Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2016 “Nino e il mare” di Costantino Lupato

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2016

La luce del sole entrava prepotente dalla finestra alle spalle della scrivania, tanto che il dottor Carubbi fu costretto ad abbassare un po’ la tapparella per non bruciarsi la schiena.

Il piccolo Nino stava in piedi in mutande davanti a lui, dall’altro lato del tavolo, mentre sua madre scrutava il viso del medico: erano parecchi minuti che l’uomo studiava le carte e non aveva ancora proferito parola.

«Quindi stavi giocando a pallone per strada», disse infine con voce profonda e calma.

«Sì, ho preso una pallonata in testa», ribatté il bambino.

«I tuoi amici hanno detto che barcollavi già prima di essere colpito», si intromise la donna.

Carubbi tacque per altri secondi che sembrarono minuti, quindi si alzò e la sua imponente figura, alta più di un metro e novanta, fece sembrare minuscoli gli altri due. Esaminò il piccolo e gli fece una serie di test per valutarne i riflessi, l’equilibrio e la lucidità.

Quando ebbe finito parlò al telefono: Nino pensò che in mano sua sembrava quello giocattolo di sua cugina e gli scappò un sorriso. L’infermiera entrò nello studio.

«Prenda questo giovanotto e lo faccia accomodare fuori mentre io parlo con sua madre», ordinò il dottore e i due uscirono dalla stanza.

«Signora, io non so come dirglielo», cominciò lui e la voce che fino a prima era ferma, divenne d’improvviso incerta: gli occhi dell’uomo non fissavano più il volto di lei, ma vagavano per lo studio e si poggiavano sugli oggetti, «Suo figlio…» continuò titubante.

Il bambino stava seduto sulla poltroncina verde in sala d’attesa e leggeva uno dei tanti fumetti disponibili, c’era una musica di sottofondo che venne sovrastata dall’urlo di sua madre: «No!». Qualcosa di grave era accaduto.

Due mesi dopo faceva un caldo infernale nell’auto del padre di Nino e il bimbo sudava mentre guardava fuori dal finestrino: erano parecchi chilometri che il paesaggio era sempre lo stesso, con campagne piatte e canali d’irrigazione, ogni tanto l’auto rallentava o si fermava in corrispondenza degli incroci anche se il grosso del traffico era tutto nella stessa direzione.

Dopo un’ora il motore si spense ed esplose l’entusiasmo: il papà impartiva ordini alla moglie e al figlio più grande, la donna rincorreva il giovane con la crema solare ed era tutta una girandola di oggetti che passavano davanti al volto di Nino. Il piccolo rimase a guardare davanti a sé, solo dopo alcuni minuti si mosse e lento scese dall’auto, non poteva credere ai propri occhi e la bocca gli rimaneva aperta per lo stupore.

Oltre il muretto contro cui suo padre aveva parcheggiato, c’era una duna piena di sterpi in mezzo a cui era stato ricavato un passaggio e oltre la duna una distesa di sabbia grigia arroventata dal sole; decine, centinaia di persone distese sugli asciugamani o sedute sulle sdraio, ombrelloni variopinti e un gran vociare. Lo sguardo del bimbo andò oltre i bagnanti e si posò sull’acqua: non ne aveva mai visto così tanta prima di allora e… si muoveva! Le onde arrivavano alte e lente per poi rimpicciolirsi e accelerare vicino a riva e facevano un rumore che lui non aveva mai sentito. Sul suo volto sentiva una brezza asciutta che ricordava quando la mamma gli asciugava i capelli con il phon e aveva sulle labbra un sapore salato.

Cominciò a camminare insicuro verso il bagnasciuga, ignorò i richiami della madre, passò in mezzo alla gente e calpestò qualche asciugamano. Senza curarsi dei rimproveri avanzò e, man mano che si avvicinava all’acqua, sul suo volto spuntava un sorriso sempre più grande, sentiva il rumore più forte e l’odore del mare e udì lo stridulo verso di un gabbiano che gli fece volgere lo sguardo al cielo: era azzurro e senza una nuvola, non era abituato a non vedere nuvole, le giornate così erano rare a casa sua!

A qualche metro da riva si rese conto di avere ancora i sandali addosso e si sedette a terra per toglierseli e fu in quel momento che la madre lo raggiunse: «Togliti i pantaloncini, sotto hai il costume, dammi la maglietta, mettiti la crema» e mentre lo diceva i suoi occhi erano lucidi perché si era accorta della commozione del figlio. Quando fu pronto, il piccolo si rialzò con l’aiuto della donna e guardò il mare che gli sembrava una cosa viva, che respirava, si muoveva e parlava. Toccò l’acqua coi piedi e la sentì fresca e ne rimase colpito perché se la immaginava calda come un animale. Il sorriso era fisso sul suo volto e lacrime salate gli cadevano e andavano a mischiarsi con l’acqua salata del mare.

Un pallone lo colpì piano, si girò e vide una bambina che aveva pressappoco la sua età: era bionda con dei grossi riccioli, sorrideva, chiedeva scusa e se voleva giocare con lei, lui scosse la testa perché desiderava restare ancora un po’ a bagno.

Era la prima volta che Nino vedeva il mare e, con ogni probabilità, sarebbe stata anche l’ultima.

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20 commenti »

  1. Ho letto diversi tuoi commenti su tanti racconti ed ho, sinceramente, ammirato il tuo occhio da lettore attento ed esigente, ne ho intuito la ” bontà ” e ” l’ utilità “. Mi complimento con te, quindi, per questa tua capacità d’ indagine rara. Va da sé che le aspettative per il tuo racconto fossero alte. Purtroppo, devo dire che mi ha delusa.Ho avuto l’ impressione che l’ intento fosse quello di ” scaldare ” , di far commuovere..invece credo che al lettore resti detro un gran gelo ed un po’ di sconcerto. Non tutti i racconti devono avere un lieto fine, ma il ” modo ” in cui si racconta una ” fine ” ha una grande rilevanza e fa la differenza. Avresti, a mio avviso, potuto far intendere al lettore che il bambino non avrebbe più rivisto il mare utilizzando qualche espediente o facendolo leggere tra le righe e non ” buttarlo lì ” in un modo così sbrigativo e superficiale. Mi sei sembrato il padre dal quale il figlio si aspetta una carezza sul viso e che, invece, gli da una pacca sulla spalla…

  2. Ti ringrazio Gloria del tuo commento. Della manciata di racconti che ho scritto, nessuno specificatamente per questo cooncorso, ne ho estratto a sorte tre. Due di questi erano gli unici che hanno come ambientazione il mare: l’ho visto come un segno del destino. Non ho scritto o pubblicato il racconto per rispondere alle critiche su una mia presunta freddezza. Questo per fare chiarezza. Mi spiace che non ti sia piaciuto. Grazie ancora per le tue impressioni.

  3. Mi farebbe molto piacere leggere anche gli altri due racconti, ho provato a cercarli ma non li ho trovati ( leggo su un piccolo cellulare e faccio un po’ fatica ).Saresti così gentile da menzionarmi i titoli? Grazie Costantino

  4. A me invece è piaciuto e molto anche. E’ una piccola storia triste, con un protagonista di cui, credo volutamente, ci dici davvero poco, quasi come se fosse un angelo di luce, di cui è impossibile distinguere i tratti.
    Il decorso del racconto, forse un po’ scontato, non credo possa ritenersi un ‘difetto’ perché è proprio nell’ineluttabilità di un destino già segnato che sta parte della sua triste bellezza.
    Forse l’unica cosa che non mi ha convinto molto è il repentino cambio di scena tra la prima e la seconda parte.
    E’ come se mancasse qualcosa, non saprei spiegarmi meglio. Comunque, per me rimane un’eccellente prova. Davvero complimenti. Detto questo sarei curioso di sapere cosa pensi dei miei racconti e ti invito a essere sincero. Ho apprezzato molti dei tuoi commenti e rispetto molto il fatto che dici sempre quello che pensi (anche perché ho trovato le tue critiche sempre ben argomentate e circostanziate). Al di là della ‘gara’ in sé credo che l’opportunità di confrontarsi con altri autori sia una delle cose migliori di questo sito e non sfruttarla è da stupidi. Non devi andarci necessariamente ‘leggero’ né sforzarti di dire le cose in maniera da indorare la piccola, con me puoi anche essere brutale, io non me la prendo… Grazie in anticipo. Ciao.

  5. Grazie Luigi. Si, ho volutamente raccontato il minimo indispensabile. Hai ragione: anch’io, pur volendo spezzare la linea cronologica della storia, non sono soddisfatto di quel “salto” temporale. Ci sto ragionando, ancora non ho trovato una soluzione. Dirò la verità: tutte le volte che ho inizziato a leggere un tuo racconto, per un motivo o un altro (tutti esterni) ho sempre interrotto.
    Ti prometto che mi ci metto serio, non appena ne ho il tempo. Ciao.

  6. Questo racconto mi ha toccato il cuore,forse perchè l’ho letto da mamma,mi associo al commento di Ottavio con la differenza che a me quel “salto”temporale è piaciuto perchè in quell’arco di tempo vi è racchiusa la speranza di un finale diverso.Bravo Costantino

  7. perdonami volevo dire il commento di Luigi :p

  8. Grazie Noemi, il tuo commento mi gratifica più di qualsiasi altro.

  9. La descrizione dell’incontro del bambino con il mare è commovente e intimo. Devo dire che effettivamente il passaggio dall’ambulatorio alla gita al mare è piuttosto improvviso, l’impressione è che qualcosa manchi. E forse, seppur non sia chiara la malattia di cui è affetto il bambino, mi immagino i genitori di un bambino malato, così malato da non riuscire a vedere il mare un’altra volta, un pò più apprensivi, più attenti ai suoi movimenti.. Ma magari questo dipende dal carattere di ognuno. Nel complesso il racconto mi è piaciuto, anche se mi ha lasciato la voglia di leggere di più, di saperne di più di questa storia, di questa famiglia.

  10. Per Gloria: l’altro si chiama “Una rosa rossa”. Il terzo non l’ho ancora pubblicato, sono ancora indeciso. È uno dei miei scritti che mi piace meno.

  11. I bambini sono per definizione fonte di vita e di speranza, hanno il profumo delle cose belle e buone, come la primavera , che preannuncia l’esplosione di vita e l’euforia dell’estate. Quando chi scrive decide di togliere loro tutti questi significati inserendoli in un contesto diametralmente opposto, lo fa per destabilizzare il lettore, per turbare… E per fare questo forse bisogna essere un po’ più spietati, perché non si può essere cattivi a metà, e chi decide di uccidere un bambino nel suo racconto, non deve essere cattivo, ma crudele… Qui inserisci la descrizione del bimbo con il mare ( toccante e accurata ) quasi a volerti far scusare del dramma che stai narrando, metti la poesia dove ci dovrebbe essere disperazione e angoscia… Ecco, forse l’unica critica che posso fare al tuo racconto è questa: di non aver trovato il coraggio di dare il colpo di grazia, dopo aver infilzato con la tua lama il lettore, buttando lì l’ultima frase, a collegare la prima parte della storia con la seconda, altrimenti sarebbero potute benissimo essere due storie distinte.
    Per il resto il racconto è molto buono, soprattutto per una come me, che non apprezza i lieto fine.

  12. Grazie Patrizia. In realtà per me era l’incontro con il mare il centro della storia. Quello era il particolare su cui ho messo a fuoco la fotocamera, lasciando che i contorni fossero più sbiaditi. Il finale voleva essere agghiacciante. Non nel senso di freddo, ma un metaforico pugno allo stomaco del lettore. Le vostre impressioni mi sono molto utili.

  13. È curioso che nel centro dei nostri due racconti ci sia il mare visto da occhi inconsapevoli. Essendo nata sul mare e sentirne la presenza costante quotidianamente mi sono sempre chiesta quali fossero le sensazioni di chi lo vede per la prima volta.
    Hai saputo dosare bene la parte drammatica, senza appesantire le parole. Complimenti.

  14. Grazie Michela. passerò a leggere il tuo racconto, se non l’ho già fatto. Sai com’è ne ho letti così tanti che comincio a perdere la bussola.

  15. Ciao Costantino, il racconto mi piace, ma provo a proporti alcune considerazioni:
    “Bruciarsi la schiena” mi sembra eccessivo.
    “… quindi si alzò e la sua IMPONENTE figura, ALTA più di un metro e novanta, fece sembrare MINUSCOLI gli altri due. Esaminò il PICCOLO e gli fece una serie di test per valutarne i riflessi, l’equilibrio e la lucidità.” a mio parere troppi aggettivi della stessa natura in una sola frase.
    L’urlo della madre non lo descriverei con “No!”, direi solo “sovrastata dall’urlo di sua madre. Qualcosa di grave era accaduto.”
    “Dopo un’ora il motore si spense ed esplose l’entusiasmo”, sembra che Nino sia felice perché la macchina non va più, direi “Dopo un’ora suo padre finalmente arrestò il motore ed esplose l’entusiasmo di Nino”.
    “Senza curarsi dei rimproveri avanzò e…”. Lo farei correre, non solo avanzare.
    “sentiva il rumore più forte e l’odore del mare”, piuttosto che dirlo e basta cercherei di descriverli, con pochi termini.
    “Era la prima volta che Nino vedeva il mare e, con ogni probabilità, sarebbe stata anche l’ultima.” È superfluo, trapela dal racconto, sembra ribadire un finale in realtà già noto.

  16. Grazie Renzo della tua attenta lettura. Valuterò i tuoi suggerimenti.

  17. Dall’urlo della madre alla fine del racconto sapevo che il finale sarebbe stato drammatico. Sei riuscito a comunicare benissimo i sentimenti di gioia e dolore del bambino vedendo il mare. Complimenti!

  18. “…si muoveva!” La meraviglia dagli occhi di un bambino agli occhi miei di lettrice. Che bello lui e il suo mare. Grazie!

  19. Grazie Lié. Onorato di averti suscitato una sensazione.

  20. Forse, per il finale, bastava fermarsi a ” era la prima volta che Nino vedeva il mare”. Sì, anch’io ho apprezzato l’emozione della vista del mare, immaginarlo caldo come un animale.

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