Premio Racconti nella Rete 2016 “A presto, ragazzi” di Marco Bernabeo
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La solida voce al telefono, quell’accento a lui noto, le gambe accavallate, gli occhi al confine tra giovinezza e maturità.
Tornavano a Roma, culla dei loro sogni.
Stesso destino, pensò lui, ma esigenze differenti.
Lei inseguiva un’avvincente carriera, lui misurava col tempo il valore delle sue ambizioni.
Lei gli parlò, del più e del meno, ma gli parlò.
Lui le rispose, svogliatamente, ma le rispose.
La conversazione scivolò via, fluidamente.
Lei conduceva il gioco, ma in un attimo tutto cambiò.
La richiesta era esplicita, seppur non esplicitata. La proposta dello scambio del numero di telefono e la sua accettazione significavano tanto, tutto.
Lui scivolò giù nella metro, lei restò ferma, immobile, rigida nel suo pensiero, a immaginarlo.
Ma perché? E se Luca l’avesse scoperto? Conosceva la sua gelosia e ciò l’aveva spinta, oggi, a giocare con lo sconosciuto.
Lui sapeva che avrebbe fatto tutto lei, perché quando una donna vuole qualcosa da un uomo non ha problemi nell’ottenerlo. La sua serenità l’avrebbe attratta ancor di più.
Tornata a casa non resistette e gli scrisse.
“Tutto bene al lavoro?” Sì, al lavoro. Lui le aveva mentito sul motivo del soggiorno romano. Visualizzò ma non rispose, facendola impazzire.
“Vediamoci tra un’ora, in Via Panisperna”. Il gelido messaggio le fece vibrare lo smartphone, si precipitò in bagno, palpitando, per truccare il suo aspetto, che figa che sono, disse, e corse da lui.
Il solitario tragitto nella metro di mezza mattina le parve infinito, il pensiero dominante non era lo sconosciuto ma Luca. Quel poveretto, pensò accennando un sorriso, mi crede la sua santarellina…e invece, a noi due sconosciuto!
Scese dal vagone cercando vanamente di assumere un’aria tranquilla, rilassata e distaccata, ma il cuore le andava mille.
Imboccò via Nazionale, svoltò a sinistra, ancora una traversa e lo avrebbe avuto davanti.
“Ciao stronza, questa è roba tua”. Luca era lì, stranamente sereno, volutamente tranquillo.
Trasalì.
Perché, cazzo perché?
Volevi una prova della mia infedeltà? Eccola, stronzo. Sì, non sono quella che credi, che hai idealizzato, che hai sognato e immaginato per anni. Sono una stronza, è vero, ma voglio vivere, vivermi ed essere vissuta. E tu, invece, che cazzo fai? Mi fai pedinare adesso? Sei impazzito?
Sapeva Giulia, che quella era l’ultima. L’ultima volta che lo avrebbe visto, che gli avrebbe parlato, che si sarebbe persa nei suoi occhi di ghiaccio, che avrebbe sentito il suo odore… Lo sapeva Giulia, ma, stranamente, questo non la devastava.
Finiva così, all’improvviso, ma era stata una morte annunciata, frutto di una lenta agonia del loro amore.
Sembravano secoli quelli trascorsi da quel colpo di fulmine tra i banchi di scuola.
Lei, quattordicenne alle prese con le prime versioni di greco ginnasiali.
Lui diciottenne, prossimo alla maturità, la passione smisurata per la fisica.
Bella lei, intrigante lui, innamorati. Le prime storie, gli incontri nascosti, lui che molla l’altra per lei.
Poi Napoli, l’università, la lontananza e la sua gelosia. Lei che non vuole perderlo, lui che ne reclama il possesso.
Fino agli anni romani, fino a ieri, fino a ora.
Fine di tutto.
“Ciao stronza”.
Le ultime sue parole le avevano strappato l’anima.
Stava ora a lei ricominciare e scegliere.
Scegliere che fare della sua vita.
Scegliere, questa volta da sola.
Luca, il poveretto, non ci sarebbe stato.
“Che strano” pensò Valerio “non mi sarei mai aspettato tanto da Luca.” Il pensiero di aver aiutato un amico a scoprire la vera anima della propria ragazza lo sorprese. Ma ciò che lo spaventò fu un altro tipo di pensiero: Giulia. Travolgente, decisa, impervia. Giulia era quello di cui aveva bisogno, ma che non avrebbe mai potuta avere.
Perdere un amico e guadagnare l’amore?
No, Valerio non era fatto così. Conosceva Luca da sempre, aveva condiviso con lui gioie e dolori, passioni ed emozioni.
La ragione per cui aveva aiutato Luca non poteva diventare il pretesto per una nuova storia…eppure…Giulia gli era rimasta dentro.
Il suo sguardo, le sue parole, l’aria sbarazzina, da eterna sfidante.
Era ciò che aveva sempre voluto, ma che adesso non poteva avere.
Immerso in simili pensieri giunse in stazione per far ritorno a casa.
“Pronto”
“Contenti entrambi? O solo il tuo amichetto?”
Diretta, decisa, ma con la voce rotta.
Giulia, come sempre, aveva il pallino del gioco in mano, e a lui, ora, toccava replicare.
“Che vuoi?”
“Te, stronzo.”
Valerio non rispose, riattaccò.
Dormì pochissimo, solo il tempo di sognarla.
Lei si spogliava, iniziava a baciarlo, ma sull’uscio della porta appariva Luca e a quella visione Valerio soprassalì.
Era sudatissimo, accese la radio, preparò distrattamente la caffettiera e finì sotto la doccia.
Gli Eagles con Hotel California, uno dei suoi pezzi preferiti.
Il gettito d’acqua inizialmente freddo, poi tiepido.
L’odore bruciato della gomma del manico della caffettiera, incapace di sublimare un caffè preparato senz’acqua.
Iniziava così la sua giornata.
Preparando la borsa da lavoro e quella per la palestra, non poté non pensare a lei.
Quel “Te, stronzo” sussurrato risuonava nelle sue meningi, alienandone i pensieri.
La giornata trascorse al solito ritmo.
La connessione internet disattivata gli aveva evitato di ricevere messaggi dallo smartphone.
Riattivatala prima di tornare a casa, immaginava di trovarne alcuni da parte di Giulia.
Ma niente, soltanto le solite notifiche da parte di amici e colleghi, dai toni divertiti e, taluno, preoccupato.
Che stronza, pensò, mi vuole così tanto da evitarmi. Meglio così, la fedeltà a un amico non ha prezzo.
Certo che gli uomini sono proprio strani, fedeli solo a loro e ai loro amici… che cagnolini bastonati… la loro virtù è lo stare nel gregge eternamente pascolati.
Assaporando l’ultimo boccone di un’ottima carbonara al dente, Giulia pensava a quanto accaduto e, seppur fossero oramai passati tre mesi, il ricordo di quella giornata era ancora vivo. Tanto vivo che si convinse a farlo.
“Ciao stronzo, ci vediamo sabato in via Panisperna.”
Tornato in macchina, accese la radio, inserì il solito cd “total rock” impugnò il telefono e trasalì. Giulia, ma dai, chi si risente. No, cazzo, ancora tu, ancora un incontro. Non posso, cazzo, non devo…ma voglio.
Strano, ma voglio. Voglio vedere ‘sta stronza che vuole. Ci andrò. Luca non lo saprà, vado solo a vedere cosa vuole e finisce là.
“Va bene, alle 19 sarò lì”.
Il cuore in gola, il sudore che gli copriva la fronte, ma una strana emozione che non provava da anni.
Queste erano le sue condizioni all’arrivo nella capitale.
Era deciso a prendersi, finalmente, le responsabilità delle proprie azioni. A noi due, Giulia.
Imboccò via Nazionale, svoltò a sinistra, ancora una traversa e la avrebbe avuta davanti.
“Ciao stronzo”. Luca era lì, stranamente sereno, volutamente tranquillo.
Trasalì.
Non aprì bocca, abbassò lo sguardo e si dileguò nel tramonto romano.
Cazzo, adesso è finita davvero. Sono veramente, disperatamente solo.
Bravo, stronzo, bravo. Tradire un amico è peggio che tradire una donna. Tradire un amico, tu, che hai sempre detto che le donne dei tuoi amici erano uomini per te…tu, Valerio, cazzo. Tu…ricomincia ora, se sei capace.
Camminando giunse dall’altra parte della città, affascinato dallo spicchio di luna che, illuminando il cupolone, si tuffava nel Tevere.
Si appoggiò ad un lampione, invidiando una coppia che serenamente attraversava ponte Sant’Angelo.
Devastazione, disperazione, sconforto. Ma anche una strana voglia di farcela. Uno strano ghigno colorava il suo viso. Il fondo era toccato, poteva adagiarvisi o risalire. Optò per la seconda.
“Pronto”
“Dove stai”
Non ottenne risposta. Con Giulia era finita senza iniziare?
La richiamò. “Lasciami perdere, ti ho solo reso il favore, volevo solo farti rendere conto che tu, Valerio, non sei meglio di me”.
La botta era forte, ma non cadde.
Con una strana, inaspettata e nuova lucidità, tornò in macchina e partì. “Don’t cry” e i Guns accompagnarono l’uscita da una Roma deserta. Valerio decise di non tornare a casa, ma di viaggiare senza meta tutta la notte.
Imboccò la statale in direzione Sud, sempre accompagnato dalle note del più verace rock anni ’80.
“L.M., architetto di un noto studio romano trovato morto nella propria abitazione: ignote le cause del decesso. Le indagini si concentrano sugli amici e la ex fidanzata della vittima”.
Lei con la tazza piena di caffè in mano, lui in accappatoio appena uscito dalla doccia.
Lei tramortita, lui attonito. Lei incredula, lui imperterrito. Lei impaurita, lui spaventato.
La notizia diede loro il buongiorno all’alba del 15 febbraio.
Il loro primo San Valentino lo avrebbero ricordato per sempre, ma ora non c’era tempo per riflettere.
Dovevano partire, prima che le indagini li avrebbero coinvolti.
Valerio preparò con freddezza la valigia con poche, ma utili, cose. Avvisò che non si sarebbe recato a lavoro per un tempo imprecisato, chiamò l’agenzia e prenotò il primo volo intercontinentale in partenza. “Montevideo”, “Bien” fece lui.
Giulia, scossa, confusa, impietrita, si lasciò trasportare da lui, gli affidò la sua vita, le sue speranze, nonostante la paura di rinunciare ai suoi sogni.
Il male oscuro porta via anche te, amico mio. Eravamo tre, restammo due, ora sono solo.
A presto ragazzi.
Questo il testo del biglietto che la polizia, irrompendo in casa di Giulia, trovò nel tardo pomeriggio di quel 15 febbraio.
Le note di “Still loving you” risuonavano nello stereo lasciato acceso.
Il corpo esanime di Luca giaceva disteso nel corridoio. Apparentemente non c’erano segni di colluttazioni o violenza subita, salvo un microscopico e preciso taglio epidermico immediatamente sotto il mento.
Sin da subito, però, per gli investigatori, coordinati dal Maresciallo Minori, una cosa apparve chiara: non poteva trattarsi di suicidio. Si iniziò a cercare tra le relazioni della vittima quelle meno chiare e che più avrebbero potuti destare sospetti e, in breve, il cerchio si strinse intorno a Giulia e Valerio.
Dagli interrogatori dei colleghi di Luca emerse tutto il disagio che egli aveva vissuto negli ultimi mesi, dall’abbandono della fidanzata al senso di solitudine dato dal tradimento di Valerio. Ma ciò non costituiva un sufficiente indizio, grave, preciso e concordante, che avesse potuto far capitolare la posizione dei due fuggiaschi, costituendo la prova della loro colpevolezza.
Entrambi furono immediatamente rintracciati grazie alla traccia lasciata dall’ultima telefonata di Valerio. Tuttavia la collaborazione della polizia Uruguagia e l’eventuale, necessaria estradizione dei due, non era così scontata.
2 Il ritorno e i ricordi di Valerio
Il caldo sole di Maggio annunciava un anticipo di estate e Roma appariva in tutto il suo splendore senza tempo.
Costeggiando il Tevere, Valerio camminava con la testa china, immerso nei suoi pensieri..
Dove cazzo vai, non puoi tornare, non fare il pazzo, cambiamo vita e non pensiamoci più.
Queste le ultime parole di Giulia prima di vederlo uscire, forse per sempre.
Uscire per tornare nel posto da cui era fuggito. Sì, spontaneamente Valerio era tornato, per difendersi e non uscire vigliaccamente da questa storia.
La sua vita in Sudamerica era finta, troppo bella, lineare e semplice per essere la sua.
Lui, abituato a vivere sospeso sul filo di un rasoio, a stare sempre e comunque in gioco, ad essere attore protagonista, ad esistere e non a vivere, non poteva rinunciare e scappare adesso, ora che il gioco si faceva duro e che era chiamato, in prima persona, a difendersi dalla più infamante delle accuse: quella di omicidio, l’omicidio di un amico.
Riaprì con forza quella porta, e trovò tutto com’era il giorno della partenza. Il quotidiano del 14 febbraio gli ricordò esattamente tutto ciò che in quella dannata giornata era accaduto.
Trovò tutto, tranne il biglietto scritto prima di partire. No, quello mancava.
Sospirando sprofondò nel divano, alienandosi dallo spazio-tempo e fissando astrattamente il muro che aveva di fronte.
Paolo, aspettiamo Luca dai, non possiamo andare senza di lui alla festa. Beatrice si dispiacerà.
Paolo annuì. Era mite, Paolino. Gli occhi bassi, le gote rosse, quell’aria insicura dallo sguardo incerto, ma profondo. Di una sensibilità sconosciuta e nascosta ai propri amici.
Dovevano aspettarlo, Luca. Il “capetto”, loro leader naturale, l’affascinante bambino corteggiato dalle compagne di classe, senza di lui non ci sarebbe stata festa. Il loro legame era indissolubile, la complementarietà dei loro “io” ineguagliabile. Valerio faceva da collante tra i due suoi amici, troppo spavaldo e irruento l’uno, quanto restìo, schivo e taciturno l’altro.
Lo squillo sordo del citofono lo riportò alla realtà. Chi è, Chi è… il solito scherzo, pensò.
Tornò sul divano, le mani giunte sotto il mento, il capo chino, lo sguardo fisso, perso nel vuoto. Cosa si fa in questi casi? Credo di aver bisogno di un avvocato…un bravo avvocato…ma no…non voglio spendere una fortuna…tanto finirò comunque a marcire in carcere…
Decise di dormire o almeno provò a farlo, rimandando ogni decisione all’indomani.
“Trilogia di New York” di Paul Auster troneggiava spiegazzata sulla mensola di fronte, ma non ebbe voglia di alzarsi e si lascio cullare dalle note di una cover dei Doors che suonava nell’osteria di fronte.
“Avvocato, non si preoccupi, glielo dico io che non abbiamo chance, mi dica il preventivo per il minimo servizio che lei possa offrirmi, è solo questione di giorni, mesi, e poi per me la libertà sarà solo un ricordo.”
Alle parole di Valerio, Angelo sorrise. Proprio un bel tipo quel ragazzone. Manteneva una certa spavalderia nonostante il macigno cadutogli addosso e la vita sconquassata degli ultimi mesi.
“Stia tranquillo, per pagare c’è sempre tempo. Ora è importante che entrambi ci impegniamo per ottenere una cosa sola: la sua assoluzione”.
Il tono rassicurante di Angelo non influì sulla decisione di Valerio. A sto stronzo non dico niente, l’ho chiamato solo perché in questo paese del cazzo non ci si può neanche difendere da soli.
“Va bene, capisco il suo astio verso la giustizia e i suoi operatori, ma io sono il suo avvocato, se non mi rende partecipe di quanto accaduto come potrò difenderla?”
“Faccia il suo dovere, inventi lei il fatto, lo racconti e mi difenda…ma a me non chieda nulla, intesi? Non si preoccupi del risultato, non le rinfaccerò mai la mia condanna”.
Sbattendo la porta, scivolò giù nell’androne delle scale e si confuse nella folla.
“Ma guarda che tipo, ti chiama, ti cerca, vuol pagarti in anticipo, però non vuol dirti nulla di più di quanto si legge dalle indagini, che, ovviamente, lo condannerebbero all’ergastolo!”
3 Paolo e Luca
I suoi amici, Paolo e Luca.
Uniti da sempre, divisi, ora, per sempre.
Destino assurdo e crudele il loro.
Prigionieri del loro stesso legame, ne avevano solo subìto l’ossessione senza riuscire a svilupparne il potenziale.
Invidia, odio, gelosia, infamia, equivoci.
Tutto ciò era nato dalla loro immortale e immorale amicizia.
Un rapporto tanto intenso da essere ossessivo, tanto forte da diventare possessivo.
“Paolo ma che dici? Sei impazzito?” tuonò Luca all’esclamazione allibita dell’amico di fronte al culo nudo di un modello.
“Non fare il bigotto, Luca, non proveresti per 1000000 di euro?”
“Tu sei pazzo, amico mio”.
Dopo quella sera niente sarebbe stato più come prima.
Luca non disse nulla a Valerio, tantomeno a Giulia. Tenne tutto per sé. Ultimamente i rapporti con Paolo erano cambiati.
Il ragazzino timido, sensibile e taciturno era cresciuto, assumendo un’apparente e spavalda sicurezza che lo portava a fare uscite come quella della sera precedente.
E poi…lui era fidanzato, Valerio aveva un paio di amiche, ma di Paolo…nulla.
La sua vita sessuale e amorosa era avvolta nel mistero più scuro e profondo.
Con queste riflessioni Luca crollò sul divano dove la madre lo trovò uscendo di casa per andare a lavorare.
“Luca, forse sono ubriaco, non lo so, forse, non lo so, scusa Luca, scusa dai, però, aspetta un attimo, dove vai, aspetta Luca, devo dirti una cosa…però non voglio che cambino i nostri rapporti amico mio…ripeto forse sono ubriaco…mi piaci, Luca.”
Le note di “People are strange”, il tintinnio delle quattro frecce, gli operatori ecologici coloravano le 4 del mattino di quel 6 novembre 2005.
L’11 settembre della loro amicizia.
Il cambiamento epocale della loro storia.
“Vattene Paolo…vattene ti ho detto, prima che ti ammazzo”.
“Ti avevo detto che se non provavi non potevi giudicare…ti è piaciuto amico mio, eh? Chissà che penserà Valerio ora che scoprirà che i suoi amici sono così tanto amici”.
“Valerio non deve sapere un cazzo, nessuno deve sapere un cazzo. Sennò tutto finirà. Tutto Paolo, tutto.”
“Cazzo dici, Luca? Ma che cazzo dici? Suicidato? Overdose? Ma che cazzo dici? Mi spieghi che cazzo è successo? Dov’è ora? Il padre e Serena lo sanno?”
Stava impazzendo, Valerio.
Quel 22 dicembre 2005 avrebbe segnato per sempre la sua, la loro vita.
Luca, poi, non sembrava così disperato.
Dall’autopsia e dalle indagini che seguirono il verdetto finale fu “suicidio”.
Suicidio di un ragazzo di venticinque anni, con un motivo avvolto nel mistero…
No, Valerio non ci credeva e non poteva accettarlo.
I rapporti con Luca scemarono, la loro ferrea, ossessiva, possessiva, gelosa amicizia aveva perso un pezzo, stava crollando e implodendo su se stessa.
E poi c’era Giulia, che non sopportava gli amici di Luca e non conosceva Valerio, quindi i loro incontri e le loro telefonate erano fugaci e clandestine.
4 Il carcere
L’ordinanza di custodia cautelare non lo aveva sorpreso e, dopo il rigetto del reclamo, Valerio aveva accettato di buon grado l’anticipazione del proprio ingresso in carcere, convinto com’era che vi sarebbe rimasto per il resto dei suoi giorni.
Il carcere, mondo che Valerio aveva da sempre immaginato lontano quanto Marte, e che ora lo accoglieva, freddo, tra le sue braccia. La sua curiosità lo convinse che quello era un ottimo modo per continuare ad esplorare le brutture del mondo. Eppure anche qui troverò qualcosa da fare, da creare, che darà senso a queste infinite, inutili giornate.
“Si avanti”
“C’è il suo avvocato che deve parlarle”
“Io non ho un avvocato”
“Non faccia lo spiritoso, mi segua”
Ah, sarà quel cretino che ho chiamato quel giorno…Angelo mi sembra che si chiami…
“Ciao Valerio, come stai? Ti vedo bene!”
“Ciao”
“Bene, tra una settimana c’è l’udienza per l’apertura del dibattimento. Ci sarà l’esame incrociato con il PM che, ovviamente, dovrà e vorrà dimostrare al meglio le prove raccolte dall’accusa contro di te. Ma, ricordati, che a lui non basta dimostrare che probabilmente tu hai ucciso Luca, ma che certamente tu hai ucciso Luca. E sai cosa significa questo? Che il giudice non potrà condannarti se non sarà sicuro, oltre ragionevole dubbio, che tu hai ucciso Luca, che hai voluto la sua morte e che, quindi, tu sei punibile e dovrai marcire qui dentro”.
Il tono di Angelo lo sorprese. È cazzuto sto quattrocchi, pensò.
E pensare che l’ho trovato a caso, magari avrò culo e uscirò da qua dentro con l’avvocato da ultima pagina dell’elenco telefonico.
“Quindi io che cazzo devo fare, avvocato?”
“Chiamami Angelo, in questa situazione siamo compagni di squadra.
Tu per prima cosa devi stare zitto e parlare solo se te lo dico io. Poi non devi mostrare insofferenza né alle mie domande né a quelle del PM o del Giudice. La prova si compie nel processo. E se non si raggiunge, non ti possono condannare. Capito?”
Angelo era aggressivo. Ma perché? Cazzo vuole da me?
“Ok, avvocato”.
Angelo si alzò e lo lasciò seduto dietro il vetro, senza salutarlo.
5 Luca e Giulia
“È morto un tuo amico… sei scosso, Luca, perché non vieni a stare da me, amore?”
L’invito di Giulia era la cosa di cui aveva bisogno. Doveva fuggire.
E lei gli porgeva un ottimo assist per farlo. In fondo, andava a vivere dalla sua ragazza, e nessuno avrebbe più potuto dubitare di lui.
Pensò a Valerio, pensò che sarebbe stata dura anche per la loro amicizia, magari si sarebbe potuta rinsaldare con gli anni, ma per ora era sospesa.
Luca era devastato dentro, ma resistette.
Non si era mai sentito tanto forte e cinico come in quel momento. Però, adesso, un pensiero lo attanagliava.
La paura di perderla. Giulia lo invitava a casa, ma lo faceva da crocerossina della sua vita.
Da tempo dubitava di lei e, senza un vero motivo, si erano allontanati.
Lui si era allontanato.
Lei aveva sofferto, forse capito, ma mai mostrato nulla.
“Vengo, sempre che non ci siano già altri a casa tua…”.
“Cazzo dici, Luca?”
“Che ne so, magari non vivi proprio da sola”.
“Scemo, fai quello geloso dopo esser sparito per mesi?”
“Tranquilla non sono geloso”
E invece lo era. Lo era diventato quando lui aveva avuto paura di essere scoperto.
Della sua relazione con Paolo era diventato prigioniero.
Amava il suo amico non perché fosse omosessuale, lo amava da amico.
Lo amava mentalmente ed era caduto nelle sue provocazioni.
Giulia sospettava un’amante e invece lui aveva un amante.
Ma ora tutto era finito.
E lui, ora, era geloso di lei.
6 Assoluzione
“Ai sensi dell’articolo 530 del Codice di Procedura Penale dichiariamo assolto l’imputato per non aver commesso il fatto.”
Ma che cazzo significa? Esco da qua dentro? Pernonavercommessoilfatto…bravi, allora la giustizia non è poi così malvagia…
“Sei libero, contento?”
“Ehi avvocato, bravo…sei stato davvero bravo, la vittoria è tua…non pensavo …”
“Non pensavi che un avvocato trovato sull’elenco telefonico potesse difenderti e farti uscire di galera. Bè, caro saccentone, sappi che non sempre le apparenze nascondono grandi sostanze…ma tu questo lo sai…hai abbandonato la tua splendida vita sudamericana per la scomoda lotta processuale…o sbaglio, Valerio?”
Ma sto stronzo che insinua? Ho lasciato il Sudamerica per farmi giudicare ed uscirne pulito…
Ma forse non era così. I rapporti con Giulia ai minimi storici, la voglia di tornare in Italia, il desiderio di ritrovare antiche sensazioni passeggiando nella “sua” Roma…questo lo aveva convinto a tornare e non la sola voglia di “uscirne pulito”.
“Senta, avvocato, mi dica quando posso passare in studio per la saldare parcella”.
“Quando vuoi, Valerio. Ma non aver fretta, goditi spensieratamente la tua ritrovata libertà. Hasta luego”.
Così Angelo si mimetizzò nella calca giudiziaria e sparì dal mirino dei suoi occhi.
7 Il ritorno di Giulia
“Pronto”
“Sono io”
“Che fai? Dove sei?”
“A Fiumicino. Appena atterrata. Prendo un taxi o vieni tu?”
“Arrivo”
“Ti aspetto”
Ma questa è pazza. Totalmente pazza. E ora dove la nascondo? Come cazzo faccio a non farla trovare? Lei non ha le palle per passare quello che ho passato io, non capisco che cazzo è tornata fare.
“Pronto”
“Sono ancora io. Tranquillo, mi portano loro in procura.
Mi sono costituita.
A presto, Valerio”
Trasalì.
Giulia?
Era lei?
Ma che significava tutto ciò?
Aveva ucciso lei Luca?
E perché?
Potevano vivere loro due una vita serena, e invece lei aveva voluto rovinare tutto così?
E lui aveva rischiato di prendersi 30 anni per proteggerla?
Ma perché, Giulia? Tutto questo perché?
“Ciao”
“Come stai”
“Bene, mi sono tolta un peso”
“Tu secondo me sei impazzita”
“Il pazzo sei tu, Valerio”
“Dici?”
“Dico.
Ora ascoltami.
Perché ho tanto da dirti e perché potrebbe essere l’ultima volta che ci vediamo.
Ho ucciso io Luca, il giorno di San Valentino.
Ma quello che tu devi sapere sono i motivi per cui l’ho fatto.
Il tuo caro amichetto, l’unica persona che ti era rimasta prima che IO distruggessi il vostro rapporto per sempre, era la persona più infida, infame, sporca e cinica che io abbia mai conosciuto.
I suoi sentimenti erano soltanto la rabbia, il possesso, l’ossessione.
Amava solo e soltanto se stesso, amava solo e soltanto pararsi il culo su tutto.
Ora attento a ciò che dico. Paolo…”
“No Giulia tu sei pazza, no, no, no, non ci credo…tu sei pazza…”
“Luca ha ucciso Paolo”
“Noooooooo”
“L’ha fatto nel peggiore dei modi, provocandone e costruendone il suicidio.
Tu, caro Valerio, hai sempre sospettato questa cosa.
Ma per vostro quieto vivere non hai mai voluto affrontare l’argomento, per paura che lui, solo a te, potesse dire come e perché avesse ucciso un pezzo del vostro trio.
Lui ha ucciso Paolo, perché con Paolo aveva avuto rapporti.
Io lo sospettavo da tanto ma non avevo le prove.
Finché, la sera prima di finire in overdose, Paolo mi ha chiamata farfugliando cose strane ma dicendone una chiarissima: Luca ama me, stronza.
Da quella sera ho vissuto solo aspettando il momento giusto e opportuno per ucciderlo.
Tu sei stato il suo strumento per ucciderlo.
Il fidato amico a me da sempre nascosto e sconosciuto.
Sì, Valerio, perché se lui pensava di essere stato furbo e scaltro facendomi cedere al tuo invito, mi ha invece soltanto dato la possibilità di lasciarlo e di fargli terra bruciata intorno, cioè toglierli anche te.
Una volta solo, il nostro caro Luca, è diventato il più vulnerabile degli esseri viventi.
La mattina del nostro primo San Valentino sono andata da lui, dicendogli che volevo passare quel giorno con lui, il mio unico, vero, amore.
Ovviamente se l’è bevuta.
Mentre facevamo sesso gli ho aperto la gola, facendogli impugnare un tagliacarte, con le sue stesse mani.”
“Non ti credo”
“Fa’ come credi.
Lui ha ucciso Paolo, ha ucciso me, ha ucciso te, senza impugnare armi né spargere sangue, ma usando soltanto la sua cattiveria e spargendo ingiuria, infamia e veleno.
Io ho ucciso soltanto lui.
Valerio, tu non sei meglio di me.
Tu sei soltanto un ignavo, uno che la vita non la vive, ma da lei si fa vivere.
Io ti ho dato la gioia e un motivo per vivere e come te li ho dati, ora me li riprendo, per sempre.
Marcirò qui dentro, da sola, perché so che ora tu non verrai più neanche a trovarmi.
Ma morirò da protagonista della mia esistenza.
Tutto ciò che sono, che ho fatto, dato e ricevuto, io, l’ho voluto.
Io e soltanto io.
Puoi dire lo stesso di te?”
Valerio si alzò, gli occhi a terra, lo sguardo perso.
Trascinandosi raggiunse l’uscio.
Il sibilo metallico del cancello che si chiudeva lo spinse fuori.
E, finalmente, entrò nella sua vita.
Il tuo racconto è ottimo, un bell’intreccio. Solo mi è sembrato più lungo del limite, ma forse è un’impressione. Detto questo, ho sempre pensato che essere innocenti sia la cosa più bella del mondo, quindi disapprovo Giulia che compie un delitto e si sente viva, ma letterariamente è un personaggio magnifico che hai costruito molto bene.
Grazie per il tuo commento! Il racconto vuole premiare chi nella vita fa scelte, che siano anche irrazionali e “colpevoli”, piuttosto che chi sceglie la fuga e l’ignavia.
Un vero e proprio dramma, anche nella scansione dei dialoghi e dei pensieri. Quanto i personaggi scoprono l’uno dell’altro, e di sé stessi, è sconvolgente. Chi legge è presto coinvolto in questa tragedia dell’amicizia e dell’amore, ben costruita e ricca di colpi di scena. Lo stile brillante, i riferimenti musicali e la tensione rendono la lettura scorrevole e piena di suspense. Anche la fase processuale è descritta con precisione e cognizione di causa. Complimenti!
La tua interpretazione coglie nel segno. L’intenzione è proprio quella di suscitare nel lettore curiosità e riflessioni nei confronti dei personaggi e provare ad immedesimarsi in ognuno di essi.
Grazie!