrappeso, obeso e…

– Obeso un corno! Mica ce posso ave’ il metabolismo come il suo, che brucia tutti i grassi senza sforzo. Grandissima carogna! Grandissimo cornuto! Mi devo impegnare di più? Con questo freddo? Alla mia età? Che per quanto mi sono dannato ho un mal di coda che non mi posso muovere e non c’è artiglio del diavolo in grado di alleviare le mie pene. Parla lui, parla. Comodo comodo sulla sua sedia, buono solo a dare ordini e a incazzarsi. Ma lo sai che dovevo essere nominato io al suo posto? Poi è arrivato lui, figlio di non so chi, e puff niente incarico, niente dirigenza, mi tocca ancora tribolare. Mannaggia a lui, pischello arrogante, di nessuna esperienza, non sa fa’ né pentole né coperchi.

– Queste però, Lucio, sono calunnie. Guarda che io l’ho sentito a lezione, è uno molto preparato, quanto a malvagità ira violenza e perversione sa il fatto suo. Ci mangia in testa a tutti. Sai che ha sei lauree, sei dottorati e sei master? Ha pure scritto dei romanzi famosi. I demoni, Il dottor Devil e l’Infaust. E pure il classico dei classici sul quale ci siamo formati tutti noi cattivi ragazzi, Fegato, è suo. Non lo sapevi? L’ha firmato sotto lo pseudonimo di Immondo De Nemicis.

– Sì vabbe’, e allora io ho scritto L’esorcista e Cent’anni di inettitudine. Senti a me, Luciani’, quello è un regazzino raccomandato, tutto fumo…

– Ma no, Lucio, ti sbagli, gli anni se li porta bene per via di quel famoso patto, ma è più vecchio di tutti noi messi insieme e la sa sempre più lunga. E ti garantisco che ha un fascino irresistibile, una capacità di leadership fuori dal comune, davvero arduo resistergli.

– Lucia’, ma che hai cambiato mestiere? Ti sei messo a fa’ l’avvocato del diavolo? Ma levete, vatti a ripone a Santa Giusta. Guarda che quello lì non ha bisogno di nessuno, si difende benissimo da solo. E non farmi arrabbiare pure tu, che oggi invece dell’ammazza caffè ammazzo a te, ti sego le corna a te e a lui. Quel grandissimo caprone, maiale, figlio di troia, porco, schifoso, fetente, cinghiale, cornuto, carognone, disgraziato…

– Dai, dai, Lucio cammina, aumenta il passo e abbassa la voce, ci siamo quasi e se quello ti sente si infuria e ti manda a cercare clienti la notte di Natale, lo sai non perdona…

– Ma che dici, si vede che sei giovane e inesperto. A quello per farlo incazzare, gli devi dire che è un povero diavolo, un galantuomo, una cara persona o che le sue sono parole sante. Se gli dici che è una creatura sozza e ributtante, una luridissima merda fumante con sopra le corna, è contento come una Pasqua. E poi la notte di Natale quest’anno tocca a voi giovanotti. Che io, d’accordo con Sua Merdà, ho già preso le ferie. Il 24, cenone in famiglia, tutto preparato da mia suocera e da Rosamaria, mia cognata. Menù rigorosamente di pesce.

– Ma come di pesce? Se mangi solo carne, cruda, di qualsiasi creatura, preferibilmente rossa e al sangue…

– Noooo. No! La vigilia di Natale, non si può, niente carne, per carità! E poi, come vuole la tradizione, da bravi parenti serpenti, dopo cena ci faremo delle litigate furibonde che, se Dio vuole, ci scappa pure il morto. Giuro, che stavolta, a mio cognato Angelo, che fa il medico e non si fa mai li cazzi suoi, se mi dice di nuovo che ho una brutta cera, l’alito pesante e che farei bene a controllare pressione trigliceridi e colesterolo, lo faccio secco con la magnum del prosecco di Valdoddiamine… o come diavolo si chiama.

– Oddio, eccolo, parli del diavolo e…

– LUCIO! LUCIANINO! Finalmente! Dannatissimi che non siete altro. Accomodatevi, gli altri lazzaroni sono già scesi. Cominciavo a chiedermi ma dove diavolo sono finite quelle due canaglie? Su da bravi cattivi, seguitemi, è già tutto pronto per il meeting. L’aula Caronte, è giù di sotto, al seminterrato… ecco venite, lì in fondo al corridoio, dopo la porta antincendio, seguite quel rivolo di sangue sul pavimento, poi procedete sui carboni ardenti, oltrepassate l’aula Tasmania – che lì ci sono gli stagisti del progetto “Piccoli pendagli da forca” finanziato dal programma Garanzia Giovani – e siete arrivati. Io mi fermo un momento qui in sala tortura per un po’ di relax. Ho preparato per voi un programma incandescente, pieno di diavolerie, ho messo tanta carne al fuoco. Vi lascio un po’ sulle braci, così cominciate a scaldarvi e a ricordarvi, specie tu Lucio vecchiaccio mio, che siete degli esseri spietati, pronti a fare trionfare il male, a dar una mano a menar le mani, a depredare, devastare, ingannare, irretire, ammazzare e ad accompagnare nella discesa agli inferi schiere di meravigliosi malfattori, delinquenti, truffatori, criminali, camorristi, politici corrotti, amministratori disonesti, speculatori edili, manager cocainomani strapagati, spacciatori, piromani…

– A Berzebù, ma sei fuso sei? Che te sei fumato? Piromani! Programma fuoco e fiamme! Non senti che freddo della madonna fa quaggiù? Non vedi che è tutto spento? Manco un tizzone rovente, una fiammella accesa. Nemmanco il riscaldamento funziona! Zero carbonella! E non c’è più nessuno, vedi? Pure i giovani stagisti se ne so’ tornati a casa da mamma al calduccio, capirai quelli, s’arrendono alla prima difficoltà. Vedi? Hanno lasciato pure la porta aperta – che c’hanno la coda, c’hanno – ed entra ‘na giannella che se gela. Pure Luciano è svanito, con la scusa che doveva richiama’ Selvaggia sua, ha detto salgo un attimo, che al sotterraneo non c’è scampo, e non s’è più visto. E so’ rimasto solo io ché mi è venuto il colpo della strega e chi se move più. Ma mo’ te saluto, vado da mio cognato Angelo, il dottore, a farmi dare una boccia di Contramal, che se mi sbrigo lo becco a studio a piazza Paradiso, che quello è fissato con le guarigioni e cura il prossimo suo agratis fino a tardi, pure se è domenica. E dai, vieni anche tu, che c’hai le mani ghiacce, batti i denti e sei pallido come un giglio. Saliamo, coraggio. ‘Nnamo, senno qua cadi malato, te vie’ ‘na brutta influenza – e no, no, non vuol dire niente che sei vaccinato – e finisce che stavorta, eeeetciù! eeeeetciù! stavorta ce rimani. Eee… e amen.

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